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SeL e il voto sulla Pas

Tempo fa avevamo posto un problema ai compagni e alle compagne di Sel in occasione della proposta di iniziativa che avevano lanciato a critica del vademecum contro la violenza sulle donne diffuso dall’amministrazione Alemanno a Roma. Avevamo detto esplicitamente che non avremmo aderito o partecipato a nessuna iniziativa che fosse venuta da un gruppo politico in cui non si rimettesse in discussione la decisione di due consiglieri provinciali di Sel riguardo alla Pas. Il nostro post è stato preso seriamente in considerazione e non avremmo immaginato diversamente dato che la nostra richiesta era di tipo politico, preciso.

Il gruppo di compagni e compagne di Riprendiamoci la politica hanno rivolto una lunga lettera a Sel, ai consiglieri che hanno votato la mozione alla provincia di Roma sulla Pas e hanno espresso un proprio punto di vista sulla materia. Hanno inviato questa mail per conoscenza anche a noi ed essendo uno strumento utile di dibattito qui la condividiamo sperando possa sortire una ulteriore discussione. Buona lettura!

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Al Gruppo Consiliare di Roma
di Sinistra Ecologia Libertà
Gino De Paolis – Capo Gruppo
Gianluca Peciola

E p.c.
A Cecilia D’Elia Assess. Alla Cultura della Provincia di Roma
A Giancarlo Torricelli coord. Provinciale SEL Roma
A Marina D’Ortenzio Responsabile responsabile politiche di genere
Alle compagne di “Femminismo a sud”

Cari compagni,

la giunta Alemanno sta portando avanti diverse iniziative che strumentalizzano la violenza maschile contro le donne per alimentare politiche xenofobe e di militarizzazione della città. Una delle ultime è la pubblicazione di un “vademecum per la sicurezza delle donne”. Come gruppo “Riprendiamoci la politica” abbiamo deciso di rispondere a questa campagna affermando che la violenza maschile contro le donne non è una questione di ordine pubblico, non si combatte alimentando politiche securitarie e diffondendo insicurezza.
Abbiamo proposto a diversi/e compagni/e di SEL, a gruppi, associazioni e singoli una iniziativa, che si è tenuta mercoledì 27 luglio, per opporci alla retorica dell’opuscolo capitolino, per riaffermare una diversa cultura della città e delle relazioni tra i sessi, per sostenere un’altra idea di sicurezza e una cultura rispettosa della differenze. Attraverso una performance a Piazza Trilussa (un divano, una lampada, due attori e qualche cartello sono bastati) abbiamo affermato che la violenza contro le donne avviene soprattutto in famiglia o nelle relazioni quotidiane e che le donne non sono soggetti deboli da scortare, da proteggere come propone il nostro sindaco.

Il gruppo provinciale di SEL alla Provincia di Roma ha segnalato su facebook la propria “non partecipazione” all’iniziativa. Questo episodio, virtuale ma significativo, ci ha dispiaciuto e non ne abbiamo compreso le motivazioni, tuttavia non è per questo che vi scriviamo.

Come gruppo siamo vicini a SEL, molte e molti di noi militano in questo partito, pur rivendicando uno spazio di autonomia. Per questo abbiamo ricevuto come risposta, da un gruppo che conosciamo bene (“Femminismo a sud”), il testo che trovate qui sotto e che contesta una scelta operata dal gruppo provinciale di SEL di cui, pur essendo in molti impegnati su queste tematiche, nessuno di noi era al corrente.

Vi scriviamo per porvi due questioni: una riguardante il merito della contestazione ed una riguardante il modo di costruire politica nella città e nelle istituzioni di SEL.
Crediamo infatti opportuno fare di questa vicenda un’occasione di confronto tra noi e con quanti e quante hanno su questi temi un impegno politico importante.

Ci riferiamo alla mozione che istituisce nella provincia romana una giornata di celebrazioni (il 25 aprile) a favore della Pas, Sindrome da Alienazione Parentale. Il voto del Consiglio Provinciale, infatti, non riguarda un’occasione di confronto sulle tematiche inerenti i conflitti che emergono nelle vicende di separazione e sulle forme più opportune di tutela dei minori, ma “una mozione affinché la Provincia di Roma promuova l’istituzione anche in Italia nel mese di aprile, della “Giornata della consapevolezza della alienazione genitoriale”, già istituita in molti Stati americani, il 25 aprile».
Soprassedendo sulla data del 25 aprile – che in Italia ha una centralità particolare che vorremmo non sfuggisse – si tratta dunque di una presa di posizione esplicitamente a sostegno di questa campagna che, come è noto, ha una forte connotazione politico culturale segnata da un forte revanscismo maschile, ostile alle normative antiviolenza e alle normative mirate ad un riequilibrio di poteri e diritti tra i sessi.

