di Elisabetta P.
Stavo leggendo di questa notizia. In poche parole, ad una mostra dedicata ai capolavori impressionisti e post-impressionisti, in corso al Mart di Trento e Rovereto, viene esposto il celebre quadro di Courbet “L’origine del mondo” del 1866, il cui soggetto è un sesso femminile.
Il materiale informativo di suddetta mostra è stato spedito ad alcuni istituti scolastici della zona, tra cui una scuola elementare; nel pieghevole destinato agli insegnanti era inclusa la foto del dipinto in questione, depliant che evidentemente è finito in mano anche a qualche allieva/o.
Sembra che ci siano state delle proteste da parte dei genitori, tali che in seguito l’istituto scolastico ha provveduto al ritiro del materiale e il Mart ha presentato le proprie scuse.
Mi chiedo se gli stessi genitori, coerentemente, impediscano la visione dei programmi televisi che propongono ossessivamente una oggettivazione, puramente destinata a soddisfare un immaginario maschile stereotipato, dei corpi delle donne, o se quantomeno accompagnino tale visione ad una opportuna decostruzione della comunicazione.
Mi chiedo anche se questi genitori evitino ai loro figli e alle loro figlie di vedere statue e quadri che ritraggono organi genitali maschili.
All’accaduto, già abbastanza sconfortante, si va ad aggiungere la nota che il museo si premura di diffondere a “tutela” dei visitatori:
“Nel rispetto delle diverse sensibilità del pubblico che frequenta il Mart, la direzione del museo informa che nel percorso espositivo della mostra è presente il capolavoro di Gustav Courbet “L’Origine du Monde 1866)”.
Possibile che un nudo femminile, per una volta realmente artistico, che non sia meramente in funzione di uno sguardo voyeuristico, debba essere in qualche modo sottoposto a provvedimenti vagamente censori?
Nel resto d’Europa, magari proprio al Musée d’Orsay, che conserva stabilmente quest’opera, sono presenti tali avvisi?
P.s. seppure molto diversa tale vicenda me ne riporta alla mente un’altra.
In basso, Il David di Michelangelo.
Notiziola a margine:
http://www.corriere.it/cronache/11_aprile_04/danneggiata-tela-gauguin-washington_e1e7063a-5ec4-11e0-b025-06c58bf39633.shtml
Natla, non accetti la critica ma arrivi ad una considerazione che la avvalora. Ascolta, l’incultura dell’ultimo decennio lavora sulla superficialità d’approccio all’arte e al concetto di cultura come passatempo da weekend (altrimenti non si spiegherebbero le lunghissime code alle mostre in un paese culturalmente ignorantissimo). Quindi esatto, come dici tu, la foto è finita sul volantino anche perché scatena il chiacchiericcio, e il chiacchiericcio “sessuale” è l’anima del commercio, specie quando il clima si fa puritano. Il punto nodale allora è lo scandalo percepito dall’adulto e non la foto del quadro incriminato finita tra le mani di una scolaresca. L’opera d’arte rimane tale e può essere analizzata (magari con quei bambini) proprio alla luce di questo pseudo-scandalo puritano più o meno pilotato (un po’ come tutta la pubblicità porno/erotica di questo periodo). Infine, questo decennio è stato a suo modo preparato lungo tutto il precedente e forse ancor prima erano già percepibili le avvisaglie di quella lenta e inesorabile caduta verso l’attuale oblio della percezione cosciente sul reale. Sui bambini i genitori scaricano da sempre le proprie frustrazioni. E non c’è bambino che si scandalizzi davanti ad un pene o una vagina, ci sono piuttosto adulti repressi e psichicamente disturbati che trasferiscono su di essi le proprie ansie dovute ai propri antichi traumi sessuali. La psicoanalisi dovrebbe essere materia d’obbligo scolastico nelle superiori, insieme alla storia dell’arti.
Giovanni, qui di illuminante c’è ben altro.
E di preoccupante. E pure triste.
@ Natla:
hai ragione, parlane pure: dovrebbero riunire le tue osservazioni su Courbet in un saggio. Sono illuminanti.
Ma dai, non è certo l’incultura dell’ultimo decennio ad aver reso i genitali diversi da un piede e inopportuno mostrare il quadro di Courbet su un volantino destinato a una scuola elementare, senza che ancora abbiano inquadrato un minimo il tema!!
