“April is the cruellest month” – Aprile è il mese più crudele, scriveva T.S. Eliot nel suo capolavoro, La Terra Desolata … e davvero è amaro, per chi come me è nat* in questo stupendo mese di primavera, sapere che un’altra volta, ancora, la bellezza della vita che caparbia si rinnova sarà funestata dal sangue versato di milioni di agnelli.
Gli agnelli… cuccioli, fragili corpi appena affacciati alla vita.
Per così poco potranno ancora trovare sicurezza nel calore del corpo materno, bearsi della sensazione del sole sul mantello, gli odori tutti nuovi, tutti da conoscere, i giochi spensierati.
Il loro futuro verrà cancellato a breve, appesi al gancio di un macellaio che gli taglierà la gola, e mentre la vita li lascerà, troppo presto, avranno ancora il tempo di guardare gli occhi dei loro simili, sbarrati, che assistono inermi a quella che sarà la propria stessa fine.
Come si può godere della fine di una vita? Come si possono desiderare, gustare le carni di un altro essere vivente, come si può in definitiva gioire della morte del più debole e del suo sangue, versato per un nostro fugace e superfluo piacere?
Nello specismo, nel nutrirsi di corpi, di cadaveri di animali inermi, si manifesta uno squallido confine, difeso con motivazioni più o meno razionali: il confine del privilegio. Chi sceglie di vivere della morte di un altro essere vivente, solo perché incapace di difendersi, fonda questo presupposto ‘diritto’ sulla propria possibilità di esercitare, su quello stesso essere, inaudita violenza.
Nel mondo occidentale di cui siamo parte tutt*, antispecist* e non, dobbiamo saperlo: le nostre mani sono tutte sporche di sangue, del sangue degli animali certamente, e di quello dei tanti esseri umani oppressi, perché tutti partecipiamo dei privilegi – volenti o nolenti – creati da un sistema che ha come presupposto della propria esistenza lo sfruttamento e il dominio di altri soggetti.
Ma non è questo il mondo che vogliamo, il mondo che speriamo, il mondo per il quale lottiamo: nei nostri sogni Aprile smetterà di essere il mese più crudele. Nei nostri sogni la differenza è una risorsa, non un facile discrimine per decidere a chi assegnare dei diritti e a chi poterli togliere a piacimento.
E quanto ampio, quanto comprensivo, quanto gentile e non fondato sulla morte, sulla guerra, sui recinti e i confini… quanto in definitiva non più crudele sarà questo nuovo modo di stare al mondo, sta a noi deciderlo: quanto spazio c’è nel nostro cuore e nel nostro spirito per l’altr*?
L’altr* che comunica in maniera diversa da noi, ma comunica. L’altro che gioisce e soffre in modi a noi sconosciuti, ma non per questo meno importanti. L’altr* che una volta avvicinato, ci appare meno distante di quello che sembra da noi stessi, che ci arricchisce, che ci insegna, che ci parla di pace, di amore, di rispetto… ma quelli veri, non quelli simulati sui banchi delle chiese da tanti ossequiosi farisei, così pronti a genuflettersi all’autorità costituita quanto celeri a sopraffare i più deboli, e a sacrificare agnelli veri e metaforici per il proprio egoistico interesse!
Smettiamola di tracciare il solco che ci distanzia dall’altr*, così terribilmente vicino a noi. Apriamo i nostri orizzonti, distruggiamo le barricate – che non ci difendono ma ci isolano irrimediabilmente – fin dove ci è possibile… altrimenti in cosa ci differenziamo da coloro che sproloquiano della’nostra’ terra, delle ‘nostre’ donne…da chi eleva la violenza e la sopraffazione a unico rapporto possibile con l’alterità??
I ‘nostri’ ragionamenti sono applicabili solo a dei ‘noi’ più o meno ampi, o finalmente comprenderanno anche dei ‘voi’, degli ‘ess*’???
La differenza è fonte di ricchezza e dalla differenza nasce la possibilità di sovvertire il potere basato sulla sopraffazione dei più deboli. L’amore, il desiderio, la vita, la sofferenza e la morte attraversano uomini, donne e animali allo stesso modo.
