Autunno, altro giro altra corsa. Come se il tempo non fosse passato. Siamo ferm* a un anno fa. Si parla di nuovo di escort, di dignità delle donne, di indignazione, discussioni ipocrite di vario genere e poi c’è chi di nuovo impone cosa siano le ragazze “normali” e cosa no, perché tutto corrisponda ad un unico modello invece che ad una pluralità di soggetti. E allora abbiamo origliato e partecipato alle conversazioni, soprattutto a quelle animatissime sulla bacheca del profilo facebook di Malafemmina che solo per aver detto una opinione si è trovata a fronteggiare quella indignazione, delle donne che dicono di voler difendere altre donne, pronte a momenti a linciarla, qualcuna l’ha minacciata di spezzarle le gambe, altre le hanno tolto il saluto e poi parole violente e giudizi aggressivi che danno la misura di quanto odio sia nell’aria, di quanta misoginia scateni questa cosa e di quanto alcun* siano alla ricerca della donna da lapidare se non le corrisponde in tutto e per tutto.
Ci uniamo alla domanda di Malafemmina: sarebbero queste le donne che dicono di voler difendere altre donne? Pronte a spezzare le gambe a quelle che non la pensano come loro? Pronte ad aggredire e a lapidarle?
Vi lasciamo al suo post che dice bene quello che noi abbiamo in altre occasioni espresso. Condividiamo qui anche un altro suo commento: “è molto facile evitare di parlare dello sfruttamento come radice di tutti i problemi ed è proprio a partire da questa omissione che si generano delle discriminazioni e delle guerre tra poveri. tutti gli autoritarismi hanno giocato su queste lotte tra poveri per continuare a dominare. bianchi contro neri, sante contro puttane e via così. questo non può essere rimosso e farlo significa secondo me collaborare l’autoritarismo.” – Grazie a Malafemmina!
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Quanto mi fanno male le donne a cosce chiuse!
Nei quotidiani si parla di donne, di nuovo, e il modo in cui se ne parla tende a schiacciare, a uniformare le opinioni e tutto sembra, ancora, l’ennesima strategia per battere su un chiodo che scatenerà misoginie diffuse e che sarà il pretesto per dare a repubblica più click di femmine indignate, al corriere più click di quelle che vogliono leggere com’è bello crescere figlie che restino a cosce strette, a donne di partito più motivi per fare un documento in cui si dirà che le donne devono scendere in piazza contro le puttane che non solo sono puttane ma se ne vantano pure. E che cazzo!
Mica si può essere puttane e vantarsene. Devi restare affranta, coprirti di un velo nero se decidi di apparire in pubblico, prostrarti di fronte all’inquisizione cattolica e poi prepararti al rogo perché il linciaggio è pronto e tu sei figlia di Eva e devi pagare.
Non mi volevo occupare di questa cosa ma sulla mia bacheca di faccialibro mi è bastato dire che mi annoia a morte leggere di quante donne abbiano attraversato la vita del premier, chi la piglia e chi la dà, che si è scatenato un putiferio.
Ma come, tu, oh Malafemmina, difendi quella puttana lì? Qualcuno interpreta e riassume perfino il “Malafemmina pensiero” che tra un po’ ci scrivono un trattato di sociologia e io mi sento lievemente in imbarazzo ché sono soltanto una Malafemmina che vende braccia, corpo e testa a chi mi dà un lavoro.
Sono precaria, come tante precarie e precari e penso che le fellatio possono essere di molti tipi e dirvi che non ne ho praticati sarebbe una bugia.
Non allargo le cosce al datore di lavoro che me lo chiede ma non giudico male quella che lo fa. Lui, piuttosto, mi sembra uno stronzo sfruttatore, un maiale che qualunque cosa faccia non paga mai, perché il sistema è fatto per proteggerlo e quando qualcuno scopre ciò che fa il sistema connivente sposta la discussione sulla donna che ha allargato le cosce perché sia lapidata, pubblicamente, con mille se e mille ma.
