Bisogna fare chiarezza. Il femminismo è terreno di lotta a tutto tondo. Non si può, per noi, realizzare a compartimenti stagni. Noi siamo questo, donne e uomini, a ragionare tutti i giorni di come vorremmo il nostro futuro, a rimetterci in discussione, a esporci, sovraesporci, raccontare criticamente tutto ciò che intendiamo affrontare. Se temessimo giudizi non avremmo scelto di fare quello che facciamo. Però… però…
Per molt* di noi, diciamo tutt*, la militanza femminista è una scelta naturale, quasi obbligata. Viviamo di una resistenza quotidiana mentre scansiamo le botte di uomini violenti e le molestie di datori di lavoro un po’ di merda, mentre tentiamo di raccattare grammi di autostima nel bel mezzo di contesti in cui tutti ci dicono che dobbiamo vergognarci per la nostra precarietà. Siamo nessuno, noi, siamo zero, eppure siamo tutto, siamo tanto, siamo centinaia e migliaia di volti che combattono e lo fanno con convinzione e senza indietreggiare di un solo passo, a testa alta, assumendosi sempre la responsabilità delle proprie scelte e motivandole e mai insultando nessuno o definendo presunte superiorità nei confronti di chicchessia.
Ma ci sono cose dalle quali non possiamo prescindere. Non abbiamo bisogno di fare studi sociologici per capire che il fascismo è merda qualunque sia la forma attraverso il quale si mostra. Ci è bastato leggerci la storia, leggerla per bene. Ci basta rileggere Hannah Arendt o Gramsci. Ci basta leggere tanto di quel materiale nel quale è possibile riconoscere tutti gli elementi di ciò che vediamo adesso.
Chi fa comunicazione si rende veicolo di idee e sdogana personaggi. Non si possono confutare tesi in modo intelligente offrendo un palcoscenico alla merda. Con la merda non ci parlo e non confuto il fetore. Con la merda si tira lo sciacquone. Perché a noi le logiche bipartisan non sono mai piaciute e non sentiamo l’urgenza di riunirci e fare lobby tutt* unit* contro un ipotetico nemico quando questo è un pretesto, come nel caso del precedente premier, e ci allontana dai veri problemi di cui dovremmo occuparci.
Per esempio: la discussione di questi giorni ci ha fatto comprendere, cosa che già sapevamo, che ci si può intendere nella complessità e che la stima va riposta nei confronti di chi ha il coraggio di difendere una idea anche quando questo può costare criminalizzazione e isolamento. Ovviamente non parliamo di quelli, sempre più numerosamente afFascinati, che si improvvisano casapoundologi e che vanno redistribuendo rancore, risentimento e trollaggio dispettoso in giro per i blog.
Ci ha fatto comprendere che Se Non Ora Quando è veramente una organizzazione trasversale e che il tentativo di essere tale è genuino per quanto prevalga, da ciò che abbiamo visto, una identità ingombrante fatta da medio borghesi che zittiscono una discussione che parla di vite umane e di fascisti assassini dando vita a un casalinga pride natalizio e da giornaliste che rispondono con un “ronf” ad una precisa esigenza di concentrare la discussione sul tema della precarietà.
Abbiamo letto basite i toni di una discussione in parte rimossa, e ne comprendiamo la ragione, di cui comunque conserviamo tutte le screenshot, perchè documentiamo tutto, in cui una compagna veniva malamente ridicolizzata mentre sosteneva le proprie ragioni e in cui donne adulte facevano mobbing e inibivano una discussione per mettere ai margini persone con le quali non condividevano talune idee. Una discussione dai toni aspri che ben racconta quanto non si riesca a superare la soglia delle diversità manifeste quando c’è da affrontarle senza linee di separazione generaliste.
Capiamo dunque perchè fosse necessario mantenere Se Non Ora Quando sotto la soglia consentita di approfondimenti di temi e questioni preminenti perché alla fine, senza il collante antiberlusconiano, che per noi comunque non ha mai funzionato, esistono le questioni vere e su quelle non c’è punto di incontro.
E le questioni vere non hanno nulla di personale e se non se ne vuole parlare è certo una scelta ma resta il fatto che le donne continueranno a parlarne altrove. Noi continueremo a parlarne. Lo faremo sempre.
