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#15ott: Sventurata la terra che ha bisogno di eroi

Un intervento di Orsola per la categoria delle “Memorie collettive” dove potrete trovare tutti gli interventi e i racconti che stiamo raccogliendo sul #15ott. Per inviarceli scrivete a femminismoasud[chiocciola]inventati.org. Buona lettura!

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Sventurata la terra che ha bisogno di eroi…

…dice il Galileo di Brecht.
Sventurata questa Italia se ancora abbiamo bisogno di martiri. Perché vuol dire che presto piangeremo un altro Carlo Giuliani, e passeremo i prossimi anni a seguire i processi dei compagni, invece che costruire forme di lotta incisive e coraggiose, ma che al tempo stesso tutelino i nostri corpi e le nostre esistenze.

Se possa essere utile o meno che qualcuno paghi personalmente il prezzo di un segnale forte, di una scossa alle coscienze, se di questo si tratta, mi rifiuto di domandarmelo.
E non per una sorta di pietismo o per una vocazione non violenta, e nemmeno soltanto per coerenza. Certamente, dato che un sacrificio tale non lo chiederei mai a me stessa, non sono sufficientemente opportunista da chiederlo ad altri. Ma non si tratta solo di questo.

C’è generosità dietro l’eroismo, ma c’è anche presunzione. La presunzione di poter bastare da soli a cambiare il mondo, la presunzione, o l’illusione, di pensare che tutti gli altri siano lì ad aspettare un cenno, per prendere anch’essi coraggio. La presunzione di essere avanguardia e tutti gli altri massa.

Non mi voglio porre questa domanda perché in ogni caso non voglio eroi e non voglio averne bisogno.

Sono passati dieci anni da Genova e da allora il movimento ha subito sconfitte che lo hanno fatto evolvere e crescere. Lo dimostra lo spazio subito dato alla narrazione e all’analisi plurali su molti blog, a fronte degli starnazzi isolati di Casarini e delle sue truppe.
Lo dimostrano i molti luoghi di formazione e approfondimento che negli anni hanno prodotto un pensiero alternativo e nuovi strumenti di comprensione del reale, che ora è il momento di usare.
Credo, insomma, che siamo maturi abbastanza da saper verbalizzare la nostra rabbia, condividerla e tradurla in qualcosa di coraggioso e illuminante, senza bisogno di eroismi.
E se non lo siamo, Carlo Giuliani è morto invano, e avanti il prossimo.
E se non lo siamo, vuol dire che non abbiamo imparato nulla nemmeno dalla Val di Susa, dove le azioni e le pratiche vengono decise da una intera comunità, con estrema attenzione all’autotutela e soppesandone rischi e benefici.

Hanno ragione le compagne di Femminismo a Sud quando dicono che i fatti di sabato hanno appiattito la discussione creando quasi un complesso di inferiorità tra chi non vi ha partecipato e innescando inevitabilmente una gara a chi è più “contro il sistema”.
Ma davvero siamo disposti a rinnegare tutti gli sforzi compiuti in questi anni di analisi e di lotte, di autocoscienza, per non sembrare deboli? Non e` da oggi che cerchiamo di combattere le dinamiche di potere, anche e soprattutto all’interno del movimento, proprio per permettere alle sfumature, alle differenze di emergere. Per questo non abbiamo bisogno di eroi o di martiri e men che meno della vigliaccheria degli apologeti del giorno dopo.
La svolta storica che cerchiamo si può solo nutrire del coraggio di tanti, ognuno nel proprio ambito, ognuno secondo le sue capacità e la sua forza, sacrificandosi tutti un po’ e nessuno del tutto.

Posted in Anti-Fem/Machism, Memorie collettive, Pensatoio, R-esistenze.