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15 ottobre: più facile dire infiltrati invece che incazzati!

Ancora un intervento – di Eli – per la categoria “Memorie collettive“. Ricordiamo che per inviarci i vostri interventi potete scrivere a femminismoasud@inventati.org. Buona lettura!

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È molto più facile dire infiltrati piuttosto che incazzati

La rovina dei movimenti é chi prende le distanze da chi si incazza, da chi resiste, da chi lotta. Quanta ipocrisia. Siamo tutti partigiani e poi al primo cenno di lotta tutti a tirarsi indietro. Vigliacchi é dir poco. Riprovevoli pure.

A chi chiede “A cosa è servito tutto questo?”. Così siamo riusciti a mostrare che una reazione c’è. E’ per questo che i media stanno facendo di tutto per dividerci. Se tutti i manifestanti avessero partecipato liberamente alle occupazioni e agli sfoghi invece dell'”ordine e disciplina” rigoroso che ci viene insegnato dai primi mesi di vita, quanto ci avrebbe messo ad andarsene via il governo? Un’ora?

Forse è per questo motivo che la “casta” (ultimamente va di moda chiamarla cosi) è stata così rapida a criticare, condannare, giudicare, accanirsi contro di noi, privi di bandiere? E così tutti i partiti: PD, SEL, PDL, LEGA e inclusa anche Rifondazione. Forse è questo il motivo di tutta questa fretta, mancanza di analisi della situazione, nessun giornale e nessuna tv italiana che abbia una visione differente.

E questo trovo spaventoso: un’assenza di opposizione.

E se vogliamo poi vederla dal punto di vista sociologico, non ci vuole molto a capire che se dei ragazzi si divertono sfasciando una città (parlo di chi dietro ha bruciato le macchine), evidentemente c’è un disagio di fondo o no? Ma perché di questo non se ne parla? Perché invece sono marcati solo come teppisti? Comodo, no? E’ come picchiare un bambino quando sbaglia, invece di capire perché lo fa.

Eppure capire perché la gente è così arrabbiata non è poi molto difficile… Una marea di precari, disoccupati, gente nata in lager di asfalto e cemento senza nessuna aspettativa di una vita migliore perché di soldi non ne ha e in un sistema capitalista se nasci povero, resti povero se non peggio. Un’inondazione di persone che non si riconoscono in questo Stato, perché non le rappresenta, che le priva dei diritti basilari come il diritto all’abitare, il diritto ad un’istruzione, il diritto alle cure, il diritto di lavorare, di vivere semplicemente. E questa legge che tutela esclusivamente l’oligarchia che ci comanda a bacchetta la sentiamo stretta.

Questa gente fa parte di Noi, poveri comuni mortali, così come fa parte di noi la violenza.

E come tutte le cose che possono minare il potere è sbagliata, è brutta e non vogliamo riconoscerla, nè riconoscerci in essa. La emarginiamo, eppure è qui e ha più di una ragione di esistere!

Non vedo nessuno parlare del fatto che le cariche a piazza San Giovanni non erano lecite, in quanto la piazza in questione era stata autorizzata e lì non c’erano stati episodi di violenza. Eppure le camionette, gli idranti ed i lacrimogeni sono ugualmente arrivati, fino alle persone, anche di una certa età, che si erano rifugiate sulle scale della basilica.

Non vedo nessuno parlare del fatto che i blindati inseguivano i manifestanti e tentavano di investirli durante le cariche.

Nessuno che parli dei lacrimogeni CS, al cianuro, usati quotidianamente in Val di Susa e che ieri sono stati usati per le strade di Roma, banditi dalle convenzioni ONU e sparsi tra le vie della nostra città.

Non vedo nessuno parlare del fatto che la polizia ha seguito le ambulanze e ha tentato di identificare i feriti al pronto soccorso del San Camillo, minacciando i medici che non volevano fare i nomi.