E non prendiamoci in giro. Quel quadro non è finito sul volantino in rappresentanza dei capolavori dell’impressionismo, ce l’hanno messo per vendere più biglietti.
Discorso bambini.
Se un’insegnante porta un gruppo di bambini a quella mostra a vedere anche quel quadro, dopo avergli spiegato cosa andranno a vedere, benissimo.
Ma se alla mostra vedo un genitore piazzare un bambino davanti a quel quadro, io li osservo entrambi con molta, molta attenzione.
Se secondo il tuo giudizio, questo fa di me una paranoica fascista, pazienza.
D’altraparte secondo il mio giudizio quando tu scrivi “vogliamo un paese libero dove ognuno di noi, assumendosi le proprie responsabilità, mostri quel che vuole mostrare” non stai tenendo conto proprio di quelle responsabilità.
Poi ognuno sceglie di vivere nel proprio mondo.
In questa discussione si sta sottovalutando il danno che questo paese ha subito nel corso di questo ultimo decennio e lungo il quale la percezione della cultura è finita sotto i tacchi. E’ Arte ciò che l’uomo ritiene tale a seguito della valorizzazione della creatività umana quando questa si materializza in opere la cui funzione sociale non è direttamente valutabile in termini di tornaconto economico o utilitaristico ma di reciproco arricchimento interiore. Questo spiega come mai qui in Italia, causa una vergognosa deriva reazionaria e capitalista, si stia sputando su tutto ciò che è arte e cultura. Ora l’incapacità di valutare la portata etica (altroché se arte ed etica sono complementari!) di un’opera artistica, di contestualizzarla, analizzarla, capirla, percepirla, ammirarla, goderla, determina anche il rifiuto acritico, che è appunto basato sull’ignoranza e sul pregiudizio (e non è solo un problema di “erotismo” più o meno esplicito). Intendiamoci, esiste anche un’arte che può essere individuata come “reazionaria” ma non è chiedendo la maggiore età per visionarla o impedendo la divulgazione di un volantino in una scuola che si otterrà un risultato in termini di evoluzione etica e culturale. Ogni azione finalizzata ad impedire il fluire della conoscenza risulta a suo modo reazionaria. E’ peraltro evidente che il quadro in questione possa far discutere, specie in un momento come questo dove qualsiasi porzione di corpo nudo femminile esposto viene immediatamente indicata come azione di propaganda sessista. In sostanza, quanto è successo intorno al quadro di Courbet è assolutamente RIDICOLO. Di conseguenza è ridicola anche la gran parte della discussione che si è generata. C’è molta paranoia sulla questione “corpo delle donne”, e potremmo discuterne all’infinito. Anzi da parte mia l’ho già fatto per un anno sul sito della Zanardo. Poi ho ceduto (quando si rimane soli si cede sempre). Che vi devo dire di più, la paranoia è l’anticamera del fascismo. E tanti “fascismi” alla fine si uniranno in uno solo.
@Giovanni T.
E certo, come no. Adesso ci manca solo che i non-adetti non possano parlare del quadro dopo che te l’hanno sbattuto in faccia. Ma per favore… hanno imposto il volantino e secondo te avrebbe titolo a parlarne solo chi decide di apprezzarlo?
Se l’arte è un dono devo avere il diritto di rifiutarlo, altrimenti è come una benedizione ecclesiale: un’imposizione travestita. Per questo credo che un minimo di regole di fruizione delle opere controverse vadano a TUTELA del diritto di espressione artistica (e che imporre quel volantino sia stato un ottimo servizio ai censori).
Se invece decidi di imporre una provocazione senza spiegazioni e senza inquadrare il contesto anche per chi non è Courbet, dovrai accettare qualunque giudizio.
Qualcuno può pensare di avere il diritto di spiegare ai figli da dove vengono i bambini MOLTO MEGLIO di come faccia quel quadro. Qualcun’altro ci vede il solito attribuire alle donne il ruolo riproduttivo. Non erano queste le intenzioni? Ok discutiamone, ma non azzardarti a dirmi che non ne devo parlare oppure spiegami in cosa la tua difesa (“se la vista di una figa turba più di una coppia di mani, è un problema suo che deve risolvere”) sarebbe diversa quelle di Toscani.
