In rete veniva segnalata una affermazione fatta in rai da Giancarlo Magalli. Ne avevamo scritto QUI.
Contemporaneamente noi segnalavamo un forum maschilista in cui si sragionava sul perchè mai non ammazzarla, la moglie?
Della faccenda di Magalli ne aveva scritto Roberta Lerici, molte donne hanno scritto a Magalli per chiedergli ragione delle sue affermazioni, la notizia era rimbalzata sulla Stampa in un post di Flavia Amabile e Magalli alla fine non borbotta, non vaneggia, non minaccia querele ma, come era giusto, ha rispetto per il diritto di critica e ha chiesto scusa, si era spiegato male, non aveva finito di dire quello che voleva dire perchè mai e poi mai giustificherebbe qualcuno che ammazza una donna.
A noi le sue scuse sembrano abbastanza un colpo al cerchio e uno alla botte ma di questi tempi bisogna accontentarsi, specialmente se tra i commenti al post di Flavia Amabile ce ne sono alcuni che sono pura istigazione alla violenza sulle donne e se, ancora, e scusate se ci torniamo su, dalle pagine maschiliste non solo non arrivano scuse ma si rilancia.
La persona che aveva sollevato quel dubbio amletico di siffatto spessore proprio non riesce a trovare una ragione per NON ammazzare una moglie che vuole divorziare. Lo esige per diritto e si sente perfino offeso dalle critiche altrui. Così come ci tacciano di slealtà altri suoi colleghi ai quali abbiamo già chiaramente risposto che noi stiamo dalla parte delle vittime. Bisogna convincerlo, capite? E avere argomenti che gli siano congeniali, perchè altrimenti è già bell’e deciso: se non c’è una “ragione” a suo dire “plausibile” per cui un uomo non debba ammazzare una moglie allora tanto vale ammazzarla.
Questo è il piano della discussione in cui i maschilisti con la clava vorrebbero trascinare l’umanità, immaginando sia cosa normale, civile, assai illuminata e filosoficamente moderna l’azione di mettere in dubbio un principio di civiltà. Quello della libertà di scelta di chi non può essere costretta a restare con un uomo che non ama, che la maltratta, che la insulta, che semplicemente non fa per lei. Quello del diritto a restare viva, sempre e comunque, perchè un matrimonio inteso nel senso di una schiavitù, scissa la quale il padrone si libera di un peso e/o si vendica, è una cosa anacronistica. E sappiamo che certi maschilisti tentano in tutti i modi di riportare il diritto di famiglia ai tempi del codice rocco e del padre padrone, il pater familias, ma siamo nel 2011 e se si dice in pubblico che è cosa plausibile che un uomo ammazzi la moglie e la discussione è fatta in presenza di altri che ne traggono ispirazione per le loro idee si chiama istigazione alla violenza sulle donne.
http://www.youtube.com/watch?v=4gU9OLOcejY
Il punto da cui parte la discussione è totalmente distorto. Si tratta di pura misoginia, legittimazione alla violenza sulle donne. Perchè mentre qui e là ci sono questi individui che si trastullano, forse per noia, comunque irresponsabilmente, con queste discussioni, noi contiamo le vittime di carnefici che NON hanno trovato nessuna ragione per NON ammazzare la moglie. Sono #44 le vittime di violenza maschile dall’inizio del 2011 e l’Italia diventa un posto sempre più incivile e pericoloso per tutte noi. Rendiamocene conto. Donne di tutte le età, con o senza figli, adulte e meno adulte, che sono morte unicamente perchè hanno detto di NO alla proposta di tornare insieme, perchè non volevano continuare una storia, perchè lui non voleva lasciarle andare, perchè volevano la loro libertà. E gli uomini uccidono le donne perchè ritengono le donne una proprietà. Non accettano che una donna decida per se’, con la propria testa. Che abbia altri desideri, altre rivendicazioni, altri sogni e bisogni. Le donne muoiono ammazzate perchè c’è un uomo che le perseguita fino ad ammazzarle e questo non è “ragionevole” nè comprensibile. Semplicemente è criminale. Non ci sono palliativi legislativi che possano “convincere” gli uomini a non uccidere. Le leggi servono a rendere le persone più libere, a tutelarle e a difenderle perchè possano scegliere proteggendole da chi vuole impedire la libera scelta. Le leggi non servono ad offrire palliativi e psicofarmaci sociali a uomini depressi che non accettano la fine di una storia. Non possono e non devono servire a tenere al laccio, in schiavitù, una donna che deve essere libera di andarsene. La soluzione eventualmente sta in altre discipline scientifiche e mediche che nulla hanno a che fare con il tema legislativo.
