Skip to content


Deconstructing “Casapound spiazza tutti”

"I soliti ignoti" (foto di batcanon)

In corsivo i miei commenti a questa intervista di Alessandro “Metilparaben” Capriccioli al leader di CPI. Riporterò i brani dell’intervista con le domande di Capriccioli in tondo e le risposte a lui «tra virgolette». I miei commenti sono [tra parentesi quadre e in corsivo].

Roma, Casapound spiazza tutti [tutti chi? Lo vedremo alla fine.]
di Alessandro Capriccioli
Il centro sociale di destra si vuole presentare alle elezioni. Ma contro Alemanno. E con un programma che occhieggia anche a sinistra: coppie di fatto, biotestamento, politiche sociali. Parla il leader del discusso movimento, Gianluca Iannone (08 febbraio 2012) Il centro sociale Casapound si candiderà con una sua lista alle prossime elezioni comunali a Roma. Una decisione che irrompe [a me se non lo dicevi tu certo non lo venivo a sapere, Capriccioli, grazie del servizio] nella già caotica situazione politica nella capitale: chi dice che porterà via voti ad Alemanno, chi invece pensa che possa sedurre anche elettori di sinistra, chi immagina un successo di tipo grillino [mancano quelli che non gliene po’ fregà di meno, ma evidentemente è opportuno trascurarli]. ‘L’Espresso’ ha parlato di questo e altro con Gianluca Iannone, leader del discusso movimento politico.

Dopo i fatti di Firenze (un iscritto di Casapound che ha ucciso due senegalesi e poi si è suicidato) volevano chiudervi per legge. Voi invece vi presentate alle elezioni. E’ una provocazione? [Certo che non lo è, Capriccioli. E’ un espediente retorico, come lo è il tuo: fare una domanda evidendemente cretina per far apparire fico il tuo interlocutore. Esempio: le domande di Vespa a Berlusconi.]
«No, è una proposta vera. Alle ultime elezioni abbiamo sostenuto Alemanno e siamo rimasti profondamente delusi: zero edilizia popolare pubblica e città nuovamente consegnata nelle mani dei palazzinari. Esattamente come Veltroni. [Uh, che carino lui. E’ rimasto deluso dalla politica, e dire che ci aveva riposto tutta la sua ingenua fiducia di elettore. Con questa bella imbeccata e una facile risposta si identifica col 99% degli italiani. Bravo eh? Ha studiato comunicazione, l’amico.] Così abbiamo deciso di scendere in campo e di marcare le distanze sia da destra sia da sinistra [Beh, a dire il vero la proverbiale “discesa in campo” l’avevate già fatta con “La Fiamma” dal 2005 al 2008, appoggiando Storace. Quindi prima le distanze erano meno marcate. Ma siamo tutti liberi di cambiare idea, per carità; forse però un giornalista che ti fa domande avrebbe dovuto ricordarselo. Ma vabbè, pazienza.]».

A quale risultato puntate? E chi è il vostro candidato per il Campidoglio?
«Puntiamo a eleggere il sindaco, naturalmente. E in ogni caso siamo certi di ottenere un ottimo risultato [non per fare il guastafeste, ma partendo da zero qualunque risultato è un ottimo risultato], che dimostrerà quanto Casapound è importante nella vita politica di Roma [lo si era già capito anche quando siete passati da rivoluzionari occupatori di un palazzo a beneficiati comunali]. Quanto al candidato, lo ufficializzeremo a brevissimo: per il momento è ancora una sorpresa. Quello che posso dire è che puntiamo ad avere in lista intellettuali, artisti e liberi professionisti [perdonerete lo scetticismo, ma non mi pare questa la novità spiazzante].»