Perché dovrei sentirmi unita a persone che rispondono con un “ronf” al difficile tema della precarietà? Se lo chiedeva Malafemmina, alla quale veniva chiesto di “identificarsi” senza sapere che Malafemmina è ciascun@ delle persone precarie di questo mondo e che Malafemmina ha mille volti perché è uno strumento di lotta che appartiene a tutt*.
Ce lo chiediamo anche noi e ci chiediamo come si può ragionare di donne, di diritti, di uomini, di noi, di gay, di lesbiche, di trans, di migranti, di precari* con quella Bindi che quando era ministro per la famiglia raccontava che bisogna riconciliare le coppie che scoppiano o con chi si riconosce nell’ideologia fascista, o con quelle che parlano di conciliazione quando si riferiscono al welfare per le donne, o con quelle che ancora ragionano sempre e solo di maternità quando parlano di me, o con quelle che oggi, davvero, ricordano che la violenza maschile è un fatto gravissimo, ma non un solo cenno al fatto che ieri è morta assassinata Stefania, una nostra compagna, ed è morta però anche Silvia Elena, una prostituta rumena, una precaria come noi.
Non si tratta di sfumature, ma di questioni sostanziali delle quali è indispensabile discutere.
Noi abbiamo organizzato assieme alle ragazze di Sguardi Sui Generis di Torino e assieme a tutte le donne e gli uomini che l’hanno costruito attraverso un percorso partecipato dal basso il feminist blog camp e intendiamo che ci sia bisogno di tanti femblogcamp, ne organizzeremo ancora anche a breve termine, momenti in cui ci si confronta sui contenuti e sulle pratiche, momenti in cui non si possono sfuggire le domande e in cui si affrontano i temi veri attorno ai quali ci riuniamo, come il momento in cui abbiamo deciso insieme, a Torino, che siamo contrarie all’ingerenza dei Movimenti per la Vita nei consultori e che quella sarebbe diventata una battaglia che ci riguarda tutte.
Fare rete sui temi ma soprattutto sulle pratiche e sulle soluzioni. Non mi interessa che tu sia contro la violenza sulle donne. Voglio sapere anche qual è la tua soluzione perchè se la tua idea di lotta contro la violenza sulle donne è quella dell’ex ministro carfagna abbiamo dei problemi ad essere d’accordo. Se dobbiamo lavorare assieme ai centri antiviolenza affinchè siano legittimati a compiere l’importante lavoro che svolgono nei territori allora ci siamo.
Pratiche e soluzioni, su quelle ci confrontiamo e non su altro. Perché di enunciazioni vaghe siamo stufe e perché se parli di violenza sulle donne o di precarietà per noi conta se poi tu approvi un provvedimento securitario contro gli immigrati, legittimi l’esistenza dei Cie o applaudi l’operato della ministra Fornero. Tutto ciò conta eccome.
Capito come? Lo so, ce lo avete detto in tant*, il tono di femminismo a sud non vi piace ma femminismo a sud non è fatto per compiacere. Non vuole piacere. Vuole disturbare, vuole fotografare contraddizioni e affrontarle, vuole guardare alle complessità senza timore ed è fatta da chi vuole restare fedele a se stess@.
Il 2012 sarà un anno ancora più duro dei precedenti e abbiamo mille lotte da fare e da sostenere. Le urgenze sono tante ed è necessario avere le idee chiare e dire le cose come stanno. Niente ipocrisie. Si vivono i conflitti, fino in fondo. Perché ogni conflitto non affrontato è solo fumo. Nessuna sostanza.
La lotta è domani. Ed è già domani.
Buona lotta a tutt*!
Ps: e grazie davvero a tutti e tutte per la grandissima solidarietà che abbiamo ricevuto e continuiamo a ricevere in questi giorni. Solidarietà che arriva dalle persone con cui noi vogliamo stare, quelle delle quali ci fidiamo quando andiamo in piazza, quelle che vogliamo al nostro fianco nelle lotte. Una solidarietà preziosa perché è fatta di intenzioni concrete. Possiamo contare su di voi. Potete contare su di noi. Sempre.
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