E finalmente ci siamo… diversi mesi sono passati da quando, per ottemperare alle promesse fatte da Cota in campagna elettorale alla frangia più estremista dei propri elettori, a Torino è stata presentata la delibera Ferrero, una mossa scellerata e vergognosa che ha il palese intento di sfruttare i punti deboli della 194 per minare alle fondamenta uno dei più importanti diritti conquistati dalle donne negli anni passati, quello all’interruzione volontaria di gravidanza.
La reazione da parte dei collettivi femministi è stata immediata, e in particolare la Casa delle Donne e successivamente A.C.T.I.V.A. DONNA hanno presentato ricorso contro la delibera, che è stata quindi congelata dal TAR fino all’otto giugno.
Questo giorno si configura perciò come data campale, per capire quale sarà il futuro della lotta per l’autodeterminazione delle donne. Con l’avvicinarsi di questa importante data può essere dunque utile una digressione su di una legge da sempre tanto osteggiata quale è la 194.
La 194 è stata ed è una legge storica, che ha sicuramente avuto il merito di sancire il diritto delle donne alla propria autodeterminazione, in un momento così particolare, intimo e importante come quello della scelta se portare a termine o no una gravidanza.
Questa legge però, anche in virtù di una redazione conciliatoria, che pare a tratti voler salvare capra e cavoli – mostrando perciò il fianco ai propri detrattori – porta anche in sé dei tratti di ‘debolezza’ che gli estremisti antiabortisti hanno sempre cercato di sfruttare a proprio vantaggio.
Già il titolo della 194 è ambiguo nel affiancare la ‘tutela sociale della maternità’ all’interruzione di gravidanza… ci si dovrebbe soffermare
nuovamente – e con il senno di poi – sulle parole utilizzate per redigere questa legge, perché le parole, specialmente quelle che stabiliscono principi generali, sono facilmente manipolabili. E il fatto che queste due tematiche, ossia la tutela sociale della maternità e l’interruzione volontaria di gravidanza siano state accorpate in un unico articolo di legge non può non dar da pensare.
Perciò quando si parla di riformare la 194, in parte si può essere d’accordo: la 194 andrebbe sicuramente disambiguata, per rendere garantito una volta per tutte il diritto della donna di scegliere cosa fare di sé stessa, del proprio corpo e della propria vita .
La lotta per la 194 non può essere soltanto difensiva… così facendo non si fa che resistere agli attacchi senza scendere in campo per guadagnare terreno. E infatti questa legge, proprio per il modo in cui è stata ‘concepita’ (mai termine fu più azzeccato) è sotto attacco in Italia dal 1978, cioè 33 ANNI!
Guarda caso le parti del testo che vengono sempre chiamate in causa sono quelle che mirano ad ostacolare fattivamente la donna nella propria libertà di scelta: nessuno propone mai azioni utili di informazione e prevenzione della gravidanza soprattutto nei confronti dei più giovani (con metodi anticoncezionali liberi e accessibili, con una responsabilizzazione di giovani donne e uomini verso una sessualità matura che sfrutti le dovute precauzioni), oppure il potenziamento dei consultori già esistenti, con lo stanziamento di maggiori fondi per l’aggiornamento continuo di personale e strutture, anzi!
Al contrario abbiamo assistito ultimamente a continui attacchi volti a smantellare i consultori, o come in questo caso, a portare al loro interno
volontari non qualificati, dagli intenti chiaramente contrari a quelli per i quali queste strutture sono stati create, cioè il sostenere una donna in un momento delicato, ma sostenerla verso la propria libera scelta, qualsiasi essa sia. Pur non trattandosi di una scelta facile, quando la persona che la compie – consapevole di poter andare incontro anche a eventuali conseguenze non sempre piacevoli – decide che nonostante tutto è quella la strada che vuole seguire, deve essere libera di affrontarla in piena consapevolezza e con tutto il supporto qualificato possibile.
I volontari del movimento per la vita invece vorrebbero campo libero per colpevolizzare le donne, sfruttare la loro fragilità del momento per ‘pilotarle’ verso il loro unico scopo, cioè il portare a termine la gravidanza.
Quello che ci chiediamo poi, è come si possa consentire l’ingresso dei volontari del movimento per la vita nei consultori quando il movimento afferma a chiare lettere, nel proprio statuto, “[…] la federazione si oppone alle legge 194/78 così come ad ogni provvedimento che voglia introdurre o legittimare pratiche abortive […]”
Dire che è incostituzionale è sminuire la portata che avrebbe un tale provvedimento sulla libertà delle cittadine di questo paese!
Per questo, come donne e come femministe, l’otto giugno organizzeremo un presidio di fronte al TAR di Torino, per far sapere a tutti coloro che vogliono decidere per noi, sui nostri corpi e sulle nostre vite (e guarda caso, sono per la maggior parte uomini), che noi ci siamo e non ci arrenderemo mai…
Noi vogliamo aborto libero e garantito, noi vogliamo informazione chiara e sostegno ad una sessualità libera, gioiosa e consapevole, noi vogliamo potenziamento dei consultori, noi vogliamo non essere criminalizzate e impedite nell’esercizio dei nostri diritti da sedicenti obbiettori di coscienza che de facto con il loro operato impediscono l’applicazione dei diritti garantiti alle donne da decenni e dimostrano perciò di essere incompatibili con il compito loro assegnato, cioè di tutelare tutte le scelte riproduttive delle donne.
Noi vogliamo un mondo dove la sessualità senza fine riproduttivo non sia stigmatizzata, dove ognun* sia libero di scegliere come disporre della propria vita, quando quella stessa scelta non riguarda né va a ledere gli altrui diritti.
Insomma, come abbiamo detto più e più volte, NOI VOGLIAMO TUTTO!
(E non dubitate, lotteremo con le unghie con i denti per averlo!)
Ps: E a quegli uomini che non si danno pace basterebbe consigliare un uso ragionato dei profilattici o, nei casi più irrecuperabili, la vasectomia. Del resto com’è che la loro responsabilità in una gravidanza indesiderata non viene mai menzionata?