Non è molto credibile, l’ipotesi che eleggiate il sindaco [intanto l’hai ripetuta tu, e sempre per rendere possibile una risposta comoda. Un vero assist-men, il Capriccioli].
«Certo, c’è anche l’esigenza di dimostrare che siamo un soggetto politico a tutti gli effetti, non una banda di delinquenti che agisce nell’ombra [posso chiedere il perché dell’esigenza di non sembrare una banda di delinquenti? No, io non sono un giornalista, che ne so io di come si fanno le domande. Mi pare solo strano che un soggetto politico, come prima cosa, abbia voglia di dire “non siamo delinquenti”. Sarò strano, ma mi sa di exscusatio non petita]. Noi parliamo con tutti: abbiamo organizzato incontri con la comunità cinese, con gli ex brigatisti rossi, con i gruppi Lgbt, dimostrando di avere una visione e una proposta politica [pure io parlo con tutti, e lo fanno pure i delinquenti: ma né io né loro abbiamo una proposta politica]. Eppure, nonostante questo, continuano a ributtarci nel ghetto! [Ma chi è che vi ci ributta? Non mi ricordo di assalti e guerriglia a via Napoleone III. E perché ri-butta? Ci siete già stati, venite da lì? Ma fidiamoci di Capriccioli che sicuramente lui queste risposte le sa, altrimenti glielo avrebbe chiesto lui il perché sembra necessario per CPI farsi passare per vittima]».

Quel ghetto si chiama fascismo: sbaglio o tu ti definisci un “fascista del terzo millennio”? [Ecco vedete? Capriccioli mica viene dàa montagna der sapone. Eh, adesso lo inchioda]
«E’ una definizione che mi ha dato un giornalista, ma devo dire che mi ci ritrovo» [Oh, vedi che i giornalisti servono a qualcosa, allora].

Quindi ha ragione chi vi dà dei neofascisti. [Wow, Capriccioli, non stai esagerando? Questa è quasi tortura! Eh, ma un vero giornalista non si ferma davanti a niente]
«No, per niente. Il fascismo è stata una rivoluzione, l’unica che abbia effettivamente avuto luogo in questo paese [cosa che, se anche fosse vera, non è che me ne vanterei troppo, ecco], e per come la vedo io [posso permettermi? Questo intercalare andava messo all’inizio della frase] ha rappresentato una visione sociale avanzata, un fiorire dell’arte, dell’onestà, dell’ironia [uh, come si rideva sotto le botte delle squadracce, era tutta un’improvvisa esplosione d’ilarità. Una rivoluzione che faceva ridere, insomma, gran bella immagine]. Il fascismo costruiva, mentre quello che si definisce neofascismo ha sempre avuto come priorità quella di chiudersi in un ghetto e di difendersi. Noi vogliamo costruire [qui il nostro esagera, preso dall’entusiasmo: se inizi prendendotela con i palazzinari, forse non è il caso di usare metafore edili. Ma Capriccioli non sta lì a sottilizzare, lui non molla l’osso]».

Non vi sfuggirà che il fascismo sia stato un regime. [Capriccioli ti prego, basta, vuoi beccarti una denuncia per violenza privata? Ma non t’importa nulla dei tuoi interlocutori? Ah, spietato servo della verità, non hai pietà per nessuno]
«Sono punti di vista: a nostro avviso in quell’epoca c’era più libertà d’espressione rispetto ad adesso [direi che il ‘a nostro avviso’ ci sta proprio bene. Qualunque giornalista conosce il meraviglioso libretto di Francesco Flora “Ritratto di un ventennio – Stampa dell’èra fascista” nel quale c’è tutto quello che serve per farsi un’idea in proposito, ma il nostro Capriccioli evidentemente quel giorno era assente]. E comunque noi rivendichiamo la libertà di dire che il fascismo ha fatto molte cose positive, e che quelle cose vogliamo riprenderle [quali? Da bonificare c’è rimasto poco. Sui treni in orario è meglio lasciar perdere, è più facile che riusciate a far eleggere un vostro sindaco, dài retta. Anche qui forse sarebbe il caso di fare qualche domanda, ma si vede che il Capriccioli è sì implacabile, ma anche ben educato. Non interrompe mai]. Guarda, viviamo in un paese nel quale il fascismo è durato vent’anni e l’antifascismo dura da sessantasei [capito come si fanno le categorie storiche? Si mette un -ismo e si piazza un numero. Detta così, il milanismo allora dura dal 1899], e dietro questa parola, questo abracadabra, si nasconde il consolidamento di posizioni di potere [anche dietro il milanismo! E allora?]. Vieni silenziato, ti vengono vietati cortei e iniziative, anche quando c’è l’alluvione a Genova e i tuoi militanti partono e vanno a dare una mano, anche quando ti spendi per fare volontariato [e dagli con la storia della vittima. Capriccioli, ci sei?]».