Si fanno dei distinguo tra quelle che allargano le cosce per bisogno e quelle che le allargano per comprarsi la borsetta. Tra quelle che si prostituiscono per strada e quelle che invece lo fanno al caldo. Che di questi tempi averci il riscaldamento mentre la dai via è un lusso. Devi soffrire, devi farci vedere quanto sei dispiaciuta mentre ti vendi, altrimenti poi non possiamo redimerti, non possiamo chiamare il prete tal dei tali per fargli compiere il recupero della puttana e per darti l’opportunità di pentirti e diventare una santa donna.
Chè di queste regole anni ’50 sono sicura ne avrete sentite moltissime, allora non va bene dire che siamo tutti prostituti, che non c’è differenza tra le braccia che io vendo per pulire i cessi al bar e il culo che una puttana vende per guadagnarsi quello che vuole.
Non sto qui a sindacare su quello di cui le donne hanno bisogno, non mi interessa. Per me è importante un libro e per qualcuna la borsetta. Cambia qualcosa? La mia scelta riassume un valore più ampio? Sono io forse più precaria e meritevole di stima di chiunque altra?
Poi, neanche a dirlo, la conosco tutta la storia dell’essere deluse perché tutto ci mortifica dopo anni di studio in cui abbiamo fatto qualunque cosa per tirarci fuori dalla precarietà mentre stiamo ancora qui a dipendere da genitori, partner, datori di lavoro perfidi e sessisti, che in un modo o nell’altro il culo finiscono per toccartelo lo stesso e ti sporcano l’anima e ti massacrano l’autostima e ti dicono che se non ce la fai è per colpa tua e in termini psicologici ti fanno di peggio rispetto a quello che potrebbero farti se si limitassero soltanto a pretendere una prestazione sessuale.
Non mi interessa parlare di puttane perché voglio parlare dei magnaccia, di quelli che campano sulla pelle delle donne, che le usano come merce di scambio e che ci chiedono sempre la “bella presenza” anche per pulire il vomito degli ubriachi al bar, perché per pulire il vomito devi chinarti e se non dai sollazzo all’ubriaco mostrandogli un bel culo non sei una dipendente che può occupare quel ruolo.
Vivo da sempre tra donne e uomini che la danno via, qualunque cosa sia, se c’è una differenza tra i pezzi di corpo che si possono dare via e per me non c’è, qualunque cosa per un lavoro e ho con queste persone un legame autentico, privo di moralismi, in cui non ci si guarda mai per ritrovare esempi di santità ché sappiamo bene non voler neppure possedere.
Io non sono moglie, madre, santa, e se mi impongono una scelta sto con le puttane. Altrimenti sto per cazzi miei e voglio parlare di datori di lavoro che mercificano tutti, uomini e donne, nessuno escluso. Non ho voglia di scendere in piazza contro le puttane. Non ho voglia di dirmi indignata o di ululare in difesa di una “dignità” che secondo alcune, spesso vicine a partiti retti al maschile, sarebbe violata dalle puttane. La mia dignità, semmai, è costantemente violata da chi crea le condizioni affinché tutte/i noi diventiamo ricattabili, mercificabili e questo è il merito della discussione che mi interessa.
Ma se devo parlare di donne diciamo che mi hanno aperto più strade quelle che aprono le cosce che quelle che le tengono strette.
Le donne a cosce aperte mi hanno regalato la libertà di scegliere con chi fare sesso e con chi no. E sottolineo che l’accezione della “puttana” si sposta a seconda dei contesti perché puttana lo sono anch’io e orgogliosa di esserlo, rivendicando la libertà di usare il mio corpo come voglio.
Le donne a cosce strette sono quelle che si sono fatte veicolo della più becera cultura patriarcale, quelle che mi hanno imposto una morale, quelle che dichiarano che io non sono una brava bambina, una donna seria, una femmina da marito, una adeguata a certi ruoli, quelle che decidono che se apro le cosce allora bisogna giochicchiare con i motivi per cui lo faccio, per continuare a tenermi legata, imbrigliata, schiava di contesti che mi allungano le gonne, mi obbligano a indossare burqa e osservano il modo in cui parlo obbligandomi a non tradire la categoria.