La strumentalizzazione da parte della destra della diffusa sofferenza di molti padri separati è un caso strettamente connesso. Non a caso queste iniziative sono assunte in forma congiunta da associazioni dei movimenti di rivalsa maschile “antifemminista” e da associazioni conservatrici cattoliche.
Sul sito dell’associazione (XXXXX), una delle promotrici dell’iniziativa relativa alla PAS si può infatti leggere: «fermiamo la violenza femminista» o «violenza in famiglia: quando la vittima è l’uomo padre» e si può visionare il video «figli del divorzio». L’altra associazione (XXXXX) saluta la bocciatura della legge sull’omofobia come atto che rompe il “mito della Discriminazione Positiva. Si è cominciato con la legge che istituiva le commissioni pari opportunità nata da alti valori ma ben presto arretrata a strumento di alto privilegio per un solo genere”.

Pur non ignorando la necessità di valutare con grande attenzione la dimensione complessa e contraddittoria dei conflitti familiari che coinvolgono minori, i centri antiviolenza e molte associazioni di donne hanno preso posizione e hanno denunciato il carattere esplicitamente reazionario di queste iniziative e il tentativo di minimizzare (o occultare) il fenomeno della violenza maschile contro le donne, derubricandolo a espressione della normale conflittualità di coppia o, peggio, colpevolizzando le vittime.
Una forza di sinistra non può e non deve sostenere e sostanziare un simile approccio retrivo e distorto alla violenza di genere. Una forza di sinistra dovrebbe farsi carico di aprire al suo interno un serio confronto su questioni ormai imprescindibili e non più rinviabili: la qualità del rapporto tra i sessi, il modo in cui vengono veicolati e rinforzati stereotipi che costruiscono i ruoli di genere, la gravissima questione della violenza di genere (un giorno su tre una donna viene uccisa per mano del suo compagno o di persona a lei comunque legata da una relazione).
Una forza di sinistra, senza peraltro aprire alcun confronto sulle tematiche della PAS (strettamente connesse a tutto questo), non può sostenere iniziative, come quella votata in Consiglio Provinciale, strumentali al mantenimento di ruoli sociali che vedono la donna subalterna.
La tendenza a definire una Sindrome di Alienazione Parentale inoltre, è figlia di una cultura della medicalizzazione di ogni forma di disagio e conflitto interpersonale che rimuove la soggettività delle persone producendo classificazioni standard di sindromi, che la critica alla psichiatria ha da tempo evidenziato. Anche questo approccio critico al sapere medico (e al suo uso strumentale per “naturalizzare” poteri, norme e gerarchie sociali) è patrimonio di una cultura da cui una forza di sinistra innovatrice non può prescindere. Ma l’uso strumentale del riferimento al disagio per fini giudiziari ha necessità di generare categorie e patologie in cui incasellare conflitti e disagi.
Pur attribuendo il grave incidente del voto in Consiglio Provinciale ad una semplice sottovalutazione delle implicazioni del testo approvato, questo episodio dimostra come, soprattutto quando si affrontano temi delicati come questi, un soggetto politico collettivo non può affidare la sua linea politica a scelte individuali degli eletti.
E’invece necessario che chi opera nelle istituzioni coinvolga e ascolti chi costruisce un impegno politico, associativo e culturale collettivo nei partiti e fuori di essi.
Votare questa mozione istitutiva della giornata di celebrazione della PAS ha un valore politico di sostegno a posizioni reazionarie e retrive, con cui SEL non può avere nessun ambiguità.
Un approfondimento collettivo avrebbe fatto vedere cosa quell’odg realmente sostenesse.
Non vogliamo fare di questa un’occasione strumentale per “piegarla” a un dibattito interno ma, al contrario, mostrare su un esempio concreto il senso di una riflessione che condividiamo e che riguarda la non autosufficienza degli eletti nella costruzione del profilo e della proposta politica di SEL.
Non chiediamo, dunque, solo una maggiore consapevolezza dei propri limiti e una maggiore propensione all’ascolto, ma anche di aprire una riflessione come la costruzione di una buona politica passi anche per una magiore apertura delle rappresentanze istituzionali all’elaborazione e al contributo di movimenti, associazioni e di quanti e quante hanno deciso di dare corpo all’esperienza politica su cui quella presenza istituzionale si basa .
E’ necessario costruire sedi partecipate di condivisione delle informazioni e di valorizzazione delle competenze per evitare iniziative istituzionali assunte con superficialità e senza una piena cognizione di causa.
Crediamo inoltre opportuno che gli eletti del centro sinistra al Consiglio Provinciale di Roma tornino sulla decisione assunta e aprano un momento di necessario approfondimento collettivo.