Quanta ricchezza soffocata… nella smania di proteggere l’unica dignità dell’ ipotetico modello ideale da raggiungere,modello che dovrebbe proteggere noi e soltanto noi, ma che è esattamente uguale a ciò che più teme e rifugge, quel Moloch che tutto divora, che a nulla assegna dignità se non alle proprie viscere mai sazie.
Dove tracciamo il nostro confine? Perché è necessario tracciare un confine?
Quanto è inestinguibile la nostra sete di libertà, e di giustizia?
Dove sono ora, gli agnelli, e perché non cerchiamo il loro sguardo?
Ma non lo sguardo che si spegne nel momento della morte, bensì lo sguardo di esseri curiosi, timidi, VIVI. Oggi, come in ogni giorno dell’anno, dai tempi in cui ha cominciato ad esistere questa cultura di morte e di sopraffazione è Aprile: continueremo a voler vivere sempre nel mese più crudele?
Oggi cerco lo sguardo degli agnelli, non lo rifuggo. Soffro con loro, perché siamo compagni di sventure, loro però molto più di me, e di ciò mi vergogno. Ma voglio, devo credere che un altro mondo sia davvero possibile, un mondo che probabilmente non conoscerò, ma per il quale non mi stancherò mai di lottare. L’ANTIFASCISMO E’ ANTISPECISTA!
Mangiare carne è fascista
La nostra vita è fascista
È un’imposizione violenta di dogmi, confini da non superare
Un brodo primordiale che ci avvolge e che assorbiamo dalla nascita
Di regole, di credenze, di leggi
Che definiscono chi siamo e come dobbiamo essere
Che definiscono dove andiamo e dove potremo giungere
Che ci fanno ammalare che ci fanno star male
Che ci rendono dipendenti e sottomess*.
Le assorbiamo così bene
Che alla fine emanano da noi stess*
Così profondamente scritte nella nostra carne
Nella nostra mente, nei nostri pensieri
Che non osiamo più metterle in discussione
Per paura di perderci
Di cadere
Di restare sol*.
Io non ci sto
Io voglio espellere questo veleno dal mio corpo, dalla mia mente
Io voglio vivere un’altra vita
non voglio essere complice anche oggi
Di un’ennesima violenza.
Un’altra vita per me
Questa ve la potete tenere
Ve la rendo come un vecchio logoro vestito
Questa vecchia pelle che mi avete cucito addosso
Perché non è la mia
E io non ci tengo.
APPROFONDIMENTI:
Quattro interessantissime lezioni sull’antispecismo on-line da ascoltare:
http://www.uaar.it/news/2011/04/01/online-le-lezioni-antispecismo/
e un articolo dal blog di Marco Maurizi, uno dei relatori delle lezioni:
http://marcomaurizi.blogspot.com/2011/04/antispecismo-allevamento-tradizionale-e.html#more
@ Eva: quando parli dell’animale come investimento, mi vengono in mente i matrimoni di una volta. Sposarsi per l’uomo contadino era un investimento, ci voleva una donna robusta, che figliasse bene, potesse occuparsi della famiglia e dare una mano nei campi e nell’allevamento. Quindi non bisognava trattarla troppo male, altrimenti non rendeva più, e poi magari c’era anche un po’ di affetto dovuto alla prossimità fisica, alla condivisione della vita quotidiana, e quindi la relazione di possesso sulla moglie non era improntata ad una violenza estrema… ma sempre possesso e violenza era.
Ti invito a leggere l’articolo “Per un mondo senza rispetto”, che esamina il tipo di relazione con la carne e con gli animali che descrivi tu: http://www.cahiers-antispecistes.org/spip.php?article346
Ultima cosa: la soia transgenica non la mangiano i vegani, la mangiano gli animali di allemamento. 😉
Io infatti sono vegano.
