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La revolución será feminista o no será!!!

Dal 15 maggio osserviamo a bocca aperta quello che sta succedendo in Spagna, spulciando nella rete, sui social network, mandando mail, leggendo blog e comunicati, guardando foto, video, rimuginando con lo sguardo perso.

Le persone, soprattutto giovani, sono scesi nelle piazze e ci sono rimasti. Se le sono riprese. Sono davvero tante le anime che attraversano queste proteste. Chissà che forse non ce ne sia una per ogni singolo o singola partecipante. È una protesta di individui e proprio perché non riescono ad imporsi egemonie di pensiero al suo interno continua a rimanere davvero collettiva.

È una protesta che porta al suo interno le contraddizioni della società in cui è inserita e che diventa rivoluzione nel momento in cui ne prende atto e decide di occupare il luogo pubblico e politico della città per eccellenza, per portare, appunto, in piazza, la voglia di affrontarle e discuterle insieme.

Da più di una settimana le proteste pacifiche sono caratterizzate principalmente da questi lunghi momenti assembleari, a volte partecipati da centinaia o migliaia di persone contemporaneamente, con ordini del giorno in continua evoluzione, con tanti punti di vista in conflitto che continuano a cercare scambio e punto di incontro perché la cosa davvero rivoluzionaria è “che siamo qui a parlarne, e siamo pure tant*!” E ovviamente la gioia rivoluzionaria collettiva é completata da nottate di festa e condivisione.

Questo che pubblichiamo è la traduzione del Manifesto Femminista delle donne Indignadas, scritto dalle compagne in protesta, il 20 maggio 2011. (Grazie a Skybia per avercelo segnalato!)

Il titolo del manifesto fa riferimento ad uno striscione che le compagne di Madrid avevano affisso in Plaza del Sol e per il quale hanno ricevuto molte critiche e subito un’aggressione. Da qui è nata l’esigenza di sensibilizzare e scardinare le dinamiche machiste presenti all’interno di questa protesta. Un movimento al suo interno maschilista (come potrebbe essere razzista, omofobo o specista) che portasse  in se una delle strutture di potere alla base della società capitalista occidentale, sebbene autorganizzato, avrebbe ben poco di rivoluzionario e tanto di reazionario.

Buona lettura!

LA REVOLUCIÓN SERÁ FEMINISTA O NO SERÁ

Siamo in piazza perché:

  • Vogliamo una società centrata sulle persone e non sui mercati. Per questo diciamo: servizi pubblici gratuiti e di vitale importanza come l’educazione, la sanità, l’assistenza e la cura all’infanzia e alle persone con particolari necessità di assistenza di fronte ai tagli alla spesa sociale, la riforma del lavoro e delle pensioni.
  • Vogliamo l’impegno di tutte e tutti per la costruzione di una società dove non ci sia posto per le violenze maschiliste in tutte le sue espressioni: economica, estetica, sul lavoro, fisica, psicologica, sessuale, istituzionale, religiosa, sotto forma di tratta ai fini dello sfruttamento del lavoro e sessuale…
  • Vogliamo decidere liberamente del nostro corpo, goderne e relazionarci con lui e con chi ci pare.
  • Vogliamo l’aborto libero e gratuito e l’educazione affettiva e sessuale.
  • Vogliamo una società diversa dove siano rispettate le molteplici forme di vivere il sesso e la sessualità (lesbiche, gay, intersex, bisessuali, transessuali, transgender…) e sia riconosciuto il diritto alla sessualità in tutte le tappe della vita. Esigiamo la de-patologizzazione delle identità trans.
  • Esigiamo che lo stato e la chiesa smettano di interferire nelle nostre vite.
  • Per permettere un cambio reale nella società è necessario prendere le decisioni secondo il metodo del consenso e che le donne partecipino in modo significativo.
  • È imprescindibile incorporare un punto di vista femminista nella trasformazione del modello economico e sociale al servizio delle persone e del pianeta, nei servizi pubblici, nella creazione di un altro modello di città e gestione del territorio e nelle politiche ambientali ed agroalimentari.
  • È imprescindibile che le donne siano protagoniste in questi processi di trasformazione sociale, politica ed economica e nelle decisioni che vengono prese per la realizzazione di questo fine. Così come nel disegno, nella messa in atto e nella valutazione delle politiche che verranno.
  • I temi che toccano le donne toccano tutta la società e vogliamo che siano poste al centro dell’agenda politica, economica e sociale.
  • Esigiamo che le lavoratrici domestiche e le impiegate della casa siano incluse nel sistema generale di previdenza sociale e abbiano diritto alla negoziazione collettiva.
  • Esigiamo che sia contato il lavoro domestico come parte della ricchezza dei paesi.
  • Esigiamo il riconoscimento dei lavori di cura alle persone, domestico, alla vita, e la sua socializzazione completa: inoltre, il diritto a decidere liberamente se vogliamo o no svolgere lavori di cura, il diritto ad essere accudite ed accuditi in caso di necessità ed il diritto all’autocura. In pratica, il diritto alla “Cuidadanía” (ndt. gioco di parole tra Ciudadanía che vuol dire Cittadinanza e Cuidado che è il lavoro di cura).
  • Esigiamo la redistribuzione dei lavori e delle ricchezze. Lavorare meno per lavorare tutte e tutti. Condizioni lavorative e professionale dignitose. Divisione uguale del lavoro produttivo e reproduttivo, uguale remunerazione e riconoscimento sul lavoro tra uomini e donne. E che la ricchezza sia al servizio delle classi popolari.
  • Esigiamo il riconoscimento dei diritti delle lavoratrici sessuali.
  • Esigiamo che si riconosca la cittadinanza delle persone prive di diritti legali e normativi, l’eliminazione della Ley de Extranjería (Legge sull’immigrazione) e dei Centros de Internamiento de Extranjeros (Centri di reclusione per stranieri).
  • Esigiamo un uso del linguaggio che nomini tutte le persone e che sia libero dall’omofobia, dal maschilismo, il classismo ed il razzismo.
  • Rivendichiamo che si dia valore e si riconoscano i saperi e le conoscenza delle donne e la sua funzione primordiale di trasmettitrice della cultura.
  • Vogliamo una scuola coeducativa.
  • Vogliamo una società dove abbiano posto tutti i tipi di famiglia ed i gruppi di convivenza.
  • Rifiutamo la eteronormatività e la femminilità obbligatoria.
  • Siamo contro le guerre, rifiutiamo l’uso del corpo delle donne come arma di guerra e reputiamo che nessun intervento militare garantisca la pace. Diciamo NO alla militarizzazione delle società, alla produzione e al commercio di armi. Invitiamo a fare l’obiezione fiscale.
  • Rivendichiamo la solidarietà transnazionale femminista come strumento per cambiare il mondo. In tutte le piazze ci sono femministe indignate, ci uniamo alle loro rivendicazioni e le diamo tutto il nostro appoggio.

 

SENZA DONNE NON C’È RIVOLUZIONE!

LA RIVOLUZIONE SARÀ FEMMINISTA O NON SARÀ!

 

Posted in Anti-Fem/Machism, Corpi, fasintranslation, Fem/Activism, Iniziative, R-esistenze.


3 Responses

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  1. lafra says

    @slavina
    lo hanno tradotto qui: http://www.womenews.net/spip3/spip.php?article8604

  2. lafra says

    bello! deve essere stato un momento emozionante! traduci traduci! 🙂

  3. slavina says

    a me era piaciuto questo
    http://www.rebelion.org/noticia.php?id=128853
    meno solenne, meno manifesto ma piú umano, piú coinvolgente.
    se ci riesco lo traduzco 🙂