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Giustificare la violenza contro le donne: tra realtà e fiction!

Ieri leggevo questa notizia e ne sono rimasta scioccata. In un liceo texano una cheerleader è stata condannata a risarcire la sua scuola perché due anni fa, durante una partita della squadra di basket del liceo, si rifiutò di applaudire Rakheem Bolton, il giocatore di punta del suo istituto che era anche l’uomo che qualche mese prima l’aveva violentata durante un party scolastico.

Secondo la Corte d’appello di New Orleans e la Corte Suprema «la ragazza in quel momento era la portavoce dell’istituto e non di se stessa, quindi non aveva alcun diritto di starsene in silenzio». Inoltre secondo la Corte d’appello H. S. «aveva accettato volontariamente il compito di essere una cheerleader e quindi aveva ceduto temporaneamente all’istituto il diritto costituzionale di libertà di parola».

Personalmente trovo questa sentenza disumana, incostituzionale e allucinante. Che cosa vuol dire che se si è rappresentanti di qualche istituzione si perde “temporaneamente” il diritto di parola? Ma non dovrebbe essere garantito sempre? Il termine libertà che significato ha? Non è meglio chiamarla possibilità di parola a patto che? Inoltre, cioè che più mi fa specie è che per l’ennesima volta si protegge il violento, lo stupratore.

Ponendo per assurdo, perché per me lo è, che sia fattibile mettere in standby il proprio diritto di parola, e quindi accettando l’idea che si è portavoce di un’istituzione, perché mai questa dovrebbe applaudire uno stupratore? Perché l’istituto non ha preso provvedimenti contro il ragazzo? In America i giocatori di basket sono come i nostri giocatori di calcio, dei miti, degli esempi da seguire. La loro immagine deve essere sempre limpida, impeccabile, perfetta. Loro sono dei veri gentiluomini, o così devono apparire. Sono presentati e offerti come i fidanzati/mariti ideali, il sogno di ogni fanciulla.

A parte la mia repulsione per tutto questo, dato che le persone non dovrebbero essere considerate come prodotti di mercato, mi chiedo perché la scuola non ha scelto di mettersi dalla parte della vittima? Perché non ha sostenuto la ragazza, che aveva subito uno stupro ammesso dallo stesso ragazzo, e quindi ribadire così la sua condanna verso tali violenze? Perché le compagne di questa ragazza l’hanno incitata ad applaudire al suo stupratore? Avrebbero dovuto rifiutarsi anche loro. Non dico che questo ragazzo dovesse essere cacciato dalla squadra, ma neanche osannato.

E’ una cosa disgustosa, che mi provoca una rabbia immane. In questo liceo si è applicata la tecnica del branco che noi italiani conosciamo benissimo. La usano parenti, amici, sindaci, colleghi ed ecc… ogni volta che si denuncia di aver subito una violenza. Tutti/e si coalizzano contro la vittima. Questa coalizione ha due funzioni: la prima è quella di intimidire la vittima, di farle ritirare la denuncia o in caso contrario di fargliela perdere, la seconda è quella di scoraggiare le altre, di insegnare a tacere, a far passare sotto banco le violenze subite. In poche parole ti dicono che è meglio non denunciare se no si passano guai seri.

A causa di questo meccanismo la ragazza sarà obbligata a risarcire la scuola di 45 mila dollari per le spese legali, dato che ha trascinato il distretto scolastico in tribunale per una causa «frivola». In Texas, ma anche qui da noi, nel bel paese, gli stupri sono considerati “cose frivole”. Infatti ne sono una prova le poche righe o la totale indifferenza che è dedicata sui media nei confronti dei casi di violenza, molestie, femminicidi. Ieri appunto guardavo il tg2 e ho ascoltato la notizia di un finto stupro inventato da una ragazza perché non sapeva come spiegare ai genitori i danni fisici che aveva riportato dopo un rapporto sessuale. Ovviamente inventarsi uno stupro è una cosa davvero stupida, che disprezzo totalmente, ma ciò che mi ha colpito di questa notizia è stato il tempo, ben 5 minuti di servizio, e le spiegazioni date.