Io parlo da persona nata e cresciuta in campagna, dove sì, li animali li allevi e ti prendi anche la responsabilità di ammazzarli. Dove l’animale lo tratti bene fin che è in vita, perché vuoi mangiare bene e non lo tratti di merda perché non mangi della merda. Perché è un investimento che impiega mesi di cure a crescere, e non lo fai soffrire perché non hai interesse a farlo. E perché già non è bello doverlo ammazzare. figuriamoci trattarlo male.
Non mi piace e non trovo che sia giusto infliggere agli animali sofferenze inutili, sono contro la vivisezione, non mi piacciono le pellicce e trovo stupido pretendere di vivere con un alano in un miniappartamento in centro a Milano. Ma non trovo sia sofferenza inutile crescere un animale e ucciderlo per mangiare. e non mi va di essere definita insensibile o fascista per questo.
Detto questo, non mangio carne tre volte al giorno, la verdura mi piace, il formaggio e le uova anche, e se qualcuno fa la scelta di essere vegano la cosa non mi scandalizza, personalmente lo trovo limitante ma sono fatti suoi.
Il problema è poi che se parliamo di sostenibilità non la finiamo più, e in questo senso il discorso diventa estremista. Perché lo so che a Vittoria a febbraio trovi le melanzane nelle serre non riscaldate, ma so anche che si devono fare 1400-1800 km per arrivare sulla mia tavola. E la soia è spesso transgenica (con buona pace di chi vive di tofu), e il cotone impiega tantissimi pesticidi, e l’auto inquina e sarebbe meglio andare in bicicletta ecc. Io però sono disponibile fino ad un certo punto a cambiare il mio tenore di vita. E credo che tutti, più o meno, si arrivi a compromessi.
L’ideale sarebbe avere un bel casale in capagna e potersi arrangiare il più possibile. E un giorno se mi sarà possibile vorrei poterlo fare. Ma non rinucerò a tirare il collo a qualche pollo per mangiarmelo, questo no di sicuro.
Ciao Eva,
noto una certa acredine contro i veg*ani nelle tue affermazioni, che a me spesso sa di coda di paglia 😉
E anche se, solitamente, a questa acredine è collegata la più totale mancanza di volontà al confronto – pare che già hai deciso tutto della vita no? – io ci provo lo stesso, sarà il mio lato masochista a farmi parlare…..
Innanzitutto vorrei capire come tu declini la parola estremismo… perché è sicuramente curiosa tale parola applicata a chi per scelta decide di causare il minor danno possibile agli altri esseri viventi, quantunque non umani: sarebbe come dire che i pacifisti sono estremisti perché, insomma, come si fa a non voler praticare la violenza tout – court quando le guerre fanno parte dell’inevitabile bagaglio della civiltà così come la conosciamo? Mi spieghi meglio cosa intendi quando parli di estremismo?
Secondo poi, parlare di nutrirsi di un altro essere vivente ma “col massimo rispetto” é una contraddizione in termini pura e semplice (ipocrisia delle parole e dei concetti, mi ricorda il termine ‘guerra umanitaria’): fammi capire, in cosa consiste questo rispetto? Non so, allevi gli animali che mangi e poi quando ormai anziani li finisci (tanto s’addamorì) in maniera rapida e indolore? O forse discendi dalle tribù degli indiani d’America e ringrazi lo spirito degli animali dei quali ti nutri – che però non scorrazzano più liberi nelle praterie, o non te n’eri accorta?
La violenza non è mai rispettosa: e la violenza applicata sugli animali d’allevamento è della peggior specie, visto che si estende ad una violenza generalizzata a tutte le fasi della vita (ripetuta inseminazione artificiale delle femmine, distacco precoce dei cuccioli dalla madre, alimentazione innaturale, reclusione, abuso di farmaci, eliminazione quasi subitanea dei maschi e sfruttamento delle capacità riproduttive delle femmine a proprio vantaggio, trasporto e uccisione violenta e prematura). Dove e come puoi mostrare rispetto ad una altro essere vivente in questa filiera di morte me lo spieghi? O il ‘rispetto’ di cui parli è un disonesto stratagemma mentale che utilizzi per sentirti con la coscienza a posto?
