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Comunicazione sessista: donna simbolo, donna contenitore!

Rossella ci segnala queste due immagini/spot. Arrivano dalla provincia di Ancona e in particolare da Jesi.

Il primo manifesto è della confederazione nazionale artigianato piccola e media impresa e il secondo è del comune di Jesi per annunciare i festeggiamenti della giornatà di celebrazione dell’unità d’italia.

Potete leggere la dettagliata descrizione e riflessione che fa Rossella sul suo blog.

Noi concordiamo sul fatto che in entrambi i casi questi corpi di donna, o della donna/contenitore della quale non si vede neppure la faccia, sono funzionali a questioni che poco hanno a che fare con le donne stesse.

Basta pensare, come giustamente fa notare Rossella, che il mondo del lavoro, in realtà, rifiuta le donne incinta o perfino quelle che ricadono in una fascia d’età ritenuta pericolosa perchè a rischio maternità.

Quello che a noi viene in mente è tutta la manfrina delle manifestazioni delle donne di quest’anno propagandate come appendice della giornata del 17 marzo, all’insegna del motto “rimettiamo al mondo l’italia” denso di contenuti nazionalisti e patriottici che nulla hanno a che fare con la questione delle donne in Italia.

Ci viene in mente anche il fatto che quella immagine di donna a rappresentare l’Italia unita è quanto più falso possa esserci dato che in Italia le donne non contano assolutamente niente.

In generale non ci sorprende verificare che nei mondi cosiddetti “produttivi” l’unica forma di “produttività” intesa in relazione alle donne è quella della ri-produzione.

Fare figli sarebbe il nostro compito. Dei diritti possiamo benissimo fare a meno.

In entrambi i casi queste due immagini meritano uno Zero in comunicazione e uno Zero in sensibilità di genere.

Posted in Fem/Activism, Pensatoio, R-esistenze.


4 Responses

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  1. Cosmic says

    sono d’accordo. è un pò come dire: noi imprenditori uomini scegliamo di fare la nostra ‘impresa’ lavorando, voi donne mettete al mondo i figli e basta. a ognuno il suo, insomma.

  2. roz says

    Grazie ragazze, grazie Margherita…

  3. Margherita says

    Cara fasst,

    Secondo me hai centrato la questione dicendo che “In generale non ci sorprende verificare che nei mondi cosiddetti “produttivi” l’unica forma di “produttività” intesa in relazione alle donne è quella della ri-produzione.”

    E’ evidentemente una pubblicità fatta da uomini e rivolta agli uomini, il cui messaggio mi sembra essere “come la donna si realizza e costruisce attraverso la maternità, tu, uomo, realizzati e costruisci attraverso l’impresa”.

    E’ sessista perché il potenziale piccolo imprenditore a cui si rivolge è evidentemente un uomo, e per farlo usa in modo improprio il corpo della donna.

    Però la risposta che sia tu che Rossella date, “le donne in età fertile non vengono assunte”, secondo me è parziale e non colpisce né il committente, né il creatore, né i destinatari della pubblicità, che in maggioranza pensano che “le donne vogliono farsi assumere per poi piantare quattro maternità di seguito al datore di lavoro”.

    Diciamo invece che esistono anche le donne piccole imprenditrici, le donne che vogliono far parte di quel processo produttivo di cui si parla. Ricordiamo anche che se sei una donna imprenditrice le banche, i fornitori, etc. NON ti prendono sul serio (a meno che tu non abbia un mucchio di soldi, allora in quel caso cercheranno di spiumare per bene la povera imbecille e sprovveduta che sicuramente butterà nel cesso il suo patrimonio – comunque non c’è vero rispetto neanche per quelle mie colleghe donne che hanno iniziato con grossi investimenti).

    Tutte queste cose ve le dico per esperienza personale, una volta avevo una ditta individuale ed era così – da quando ho un socio di sesso maschile ho visto come è tutto più facile per gli uomini (ponti d’oro da parte di – quasi – tutti).

    Sì, in pratica stiamo dicendo la stessa cosa e ci incazziamo per le stesse ragioni – però voglio anche consigliare di mettersi in proprio a tutte le donne che vengono escluse dal mondo del lavoro. Nonostante le difficoltà, nonostante la mentalità di merda ben rappresentata da questa pubblicità. Vi posso garantire che nonostante l’incertezza economica si vive molto meglio, è l’unico modo (almeno che ho trovato io) di essere davvero LIBERE. E poi il giorno che saremo in tante qualcosa cambierà!

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  1. La donna-contenitore « Un altro genere di comunicazione linked to this post on Aprile 26, 2011

    […] Mi segnalano anche questa campagna pubblicitaria e vedo con piacere che ne parla anche il blog femminismoasud. […]