Riceviamo e volentieri condividiamo questa lettera che noi speriamo questi genitori leggano:
Ho letto di una ragazzina che ha denunciato di essere stata bloccata, palpeggiata, di aver quasi subito una violenza sessuale contro la sua volontà. Secondo quanto dicono sulla stampa lei avrebbe riconosciuto vostro figlio e lui avrebbe ammesso di aver compiuto quanto gli viene imputato.
Ho letto poi un altro articolo in cui siete voi a parlare, i genitori di un accusato per violenza sessuale, e pur ritenendo per me doloroso dover approfondire qualcosa che mi ha riguardato personalmente, ho voluto analizzare il suo contenuto, trovare tra le righe delle vostre affermazioni riportate qualcosa che potesse farmi capire il vostro stato d’animo.
Vi racconto la mia storia prima di qualunque altra considerazione. Fui stuprata che ero ancora una adolescente. Alla fine di una festa, io tornavo a casa, lui mi fermò con una scusa e mi spinse in un angolo. Non ebbi la forza di urlare, ripetevo mille volte no e lui continuava a toccarmi e vi assicuro che questa è stata la cosa più insopportabile che io abbia mai vissuto. Una persona che violava il mio corpo, lo rubava, lo prendeva perché lui ne aveva voglia, senza tenere conto del mio parere. Poi lui concluse e mi lasciò lì come una roba vecchia, usata, come un oggetto che non serve più. Riuscì a dirmi solo “non guardarmi così, dai che è piaciuto anche a te…”. Se ne andò con quella convinzione, benché io avessi detto di no, benché fossi rimasta senza fiato e tremassi dalla paura. Benché avessi tentato di liberarmi fino a desistere per paura che lui potesse farmi ancora più male.
Una cosa che poche volte viene fuori quando si parla di violenza sessuale è il fatto che si impiega un po’ di tempo per capire che può esistere un essere umano in grado di farti questo. Sembra incredibile. E tutto è molto più sottile e ambiguo di quanto non si veda in televisione. Chi ti violenta gioca molto con le ambiguità e gli equivoci, poi si difende dicendo che si è trattato di una svista, un fraintendimento, ed è così che tanti violentatori hanno continuato a perpetrare una cultura dello stupro che continua a legittimare comportamenti irrispettosi nei confronti delle persone di sesso femminile.
Quando tentai di spiegare in pubblico quanto mi era accaduto trovai un muro fatto di omertà e di giustificazioni che tutelavano il mio violentatore. Erano altri tempi e tanti argomenti utilizzati furono causa di molte mie sofferenze. Io dovetti cambiare persino città perché non riuscii più a vivere in quel piccolo centro. Per prima cosa si disse che io non ero più vergine e questo era uno degli argomenti a difesa dello stupratore. Poi si disse che se non avevo urlato significava che in fondo mi piaceva. Poi analizzarono il mio corpo, pezzo per pezzo, per verificare se non ci fossero delle cicatrici e dato che non trovarono escoriazioni profonde dedussero che la mia resistenza non fosse stata poi così convincente dunque lui si era giustamente sentito autorizzato a continuare.
Non vi racconto altro ma volevo giusto precisare che sicuramente io sono dalla parte di chi denuncia una violenza perché mi sembra che da allora non sia cambiato niente e perché ancora leggo cose che mi sconvolgono a distanza di tempo.
Ci tengo a precisare anche che io in quel caso conoscevo personalmente i genitori (ci conoscevamo un po’ tutti) dello stupratore e fu un gran dolore per me sentirmi dire che ero stata io, con il mio comportamento e il mio abbigliamento, ad averlo provocato perché altrimenti lui non si sarebbe mai permesso, non gli sarebbe mai venuto in mente. Secondo i suoi genitori ero stata io la causa che aveva fatto scattare in lui la molla che l’ha portato a stuprarmi, dunque in un certo senso ero io la colpevole.
Lo dico perché in quell’occasione quella coppia di coniugi che tanto avevano sacrificato delle loro vite per dare al figlio un futuro migliore mi suscitarono una pena profonda. In fondo li comprendevo più di quanto loro immaginassero. Vedevo nei loro occhi una supplica, una preghiera. Mi chiedevano di lasciare tutto come stava, di non andare avanti, di non fare niente perché quel figlio era tutto ciò che avevano e gli volevano bene come io ora voglio bene ai miei figli.
Ora che sono madre capisco anche meglio quale possa essere il dolore di un genitore quando qualcuno viene a dirti che tuo figlio ha commesso una cosa simile. Non mi è mai successo per fortuna ma non lo auguro a nessuno perché credo sia un momento terribile per qualunque famiglia. E’ il momento in cui si accendono i riflettori sulle tue abitudini, persino sul tuo ruolo di genitore e in tutto ciò devi fare i conti con i tuoi sensi di colpa e poi con il dolore e la disperazione per il rischio di vedere tuo figlio, quello che tu hai cresciuto con tanto amore, rinchiuso in una cella di due metri per tre per qualche anno.