O di come gli “incappucciati” difendano i propri compagni nella lotta, si aiutino l’uno con l’altro, la solidarietà mentre mettono a loro repentaglio la vita per avere giustizia! Il coraggio…

Che c’è di male a coprirsi il volto quando stai combattendo contro il potere costituito? Quando questo ha il coltello dalla parte del manico ed ogni azione che tu fai viene considerata atto di vandalismo? Anche i partigiani avevano il volto coperto e anche loro erano teppisti? Aggressione, devastazione, furto per quanti reati potrebbero rinchiudere chi vogliono durante un corteo? Basta pensare a quello che è successo in piazza: presi un pugno di ragazzi e il capro espiatorio è pronto. Loro pagheranno per tutto senza nemmeno essere individuati i veri colpevoli dei reati di cui sono accusati. Come hanno pagato recentemente Nina e Marianna del No Tav per essere dietro le fila dei dissidenti… eppure prestavano solamente delle cure…

Quando volevamo fare parte della rivoluzione mondiale di che cosa parlvamo? Di rose e fiori? Ci siamo dimenticati delle manganellate agli Indignados spagnoli? E dei morti in Cile? Degli arrestati a Wall Street?

Volevamo che il corteo fosse aperto a tutti e poi alcuni li chiamiamo “infiltrati” perché non ci piace il loro modo di manifestare?

Colpevolizzare tutti coloro che hanno reagito, indiscriminatamente, dopo una giornata di lotta che a tanti è costata salute e a tanti compagni l’arresto sembra che sia la soluzione adottata da tutti.

Posso rimanere colpita sicuramente dalle manifestazioni di violenza che hanno visto coinvolte alcune autovetture parcheggiate, ma non posso sorprendermi, dopo quello che subiamo ogni giorno, nella giornata del riscatto.

Siamo così lontani dal capire che ancora possiamo farci valere? Che ancora siamo noi, il popolo, ad avere forza?

Fa così paura capire per un istante che questo sistema è fallimentare? Che non è riuscito a contenere la rabbia, la frustrazione, il dissenso e vederlo scardinato per un giorno?

Ma non è evidentemente permesso dal governo, non è permesso dai partiti grandi e piccoli che siano, perché c’è il rischio di perdere consenso. Non è permesso dalla gente perché troppo imperbeniti, imborghesiti.

Non avrete vita facile, ci dispiace.

Abbiamo dimostrato che l’unione fa la forza. Resteremo uniti. La lotta di classe è questo. Non cediamo al divide et impera che ci viene imposto dai mass media in queste ore e che continuerà in questi giorni.

Solidarietà ai compagni in cella.

“Tutti a dire della rabbia del fiume in piena e nessuno della violenza degli argini che lo costringono” (B. Brecht)

Eli

Posted in Memorie collettive, Pensatoio, R-esistenze.


6 Responses

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  1. Valentina says

    Io ero in piazza. Ho cercato di parlare con tutti, di interagire con tutti, anche con gli sfasciavetrine, sai, volevo sentire anche le loro ragioni. Sono stata fanculata, senza che li abbia provocati, o abbia usato anche una minima punta di sarcasmo o qualche frecciatina malefica, o pregiudizi. Semplicemente perché per me sono degli esseri umani che portano avanti una loro personalissima forma di lotta alla quale io non partecipo semplicemente perché SONO UNA VIGLIACCA. E rivendico forte questo diritto, il diritto a NON voler combattere, a NON voler imbracciare un’arma, a NON voler far parte di nessuna gerarchia o organizzazione, a NON voler obbedire a un’ordine, a NON volermi sottomettere a nessuna logica militare e machista, non perchè sono Donna, mi so difendere benissimo, ma l’uso eventuale e estremo di qualche forma di violenza lo limito a questo: a voler difendere il mio corpo, e quello delle persone che mi stanno vicine. In una parola, rivendico il mio sacrosanto diritto alla diserzione, alla fuga, e preferisco sfogare la mia rabbia in altri modi, magari difendendomi da chi mi vuole aggredire, con le unghie e con i denti, fisicamente e verbalmente, che sia poliziotto, violentatore, politico, padrone, compagno o fascista, e non colpire a muzzo nella massa macchine, madonne, gesucristi, pompe di benzina, dita di altri manifestanti perché devo scaricare chili di testosterone addosso al primo che passa per strada. Certo, comprendo la rabbia in corpo che possono avere TUTTI i partecipanti alla manifestazione, e comprendo la forte asimmetria che esiste fra chi detiene il monopolio della forza e può usarlo quando cazzo ci pare e chi dovrebbe subire senza proferire nemmeno un lamento, magari con le mani alzate e il fiore in bocca: ma poiché c’é questa sproporzione, come pensate di vincerla, questa guerra, con le aste delle bandiere e i sampietrini contro il gas al cianuro, scudi di plexigas, idranti, proiettili di gomma e armi da fuoco? Peraltro contro truppe scelte, gasate e esaltate, che possono ridurci come é successo nella Diaz o a Bolzaneto in ogni momento? Mi dispiace, ma preferisco che le coscienze di tutti, dico tutti, comprese quelle residue dei servi che ci sparano addosso per 1000 miseri euro al mese, si risvegliano e si uniscano a noi, come uomini liberi, e non più come miserabili schiavi.