Ché io non rappresento categoria alcuna e non mi importa delle vecchie suocere, delle matrone che stanno chiuse dietro i vetri delle case a spiare i movimenti della figlia della vicina per poi riferire e dire ad altre quanto invece è tanto meglio la loro figlia che studia, va a casa e poi c’ha il fidanzato che non la sfiora neppure con un dito.
Le conosco le donne che non aprono le cosce e sono quelle che mi fanno malissimo perché me le trovo nemiche sempre, ogni volta che parlo di me, di masturbazione, di piacere sessuale, di maternità responsabile, di pillola del giorno dopo, di spogliarmi perché mi piace essere io, me, corpo, anima, vita, sangue, pelle, odore, piacere, e di tutto ciò voglio godere.
Lo faccio gratis perché è la mia scelta ma quelle che mi vorrebbero nemica delle puttane chiamano me puttana perché disconoscono le differenze e sanno dividere il mondo soltanto in sante e puttane, donne per bene e donne per male, e mi impongono restrizioni e divisioni tra quelle che mi somigliano per irregimentarmi in uno schema che dovrebbe farmi vedere le fasciste come sorelle, giusto quelle che sorelle non sono e che se io nella mia vita vado a ruota libera mi dicono che devo procedere in fila, per due, possibilmente etero, possibilmente con progetti che coincidono ai loro, ché altrimenti saltano tutte le certezze.
Quelle che trovo a fare obiezione di coscienza sono femmine che non vogliono darmi la pillola del giorno dopo. Quelle che parlano per giudicare altre donne sono persone che reiterano una cultura maschilista facendosi strumento di misoginia e proteggendo lui, il grande assente, colui che crea un sistema e lo impone, con affiliati e affiliate, che a stipendi più o meno alti, fanno il loro tornaconto e procedono per la via tracciata. Ma quelle, certo, non le chiamiamo puttane, perché indossano un cilicio o perché mentre impongono un welfare che parla di conciliazione e maternità obbligatoria si sentono tanto più moralmente superiori di quelle altre che a me non impongono niente.
Sono precaria, mi faccio un culo così per sopravvivere e tentare di mantenere un minimo di indipendenza, lavoro spesso con altre donne di bell’aspetto che lo vendono – quell’aspetto – per guadagnare e io stessa so che se non avessi l’immagine “gradevole” che ho non sarei neppure qui, in questo misero villaggio vacanze.
Preferisco stare con queste donne che all’occorrenza mi prestano dall’assorbente al numero del legale per reagire a una molestia, invece che a quelle che restano trincerate nel mondo dell’ipocrisia e si fanno scudo di me, che prima di passarmi il numero di un legale mi processano perché dicono che avevo una gonna troppo corta e dunque dovevo io evitare la molestia, me che non voglio essere strumentalizzata da nessuno, per mantenere in vita un sistema di partiti che è maschile e fa schifo eppure nessuna delle donne che si dice indignata scende in piazza per detronizzare quei tromboni che nelle conversazioni di corridoio chiamano puttane certe donne (e io lo so per certo!) per poi fare pronunciare le stesse frasi ad altre donne, che è tanto più in stile con “facciamola diventare una questione di genere così noi non possono metterci in discussione”.
Donne complici che proteggono uomini e li mantengono in stato di grazia e di potere portando in piazza altre donne in nome della dignità delle donne.
Vi suggerisco una pagina facebook che già era in vita in occasione del precedente 13 febbraio perché temo ce ne sia ancora bisogno e temo che ci sia bisogno di tutte noi per fare in modo che nessuno strumentalizzi la nostra precarietà per metterci l’una contro l’altra.
