L’intervento di Fabio Faggi sulla giornata di ieri per la nostra categoria “Memorie Collettive“. Buona lettura!
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Si può essere felici di aver partecipato alla manifestazione di ieri a Roma? E’ tutta la notte che questa domanda mi tormenta. Si, tormentare è proprio il verbo giusto, perchè ero a roma, ero vicino alle macchine bruciate, alle vetrine sfondate e, fortunatamente, ad un portone che la fortuna ha voluto trovassi aperto per rifugiarmici durante le cariche, ma ero anche tra migliaia di compagne con gli occhi arrabbiati di dolcezza, di compagni con sorrisi quasi ingenui, tutti convinti di poter essere motori di un cambiamento, molti inconsapevoli e spesso addirittura disinteressati di quale cambiamento si trattasse, tutti desiderosi di aria nuova, tutti poi costretti a respirare quella appestata dai lacrimogeni, ma questo lo diranno in molti, e molte volte io stesso penserò si tratti di retorica, per cui non proseguirò questo racconto di una vittoria scippata.
Torno alla mia domanda: è così illogico questo mio stato d’animo? Mi sono risposto oggi, a mente fredda, che la soluzione è, come spesso accade, nelle parole, no, la mia non è felicità, è più una serenità raggiunta per consapevolezza: da ieri, parafrasando indegnamente Pasolini, anche “IO SO”.
Si, io so che ci siamo fatti fregare, io so che c’è stata un’azione progettata a tavolino, io so che, se non ci fosse stata la fiducia il giorno prima, ieri ci sarebbe stato il morto, io so che la polizia ha fatto da “Cicerone” agli agitatori, portandoli a fare il giro della città, io so che se fossi un “uomo col casco” non scapperei verso la polizia, ma dalla polizia, io so che una vetrina blindata non si spacca al primo colpo, ma ci vuole tempo, io so che se fossi un poliziotto avrei tutto il tempo di raggiungere chi la sta spaccando e portarlo via, io so che la polizia ieri non ha sbagliato ma ha seguito un piano preparato, io so a chi ha fatto comodo quello che è successo ieri, io so che i miei compagni hanno rigettato i violenti, io so che ho goduto quando un compagno di sessant’anni ha dato un pugno in faccia ad un ragazzino viziato e mascherato che giocava a fare il piccolo guerrillero, io so della soddisfazione di compagni nel dire “Noi non siamo come loro”, io so della mestizia con cui siamo tornati a casa perchè abbiamo fatto tanto per esserci e ci hanno annientati, io so che uno stato di polizia non s’improvvisa, io so che uno stato civile lo si suda, io so che una madre non porta una figlia ad una rivoluzione se teme sia violenta, io so che una persona, per quanto sia un poliziotto, non usa un’idrante su una ragazza in sedia a rotelle, se non ha il cervello annebbiato e la mente caricata da sostanze e discorsi, io so che ieri era fondamentale, io so per CHI ieri era fondamentale, io so che in uno stato pacifico si può ragionare d’alternativa di governo, io so che in uno stato violento vige la legge del più forte, io so che ci hanno dato una prova di forza, io so che gli idranti hanno spento le fiamme ma, sotto la cenere, la brace arde ancora, io so che bastano pochi agitatori per caricare dei ragazzini, io so che gli agitatori vanno puniti dentro e fuori i cortei ed i ragazzini rieducati alla speranza, io so che non c’è rassegnazione, io so che non voglio rassegnazione, e tutte queste cose io le so, ma senza prove, e che nessuno me ne chieda, perchè non potrei portargliene, ieri è stato come prendere un calcio, per prova non ho nulla se non il mio dolore.
Grazie davvero Fabio!