  2. vale says

    Scusate ma in quasi vent’anni di lotta non violenta e pacifica i NOTAV che cosa hanno ottenuto? E tutte quelle belle famigliole con gli ormoni nel dimenticatoio, che sfilavano a Genova con i bambini per mano a cantare ritornelli contro i cattivi, contro la fame nel mondo e le leggi inique, cosa hanno ottenuto? Cos’è cambiato in questi ultimi 10 anni da Genova in poi? Come sono riusciti gli studenti francesi nel 1968 a far abolire e cambiare il loro antiquato sistema di istruzione napoleonico, con le passeggiate? E scusate ancora ma qualcun* crede di saper spiegare meglio, attraverso l’estrapolazione di singoli fatti, chi nell’insieme ha agito nel bene e chi nel male? Tutto il sistema si sostiene e si alimenta con la violenza, strumentalizzarla a fini propagandistici da una parte e dall’altra, per spaventare o per persuadere qualcun* con l’argomentazione che con la violenza non si cambiano le cose, o viceversa, che con la calma e il sangue freddo invece le cose cambieranno, è semplicemente falso e fuorviante. Io non ho mai pensato di fare la rivoluzione con l’uso della violenza, e dubito che ci credano fino in fondo tutti quei ragazzi che per rabbia o indignazione hanno spaccato qualche vetrina o bruciato auto, anche se nella massa si trova di tutto. Quindi? Bandiamo la violenza per legge per andare tutti a fare il defilé con le bandiere arcobaleno e quelle dell’ IDV, con mogli, bambini e nonni appresso? E se cominciassimo da un po’ di buon senso in più, che non è obbligatorio portare un bambino di un anno ad una manifestazione politica? Onestamente a me dispiace oggi non poter partecipare, anche per non poter spaccare tutto, mandare a fare in culo chi mi sgrida perchè mi dice che non ho capito un cazzo, detto francamente se avessi vent’anni in meno io a quello lo prenderei a pugni in faccia. E dopo mi sentirei anche meglio.
    Io non ho risposte da dare, non pretendo di aver ragione ma purtroppo (o per fortuna) è anche grazie a un certo tipo di violenze se oggi Italia non abbiamo più la dittatura fascista. Non voglio fare facili parallelismi sia chiaro ma non si può liquidare il discorso sulla violenza senza sporcarsi un po’.

  3. jones says

    Veramente la rovina dei movimenti è chi se ne fotte degli obbiettivi condivisi e discussi pubblicamente nelle sedi di movimento e contro tutto e tutti decide che la manifestazione non è di tutti quelli che liberamente vi aderiscono ma diventa “cosa nostra”, secondo una logica mafiosa.

    Dici non avrete vita facile. Nessuno di noi ha vita facile a tenere insieme vita, lavoro precario (o mancanza di lavoro) e militanza/attivismo (altrettanto precario).

