Prendiamo in prestito, da: http://www.slateafrique.com/80519/italie-florence-rever-africains (Traduzione a cura di EveBlissett e Luna)
Reportage di Jamila Mascat
Un mese fa mi trovavo all’ufficio postale del mio quartiere, a Roma, per ritirare una raccomandata. Dopo una coda interminabile l’impiegato allo sportello mi ha mormorato qualcosa di incomprensibile. “Mi scusi, può ripetere?” “Siamo in Italia e se non parli italiano è un tuo problema”, ha risposto, perfettamente comprensibile, stavolta. L’ho guardato interdetta, irritata, e gli ho detto, all’infinito: “Io non capire. Tu spiegare meglio”. Dietro di me, nella fila, c’era un altro cliente, anche lui con l’aria piuttosto irritata, che non ha esitato ad intervenire nello scambio: “Ti si deve parlare in turco per farti capire?”, mi ha detto.
Mezz’ora più tardi sono andata a pranzo con Ibrahim, un amico ivoriano, e gli ho raccontato quello che mi era successo. “Ti rendi conto?”. Incredibile, siamo entrambi d’accordo. Un cameriere di un bar vicino all’Olimpico ha fatto pagare ad Ibrahim tre prezzi diversi per una stessa bibita in tre giorni di seguito, fino a quando lui, il quarto giorno, gli ha detto che era africano, non idiota: una scena di ordinario razzismo, nel senso letterale dell’espressione. Alla fine abbiamo riso tutti e due: il razzismo è così stupido che fa ridere.
Dal razzismo di tutti i giorni alla tragedia
Una ventina di giorni dopo, però, quello che è successo a Firenze è stato tutt’altro che divertente : due venditori ambulanti senegalesi uccisi, altri tre gravemente feriti, un assassino suicida, la cui identità ha suscitato immediatamente un dibattito piuttosto caldo. Gianluca Casseri, 60 anni, di Pistoia: un uomo solitario, depresso, autore di saggi sull’esoterismo e sul neo paganesimo, “grande appassionato di fantascienza e ossessionato dal concetto di razza” secondo Il giornale, il quotidiano della famiglia Berlusconi; un eroe acclamato da centinaia di fan che, su Facebook, proponevano la canonizzazione con slogan tipo “Santo subito!”. Un malato mentale, secondo CasaPound, una delle principali organizzazioni dell’estrema destra italiana di cui Casseri era un simpatizzante, che si è affrettata a prendere le distanze dall’assassino sottolineando che “Non era un’attivista”. Era un razzista.
I politici in prima linea…come al solito
Per il resto le dichiarazioni di tutte le forze politiche sui fatti di Firenze, l’allarme contro la xenofobia e le accuse reciproche hanno una sorta di aria di deja vu: abbiamo assistito allo stesso scenario nel 2008 a Milano, in seguito all’omicidio del giovane italiano, originario del Burkina Faso, Abdul Guibre, ucciso a colpi di mazza dal proprietario di un bar e suo figlio per aver rubato dei dolci; poi, nel gennaio 2010, dopo la rivolta dei braccianti agricoli africani a Rosarno, in Calabria, in risposta all’aggressione di tre di loro con fucili ad aria compressa da parte dei cittadini, che a quanto pare, si divertivano a sparargli. E ancora, recentemente, dopo l’’incendio a colpi di molotov del campo rom di Cascina Continassa, vicino Torino, in seguito alla denuncia di una sedicenne italiana che prima aveva accusato dei rom di averla violentata e poi ha ammesso di essersi inventata tutto. Qualche giorno più tardi ci sono stati gli omicidi di Firenze.
Crimini razzisti sullo sfondo delle “politiche dell’odio”
Nel suo rapporto 2009-2010 su “Razzismo e discriminazione in Italia”, l’ European Network Against Racism suggerisce che il governo dovrebbe sensibilizzare maggiormente la popolazione nei confronti dei “crimini razzisti”. I crimini, dunque. Non gli incidenti o le catastrofi naturali, di fronte ai quali non basta ripetersi all’infinito che il razzismo è orribile e sperare che un giorno scomparirà.