 

Ovviamente saremo felici di poterne discutere insieme,

con affetto e amicizia

Le compagne e i compagni di “riprendiamoci la politica”

 

SeL contro la violenza sulle donne. Perchè dunque vota per la Pas?
Via mailing list circola un invito a partecipare ad una iniziativa in piazza, a Roma, per opporre critiche e dissenso rispetto al vademecum che Alemanno e la sua giunta hanno diffuso “contro la violenza sulle donne”. Un Vademecum che parla di ogni pericolo che le donne corrono fuori casa, contrassegnando il nemico come altro da noi (straniero?) e dimenticando strumentalmente di rivolgere ogni possibile raccomandazione/consiglio sui pericoli che le donne corrono dentro casa, in famiglia, a partire da mariti, padri, nonni, parenti violenti.
(…) Prima di lasciarvi alla lettura del loro invito, vorremmo però chiedere a Sinistra e Libertà Roma se è a conoscenza del fatto che in aprile i consiglieri provinciali di SeL De Paolis Gino e Peciola Gianluca, assieme ad alcuni esponenti di Idv, Pd, lista zingaretti, unione centro e varie di destra e centro destra (i cui nomi renderemo pubblici giacchè quello che fanno dovrebbe essere divulgato in modo trasparente), hanno votato a favore di una mozione che istituisce nella provincia romana una giornata di celebrazioni (il 25 aprile) a favore della Pas, una malattia inventata da un signore che non è stato accreditato in nessun contesto scientifico, che si è pubblicato i libri da solo, che è morto suicida dopo aver scritto varie cose a giustificazione della pedofilia, una malattia non riconosciuta dalle comunità scientifiche e giuridiche a livello internazionale e che ora perfino L’Onu giudica pericolosa per la salute fisica e psichica di donne e bambini.
Perchè a noi piacerebbe partecipare e divulgare le iniziative di SeL avendo chiaro che SeL ha a cuore l’interesse di donne e bambini vittime di violenza maschile e vittime anche di ex mariti che utilizzano qualunque strumento per togliere credibilità alle donne che li denunciano per violenza, stalking, abusi. Chi ha votato (e per carità, anche chi l’ha promossa) a favore di quella mozione, argomentata senza approfondimenti, se non con la citazione di frasi che leggiamo solo sui siti che promuovono questo dogma al quale sembra impossibile opporsi, sicuramente non aveva tutte le informazioni al riguardo. Immaginiamo che assolutamente in buona fede abbiano ritenuto di fare una buona scelta. Ma, se non in quella occasione, almeno dopo: hanno letto qualcosa sulla materia? Hanno letto quello che scrivono i bambini che sono stati affidati ai loro abusatori grazie all’uso della Pas (vent’anni fa, non oggi che viene rimesso in discussione) in qualche angolo conservatore degli Stati Uniti? Hanno una vaga idea del progetto di “riforma” del diritto di famiglia (e del welfare) che portano avanti in vari paesi europei i sostenitori della Pas?
Gradiremmo avere una risposta a tutto ciò altrimenti, almeno per ciò che ci riguarda, sebbene siamo d’accordo nella sostanza e nei contenuti con l’iniziativa di cui si sta parlando, non riteniamo di voler partecipare a nulla che SeL propone fintanto che non avremo chiare le ragioni per cui tali consiglieri hanno espresso un voto (è loro opinione personale o è espressione del partito?) e dunque una opinione sulla materia. Disponibili ovviamente a fornire tutta la documentazione e le informazioni che siamo in grado di reperire. Contattateci e vi risponderemo.

http://femminismo-a-sud.noblogs.org/post/2011/07/24/sel-contro-la-violenza-sulle-donne-perche-dunque-vota-per-la-pas/

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