Ma sono anche madre di una splendida figlia e ogni giorno spero che a lei non accada mai quello che è accaduto a me perché ricordo il dolore negli occhi di mia madre e la vergogna in quelli di mio padre. Ricordo quanto sia amaro dover considerare che i vicini, quelli che pure fino al giorno prima ti salutavano con cortesia poi ti trattano come un nemico perché tua figlia è considerata una sciagurata che prima ha fatto sesso con qualcuno e poi vuole rovinargli la vita mandandolo in galera.
In realtà lui in galera non c’è mai finito perché la denuncia non ha avuto seguito e quella galera invece è esistita solo per me. La mia famiglia mi ha aiutato a riprendere gli studi da un’altra parte e di colpo fui esiliata perché ero stata stuprata. Quale punizione più grande si può immaginare per non aver fatto altro che dire la verità?
Voi dite, da ciò che leggo nell’articolo che cita le vostre dichiarazioni, che tutto sarebbe accaduto per un “raptus”, “una birra di troppo”, dite che lui ha ammesso le sue colpe ma che non sarebbe un violentatore. Mi piacerebbe perciò sapere da voi cosa pensate che sia un violentatore. Non è forse qualcuno che tenta di avere con una ragazza o una donna un rapporto sessuale senza il suo consenso? O se non questo allora cosa?
Precisate poi che è incensurato, non è un delinquente abituale, lo descrivete come un amante di musica, di film, un ragazzo che non aveva mai dato problemi in famiglia. Dite che non è un ragazzo cattivo, che insomma è un ragazzo come tanti.
Dunque vi chiedo, ma davvero pensate che un uomo che violenta una ragazza o una donna è una persona anormale? Un delinquente abituale? Una persona cattiva?
Voglio dire: gli abusi sessuali sono commessi per la maggior parte da persone che conosciamo, troppo spesso da familiari e ancora più spesso da persone che vediamo quasi tutti i giorni. Comunque si tratta di un comportamento diffuso che solo per errore, spesso volontario, viene addebitato a persone attribuendo loro gli stereotipi del mostro.
La sessualità non consensuale è invece purtroppo una pratica diffusissima e dipende da tante ragioni, la scarsa informazione, la mentalità di chi pensa che l’uomo debba prendere quello che vuole, una non corretta educazione scolastica rispetto al modo in cui si può vivere una sana sessualità.
Non esistono mostri. Sono solo uomini che devono risolvere tante questioni private per se stessi e per le persone che vengono in contatto con loro.
Io non conosco vostro figlio e non vi scrivo per dirvi che lo ritengo colpevole o innocente. Un processo, quando e se ci sarà, stabilirà altrove quali sono le sue responsabilità.
Quello che io vi chiedo però è di fare attenzione quando affermate pubblicamente, attraverso la stampa, che esiste una distinzione tra la violenza sessuale come componente di comportamenti abitualmente violenti e quella che viene praticata da chi nella vita di tutti i giorni vive in equilibrio con mille altre persone.
Di bravi ragazzi è piena la cronaca di tutti i giorni che racconta di donne violentate, picchiate, uccise, ed è frequentissimo che si parli di raptus e si introducano sempre argomenti che tendono a creare una distinzione tra i reati e le persone che vengono accusate di averli commessi.
Un errore di comunicazione oggi semina un cattivo comportamento domani, perché orienta, educa chi legge e legittima altri che domani potrebbero immaginare di avere una giustificazione o di poter godere di chissà quale livello di impunità e legittimazione sociale.
Vi chiedo – in questo vostro momento di grande dolore e preoccupazione – di fare la differenza, di determinare un passaggio di cultura giacché mi sembra dal tono delle vostre parole che voi nutriate un rispetto che altrimenti non mi sembra di aver quasi mai letto in simili circostanze.
Ve lo chiedo per me e ve lo chiedo soprattutto per mia figlia e per tutte le figlie del mondo.
Invio questa lettera attraverso chi vorrà renderla pubblica. Mi capirete se non svelo la mia identità perché tanto mi ci è voluto a trovare serenità e soprattutto non vorrei turbare nessuno dei miei familiari ai quali sono profondamente legata.
Con grande rispetto
Grazie!
Una donna che ha subìto violenza
Bellissima lettera, ti mando un abbraccio
Solo un grande dolore poteva raccontare in maniera così chiara una ferita tanto brutale. Grazie da parte mia e spero di tutte le donne, sia da quelle che hanno subito violenza sia da quelle fortunate a cui non è mai capitato di incontrare lupi cattivi travestiti da brave persone.
Quindi se fosse stata magigorenne lui poteva violentarla tranquillamente..ma che vergogna, ma come ragionano questi genitori? poi: non è un delinquente…uno che cerca di violentare una minorenne o una donna cosa sarebbe?
Bisogna fare qualcosa per fare in modo che la pedofilia e lo stupro delle donne venga riconosciuta moralmente come un fatto vergognoso e gravissimo…ma il nostro Paese è veramente retrogrado in sessualità e la donna o bambina è vista ancora come un oggetto…
E’ stato molto doloroso e commovente per me leggere la tua lettera.
Ti stringo in un abbraccio forte,forte insieme alla ragazzina e a tutte le altre donne che hanno subito violenze o molestie
Bellissima lettera.
Un abbraccio.
Mi hai molto commossa e toccata.
Siamo tutte con te, con quella ragazza, e con tutte le altre donne, in un abbraccio unico.