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Tango Equo

Una mia cara amica è appassionata di Tango. Me ne ha parlato tante volte e io l’ho sempre ascoltata seppur con un po’ di scetticismo, dovuto non alla sua passione, certo, quanto al fatto che mi sembrava un ballo beatamente machista, dove lui invita e conduce e lei al massimo può acconsentire.

La prassi di Tanghi e Milonghe è quella tipica dei miei nonni. I ballerini e le ballerine si posizionano ai lati della pista e poi, secondo prassi consolidata, lui fa una selezione della carne che preferisce e va ad invitarla. Lei può certo dire no se non gradisce il soggetto ma dire no significa bruciarsi la piazza, nessuno o quasi ti inviterebbe più, perché c’è bisogno di allenarsi e dunque accettare diventa più o meno un obbligo. Tradizione vorrebbe che si applicasse la regola della “guardata” (mirada) che consolida un legame tra i due prima dell’invito. Ma le guardate a quanto pare sono unidirezionali perché il tango unito ad una mentalità un po’ maschilista dice anche che le femmine che guardano e scelgono siano un po’ eccessive.

Di questa dialettica interna alle comitive di tangher* non sapevo nulla finché la mia amica non mi ha illuminato e non mi ha spiegato che da lei partiva perfino una proposta abbastanza rivoluzionaria che inseriva il concetto di autodeterminazione anche nel tango. Si chiama Tango Equo e quali sono i punti di partenza di questa proposta sta scritto in un gruppo facebook dedicato, al momento, alle persone di area fiorentina, ma che potrebbe forse diventare spunto di discussione per altre persone di molti altri posti d’italia.

Il concetto è chiaro: le donne non ci stanno ad essere selezionate o scartate, perché ci sono quelle che non vengono scelte mai o che vengono scelte solo da quelli che non gradiscono. Vogliono avere la libertà di invitare e scegliere e sfidare i vecchi canoni della seduzione. Le donne pagano il biglietto come tutti e partecipano in egual misura alla danza perché si dice che lui conduca ma i passi devono conoscerli in due altrimenti il tango viene male.

Ho chiesto se è possibile che ballino due donne e mi ha detto che certo, si, ma il ballo è fatto comunque in modo che una conduca e l’altra segua, dunque non c’è scampo. Allora la proposta di equità quanto meno nella scelta diventa una opportunità interessante, per chi ha voglia di coglierla.

Per farmi capire meglio la mia amica mi ha portata ad una serata. Non ero lì per ballare e si capiva dalle scarpe, così mi hanno detto, io con le zeppe comode e la mia amica con una scarpa da tanghera da far paura.

Io amo la sensualità in tutte le sue forme e la mia amica che balla il tango è quanto di più sensuale io possa aver visto durante quella serata. A occhi chiusi, concentrata, carnale, morbida, perfetta, le linee del suo corpo, i movimenti delle gambe, il modo di intrecciarle, di sfidare e compiere quei passi, la posa della schiena, la linea del collo, l’espressione passionale del suo volto. Mi sono persa, tra quei piedi e quelle gambe che si muovevano meravigliosamente per quanto non  mancassero degli autentici pezzi di legno, degli esseri sudaticci che se toccavano corpi immacolati pensavo “che peccato!”, delle persone sgraziate e quelle altre che si conformavano ai tecnicismi, braverrime per carità, ma senza un’oncia di passione, nulla di quello che ho visto fare alla mia amica.

Allora mi si è aperto l’interesse, non tanto al ballo in se’ perché quello ce l’avevo per quanto il mio interesse fosse dedicato prevalentemente ad altre movenze alle quali ho dedicato perfino anni di studio nell’adolescenza, ma proprio verso la sensualità e l’emozione che quelle scene mi hanno suscitato e così ho scoperto un mondo fatto di corpi che si toccano e dialogano e cercano punti di contatto a partire da vecchi canoni, proponendone di nuovi, inserendo tradizioni sane, come quella del Tango Clandestino che prende spunto, credo, dal fatto che il Tango fu una pratica vietata per legge in Argentina in un certo periodo coincidente con la Dittatura, così praticare quella danza diventava rivoluzionario, come rivoluzionaria è l’occupazione delle piazze fiorentine con flash mob di tango.

Ho scoperto allora che al Csa nEXt Emerson si fanno lezioni gratuite di Tango e che sono frequentatissime e mi è venuto in mente che in una prossima manifestazione un’avanzata di tangheri e tanghere in prima fila invece che quegli scudi a rompere le barriere di cordoni e zone rosse sarebbe un miracolo di passione e vita, ideali e corpi, in direzione opposta e contraria a dove va la morte, la repressione, la violenza del potere.