Io ho un ombrello rosso piantato sulla schiena, sono una puttana e vendo quello che comprano perché il mercato del lavoro in questo schifoso paese è questo. Datemi un modo diverso per guadagnare o smettetela di strumentalizzare le mie lotte o di mandarmi in piazza militari con i manganelli quando faccio la rivoluzione, o di chiamarmi “violenta” chiedendomi di diventare un numero funzionale al sindacato tal dei tali, o di normalizzarmi a vostro uso e consumo, o di criminalizzare le mie pratiche di lotta, e smetterò di vendermi perché allora e solo allora sarò un soggetto attivo che potrà contribuire a cambiare lo stato delle cose. Ma se tutto quello che mi chiede questo stato, il governo, i politici e le politiche “moralmente” a cosce strette, chiunque occupi una posizione di potere, è di dare il culo e zitta, che se parlo troppo sono botte, sono guai, sono censure, sono embarghi economici, sono insulti, sono disprezzo, sono repressione, sono invisibilità e tutto quello che sapete a me non resta che vendermi. Ché vendermi al sindacato o al partito, al datore di lavoro di merda o a chiunque altro non fa differenza.
La rivoluzione è fatta di piccole cose. Una tra queste è individuare i nemici giusti e io i miei nemici, quelli che mi impediscono di essere persona, autonoma, li conosco tutti.
Perché se hai deciso invece che il tuo nemico è una puttana allora il tuo nemico sono io o forse, diciamolo, sei proprio tu.
Probabilmente mi porterò questo quesito nella tomba, ma non mi arrendo: come si può essere femministi e contemporaneamente non auspicare l’estinzione, ma anzi l’affermazione, della più emblematica, longeva e indiscutibile espressione del potere dell’uomo sulla donna, quale è la prostituzione?
neanch’io scenderei in piazza contro le prostitute semmai contro i magnaccia, e trovo sbagliato che i mezzi d’informazione si concentrino ossessivamente sulle prostitute senza porsi domande sui clienti, chi si prostituisce non è mio nemico e difenderò sempre il diritto di una persona adulta a fare quello che vuole con il proprio corpo incluse cose che magari non condivido e non mi piacciono…però c’è un però: trovo che nella prostituzione non vi sia niente di immorale se praticata da adulti consenzienti, penso però che sia triste, avvilente per chi paga e per chi si vende quindi non me la sento di dire che è come ogni altro lavoro
Personalmente se fossi padre insegnerei a mia figlia (e anche a mio figlio,ovviamente) che il sesso va fatto con chi le piace, con chi la attrae, la seduce, la emoziona (se poi c’è di mezzo quella cosa chiamata amore, tanto meglio) e non con chi magari le fa schifo però la paga, e non potrei mai dirle che non c’è poi tanta differenza fra la prostituzione e qualunque altro lavoro, non potrei mai dirle che fare sesso esclusivamente per denaro è uguale a fare la cameriera o la segretaria o la commessa o l’insegnante ecc.,, fare la prostituta non è uguale neanche a fare l’attore/attrice, il/la ballerino/a o il/la modello/a ( professioni dove pure il corpo e l’aspetto fisico sono importanti e sono in qualche modo “strumento di lavoro”), non è questione di bigottismo, è questione di essere onesto, di essere un bravo genitore, a te legittimamente non interessa diventare genitore, io però spesso ci penso a come mi comporterei se lo fossi.
X Marcella Raiola: capisco la tua indignazione e in parte condivido, ma attenta anche tu a non mettere tutto nello stesso pentolone: puoi disapprovare la studentessa che partecipa a Miss Italia (per quanto mi riguarda non ho nulla contro i concorsi di bellezza ma trovo alquanto discutibile che la Rai, servizio pubblico trasmetta manifestazioni del genere oppure perchè non trasmette anche concorsi di bellezza maschili, tipo “il più bello d’Italia” dato che esistono?) ma non è uguale ad una escort.