Immagino che Claudio sappia da dove viene il latte, ma quello che immagino tu non sappia è che la scelta vegana non si limita alla pasta e fagioli.
Peccato. Anche questo mi parla del fatto che, probabilmente, ce l’hai così tanto con i veg*ani che non hai mai provato a scoprirne, piena di curiosità e senza preconcetti, le ricette! Inoltre, come forse già saprai, ci sono mille considerazioni a favore di una scelta veg*ana, che passano dal rispetto per gli animali, a quello per le altre persone, a quello per l’ambiente.
La fondamentale e irrinunciabile motivazione animalista che passa dal rispetto degli altri esseri viventi ha pertanto un corollario di altre motivazioni utili e necessarie (se vupi conoscerle, basta che visiti il sito del Neic http://www.nutritionecology.org/it/ tanto per dire…).
Ma sai cosa penso? Come femminista animalista ho ahimé notato che solitamente chi parla come te, anche confrontato NON SOLO con l’estrema violenza subita dagli animali MA ANCHE con gli effetti dell’allevamento intensivo sul pianeta, trova mille altre scappatoie e sotterfugi mentali per poter considerare come ‘NON DETERMINANTE’ il fatto che nutrirsi di carne sia un genocidio mostruoso e violento, dannoso non solo per gli animali ma anche per gli altri esseri umani e per l’ambiente in cui viviamo….e un privilegio, peraltro, di chi può permettersi di mangiare la carne (pochi, l’occidente ricco perlopiù).
Quante e quali altre motivazioni ti servono per ammettere che esseri carnivori significa esercitare impunemente un dominio e un privilegio violenti e mortiferi ma tollerati se non incoraggiati dalle regole della società umana?
Se non basta mostrare la violenza sugli animali, quella sulle popolazioni più povere, quello sugli ambienti devastati dall’inquinamento prodotto dagli allevamenti, il disboscamento per creare nuovi pascoli, o le coltivazioni dedicate non ad altri esseri umani ma a nutrire gli animali da mangiare….temo che niente potrà togliervi la vostra costoletta da sotto i denti.
Ma se i carnivori pur di difendere il loro appetito di carne sono disposti a sacrificare miliardi di animali, milioni di esseri umani e l’ambiente in cui viviamo per il proprio palato…SPIEGAMI DUNQUE, CHI E’ L’ESTREMISTA ORA???
Claudio, allora se prendi i pidocchi te li tieni perché sono esseri viventi che vogliono vivere?
Io mangio carne, ma con il massimo rispetto per l’animale che mangio (e anche a me i metodi di allevamento comunemente usati non piacciono per niente).
E tu sai che bevendo il latte condanni il vitello? ad essere coerenti si dovrebbe vivere di pasta e fagioli…
Mi chiedo come non si possa essere “estremisti” quando si tratta di scegliere tra la vita e la morte di un individuo che vuole vivere.
Come si comporta un “moderato” di fronte alla violenza? “Ammazzo sì, ma poco”? “Sgozzo l’agnello dandogli del lei”? “Va bene stuprare, ma sempre nel rispetto degli anziani”?
e vabbeh, ma per me essere vegetariani resta un estremismo, con tutto il rispetto per gli estremisti.
E’ una scelta, quella vegetariana, troppo intelligente e responsabile per chi è conscio di non essere al centro dell’universo ma di dover condividere spazi e libertà altrui con altri esseri senzienti. Stesse persone che ipocritamente ti vengono a fare la morale per salvare la vita di un embrione dotandolo di diritti intrinsechi ancora prima che nasca e sviluppi la percezione della vita.
E poi è una scelta troppo sensata per sperare che gli esseri umani capiscano quali vantaggi ambientali apporterebbe una scelta del genere, dubito che abdicheranno all’egoismo distruttivo nichilista e antropocentrico tanto vecchio e duro a morire. Fino a quando codeste persone non cambieranno ordine alla scala dei loro valori, c’è poco da sperare. Sono spiriti di contraddizione viventi che anche davanti all’evidenza della storia e dei fatti, se ne fregheranno degli altri, pianeta terra compreso. Forse le nuove generazioni…. forse.