Il fascismo ha fatto le leggi razziali. [Ecco bravo, dàje giù. Così ce piaci. Fuori tema]
«Noi non abbiamo paura di dire che furono un grave errore. [So’ tre vòrte che Capriccioli cerca di farti fare bella figura, e su, vàje incontro no?] E lo abbiamo fatto, in tutte le sedi possibili. Tra l’altro le leggi razziali allontanarono gli ebrei dalla rivoluzione fascista, di cui essi erano stati tra i protagonisti sin dalla marcia su Roma [premesso che la lontananza dalla rivoluzione fascista era sicuramente l’ultimo dei loro pensieri, essi lo furono protagonisti, ma non nel senso che dici tu]. Nel governo Mussolini del 1932 il ministro delle finanze, Guido Jung, era un ebreo. E non poteva essere diversamente, visto che la nostra cultura mediterranea è stata sempre un coacervo di culture diverse [sarà, ma solo sei anni dopo le cose presero una piega un pochino diversa: come la mettiamo con la cultura mediterranea dopo il ’38?]».

Fa un certo effetto sentir parlare di melting pot dal leader di una destra considerata xenofoba. [Non lo farebbe se ti fossi un po’ documentato e se facessi domande un minimo stringenti. Ma sei un giornalista, mica puoi pure leggere prima qualcosa che ti aiuti a fare domande meno fesse. Sempre che tu le voglia fare]
«In nessuno dei nostri interventi, dei nostri manifesti, delle nostre magliette, c’è traccia di odio nei confronti degli immigrati [e te credo che non c’è, sarebbe reato. Però ricordo delle magliette con scritto “Compagna come ce vedi te se bagna” che fanno ugualmente schifo. Anche quel giorno Capriccioli era assente]. Questa è una cosa che trovi nell’opera della Fallaci, tanto per dirne una: quello, non il nostro, è il “brodo di coltura” nel quale è germogliato l’odio. L’idea dello scontro delle civiltà, quella che vuole ipocritamente l’immigrazione selvaggia per poterla poi sfruttare economicamente. Dalle nostre parti quella roba non la trovi. Quando c’è stato il terremoto in Abruzzo siamo partiti, e appena arrivati al campo di Poggio Picenze ci siamo messi a disposizione della comunità macedone che aveva subito delle gravi perdite, facendoci carico di trovare loro un imam, una guida spirituale che potesse amministrare il loro culto [e che c’entra? Hai fatto volontariato, ci mancava solo che andavi lì a picchiarli. Quando il macedone viene a Roma, però, la storia è diversa: “è la questione delle priorità, prima si aiutano i propri figli, poi gli altri. (…) Lo Stato italiano deve assolutamente preoccuparsi e garantire che i propri figli, i cittadini, abbiano educazione, cultura, sanità” (Di Nunzio e Toscano, pag. 53). So’ parole tue, mica mie. “Prima i cittadini italiani”, per me è xenofobia, poi fa’ un po’ come te pare]. L’odio è altrove, in quelli che cantano “dieci, cento, mille Acca Larentia”, che godono quando pensano a Piazzale Loreto, che vogliono cancellare le tante attività dei nostri ragazzi perché non rientrano nei loro canoni [retorica della vittima, atto terzo]».

Quindi, l’immigrazione? [Te l’ha già detto Capricciò, stai attento e lascia stare gli SMS mentre fai interviste!]
«Noi siamo contro l’immigrazione come fenomeno indotto dal fondo monetario internazionale e affini, non siamo contro l’immigrato che si veste diverso o che prega un altro Dio. Pretendiamo che la priorità venga data agli italiani [ecco appunto, me pareva] e che l’immigrazione venga regolamentata, perché così com’è non è altro che uno strumento per sfruttare gli stranieri e uccidere il nostro popolo [non so, mi pare di avvertire una contraddizione perlomeno linguistica, ma forse sono prevenuto. ‘Regolamentare l’immigrazione’ non mi pare una misura contro lo sfruttamento degli immigrati, e chi dice ‘il nostro popolo’ vuole distinguerlo dagli altri popoli per non integrarsi. Ma si vede che conosco solo brutta gente, io]. Quando si dice che ci sono lavori che gli italiani non vogliono più fare si dice una menzogna: la verità è che ci sono livelli salariali che gli italiani non possono più accettare, e che invece gli immigrati sono costretti ad accettare perché vengono sfruttati creando in automatico una concorrenza sleale sul posto di lavoro [ah, quello viene sfruttato e il tuo problema è la concorrenza sleale nei confronti degli italiani. Una interessante visione della sensibilità umana. Capriccioli, hai sentito o stai ancora a litigà col T9?]».

