Ieri al presidio in solidarietà alla comunità senegalese eravamo in tant*. Più o meno tutt* quell* che si vedono nei cortei antifascisti e antirazzisti fiorentini. Poi c’era anche altra gente, facce diverse, non so quante, centinaia. Speravo ne arrivasse di più. Speravo che una volta tanto la gente di Firenze avesse voglia di reagire e uscire fuori di casa. Spero ci sia tanta gente sabato 17 dicembre, dalle 15.00, in corteo a partire da Piazza Dalmazia.
Contemporaneamente al consiglio comunale, ché s’era proclamato il lutto cittadino, si discuteva in via istituzionale, non so di cosa e non lo sa neppure la gente che ha preferito stringersi attorno alla comunità senegalese invece che andare altrove. Di sicuro non ci si proponeva di cambiare regolamenti comunali assurdi, permeati di razzismo e provvedimenti di sgombero. Di sicuro non si sarebbe discusso di evitare la persecuzione dei senegalesi, i vu’ cumprà, in centro compiuta da vigili e polizia. Però leggo che, per fortuna, “Pape Diaw, uno dei portavoce della comunità senegalese fiorentina parlando in apertura del consiglio comunale straordinario (…): “A tutte le forze politiche chiediamo (…) anche un segnale concreto: la chiusura di Casa Pound in tutta Italia, a cominciare dalla Toscana“.
La piazza non è grandissima ed è quella che storicamente, si diceva, faceva da raduno per operai in protesta. Una piazza antifascista, con gli applausi che sottolineavano le parole di chi descriveva a pieno titolo le responsabilità di amministratori, istituzioni e organizzazioni neofasciste. Non si respirava certo l’aria putrida della trasmissione di quella revisionista dell’Annunziata, che, assieme al suo ospite di Futuro e Libertà, Fabio Granata, ha fatto di una strage razzista di stampo neofascista l’occasione per sdoganare e fare promozione a quella che nel suo studio è stata definita un’organizzazione “umanitaria”, che umanitariamente prende a sprangate gli studenti e ispira gente come l’assassino della strage di Firenze.
In Piazza Dalmazia hanno parlato quell* della comunità senegalese, soprattutto donne che hanno ringraziato e raccontato di alcune iniziative di raccolta fondi per le famiglie delle vittime, giacché non riceveranno più un soldo dall’Italia per sostenersi. Così quelle famiglie riceveranno le salme e un pugno di monete in cambio di due vite spezzate e non so perché ma questo io lo trovo davvero tanto triste.
Poi ha parlato qualche rappresentante istituzionale e poi in successione i compagni della rete antirazzista, quelli del cpa, quelli di rifondazione, un consigliere che ha disertato la passerella istituzionale a palazzo vecchio per venire a dire assieme agli altri i nomi delle organizzazioni neofasciste che a Firenze sono libere di fare quello che gli pare, coccolati e protetti da chi nel frattempo promuove sgomberi di famiglie intere di immigrati e poi rastrellamenti di campi rom o di baracche di fortuna per quelli che nella “città dell’accoglienza”, parole vuote, così come è stato detto da più voci, non hanno voglia di accogliere nessuno.
Tanto straparlare di multiculturalismo e di integrazione e a sentire la voce del carabiniere che ha parlato quasi non si capiva allora chi avesse realizzato la cultura che ha posto le basi per uno sterminio. Perché le stragi non vengono mai da sole e quella strage in particolare non è frutto del gesto di un pazzo, come tutti hanno detto in piazza, ma è frutto di una pianificazione precisa fatta da un neofascista che agiva e si muoveva negli ambienti militanti neofascisti e che scriveva di “cultura” sul sito di Casapound.
A tal proposito ricopio qui un pezzo dal Manifesto di ieri, che contribuisce ancora di più a delineare il quadro del personaggio di cui stiamo parlando.