Pap Diaw, il rappresentante della comunità senegalese di Firenze, ha denunciato la “politica dell’odio” e le responsabilità di tutto l’ apparato istituzionale, nel migliore dei casi manchevole, nel peggiore complice del pesante clima di intolleranza che permea l’Italia. Nel corso della manifestazione antirazzista del 17 dicembre in solidarietà con le vittime, Diaw non ha risparmiato parole dure nei confronti della legislazione italiana in materia d’immigrazione e del sistema politico, accusato di aver sempre preso il razzismo alla leggera. “Una ferita non curata incancrenisce”, ha concluso Diaw, esigendo la chiusura di tutti quei luoghi che coltivano la xenofobia, in particolar modo Casapound. Ma Matteo Renzi, il sindaco di Firenze (Partito Democratico), non è d’accordo. “Non è certo dicendo che un centro sociale vada chiuso che si risolvono i problemi”. Forse. Ma non si risolvono nemmeno facendo apologia della tolleranza nei confronti di chi professa l’intolleranza.La fascinazione del fascismo
Femminismo a Sud, un blog antisessista e antifascista, ha pubblicato una sorta di provocatorio “J’accuse” che ha suscitato un animato dibattito in rete. Il blog ha compilato una lista di giornalisti e politici di sinistra che avrebbero in un modo o nell’altro contribuito a sdoganare l’immagine dell’estrema destra italiana: dai reportage “fascio-trendy” fino alla sottoscrizione di un appello che difendeva il diritto di Casapound a “manifestare indipendentemente dal giudizio che si possa avere sui contenuti o sui promotori di tali manifestazioni”.
Si può leggere in questo post:
“il fascino fascista (…) ha contagiato un po’ di gente, anche insospettabili, tutti a citare Voltaire, tutti a immolarsi pur di fare parlare un neofascista, tutti a dare lezioni di libertarismo agli antifascisti, (…) gli antifascisti che avvisavano tutti del fatto che la legittimazione culturale a certa gente significa legittimazione alle orrende azioni che da quella cultura sono istigate e ispirate”.
Il post solleva delle obiezioni legittime sui limiti della tolleranza. Fino a che punto ?
Potremmo dire che dipende dal livello d’intolleranza. È stato quindi detto che i militanti di Casapound, i fascisti del terzo millennio, fossero dei “fascisti soft”, che dalla bocca di certi portavoce di partiti rappresentati al Parlamento si odono esternazioni ben più xenofobe. Può darsi. Chiamiamoli allora fascisti del XXI° secolo se preferite, dei razzisti soft che non si rifanno alle teorie della razza ma chiedono il blocco delle frontiere poiché l’immigrazione nuoce agli immigrati, e ciò li turba. Sarebbero quindi, questi, dei razzisti tollerabili ?
D’altra parte, Casapound non è un caso isolato in Italia. Nella galassia dell’estrema destra neofascista, fenomeno che si è sviluppato in maniera inquietante nel corso degli ultimi quindici anni, ce n’è per tutti i gusti. La destra radicale italiana è sempre più composita, e coloro i quali subiscono il fascino del richiamo xenofobo non hanno che l’imbarazzo della scelta.
Casapound, lungi dall’essere un caso isolato
Così abbiamo Forza Nuova, organizzazione catto-fascista che chiede l’abrogazione della legge sull’aborto, tesse le lodi della colonizzazione e denuncia, tramite dei video caricati su youtube, il razzismo degli immigrati nei confronti degli italiani. C’è poi Fiamma Tricolore, che nel suo programma sull’immigrazione elenca le sottili differenze tra le predisposizioni morali degli immigrati: i magrebini creano sempre problemi, i filippini sono piuttosto tranquilli, i rumeni sono indispensabili ma criminali. E La Destra, partito d’ispirazione “cattolica, solidale, europea, occidentale e cristiana”, il cui fondatore e segretario, Francesco Storace, ex presidente della regione Lazio, è convinto che l’Italia sia troppo tollerante, addirittura un po’ “cogliona” nei confronti delle culture “degli altri”.
Verso una banalizzazione del razzismo?
La questione della soglia tollerabile del razzismo somiglia a quella della soglia di tolleranza del dolore fisico, essendo l’una e l’altra variabili e legate alle abitudini. La banalizzazione del razzismo in Italia ha contribuito ad innalzare la soglia ad un livello successivo. Infatti il numero di croci celtiche e di scritte razziste che si possono vedere un po’ dappertutto sui muri di Roma, gli insulti e gli slogan xenofobi negli stadi, le mani destre alzate, sono direttamente proporzionali all’espressione del razzismo istituzionale. L’abituale retorica della Lega Nord ne è un esempio più che rivelatore se si considera che un deputato europeo del partito, Mario Borghezio, non esita durante i raduni ad invitare i suoi sostenitori a fare pulizia, a “disinfettare gli immigrati”.