Non credo che l’unica via di uscita sia vendersi. Io preferirei la morte, e non perché sono borghese fradicia o frigida o bigotta, ma perché poi non potrei più riconoscere il mio corpo dopo lo stupro, perché mi ammazzerebbe la traccia fetida rimasta dentro di me, il senso fisico di schifo, di umiliazione… Si può resistere e si può cercare di cambiare il “sistema”, il che, certo, è reso difficile dalle prostitute ideologiche, come la Roccella o la Binetti. Mi pare assai specioso paragonare il precariato alla prostituzione! Una persona che lava i cessi onestamente per portare i soldi a casa NON E’ UGUALE A UNA CHE DA’ IL CULO! Voi, dunque, non fate differenza tra l’atto sessuale e un gesto qualunque, una qualunque prestazione lavorativa? IO SI’! Vendersi la propria intimità lasciandosi usare e venendo incontro ad uno schifoso desiderio di dominio del maschio-gorilla è obbrobbrioso e basta, come mutilare i genitali di una bimba o stuprare…
Seguendo il vostro discorso, si potrebbe dire che ogni volta che marito e moglie fanno l’amore, l’una con passione e l’altro con distrazione c’è stupro, per cui se il marito poi va a stuprare dieci bambine thailandesi è LO STESSO ed è pure giustificato! Non è lo stesso… Non è lo stesso e lo stupratore non è giustificato né giustificabile!
Giudicare non è un atto moralistico: è un atto dovuto. Giudichiamo quando mangiamo (io la lingua di maiale non la mangio perché la giudico uno schifo!); giudichiamo ogni volta che agiamo e scartiamo qualcosa per prenderne un’altra. Se non giudichiamo più, allora paralizziamo l’azione politica, perché tanto fascista o comunista è lo stesso, mica posso giudicare “SBAGLIATO” il fatto di dispensare purghe, sennò “manco di rispetto”!!! Ma scherziamo? E le vittime? E gli altri? E le ricadute sulla collettività?
Anche io sono precaria della scuola. Non mi sento “prostituita”, anzi! Insegno a ragazzi e ragazze che prostituirsi ideologicamente, fisicamente e moralmente è uno sconcio. L’avvilimento per la propria condizione di precaria non è lo stesso che si proverebbe dopo aver inquinato il corpo e venduto l’anima. Una cosa è la VIOLENZA del sistema che ti costringe a vendere sottocosto le braccia e l’ingegno per sopravvivere, magari perché, come docente, fai paura perché fai ragionare sul sistema stesso e sulle sue contraddizioni (cosa di cui ti fai forza e che ti inorgoglisce e ti fa andare avanti con fierezza, perché SAI CHE RESISTI, CHE DAI FASTIDIO A CHI TI VORREBBE SOLO A GAMBE LARGHE!), e una cosa è la considerazione bassissima di sé e l’obiettivo idiota che una si pone nella vita (diventare velina, cioè alimentare il circuito della svendita e dell’abuso!!!!) e che la porta a far la fila davanti alla camera di un vecchio bavoso per avere l’onore poi di sculettare in TV a beneficio di milioni di bavosi!!
Beninteso… NESSUNO SE LA PRENDE CON LE DONNE E LE RAGAZZE, che a me fanno paura e fanno piangere per l’ignoranza profondissima e la bassezza degli orizzonti estistenziali che le connota; solo, si valuta la ricaduta che tutto ciò ha sui processi di emancipazione; si registra il mutamento antropologico dolorosissimo che mette in crisi, quel poco di liberazione delle nostre vite dalla violenza maschile e patriarcale che c’era stata…
Voi sbagliate a chiamare PUTTANE le ragazze di Berlusca. Purtroppo non lo sono! LA PUTTANA FISSA IL SUO PREZZO; LORO, INVECE, SI DANNO A GRATIS, COME LE SCHIAVE ROMANE ANTICHE, IL CUI STUPRO DA PARTE DEL PADRONE ERA UN SISTEMA COMODO DI ACCRESCIMENTO A GRATIS DELLA POPOLAZIONE SCHIAVILE (il figlio seguiva la condizione giuridica della madre, per cui i figli di schiava erano schiavi in più da mettere a lavorare)…
Queste ragazze si sono date a chili e quintali, si sono lasciate pesare e misurare, stuprare e leccare PER NULLA, per la sola e vaga PROMESSA di un programmino in TV!!!!!! E’ da matrone borghesi sentirsi sconvolte da questo? Ieri sera hanno sfilato in TV 60 bestie acqua e sapone (ma cripto-troie, come piace all’italiano medio dalla doppia morale), che si contendono, a colpi di fianco, di zizza e di culo, il titolo di “miss”, cioè di ragazza più SCOPABILE d’Italia… E’ da matrona borghese urlare contro questo sconcio, sentirsi intimamente DIVERSA, PIU’ DIGNITOSA di chi trova NORMALE ammiccare con sorriso “rassicurante” alla telecamera, con le manine dietro la schiena e il dondolio che già simula l’orgasmo? Devo spingere la solidarietà femminile fino al punto da dire “Brava!” a chi titilla i bassi istinti del maschio-padrone per comodità sua??