E i nomi e cognomi degli “sfruttatori”? [Eh, lui è giornalista: chi, come, cosa, dove, quando. Va con ordine, lui]
«Caritas, Confindustria, sindacati [Non ve l’aspettavate eh? Ve l’ho detto, questo è preparato, mica cocce dee noci]».

Non sono esattamente cose simili tra loro. [Non gli sfugge niente, a lui]
«La Caritas percepisce contributi statali enormi per fronteggiare il fenomeno. La Confindustria che dispone di nuova manodopera a costo sempre più basso. I sindacati aumentano i loro iscritti». [Lui conferma la frase di Capriccioli, in realtà: il fatto è che questi fenomeni o non sono legati causalmente all’aumento dell’immigrazione nello stesso modo, o non sono sempre dei vantaggi per chi li gestisce, o proprio non sono veri . Ma con il mastino del giornalismo le risposte a cacchio, completamente illogiche e slegate tra loro, funzionano: infatti il Capriccioli non afferra l’occasione e cambia discorso]

Facciamo un salto: dalla xenofobia all’omofobia. [Prova a fregarlo con la mossa “di palo in frasca”.  Dàje Capricciò]
«Noi siamo per una legge che attribuisca diritti e doveri alle coppie di fatto, anche omosessuali. E l’abbiamo messo per iscritto, è verificabile. [Ma perché ti difendi sempre? Perché metti sempre scuse o garanzie non richieste? Lo vedi che c’hai la coda di paglia?] Siamo però contrari all’adozione da parte di coppie gay. E’ più o meno la stessa posizione di gran parte della sinistra: se siamo omofobi noi, allora lo sono anche loro [Tranquillo, io lo dico anche a loro. E tu c’hai la coda di paglia sempre più lunga. Ma una proposta politica riesci a esprimerla senza fare la vittima e senza pararti il culo a priori?]».

E il rapporto con l’omosessualità in generale? Casapound ha militanti dichiaratamente gay? [Scusa Capricciò, ma avere militanti gay proverebbe che cosa? Anche il cattolicesimo è pieno di gay, ma non mi pare che questo ne scalfisca le posizioni omofobe. Appena si dichiarano vanno all’inferno senza se e senza ma]
«Posto che l’orientamento sessuale è una cosa privata, che ognuno si gestisce come meglio crede [leggi: non lo so e non lo voglio sapere, se sei frocio sono cazzi tuoi], ti dico che ci sono omosessuali che simpatizzano per noi [simpatizzano, cioè: mica sono dei nostri, il loro è concorso esterno] e che condannano il cattivo gusto dei gay pride [eh, gli dispiace ma i produttori di boa di struzzo se ne devono fare una ragione]. E poi è noto che noi abbiamo parlato molto dell’argomento a livello politico anche con esponenti del PD. Paola Concia si è seduta al nostro stesso tavolo per discuterne [no, s’è seduta per discutere con i gay che sono in CPI, comprendendo che se come dici tu ‘è una cosa privata, che ognuno si gestisce come meglio crede’ allora se lei non fosse venuta loro certe parole non le avrebbero mai sentite lì dentro], e sono stati i suoi compagni che l’hanno insultata dandole della lesbica di merda perché si era permessa di parlare con noi [vero, ma la questione è un po’ più complessa, e un giornalista di sinistra potrebbe risponderti come si deve. Ma Capriccioli era assente anche quel giorno, che sfortuna!]. Ma questo è il tipo di atteggiamento dei guardiani della democrazia e del libero confronto».