    E non posso pensare di non poter portare mio figlio di un anno a una manifestazione, o di rischiare di tornare a casa invalido a vita senza le dita della mano perchè qualche “compagn@” con gli ormoni o le rotelle fuori posto, privo di ogni capacità di relazionarsi a chi non la pensa e agisce allo stesso modo, e privo di ogni senso del limite proprio e altrui mi si scaglia addosso con bastoni, petardi e quant’altro.
    Sabato ho avuto paura e sono scappato, e sono tornato a casa da mio figlio. Sono un vigliacco? Può darsi. Finchè però l’alternativa sarà rppresentata dai concetti di onore, omertà, complicità, machismo e gare a chi ce l’ha più lungo preferisco giudicarmi e farmi giudicare un vigliacco. E cosa sarebbe il coraggio poi? La determinazione a non fermarsi davanti a niente e nessuno? Davanti a legami, affetti, relazioni, bisogni? Ma non è proprio questo che fanno i padroni del mondo?
    Dici “Se tutti i manifestanti avessero partecipato liberamente alle occupazioni e agli sfoghi invece dell’”ordine e disciplina” rigoroso che ci viene insegnato dai primi mesi di vita, quanto ci avrebbe messo ad andarsene via il governo? Un’ora?”.
    E’ incredibile che si ragioni pensando che se tutti facessero come dico e penso io il mondo andrebbe meglio anzichè fare i conti coi limitri propri e altrui.
    La rovina dei movimenti è essere agiti e parlati da ideali stereotipati e non sapere fare i conti con la realtà e con le differenze tutte.
    E’ così che le rivoluzioni si trasformano in dittature.
    Forse se la gente non ti viene appresso è per il modo in cui si discute e si agisce in certi contesti.
    Questo sito fa un lavoro critico eccezionale sulle forme della comunicazione politica nei movimenti e sulle trappole in cui cascano/caschiamo tutti e tutte continuamente usando il linguagio dell’attivismo, della mobilitazione, dell’indignazione e contribuendo a diffondere e propagare stereotipi e modelli di dominio (di genere, di razza, di classe etc. ) che diciamo di voler combattere. Questo lavoro porta naturalmente a prendere le distanze da certe forme, linguaggi, a organizzare spezzoni alternativi a i cortei, a non intrupparsi appresso a maschilisti, militontismi e militarismi vari
    L’unica cosa che condivido di quello che dici è che è vero che la violenza fa parte dio ognuno di noi. Perchè ognuno di noi l’ha respirata, agita e subita, ognuno in misura diversa, fin dalla nascita.
    Pensi che io non abbia voglia di spaccare tutto e rivoltare il mondo come un pedalino o di liberare il mondo da certi personaggi che non meriterebbero di vivere per quanta sofferenza, orrore morte e distruzione hanno generato?.
    E allora che si fa? Gli si da libero sfogo?
    E poi? dopo che ho fatto fuori uno stronzo banchiere, o dopo aver distrutto la macchina di qualcuno o la vetrina di uno sportello bancario? Che ho risolto? Che risultato ho ottenuto?
    Gli esempi che abbiamo alle spalle nella storia ci dicono che questi rimedi sono peggiori del male, e producono disastri, umani, culturali, esistenziali e politici sia per chi li agisce che per chi li subisce e soprattutto per le generazioni a venire.
    Credo che dobbiamo essere più seri, bravi, più intelligenti, più creativi. Come mi sembra in questo momento stiano riuscendo a a fare a newyork, in spagna a tel-aviv e altrove. Non voglio esaltare situazioni che a mio avviso presentano anche i loro limiti, ma penso anche che alle situazioni bisogna anche dargli il tempo di maturare (in israele ad esempio solo lentamente va emergendo il nesso tra la mancanza di diritti sociali, il caro-vita/caro-affitti, e l’entità delle spese militari dovute alle politiche espansionistiche, militaristiche e di apartheid del governo israeliano nei confronti del popolo e dei territori palestinesi). Qui invece cert@ compagnucci@ di tempo non ne danno a nessuno.
    Come lo definiamo qualcun@ che decide per conto suo, e che con tempi e modalità tutte sue agisce sulla testa di tutti e rompe la testa a chi non è d’accordo con lui?