Oltretutto chi ritiene che tutto dipenda da noi, persino l’elenco delle “ragioni” per cui non si dovrebbe ammazzare donne, bambini, chiunque, partorisce, ed è l’unico parto di cui si può giovare, qualcosa di morboso. Per cui se noi non diamo le ragioni per non essere ammazzate allora è bene che ci ammazzino. O meglio, se non scadiamo ad un livello di discussione in cui le vittime diventano criminali e i carnefici votati alla canonizzazione, allora è colpa nostra. Finisce per essere sempre e comunque colpa nostra. Non c’è niente di più patologico di questo. Noi suggeriamo una vacanza. In certi casi può davvero giovare. Oppure ci piacerebbe avere un confronto dialettico con le donne che gravitano nelle vite di questi maschilisti, le vogliamo conoscere, di persona, mogli, figlie, amiche, sorelle, madri. Vogliamo rivolgere a loro la questione e vogliamo sapere cosa ne pensano.
Sarà la nostra missione futura. Una domanda da rivolgere a tutte le donne. Raccontateci di vostro figlio, marito, fratello, padre, in special modo se pensa delle donne tutto quello che secondo voi è sbagliato. Diteci com’è quest’uomo e proveremo a trovare insieme una soluzione. Vi aspettiamo!
Difatti non sarebbe male presentare un disegno di legge che abolisca le attenuanti della provocazione su reati gravi come omicidio, lesioni, stupro. Una cosa è l’autodifesa (ma che sia obiettivamente necessaria e non dipendente da eccessivi criteri di discrezionalità) e un’altra è il sentirsi provocati. Lo Stato italiano dovrebbre insegnare e pretendere dai propri cittadini l’autocontrollo sui propri bassi istinti così come l’ignoranza della legge non è una scusante.
Dalle iene al giornale:
http://www.ilgiornale.it/interni/un_video_iene_smaschera_doppia_morale_prostituta_minorenne_va_bene_stesso/07-04-2011/articolo-id=515945-page=0-comments=1
Programmi come quelli delle iene mi danno il voltastomaco… più che doppia morale, fanno il doppio gioco! Generalizzare su “una mini gonna e stivali” come la divisa di una prostituta è riduttivo e pregiudizievole… nonché pericoloso e istigatorio… divenendo per estensione motivo di discolpa per qualsiasi uomo che si permetta di “abusare” di una donna.
Dalle iene al giornale:
http://www.ilgiornale.it/interni/un_video_iene_smaschera_doppia_morale_prostituta_minorenne_va_bene_stesso/07-04-2011/articolo-id=515945-page=0-comments=1
Programmi come quelli delle iene mi danno il voltastomaco… più che doppia morale, fanno il doppio gioco! Generalizzare su “una mini gonna e stivali” come la divisa di una prostituta è riduttivo e pregiudizievole… nonché pericoloso e istigatorio… divenendo per estensione motivo di discolpa per qualsiasi uomo che si permetta di “abusare” di una donna.
Crisa
Magalli ha detto quel che pensava; un messaggio, stavolta esplicito, in un contesto di giustificazionismo latente e pervasivo a cui certo il servizio radiotelevisivo italiano non si sottrae.
E’ stato fin troppo chiaro il conduttore a dire il vero, e nelle poche maldestre righe di scuse il suo pensiero comunque riemerge limpidamente; dice infatti che, se non è riuscito a spiegarsi come avrebbe voluto, se in sostanza ha detto qualcosa che non pensava in realtà, si deve anche all’assalto della “virulenta” Boralevi.
La logica che sta dietro a tale ragionamento è simile a quella che soggiace al concetto espresso in trasmissione; così come un uomo ha il diritto (altrimenti e pittorescamente traducibile in “che je voi dì?”) di attuare una prassi violenta (“perdere la brocca” in magallese) come unica e possibile risposta ad una frase spiacevole od offensiva di una donna, così l’uomo che viene messo in difficoltà dalla veemenza del ragionamento della stessa può esternare impunemente opinioni violente.