Se da un lato dunque, la legge Mancino (1993) vieta ogni parola, gesto e simbolo che incita alla discriminazione per “motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi” dall’altra il parlamento italiano ha votato tra il 2008 e il 2010 due “pacchetti sicurezza” che includono, tra le altre cose, le leggi per trasformare lo stato di clandestinità degli immigrati senza documenti in reato e che danno più potere ai sindaci in materia di “sicurezza urbana”. Sindaci come Fabio Tosi, anch’egli Lega nord, che amministra la città di Verona dal 2007 e che secondo un recente sondaggio pubblicato nel quotidiano Il sole 24 ore è uno dei più amati d’Italia. Tutto ciò nonostante il fatto che nel 2001 sia stato condannato in tribunale per violazione della legge Mancino, dopo aver lanciato la campagna “Firma anche tu per mandare via gli zingari dalla nostra città”
Il razzismo, sempre più tollerato
Secondo l’Unar (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali) nel 2011 ci sono state 1.005 denunce di razzismo in Italia, una cifra certamente ben al di sotto della realtà. E secondo un’inchiesta realizzata dal comitato italiano dell’Unicef il 54% degli adolescenti di origine straniera dichiara di aver vissuto un’esperienza di razzismo; si può quindi immaginare una cifra ancora più elevata nei casi degli immigrati appena arrivati. L’abitudine fa sì che la soglia di tolleranza sia diventata molto alta anche tra le vittime degli atti razzisti.
Confesso che davanti al razzismo da stadio o ordinario (il proprietario del bar di quartiere dove bevevo regolarmente il mio cappuccino a Roma mi chiamava “negretta bella”), a volte tendo a pensare che tutto questo sia troppo ridicolo per essere preso sul serio. Come prendere sul serio le centinaia di tifosi che fanno il verso dello scimpanzé dagli spalti quando un giocatore nero della squadra avversaria tocca la palla?
http://johnny7blog.blogspot.com/2012/01/re-perche-litalia-non-fa-piu-sognare.html
@Jamila
ma grazie!!! 🙂 certo. ti scrivo.
un abbraccio.
ciao, scusate posso mandarvi la versione integrale dell’articolo… le conclusioni sono un po’ diverse e poi slate ha tagliato qua e là…
if you don’t mind 😉
jamila
Ma veramente l’Italia non fa più sognare neanche gli Italiani, mi spiego:
Tempo fa discutevo con un africano e lui mi raccontava di come fosse sfruttato, sottopagato etc. il poveretto aveva ragione, ma nel contempo faceva una tragedia come se fossero cose che accadevano solo a lui perché era africano, allora mi incazzai e gli dissi, ma guarda che sfruttano anche me, e ti porto un sacco di amici/he che hanno il tuo stesso problema, e non vengono dall’africa, ma sono nati e cresciuti qui, caro mio, continuai a dirgli, qua non credere che noi siamo più privilegiati di te solo perché abbiamo la pelle di colore diverso o che siamo nati qui.
Lui è rimasto basito, ma nel contempo ha capito, che siamo tutti nella stessa barca, quindi per questo aborro il razzismo e ho rispetto per tutti coloro che lavorano, fosse anche la prostituta di origini africane che batte, e tutti devono avere eguali diritti e dignità e per tutti intendo loro e noi
Purtroppo ci sono stereotopi diffici da abbattere, ne dirò qualcuno, le negre (scusate eventualmente se il termine è scorretto) puzzano: io di tutte le negre conosciute, anche carnalmente, giuro, non ne ho trovato una che “puzzasse” dal profumo troppo forte della loro pelle a detta di qualcuno, autosuggestione? Mha.
Le negre, sopratutto quelle dall’Africa fanno tutte la vita: Olè, quando ignoranza e stereotipi vanno a braccetto, a parte che io le ho avute vicino casa mia, che, dalle loro parole, pare facessero la vita, ma questo non vuol dire mettere la lettera scarlatta con la P al posto della A, anzi sono state persone dolcissime, più di mie vicine italianissime, e io e la mia ex che avevamo capito non abbiamo mai screditato perché facessero il mestiere, almeno loro lo hanno in parte ammesso, ci sono italianissime che lo fanno ma poi sono le peggiori bigotte che ci siano in circolazione, pronte ad accentuare questa e quella.
Per fortuna non sono tutte accezioni dispregiative, chi si è messo con loro o un loro amico dicono che sono mogli dolcissime, e gli uomini e le donne una volta che hanno preso fiducia sono grandi amici.
Al massimo io, come ha detto Marco Travaglio pochi giorni fa a “quelli che il calcio”: non sono razzista, e che mi stanno sulle ba**e certe persone; ecco a me stanno lì Borghezio e i leghisti razzisti seminatori d’odio, anche verso noi del sud.
Articolo bello, vero e scritto molto bene.