Sabato prossimo, 17 dicembre, saremo tutt* alla manifestazione, a partire da Piazza Dalmazia, ore 15.00, contro ogni razzismo e ogni fascismo.
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Miti e ideologia nazi del letterato in armi
di Tommaso de Berlanga (dal Manifesto)
Corsa a cancellare le pagine web che ne recensivano con entusiamo «le opere». Dracula e gli Hobbit, con Evola e Nietzsche
Tra i fascisti doveva sembrare un vero «intellettuale». Gianluca Casseri scriveva molto. Solo un anno fa aveva pubblicato un libro insieme a Enrico Rulli, costituendo una coppia definita «assolutamente mitica nel panorama del fandom e del mainstream italiano, da decenni attivi nella creazione di racconti nella wave della fantascienza italiana, da sempre presenti alle Italcon e ai congressi del settore» (anche i suoi fan vanno capiti…). Un fan di Lovecraft e della letteratura fantascientifica molto trash, o del fantasy con vaghi riferimenti al Signore degli anelli (es. «Frodo Baggins, l’eroe che non ha fallito»). Insomma: quei modi dove le forze del bene e le «forze oscure» sono sempre in lotta in attesa dell’Armageddon finale.
Ora tutti fanno finta di non conoscerlo tanto bene, alcune pagine web sono scomparse (per esempio dal sito del Centro studi La Runa, ovvero la lettera «o» dell’alfabeto futhark, da sempre usata come simbolo dai neonazi italiani). Eppure il circolo Sur le Murs di Pistoia (sua città natale) ne ospitava spesso le serate letterarie, tra un omaggio a Marinetti e un altro a Mishima. Quelli della locale Casa Pound ammettono che fosse «un simpatizzante, come tante altre persone, alle quali non siamo soliti chiedere la patente di sanità mentale». Altri asseriscono fosse «un iscritto», ma il tentativo è scoperto: «è solo un matto, noi non c’entriamo nulla». Eppure i suoi articoli erano compresi – almeno fino a ieri – nell’«Ideodromo» dell’organizzazione. A scorrere la sua «produzione letteraria», in effetti, il dubbio potrebbe anche venire. Alcuni titoli per farsi un’idea: «Dracula, il guerriero di Wotan», oppure «I protocolli del savio di Alessandria» (tentativo di ironia sull’Umberto Eco de Il cimitero di Praga), da cui esce chiaramente una difesa dei «protocolli di Sion» e dei miti della «razza ariana». Ma anche «Il falco degli spazi» e decine di altri articoli pubblicati su La Soglia, rivistina di cui era anche direttore editoriale.
Un povero invasato con la testa piena di miti celtici? Non proprio, e comunque non solo. Si era cimentato in testi anche più direttamente cultural-politici, come «Adriano Romualdi alle radici dell’Europa», altro letterato fascista morto giovane, nel ’73. Nel gloriarne gli scritti, dimostra di aver digerito autori come Julius Evola, Ernst Junger e naturalmente Nietzsche.
Anche il sito Comedonchisciotte – altro contenitore di destra in maschera, che mescola a roba d’area anche molti articoli ripresi da siti di sinistra – gli ha immeditamente trovato una «casella» tale da renderlo «non contagioso» per l’estrema destra nazionale: «il Breivik italiano». Con tanto di pennellate sminuenti «una persona introversa, un solitario». Sarà… Ma il ciarpame che gli affollava la testa è identico a quello di qualche migliaio di zucche che leggevano le sue cose. La differenza sta nella decisione di prendere una 357 magnum, a un certo punto della vita.
Leggi anche:
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Lo stragista non è un pazzo. E’ un neofascista
Strage razzista a Firenze. Fuori i fascisti da tutte le città!
Ciao, seguo spesso questo blog e visto che ho scritto anche io su questo argomento volevo condividere con voi una mia lettura, a questo link:
http://traslitterato.wordpress.com/2011/12/14/firenze-una-storia-di-ordinario-razzismo/
Traslitterato