Allora non so se mai imparerò il Tango perché sono indisciplinata e di essere condotta non c’ho voglia o se ce l’ho prima di trovare qualcun@ capace, compatibile, a cui affidarmi passerebbe qualche anno di sicuro, faccio già mille cose di ricerca e corpi e scambio e sensualità e in questo caso posso fare quello che forse mi riesce meglio: raccontarvela, affinché possiate conoscere questo pezzo di storia e di lotta di uguaglianza, senza che i machisti si accaniscano su una passione bella e senza che le altre, quelle che non gradiscono, scatenino l’inferno del dileggio, perché le passioni sono passioni e in quanto tali sono insindacabili.

Ve la racconto e spero che voi vorrete viverla perché si tratta certo di una delle mille forme attraverso le quali si può rivoluzionare la relazione tra i sessi. A partire da un passo di danza. A partire dalla mia amica.

Posted in Anti-Fem/Machism, Corpi, Fem/Activism, Iniziative, Sensi.


6 Responses

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  1. stefano says

    Emma Goldman (Kaunas, 29 giugno 1869 – Toronto, 14 maggio 1939)
    « Se non posso ballare, allora non è la mia rivoluzione »
    …aspettando il 15 ottobre…

  2. HCE says

    il tango un giorno vorrò provarlo, ma mi sono fatto l’idea che in tutte le cose fatte in due condurre ed essere condotti, per farlo bene, va fatto con ascolto.
    e allora pesa di meno il potere e di più l’empatia lo scambio.

    e poi non vedo perché non si possano rompere le regole e darsi il cambio a “condurre”. esperienza molto più ricca per entrambi.
    certo non sarà ortodosso, ma quando mai l’ortodossia ha reso felice qualcun@?

    e veramente fico l’idea di portarlo in piazza. magari in pink.
    come le bande di strada, gli ottoni e i mitoka samba per esempio.
    o la clown army.
    sempre per “se non si balla non è la mia rivoluzione”

  3. gilda says

    son contenta che parli di tango. io il tango lo amo moltissimo. una decina di anni fa ho provato a impararlo ma non mi trovavo nell’ambiente e ho smesso.
    ma non mi do per vinta, mercoledì inizio all’emerson e poi ti fo sapere!
    al progetto conciatori a primavera abbiamo fatto tango per strada ed è stato proprio bello.
    può darsi sia anche maschilista ma a me mi garba. E ti dirò che mi garba proprio farmi condurre, riuscire a lasciarmi andare e se guire e basta mi fa godere parecchio. Lo trovo un buon esercizio riposante, sarà che è il contrario di quello che fo nella vita.
    e poi questa cosa dei ruoli, di guidare essere guidati, può essere davvero un bel gioco.

  4. Serbilla says

    “..ho scoperto un mondo fatto di corpi che si toccano e dialogano e cercano punti di contatto a partire da vecchi canoni, proponendone di nuovi, inserendo tradizioni sane”.
    E’ proprio così, il tango è in evoluzione – ♥ -, e se la prima impressione può essere di un ballo in cui uno sceglie e l’altro si adegua, è solo un’impressione, poichè i ballerini hanno lo stesso valore, la stessa importanza.
    Nel film Tango di Carlos Saura, ballano tra loro sia uomini che donne e c’è anche un tango a tre. Al film si possono muovere della critiche, ma ai ballerini sicuramente no: http://youtu.be/tQ37NqcypH4 e http://youtu.be/jlBdrrwnemo

    Ho visto recentemente uno spettacolo molto bello della compagnia argentina Roberto Herrera, che ha eseguito un tango fra uomini, a testimonianza di questa apertura del tango.
    C’è una scena carina del telefim Brothers and Sister in cui si balla il tango e due dei protagonisti, una coppia gay, discutono su chi debba guidare, questo genera una discussione sui rapporti di potere nella coppia.
    Il “maestro” dice: Sarebbe un errore pensare che la donna sia meno dell’uomo, nella danza e nella vita, ognuno ha un ruolo, ma sono uguali.

    Bella la citazione Paolo!
    🙂

  5. Paolo84 says

    Le passioni sono insindacabili, sono perfettamente d’accordo. Essere condotti nella danza non vuol dire essere sottomessi/e nella vita, ogni danza ha le sue regole (ma l’idea del Tango Equo mi pare giustissima e da profano penso che possa esaltare lo spirito di questa danza) comunque non sono un esperto nè di ballo nè di tango e invidio molto chi sa ballare mi limito a riportare le parole di Miguel Angel Zotto, tra i più grandi ballerini di tango viventi

    « Il tango non è maschio; è coppia: cinquanta per cento uomo e cinquanta donna, anche se il passo più importante, l’ “otto”, che è come il cuore del tango, lo fa la donna. Nessuna danza popolare raggiunge lo stesso livello di comunicazione tra i corpi: emozione, energia, respirazione, abbraccio, palpitazione. Un circolo virtuoso che consente poi l’improvvisazione. (Miguel Ángel Zotto) »

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  1. Tango Equo – Femminismo a Sud | Barrio Latino | Scoop.it linked to this post on Settembre 14, 2011

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