Diritti delle donne: siete antiabortisti? [Terzo salto mortale di Capriccioli: è un genio delle interviste, o si avvicinava l’ora dell’aperitivo in centro?]
«No. Non è mai stata la nostra posizione. Quello che posso dirti è che culturalmente la scelta di una militante di Casapound sarà più probabilmente contraria all’interruzione di una gravidanza [hai capito che giro di parole? Lo sa usare il politichese, quando gli fa comodo, eh?]: perché noi siamo per l’etica della responsabilità, e siamo convinti che se si desse alle giovani coppie la possibilità di sviluppare serenamente una famiglia gli aborti diminuirebbero [il nostro conosce a menadito il pensiero di Monsieur Lapalisse]. Ma si tratta comunque di scelte individuali. Ed è giusto che la legge riconosca la possibilità di abortire a chi opera una scelta in questo senso [‘la possibilità di abortire’ non è ‘il diritto di poter abortire’, ma ci vorrebbe un giornalista per farglielo notare]».

Fine vita, testamento biologico, eutanasia? [L’estrema stringatezza tradisce l’incombere dell’aperitivo in centro]
«L’eutanasia dovrebbe essere un diritto e non un delitto. Si tratta di libere scelte individuali che la legge dovrebbe garantire a tutti».

Oddio, non è che adesso viene fuori che siete pure antiproibizionisti sulle droghe, no? [Un buon giornalista sa anche cazzeggiare]
«No, siamo per il proibizionismo. La droga ti porta fuori da te, e questa è una situazione che uno Stato non può accettare [Essere “fuori di sé” è un reato: Hegel festeggia col gesto dell’ombrello rivolto a tutti i suoi successori. Da secoli non s’era sentita tornare l’dea di Stato etico, perfetta coincidenza di scelte individuali e leggi. Complimenti]».

E allora l’alcool? [Il Capriccioli è di sinistra, su Hegel è preparato e fa scattare il trappolone metafisico]
«L’alcool è diverso. Gli italiani bevono alcool da millenni, fa parte della nostra cultura. Così come fumare l’hascisc fa parte della cultura dei nordafricani, che invece l’alcool non lo bevono [ma il nostro le sa tutte, meglio di Gassman “solito ignoto” davanti al maresciallo: “una bella memoria!”. Nessuno gli fa notare che quei nordafricani adesso retoricamente utili, quando sbarcano affamati e scampati a diversi tipi di morte sono quelli per i quali lo Stato deve avere delle “priorità”. Anche quello fa parte della nostra cultura? Quella è una situazione che uno Stato può accettare?]».

Quello che non va giù ai vostri detrattori è il fatto che usate la violenza come metodo politico. [Toh, il Capriccioli mette in mezzo una questione seria. Forse era soprappensiero e gli è scappata]
«Hanno le prove di questa accusa? [La tipica risposta di chi ha la coscienza pulita] A me pare esattamente il contrario. Sin dalla nostra fondazione non hanno fatto altro che assaltare le nostre sedi, incendiare le nostre macchine, intimidirci [Ma chi? Tu invece hai le prove di questa accusa? Il giochetto funziona anche al contrario, sai, ma fa schifo lo stesso]. Quale sarebbe la nostra violenza? Quella di esistere? Lo dico come dato di fatto, bada, senza vittimismo né odio. Perché l’odio e la vendetta appartengono ad altri. [Infatti la domanda era: la vostra è violenza metodica? Odio e vendetta nessuno li ha pensati. Adesso rispondi per favore?] Anche allo Stato, per esempio quando si parla di carceri. In Italia le carceri sono un’istituzione dedicata al castigo e non al recupero. [Scusa, che c’entra? Stavamo parlando d’altro. Che fai, svicoli?] E il sistema carcerario andrebbe rivisitato, a partire dalla qualità e dal numero delle persone che ci lavorano dentro. [Si vabbé ma la domanda non era questa! Rispondi alla domanda per favore?] Si dovrebbe lavorare per il recupero sociale dei detenuti, e invece in molti casi si adoperano metodi che sconfinano senza mezzi termini nella tortura [Eeeh? Capricciò, che te sei abbioccato? Questo risponde n’artra cosa, svéjate!]».