  4. anonymous says

    Ma per favore. La questione “dal punto di vista sociologico” è molto semplice: esiste, e in Italia è abbastanza marcata, una subcultura / rete che pratica la mitizzazione dello scontro di piazza, evidente filiera storica di decenni andati; una mitizzazione del tutto slegata da una riflessione contingente, strategica, politica, sociologica sulle PREMESSE e sulla CONSEGUENZE dell’azione; una mitizzazione che quindi si esaurisce, per paradosso, in una logica di pura TESTIMONIANZA, in una pratica meramente ESPRESSIVA, priva di ogni barlume di STRUMENTALITA’ e priva anche di quella caratterizzazione SIMBOLICA che è la vera forma di resistenza percorribile in epoca di astrazione e virtualizzazione del potere, del VERO potere.
    Ora, se vogliamo delimitare il dominio spazio-temporale dell’azione all’hic et nunc dell’appuntamento di piazza complimenti: siete riusciti a esibire contropotere nei confronti degli apparati repressivi in maniera quasi esemplare! Specialmente considerando che ERAVATE L’1%! Il punto è però che il potere vi tende trappole da anni ormai, e voi ci cascate sempre: vi fa pensare di essere ancora localizzato nei palazzi eretti al centro della struttura sociale , vi fa credere che una volta superati i cordoni di PS e CC lo possiate prendere in mano e schiaffeggiare, vi porta ad offrire il vostro attivo contributo alla costruzione del frame di delegittimazione delle vostre/nostre istanze da parte dei media; IL POTERE VI DETERMINA e non vi teme per niente, aprite gli occhi.
    E questa è la parte più generosa verso di voi: perché non parlare della vigliaccheria di chi prende parte a un corteo intitolato “UNITI, APARTITICI, NON VIOLENTI” con l’intento dichiarato di sovvertirne il contenuto approfittando della copertura di chi non vuole nascondere la faccia? perché non parlare dell’ipocrisia con cui denunciate la violenza da parte della polizia (che poi, per vostra complicità, si sa colpisce indiscriminatamente) quando l’obiettivo che ovunque millantate è quello di cercarla, quella violenza?
    ma soprattutto: perché non parlare della sterilità delle vostre pratiche mute, prive di un’audience, pateticamente autoreferenziali, incapaci di creare flussi comunicativi, narrazioni e significati che trascendano gli steccati che continuamente innalzate per preservare la purezza della vostra contingentissima, materialissima, anacronistica COMUNE?
    Il potere scorre in reti globali; il contropotere deve fare altrettanto. Negli scontri di piazza, da una parte e dall’altro, va in scena una simulazione, aprite gli occhi!
    LA VERA BATTAGLIA E’ QUELLA CHE SI GIOCA PER CONQUISTARE I CUORI E LE MENTI. Voi non avete alcuna speranza.

  5. Umberto says

    L’autrice del post ha dimostrato di non avere nemmeno un’infarinatura né di storia né dell’attuale sistema globalizzato e monetario e una minima idea di come poterne uscire.
    L’unica via che trova è l’apologia alla violenza, allo sfogo che in quanto tale serve solo a calmare le acque per un po’ piuttosto che a far scoppiare la pentola come lei stessa vorrebbe. Si contraddice nell’ideale anche su se stessa.
    Provo a dire la mia cercando di argomentare chiedendo umilmente scusa in anticipo per il tono altezzoso, ma oggi non ne posso fare a meno!

    1) “Quanta ipocrisia. Siamo tutti partigiani e poi al primo cenno di lotta tutti a tirarsi indietro. Vigliacchi é dir poco”.
    Ma guarda un po’…Dovrei accodarmi al manipolo di mocciosi che profumano ancora di latte a sfasciare bancomat e vetrine perché altrimenti non sto lottando! Tra l’altro questa frase viene completamente rinnegata da quella un po’ sotto, ovvero: “Volevamo che il corteo fosse aperto a tutti e poi alcuni li chiamiamo “infiltrati” perché non ci piace il loro modo di manifestare?” Bene, fatti piacere allora anche l’altro modo di manifestare, o la cosa vale solo per quelli violenti?

    Ci sono persone che lottano ogni giorno, si cerca di parlare con la gente e metterla al corrente dello stato delle cose (sempre secondo la propria visione, un po’ di umiltà non guasterebbe, tu dirai “senti chi parla? avresti ragione!”). Questo si che è il modo di rivoltare il sistema, non lanciando estintori.

    2) “…non ci vuole molto a capire che se dei ragazzi si divertono sfasciando una città (parlo di chi dietro ha bruciato le macchine), evidentemente c’è un disagio di fondo o no?”

    Ma anche no! Bisogna sapere distinguere tra gruppi ideologizzati con l’unico scopo di irrompere e fare danno e gente che sta male e attacca per disperazione e mi sembra che possiamo concordare che non era questo il caso! Molti ragazzi si divertivano (quale sfogo?), esultavano quando una camionetta della polizia esplodeva senza sapere dal profondo della loro ignoranza che verrà tassato sugli stipendi dei loro genitori, e se non ce l’hanno, dei loro zii, parenti, amici. Lo so che ti dispiacerà sentirtelo dire, ma la “protesta” non è servita ad un beneamato cazzo floscio se non a spaventare la tua mamma e i tuoi parenti e renderli più fragili all’attacco mediatico della paura a cui sono esposti. E tu hai aiutato il sistema affinché quelle persone siano schiacciate. Well done!