Per quanto riguarda il tempo non lo troverei eccessivo se non fosse che per una notizia di reale violenza non si dedicano neanche pochi secondi, forse perché non sono notizie utili a qualcun@ o a qualche causa. Per la modalità invece mi ha meravigliato che il giornalista si sia stupito della ricostruzione dello stupro: in stazione, da uno straniero, se non erro rumeno, di notte. Scusate ma non è l’identikit dello stupro che ci hanno profilato per un intero anno? Chi ha creato l’allarme, totalmente falso, dell’immigrato-stupratore e delle strade buie e pericolose per le donne?

Infine di questa notizia mi ha colpito anche la motivazione della ragazza che denota quanta chiusura ci sia nelle famiglie, dove di sesso non si parla né si può parlare. Questa ragazza aveva paura di dire che aveva avuto un rapporto che le ha causato danni, non voluti certo, ma è successo e cosa si fa? Perché una ragazza non può dirlo ai genitori? Cosa fa paura a mamma e a papà? Di scoprire che le figlie fanno sesso? Ma perché… se non lo sapete non succede?

C’è chi dice che l’educazione sessuale è dannosa, beh se ci fosse stata in questa famiglia come in moltissime altre, in primis la mia, allora ciò non si sarebbe verificato. Non è una giustificazione, perché non intendo fornirle, ma cerco di contestualizzare e riflettere sui perché di determinate azioni. Infine vi riporto una segnalazione fatta da Rosangela che ci dimostra come i media siano complici di stereotipi dannosi, che giustificano i violenti, gli omicidi:

“Ieri sera guardando la tv mi sono soffermata su Rai1. C’era una puntata della serie “A un passo dal cielo”. Si parlava di omicidi passionali, di quelli che leggiamo ogni maledetto giorno: lui che uccide lei e poi tenta il suicidio ma non ci riesce. Ecco, quando alla fine che si era trattato di questo la puntata è terminata con una sorta di malinconia e con l’assassino che dice “non volevo dividerla con nessuno!” e via una musichetta triste e sguardi malinconici degli attori. Vedere quella scena mi è sembrato come se avessero voluto dare una giustificazione a questi atti spaventosi, come se un omicidio simile fosse plausibile. Nessun accenno alla ragazza morta, né un minimo di condanna…. E’ vero, è una fiction, ma mi ha lasciato molto perplessa. “
Personalmente credo che nelle fiction, anche se il nome può trarre in inganno, si rappresentino il mondo/la cultura e quindi i rapporti esistenti…. altro che invenzione, ahinoi.

Posted in Omicidi sociali, Pensatoio.


2 Responses

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  1. francescap. says

    L’America è piena di contraddizioni: è all’avanguardia per l’emancipazione femminile ma è anche puritana e retrograda,l’Italia invece è solo retrograda:.la parità sessuale è lontanissima purtroppo.

  2. Mary says

    Se ci sono ancopra ragazze che inventano uno stupro solo per non confessare che hanno passato una serata un pò allegra non bisogna accusare la ragazza ma il contesto. Se una si vergogna ad ammettere una serata “allegra” è solo colpa del contesto in cui vive. Una ragazza che conosco ha raccontato di aver avuto un rapporto plurimo ed è stata “etichettata” immediatamente come una zoccola. Sembra quindi più facile inventare uno stupro, nonostante questo sia poco rispettoso nei confronti di chi lo subisce veramente, piuttosto che ammettere che ci si diverte con dei ragazzi, anche se a volte passi per poco di buono anche se lo stupro lo subisci veramente.
    Il vero problema è che in italia non ci sono strumenti per liberare la sessualità femminile e maschile da certi pregiudizi, nessuno pensa ad esempio di organizzare corsi di educazione sessuale nelle scuole e nemmeno corsi per trattare lo stupro come un gravissimo reato contro la persona e non come un reato frivolo su cui giustificarsi o legittimare. Stessa cosa anche i tg che anzichè parlare di stupri parlano solo di falsi stupri o di stupri fatti da romeni (come nei peggiori siti antifemministi). Quello che è successo a quella cheerleader è vergognoso e non ci sono parole per commentare.