Vengono da Scampia ‘ste ragazze? Sono abituate al bellum omnium contra omnes? NOOOO!!! Sono ricche, sono borghesissime, bravissime studentesse universitarie e magari anche SCOUT!! E ALLORA TUTTA LA SOCIETA’ HA FALLITO, CAZZO!!!!! Perché se una che legge Engels o Euripide la sera va a fare l’occhietto in TV percependosi esclusivamente come una vagina deambulante, allora vuol dire che la dignità che lo studio avrebbe dovuto conferirle, magari per decidere di fare la puttana a modo suo e dettando LEI le sue regole di piacere non le è servito né bastato a smascherare l’ipocrisia di chi la vuole manipolare, di chi la vuole apparentemente santa ma sotto sotto puttana DOCILE e pronta all’uso! Vuol dire che la dignità che lo studio voleva darle come persona che ama e non come persona che viene trombata utilmente, non l’ha manco sfiorata!!!!
Insomma… Quando scendo in piazza, io non scendo in piazza contro le “puttane”, ma contro le schiave, schiave dell’ignoranza del “sistema” declinato al maschile, contro chi non lo combatte, contro la generalizzazione possibile, pericolosa e comoda di un modello di relazione intergenerica che non vuole prescindere dal sesso (MA UNA SARA’ ANCHE LIBERA DI MORIRE VERGINE, FOTTENDOSENE DEL SESSO PENSANDO AD ALTRO, PERCHE’ ALTRO LE INTERESSA, NELLA VITA? O NO?), ovvero che non riesce ad accogliere un sesso “agito” e non “patito” dall’individuo-donna.
Se continuiamo a dire che “questo” vale “quello”, che precariato vale nottata da Berlusconi, che vita onesta vale dare il culo… allora ci butteremo la zappa sui piedi e la butteremo addosso alle nuove generazioni. Chi dà il culo si sottopone a uno stupro, ammettendo il DIRITTO del maschio a possedere SOLO il corpo della donna, DOMINANDOLO, senza entrare in DIALESSI con la DONNA come INDIVIDUO. E’ INACCETTABILE e non mi interessa che poi mi venga a prestare l’assorbente. Non mi interessa che mi presti l’assorbente una sgualdrina che MI FREGA IL POSTO all’UNIVERSITA’, magari, perché INVECE DI STUDIARE DIECI ANNI E DI PRODURRE LAVORI SCIENTIFICI VALIDI si infila nel letto del professore e poi mi fa “marameo”!
Se lo tenesse, l’assorbente, scusate!!!!! Qui non è sotto inchiesta la libertà di prostituirsi, MA IL CLIENTELISMO, L’USO DEL CORPO PER OTTENERE QUALCOSA CHE VA A DETRIMENTO DI ALTRE DONNE! DARLA AL PADRONE SIGNIFICA TOGLIERE IL LAVORO A QUELLA CHE VUOLE DARE SOLO LE BRACCIA; SIGNIFICA DANNEGGIARE UN’ALTRA DONNA E, NEL CONTEMPO, RIBADIRE CHE LE DONNE SONO IN VENDITA! La prostituzione non è il mio idolo polemico. A ME INTERESSA IL FURTO DI FUTURO CHE LE PROSTITUTE VOLONTARIE, COMPIACENDO IL MASCHILISMO, COMPIONO AI DANNI DI CHI NON SI VUOLE PROSTITUIRE PERCHE’ LO TROVA IMMONDO O NE E’ FISICAMENTE INCAPACE. Non sono io che devo essere solidale con le sgualdrine. Sono loro che devono chiedersi se, invece di dare il culo al padrone per togliere a me, alla scema che il culo non lo dà, il lavoro e il frutto dei miei sforzi, non sia meglio andare insieme a rivendicare il diritto a un mondo in cui NESSUNA debba più dare il culo, a meno che non lo voglia per piacere suo.