Ammetterai perlomeno che Casapound recluta alcuni dei suoi militanti giocando sull’estetica e la fascinazione del neofascismo, del razzismo, dell’omofobia? Cioè, non è che voi, nonostante tutte le cose che mi hai detto, beneficiate consapevolmente di questo equivoco? [L’impavido reporter osa l’inosabile, strappando gridolini alle signore ammirate da cotanto coraggio]
«Al contrario, ne siamo vittime, almeno a livello mediatico [e te pareva che non erano vittime. Quindi quelli che indossavano le magliette di cui sopra erano vittime. Porèlli]. Può darsi che qualcuno di quelli che si avvicinano a noi sia animato da sentimenti del genere: ma dal primo momento in cui viene a contatto con Casapound riceve forte e chiaro il messaggio che occorre sviluppare maturità, che quella roba dalle nostre parti non ha cittadinanza, che i nostri principi non sono né xenofobi, né antisemiti, né omofobi [dei principi nessuno ti ha chiesto, hai provato a dirli già prima:la domanda era sull’estetica, sulla fascinazione, e tu come al solito rispondi con un’altra cosa]. Diamo a quelle persone la possibilità concreta di uscire da un loop mentale che deve essere definitivamente abbandonato. Diamo loro una direzione inequivocabile [e vabbé, ma le battutacce te le cerchi allora…]».

E scusa, quando succede un fatto come quello di Firenze? [Torna l’assist-men Capriccioli, che fornisce l’ennesima occasione al nostro di farsi bello, proprio in zona Cesarini]
«Cosa vuoi, che facciamo il test psichiatrico a chiunque si iscrive? Noi abbiamo preso le distanze dai quei fatti, li abbiamo condannati, li condanniamo. Ma io non ho paura di dire che Casseri l’avevo conosciuto, e che a me sembrava al di sopra di ogni sospetto [e allora perché rimuovere le cose che ha scritto nei siti a voi “vicini”?]. Si era avvicinato a noi per presentare un romanzo fantasy stile Tolkien, non un libro antisemita. Sembrava un uomo mite, veniva alle nostre conferenze e non aveva mai dato la sensazione di essere un violento. Non c’erano segnali che lasciassero presagire il suo gesto orribile. Condanniamo con fermezza, ma di cosa dovremmo chiedere scusa? Di non averlo fatto visitare da uno specialista? Tra l’altro è venuto fuori che aveva il porto d’armi: quindi qualcuno la perizia psichiatrica gliel’aveva fatta davvero, e con esiti rassicuranti. Forse è quel qualcuno che dovrebbe chiedere scusa, non noi [rimane il fatto che andava da voi, invece che alla biblioteca comunale. E’ un caso? V’ha scelto così, perché eravate di strada? Per carità, non ce le facciamo fare le domande serie, non sia mai che uno poi debba rispondere]».

Hai visto “American history X”? [Parte il cazzeggio finale, poi via all’aperitivo]
«Sì, splendido film».

E voi, in sintesi, siete quella roba là? «Sì».

Ah, sì?
«E’ una provocazione, ovviamente. Siamo l’esatto contrario. Ma vaglielo a raccontare [e non è quello che hai appena fatto, grazie alle pseudodomande di Capriccioli? Praticamente hai fatto un comizio su l’Espresso!]».

Boh. Le chiamano interviste. Li chiamano giornalisti. Chi sarebbero gli spiazzati? Sia CPI che chi li intervista fanno questa roba da anni. Non mi pare ci sia davvero niente di nuovo. “Avete finito?” (cit.).

Posted in Comunicazione, Satira.


3 Responses

Stay in touch with the conversation, subscribe to the RSS feed for comments on this post.

  1. Federico says

    Piccola nota: “l’eutanasia dovrebbe essere un diritto e non un delitto”… questa è facile, Hitler ha cominciato così 😛

  2. Lorenzo Gasparrini says

    Presto ne riparlerò qui, Mammamsterdam. Ma non credo ci sia stato nulla di violento sotto: questa specie di spot elettorali sono ormai la regola ovunque. Tutto sommato è una reciproca pubblicità, che fa schifo come tanta altra pubblicità politica. Solo che a pensare questi due parlarsi in questo modo così ben calati nei loro ruoli pubblici m’è venuto troppo da ridere, e ho voluto condividere 🙂

  3. Mammamsterdam says

    Sante parole (quelle in corsivo, of course). E questa intervista come si pone nel discorso degli intellettuali che sdoganano il fascismo? Secondo te lo tenevano sotto tiro con le cinghie mentre intervistava, e ogni volta che faceva la domanda sbagliata, giù botte? Altrimenti non me la spiego bene.