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Roma, Stati Generali della Precarietà: perfettamente inconciliabili!

Agli Stati generali della Precarietà 3.0, verso lo Sciopero Precario, del 15/16/17  aprile a Roma, tra le altre mille interessantissime cose in programma potete trovare anche un tavolo che si chiama “Perfettamente inconciliabili” che riflette sul welfare familista, il ruolo obbligato di cura delle donne e tante altre cose che ci riguardano. Condividiamo la proposta di Workshop così come la leggiamo su Precaria.org dove potete trovare tutte le informazioni logistiche e di ogni altro genere sull’iniziativa. Buona lettura!

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SGP 3.0: Perfettamente inconciliabili

Strumenti e strategie per sabotare lo pseudo-welfare familista

Nel quadro complesso della crisi economica che attanaglia ogni giorno le nostre vite viene riproposto un sistema di governance che utilizza la famiglia come unico ammortizzatore sociale, ovvero come luogo di sostegno e riproduzione del sistema stesso.

In mancanza di un “vero” welfare il governo italiano, che interpreta le direttive europee come un invito a rincarare la dose, attraverso il Piano Carfagna Sacconi, definisce un modello di conciliazione lavoro-famiglia in cui le donne (mamme se possibile) sono le uniche a farsi carico delle necessità familiari e quindi sociali.

Viene proposta la conciliazione tra tempi di lavoro salariato e lavoro di cura in famiglia, senza considerare la realtà delle/dei precari/e e istituzionalizzando il fatto che il rapporto di moltissime donne italiane con il welfare è ormai stabilmente mediato dalla presenza delle donne migranti. Questa presenza ripropone su scala globale e rinnovata la questione della divisione sessuale del lavoro, rendendo il welfare non più solo un problema di prestazioni più o meno garantite, ma di rapporti di lavoro e precarietà.

Lasussidiarietà tra pubblico e privatosu cui si incentra il Libro bianco di Sacconi non solo punta allo smantellamento del welfare e alla delega del lavoro di cura alle donne ma decostruisce alla radice il concetto di Stato sociale stesso: il welfare perde la sua dimensione collettiva per tradursi in una sorta di assicurazione privatistica, sorretta dalla famiglia, dalla chiesa, dal volontariato, dal privato sociale, dal lavoro salariato delle donne, soprattutto, ma non solo, migranti. Tutto ciò si trasforma in un’ulteriore accelerazione della finanziarizzazione della previdenza, della salute, dell’istruzione.

Infatti il problema di trasformare stipendi sempre più magri e insicuri in risorse per la vita di figli, genitori e nonni, che è un problema sociale, è riproposto come “affare di donne”, anche quando il lavoro riproduttivo sia svolto non più solo gratuitamente ma in cambio di un salario. In questo senso vengono rafforzati i già ben strutturati ruoli sociali che ipotecano i progetti di vita di uomini e donne, deresponsabilizzando stato e imprese per tutto ciò che riguarda il tema del lavoro per la riproduzione sociale. La legge Bossi-Fini diventa uno dei pilastri di questo sistema nel momento in cui istituzionalizza la divisione sessuale del lavoro riproduttivo, mentre il tema della conciliazione non mette minimamente in discussione l’idea per cui la vita di cui si parla non è solo la cura degli altri, ma è soprattutto il mio/nostro tempo.

Partendo dall’inconciliabilità tra le nostre vite e questo modello vogliamo porci alcune domande:

Come rallentare e sabotare questo processo che ingabbia soprattutto le donne e privilegia soprattutto le imprese?

Come si passa dal riconoscimento, solo teorico, dell’enorme valore sociale del lavoro di cura svolto quasi esclusivamente dalle donne alla sua valorizzazione reale e alla piena condivisione del lavoro riproduttivo tra donne e uomini, dentro e fuori la famiglia?

Come si accede a diritti, e autonomia, senza passare per la subalternità alla famiglia e al lavoro produttivo?

Come riprenderci, donne e uomini, i nostri tempi e i nostri desideri?

Invitiamo tutte e tutti a discutere un nuovo Libro FUCKsia di desideri, aspirazioni e rivendicazioni che attacchi i privilegi e i profitti, e che si dia l’obiettivo di costruire strumenti effettivi per la liberazione di tempi e desideri di tutte e tutti, dentro e fuori il lavoro, dentro e fuori la famiglia.

FUCKsia book

Posted in Fem/Activism, Iniziative, Precarietà, R-esistenze.


One Response

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  1. laura says

    Ciao a tutt*,
    scusate se uso questo spazio, ma non ero sicura di come procedere in questi casi. Volevo segnalare due post, il primo di Chiaberge sulla Beauvoir
    (http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/04/06/quale-modello-per-il-femminismo/102489) e il secondo sul blog “la 27a ora” del corriere a firma Laura Cuppini
    (http://27esimaora.corriere.it/articolo/noi-nate-negli-settantasentiamo-una-nuova-stagione/)
    Riguardo al primo, vedendo il titolo, mi ero apprestata a leggerlo illudendomi che forse si trattava di una discussione sulla pluralità dei femminismi o di un post, diciamo così, che facesse il punto sullo status quo. Leggerlo è stata un’ulteriore triste conferma di quanto manchi un’educazione di genere, oltre che all’argomentazione critica in Italia, quando certi pezzi mooolto discutibili – per non dire vigliacchi ed insinuanti – vengono addirittura spacciati come ‘cultura,’ tale dovrebbe essere l’inserto ‘Saturno’ all’interno del fatto quotidiano.
    Nonostante i soliti ‘Prialo’ della situazione, mi fa almeno piacere notare che molti dei commentatori hanno saputo identificare la pochezza del messaggio sotto lo stile pseudo-ironico del pezzo.

    Riguardo il secondo, nn mi è ancora chiaro che cosa avesse voluto dire l’autrice. Devo ammettere che l’ho letto di volata, ma mi sembra un pò “all’amatriciana” .. nn mi dice granchè….

    Scusate ancora l’OT e mi complimento con tutt* per l’ottimo blog.