[QUI altre foto sulla manifestazione di Firenze]
C’era Firenze e oltre alla manifestazione per Mor Diop e Samb Modou, ammazzati il 13 dicembre dal militante di Casapound Gianluca Casseri. C’era un sacco di gente a sperare che Moustapha Dieng, Sougou Mor e Mbenghe Cheike, feriti dalla stessa mano fascista, resistano e possano tornare a vivere seppur con il trauma e la paura di essere aggrediti e uccisi per il colore della propria pelle.
C’erano tante persone, accorse da molti posti d’Italia, a portare solidarietà alla comunità senegalese, a tutti i migranti e le migranti. Tantissime le persone della comunità senegalese. Tantissime persone della comunità migrante. Ore e ore di corteo che ha attraversato Firenze da Piazza Dalmazia fino a Piazza Santa Maria Novella, con mille soggettività sparse che avevano aderito, inclus* noi.
Vorrei dirvi dei volti, della rabbia, della disperazione, della stanchezza e della tenacia, di persone che hanno sostenuto cartelli per ore, che con i giubbini leggeri sono rimaste a sentire le cose dette in piazza.
Le voci, quelle voci, che intonavano un canto che doveva essere tipico del Senegal, perché era ricorrente sotto quella bandiera, rosso, giallo e verde, e quei colori che stridevano così forte con la nostra tendenza di associare il lutto al nero, ché il nero è il colore dei fascisti e invece questi del Senegal erano avvolti di luce. Splendenti, solari, perfetti in quella dimensione solidale, stretti l’uno all’altr@, feriti dentro l’anima, con il cuore sanguinante, ma orgogliosi e fieri, determinati e a testa alta. Loro resistono, alle umiliazioni, le mortificazioni, ogni giorno e le strade di Firenze erano piene di questa bellezza, del calore forte che emanava quella relazione di solidarietà, gli uni con gli altri, a non separarsi mai.
I bambini e le bambine, la festa degli striscioni e dei cartelli, tutti di denuncia, tutti con richieste precise, tutti con un senso, coraggiosi fino in fondo. Chi sono i mandanti della strage? Chiedevano. Il fascismo è tornato, affermavano e poi in apertura il gruppo degli ambulanti in San Lorenzo, perseguitati dalla polizia municipale, a chiedere che devono lasciarli in pace.
Le donne, poche in verità, e gli uomini, moltissimi e giovani, una media d’età di trent’anni, tutti con le idee chiarissime e dal camioncino improvvisato come palco dal centro sociale next emerson urlavano “i soldi dei nostri contributi servono a pagare le pensioni a questi parlamentari, questi burocrati, a tutti, inclusi i nonni dei fascisti, ma di questo non si lamentano…“.
Gli spezzoni dei centri sociali, affollatissimi, quelli che il prefetto aveva indicato come degni di “attenzione”, gli antifascisti indicati come fossero un problema di ordine pubblico, esattamente come vengono considerati gli immigrati mentre i fascisti possono disseminare odio quanto e come vogliono.
Un corteo in cui l’antifascismo era dichiarato, da tutti quanti, senza timore, salvo poi seguitare nei gruppi istituzionali a fare finta che Casseri fosse un punto nero di un movimento pallido invece che un punto e basta di un movimento nero.
Faceva caldo, a Firenze, per tutto il pomeriggio, forse perché eravamo in tant* o perché quel corteo volevamo attraversarlo tutto, da capo a coda e viceversa, per registrare le facce, gli umori, i colori, gli slogan, le parole. Finiti nella strettoia che dalla stazione e poi Via de Cerretani porta in Santa Maria Novella in piazza ci si è presentato uno scenario nuovo, quella piazza, tra le tante, cui si era posto il divieto di “bivaccare” per i migranti che erano soliti sedersi sul prato un po’ ovunque per chiacchierare, giacché per loro i posti chiusi costano troppo, era strapiena di persone che occupavano ogni centimetro, ogni spazio, fin sotto al palco, dove si parlava in senegalese e in italiano e poi in un angolo con l’Accampata Antirazzista che ha continuato fino a tardi, quando è sceso il buio e poi il freddo e già i politici della passerella mediatica non c ‘erano più mentre molti altri, migranti, si godevano il diritto di poter stare ovunque, per una volta, senza essere inseguiti, guardati male, perseguitati.
Rosso, giallo e verde, la serata è stata lunga e la giornata emozionante. Per ora non cambia niente ma le cose devono cambiare.
Riposo al bar, due compagni senegalesi a bere una tisana e noi tra amiche e amici a fiondarci su cose meridionali. Non so se domani Firenze si sveglierà con la volontà di mettere al bando il razzismo che la attraversa. So, però, che la pastiera che ho mangiato era buonissima.
Buona notte Mor Diop e Samb Modou. Forza Moustapha Dieng, Sougou Mor e Mbenghe Cheike.
Un abbraccio solidale a tutte le persone migranti, incluse le terrone come noi!
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