L’assunto secondo cui si può uccidere solo per follia mi pare francamente ridicolo, se per follia s’intende una patologia di ordine psichiatrico.
Forse qualcuno più competente di me potrebbe spiegare al conduttore che la causa scatenante di uno stato patologico psichiatrico, momentaneo quanto basta all’omicidio guarda caso, non può essere il tradimento del partner o una frase offensiva, anche quella che riguarda la presunta impotenza sessuale (che evidentemente qualcuno ancora identifica con l’onore da difendere).
Piccola postilla: sarebbe opportuno che opinionisti dell’ultima ora e conduttori di programmi di intrattenimento e quiz a premi, smettessero di discettare di omicidi e di violenza con lo stesso tenore e lo stesso bagaglio (poco ingombrante a quanto vedo) culturale con cui affrontano temi a loro più consoni.
Ne ho scritto a lungo ieri e su fb siamo partite con le mail di protesta.
La risposta della Rai è stata fantastica “grazie per aver espresso la sua opinione”. Voglio sperare che sia un risponditore automatico.
Ci sono state due cose, comunque, che mi hannop fatto rabbia quasi (quasi) più delle orrende parole di Magalli.
Ieri ho passato tutta la giornata a condividere il mio post e tutti quelli che ho trovato in rete (voi, ovviamente, siete sempre ben presenti nelle mie condivisioni) e ho notato (di nuovo!) una pressoché totale indifferenza da parte dei miei amici maschi. A parte i soliti, Lorenzo in testa, solo tre o quattro mi hanno “aiutata”, dimostrandomi nuovamente che certe cose non li interessano.
Sono cose di donne, cose di poco conto, c’è altro a cui pensare.
Per fortuna mi sono addormentata presto e a casa con me c’era il mio compagno, che invece queste cose le sente anche sue e lotta come e con me ogni giorno contro gli stereotipi di genere, gli insulti, le minacce.
Stamani, poi, mi aspettavo titoli sui giornali o almeno un articoletto da qualche parte, magari un link nascosto… niente.
Le parole di Magalli sono passate inosservate. O meglio, nessuno ha pensato fosse necessario diffondere e condannare.
Di nuovo, ci lasciano sole nella nostra Lotta.
C’è questa cosa che non mi piace: “provocare” ricorda uno stimolo, una eccitazione, una sfida. Ma non stiamo parlando di sport. “Provocare” contiene inevitabilmente una giustificazione, perché mette vittima e omicida sullo stesso piano: quello della sfida, della gara, del gesto volontario che scatena un confronto. Ma non è così. La situazione di partenza non è pari; chi vuole divorziare sta già reagendo a qualcosa, la “provocazione” non è la sua. Dice Magalli: “Il mio discorso era volto solo a dire che qualunque uomo (ma anche una donna) normale può superare il crinale della follia e diventare un omicida se provocato”. Chi usa il termine “provocazione” per spiegare – anche senza voler giustificare – queste vicende è un iprocrita o un ignorante. Queste scuse di Magalli non scusano proprio un bel niente.
Il ragazzo di mia sorella (40 anni suonati che vive ancora a casa dei genitori) sostiene che le donne vittime di stupro “se la sono cercata”. E’ spesso violento verbalmente. E, tanto x gradire, è razzista e vota lega. Tuttavia non perde una messa o un rosario la domenica.
Sono piuttosto preoccupata.
Quando Magalli è veramente insostenibile che perfino il servizio publbico inciti la violenza sulle donne…è un cerchio senza fine. I media veicolano scarso rispetto della donna e gli uomini imparano che la donna non vale nulla, purtroppo il potere mediatico è fortissimo in italia così anche l’influenza. Ormai tutto ciò è entrato nella cultura italiana e non c’è da stupirsi se ora in italia le donne vengono uccise con tanta facilità o vengono violentate, perchè l’italiano è stato addestrato dai media a vederci come oggetti in più c’è una cultura cattolica e misogina radicata da secoli e secoli. Stiamo tornando nel medioevo, io credo che nemmeno in una tv islamica avremmo sentito tali parole.