da PisaNotizie di Cristiana Vettori
Da Pisa ci arriva questo report della presentazione del libro di Sonia Vaccaro e Consuelo Barea “Pas: presunta sindrome di alienazione genitoriale” che si è tenuta a Pisa sabato scorso, in occasione del PisaBookFestival.
Buona lettura!
La presunta sindrome di alienazione genitoriale che ripropone vecchi stereotipi e pregiudizi sessisti ai danni delle donne e dei bambini.
In vari Paesi, a partire dagli Stati Uniti, quando in una causa di divorzio un genitore (in genere il padre) è accusato di abusi e violenze, i sostenitore della PAS (Parental Alienation Syndrome, sindrome da alienazione genitoriale) ricorrono a questa teoria per ribaltare le accuse.
L’argomento è stato affrontato al Pisa Book Festival con la presentazione del libro “PAS – Presunta Sindrome di Alienazione Genitoriale” di Sonia Vaccaro e Consuelo Barca, tradotto da Francesca D’Antonio, edizioni Ed.it, promossa dalla casa editrice e dal Centro Antiviolenza di Pisa.
All’incontro, presieduto da Paola Bora, Presidente della Casa della Donna, sono intervenute, oltre a Sonia Vaccaro e a Francesca D’Antonio, Giovanna Zitiello, responsabile del Centro Antiviolenza pisano, e Enza Panebianco, di Femminismo a Sud, che da anni segue le problematiche connesse alla PAS.
Si tratta in realtà di una sindrome che non ha riscontri scientifici – non a caso le autrici parlano di “presunta sindrome” – e che negli Stati Uniti è stata utilizzata fin dal 1985 nelle cause di divorzio in cui era in gioco l’affidamento dei figli: la PAS, infatti, negando la realtà dell’alta incidenza di violenza domestica maschile, riconduce le accuse e il disagio sofferto dal minore ad un vero e proprio lavaggio del cervello programmato dalla madre per screditare l’altro genitore e ottenere la custodia esclusiva.
Le madri sarebbero “visionarie e paranoiche” e questo si configurerebbe come una vera e propria patologia, mettendo a tacere nelle aule giudiziarie donne e bambini, e trasformando le vittime in carnefici.
Il libro ricostruisce la storia della nascita della PAS che fu inventata – è proprio il caso di dirlo – negli Stati Uniti nel 1985: fu Richard Gardner, un medico, perito di parte in una causa di divorzio, ad affermare che “il 90% delle accuse per maltrattamenti nelle cause di divorzio e nella custodia dei figli sono false, in particolar modo se sono sostenuti abuso fisico, emozionale e sessuale”. Nessun dato scientifico fu però portato da Gardner a sostegno della sua teoria, e tuttavia essa fu recepita dai tribunali statunitensi che cominciarono a servirsene per dirimere le controversie legate all’affidamento dei figli nelle cause di divorzio: dagli Stati Uniti si propagò poi in America latina e in Europa.
Sonia Vaccaro, Psicologa Clinica specializzata in vittimologia e violenza di genere, ha ricostruito nel libro dieci anni di storia della PAS, che ha imparato a conoscere in Argentina e poi ha ritrovato in Spagna.
La situazione italiana presenta aspetti preoccupanti: spesso le accuse rivolte alle donne in occasione di divorzi e affidamento dei figli non si discostano molto dallo spirito della PAS. E una proposta di legge, attualmente in Senato – la n. 957 – presentata da parlamentari del PdL, relatrice Maria Alessandra Gallone dello stesso partito, prevede il riconoscimento della PAS e il ricorso ad essa in caso di affido condiviso.
“Viene da chiedersi – dice Giovanna Zitiello – perché questa teoria che è del tutto infondata scientificamente e palesemente sessista abbia trovato tanto credito”.
La Presidente del Centro Antiviolenza ricorda che, dai dati ISTAT del 2007, emerge che sono ben 6 milioni e 700mila le donne che subiscono violenza fisica o sessuale, più del 30% della popolazione femminile.
La PAS in realtà si diffonde a partire dal pregiudizio che le donne siano bugiarde. Ed è proprio nella direzione opposta che operano i centri antiviolenza, luoghi nei quali invece la parola della donna ha valore e viene creduta in pieno: ciò permette di costruire un percorso in cui la donna maltrattata possa riacquistare dignità e diventare padrona della propria vita.
Da anni il Centro Antiviolenza di Pisa promuove corsi di formazione per medici, psicologi, forze dell’ordine, operatori dei servizi sociali, per insegnare a riconoscere e superare i pregiudizi e gli stereotipi di cui ancora le donne sono vittime e che incidono pesantemente sulla loro vita.
Francesca D’Antonio mette in luce come nella situazione italiana esista esclusivamente una letteratura favorevole alla PAS: è proprio questo che l’ha spinta a tradurre il libro, per contrastare una tendenza pericolosa presente anche nel nostro paese. È utile che se ne parli e si promuovano campagne contro la proposta di legge che verrà discussa in Parlamento.
“La donna, la madre, la sposa, la ex-moglie…- si legge fra l’altro nel libro – Potremmo dire che Pandora apre il vaso e denuncia il marito come maltrattante e abusante dei figli. Questo fatto colpisce tutti, fa vacillare la struttura della famiglia, è un attacco all’ordine patriarcale che sostiene il mondo. Da questo gesto si originano tutti i mali come, ad esempio, litigi interminabili. E, curiosamente, il momento in cui Pandora si azzarda a sfidare tutto e tutti è quando corre verso gli uomini per dire loro: “ci rimane la speranza!” Troveremo la speranza solo se sapremo aprire il vaso di Pandora. Potremo creare un nuovo sistema egualitario, un’epoca maggiormente democratica, un mondo che rispetti i diritti umani, solo se sapremo mostrare pubblicamente la violenza che si esercita sulle donne e sui bambini e se smaschereremo l’invisibilità di chi esercita la violenza nell’impunità”.
Il libro lo trovate in libreria o sul sito della casa editrice