    3) “…Non vedo nessuno parlare del fatto che le cariche a piazza San Giovanni non erano lecite […] del fatto che i blindati inseguivano i manifestanti e tentavano di investirli durante le cariche […] nessuno che parli dei lacrimogeni CS, al cianuro, usati quotidianamente in Val di Susa…”

    Sbagli! Il web trabocca di blog, siti e social network che denunciano tutto, mettendoci la faccia. Per i canali media tradizionali, sono d’accordo, ma è roba vecchia. Più della metà degli italiani si collegano ad internet. Abbiamo gli strumenti culturali per cambiare. Basta deresponsabilizzare.

    4) “Fa così paura capire per un istante che questo sistema è fallimentare? Che non è riuscito a contenere la rabbia, la frustrazione, il dissenso e vederlo scardinato per un giorno?”

    Ma quale sistema hai visto scardinato per un giorno? Quale? I poliziotti che non sono riusciti a fermare i disordini?
    Ma le banche hanno continuato a fare prestiti e debito in Italia, imprenditori sfruttavano lavoratrici e lavoratori, al Sud si è continuato a lavorare in nero e le donne hanno continuato a percepire quasi la metà dello stipendio di un uomo, i parlamentari hanno maturato un altro giorno per ottenere il vitalizio tra 6 mesi. Di che sistema parli? Non mi è chiaro…

    6) “Abbiamo dimostrato che l’unione fa la forza. Resteremo uniti. La lotta di classe è questo”

    Ma quando mai!? Parli per slogan. La lotta di classe è tutt’altro. E’ quella operata dalle migliaia di persone ogni giorno contro l’ingiustizia sociale e anche da questo sito che lotta per una coscienza femminile più coesa anche se qualche volta mi trova in disaccordo. Il problema è che queste persone sono disconnesse, falle avvicinare tra di loro ed “esploderà” (metaforicamente, non ti eccitare!) il mondo!
    A Roma si è verificata una cosa squallida dove, come altre rare volte, comunisti e fascisti si trovavano gomito a gomito con l’unico obiettivo di fare caos credendo di lottare come i greci, ma hanno sbagliato obiettivo e modalità e hanno fatto una figura ridicolissima e patetica e stanno prendendo batoste anche dai capi delle altre sedi per aver allontanato il consenso della popolazione dai loro ideali sovversivi. Ma possono vantarsi sulle loro bacheche di avere lanciato un estintore, e questo si, è molto più importante che sovvertire l’attuale sistema economico.

    7) Un’ultima cosa:
    “Quando volevamo fare parte della rivoluzione mondiale di che cosa parlavamo? Di rose e fiori? Ci siamo dimenticati delle manganellate agli Indignados spagnoli? E dei morti in Cile? Degli arrestati a Wall Street?”

    Questi accostamenti sono assolutamente indegni e andrebbero bene in un topic di un forum fascista per fomentare i propri camerati.
    Gli indignados spagnoli sono stati presi a manganellate senza nessun motivo! Non avevano spostato un sasso! I video-denuncia su YouTube hanno girato mezzo mondo e la loro protesta ha fatto centro ed è diventata straordinaria proprio perché ha mostrato l’inefficienza di un governo e delle autorità a rispondere su questioni sociali come quelle. A Wall Street l’obiettivo è stato proprio la borsa che è il fulcro della protesta che dilaga adesso nel mondo.
    Da noi si è preso di mira la polizia e la guardia di finanza, neanche Montecitorio, no, la polizia!

    Umberto

  6. kzm says

    perchè vedere chi sfascia e brucia auto e sedi di banche, ed altro, come bambini che sbagliano, o come espressioni di un disagio? non sono forse persone adulte, se pur giovani, che fanno quello che fanno coscientemente? non credi possa essere un atteggiamento paternalistico e forse pure offensivo? perchè un auto che brucia dovrebbe colpire particolarmente? forse un auto soffre più di un negozio quando viene bruciato?