Grazie dell’ascolto e dell’occasione offertami per articolare la mia riflessione.
C’è un pò di superficialità e di banalità in questo post Malafemmina…Che le donne siano maschiliste non è nuovo sotto il sole…che lo siano anche le “escort” di Berlusconi anche…Non è una questione di difendere o aggredire le “puttane”, non è questione di riproporre secolari dicotomie (come fanno a destra e a sinistra secondo come gli conviene….eppure c’è ancora chi crede nello stato e nei partiti…bah). Si tratta solamente di capire di cosa si sta parlando. Sti cazzi della escort che detta regole (un pò fasciste eh…lasciamelo dire…mo non è perchè si vende ed allarga le cosce che posso passare sopra a tutto…non mi interessa con chi scopa ma se vale siamo tutte puttane vale anche siamo tutte antifasciste e se la tipa è una fascista del cazzo….fai tu…) Si parla di corruzione politica (che novità….ma ripeto l’incoerenza è indignarsi e continuare a credere allo stato e alla democrazia…) e di vita reale. Nel senso che se le donne svolgono il ruolo di mazzette in questa storia il problema non sono le donne ma la loro funzione di mazzette. Se le mazzette servono a comprarsi il favore del Potere per devastare un territorio, ad esempio, abbiamo un grosso problema. La tipa il cui video sta girando nel web indignato (quel web che crede nello stato e nella democrazia) mostra solo una donna che vuole vendersi al potere, come tutt* noi facciamo quotidianamente, e che è parte di un meccanismo di corruzione politica, come le mazzette. Poi io personalmente ho tanta fiducia nell’individuo, parlare sempre di sistema senza specificare di quale sistema si parli è un pò retorica, trovo….
Buona giornata
In un paese normale, quindi non parliamo dell’Italia, chi vuole fare la prostituta per bisogno o per altro lo dovrebbe fare liberamente:
Invece con una legge Carfagna scritta con i piedi (probabilmente di Silvio) è il cliente a essere il colpevole se esiste la prostituzione, e giù misure punitive, ma andiamo con ordine:
Innanzitutto andrebbero tutelate coloro che sono costrette sulla strada dai papponi, quindi arrestati e sanzionati questi ultimi, invece è il cattivo cliente che con la sua domanda crea l’offerta, quindi questi se viene beccato scattano multa, sequestro del veicolo e denuncia, mentre dall’alto un premier che dovrebbe dare il buon esempio sfacciatamente ha un harem da far paura, e quasi come una moderna Maria Antonietta il popolo ha fame ma per lui le brioches le devono solo Io odorare e guardare (possibilmente sui suoi canali).
In un paese normale, invece di fare una bislacca legge Carfagna (non c’è l’ho con lei) avrebbero dovuto pensare di riaprire case di appuntamento, visto che ogni tanto fanno retate in appartamenti di queste con somma soddisfazione di qualche persona che chiama i carabinieri dando, direbbe De Andrè, “buoni consigli se non può dare cattivo esempio”.
Concludendo chi davvero vorrebbe fare il mestiere più antico del mondo, dovrebbe essere tutelato attraverso la riapertura di case di tolleranza che distruggano il mercato schiavista e clandestino, e che non solo permetta a chi vuole aprire le cosce le apra, e chi non vuole non le apra, ma di tutelare la prostituta, con controlli sanitari, di sicurezza e ai fini pensionistici, il cliente che vedrebbe la sua salute e la sua privacy più al sicuro, e lo stato prendendoci una percentuale (e non facendoci il magnaccia come si diceva ai tempi della Merlin) comincerebbe a rimpolpare un po di conti, senza salassare il cittadino.
Ma queste sono utopie per ora, visto che questo è il governo più ipocrita degli ultimi 150 anni