@ senzasperanza:
non era mia intenzione offenderti. Forse il termine “ridicolo” è un po’ eccessivo, ma non volevo attribuirlo a te, bensì all’idea di giudicare moralmente l’arte. Volevo semplicemente intendere che, secondo me, l’arte e l’etica hanno poco a che fare tra loro. E dire che il dipinto di Courbet rappresenta “la solita prospettiva maschile: la femmina nuda, distesa, disponibile, ferma e senza identità” è, necessariamente, attribuire una funzione etica al dipinto: è come dire che una donna dovrebbe sempre essere ritratta a figura intera, vestita e con il volto ben visibile, altrimenti sarebbe un insulto alle donne. E’ ridurre l’arte a un aspetto che neppure le appartiene, è soggiogarla alla morale e alla politica (per quanto io possa condividere quelle norme morali e politiche femministe che si tenta di attribuire a quest’opera). L’arte non deve né dovrebbe fare nulla, l’arte è. No ought from an is, come diceva David Hume, nessun “si deve” da un “è”.
Non stiamo parlando di Courbet, ma del comportamento di quei genitori, di quegli insegnanti e dei responsabili di quel museo. Riferite pure la vostra opinione sul loro operato, che sia di apprezzamento o di disprezzo, ma, per favore, risparmiatemi le riflessioni sul dipinto, perché non è questa la sede e mi sembrano fuori luogo.
@ Natla:
capisco quello che vuoi dire, e immagino cosa possa nascere nella mente di una persona vittima di abusi, tuttavia il problema non è l’immagine del sesso femminile ritratto da Courbet, il problema sono l’abuso e l’abusante. L’eventuale terrore o vergogna che dovesse nascere in una vittima di abusi a causa della visione di questo dipinto non dovrebbe costringere la persona a scappare da quest’immagine o a protestare contro la sua esposizione, dovrebbe farle capire che c’è in lei qualcosa che non va, e che questo orrore viene proiettato dalla sua testa a un’immagine esterna: non si può scappare da qualcosa che è dentro di noi.
Non posso essere d’accordo con te, altrimenti dovrei essere d’accordo anche sul mettere un cartello simile sotto ogni opera d’arte ritraente delle mani, perché un monco potrebbe soffrirne!
La verità è che il sesso è tabù nelle famiglie, e lo è tanto nei figli quanto nei genitori. Se ci ritroviamo a parlare di questo dipinto è semplicemente perché ritrae una fica. I responsabili di quel museo di certo non hanno pensato alle donne vittime di abusi quando hanno deciso di affiggere quel cartello, ma a una schiera di perbenisti.
Personalmente, cerco di prendere ogni opera d’arte che m’interessa come se fosse un regalo: può piacermi, può non piacermi, può darmi fastidio, ma c’è qualcuno che mi ha donato qualcosa, e non posso ignorarlo, per quanto possa farmi venire in mente cose spiacevoli, turbarmi o chessò io.
Sinceramente non credo che l’arte sia accessibile a tutti, men che meno ai bambini, ma sono talmente tanti gli aspetti che possono attrarre di un dipinto, che anche un bambino, a suo modo, può apprezzarlo.
Prendo atto che paranoia e femminismo reazionario hanno messo le radici anche qui. Vabbé. Speriamo vengano a salvarci da qualche altro pianeta più evoluto.
@Giovanni T. Provo a dirlo in modo diverso.
E’ ovvio che la MIA interpretazione dell’arte dipenda dal mio background culturale. Mica posso usare il tuo. Probabilmente ci guadagnerei parecchio, ma con tutta la buona volontà del mondo, non posso 🙂
Quindi posso tollerare che Courbet si diverta a giocare con la mia psiche, per aprirmi la mente. Se sono una donna serena ed equilibrata.
Ma se sono una moglie con un marito violento, magari mi tremano le gambe al pensiero che transiteremo insieme davanti al poster di quella mostra.
Se sono una bambina con un padre abusante, magari mi viene da vomitare e preferirei morire piuttosto che portare a casa quel volantino.
Ovvio che l’artista abbia il diritto di fare ciò che crede (entro ovvi limiti) e che non debba essere censurato. Ma l’arte ha un potere che va maneggiato con cura e chi espone quelle opere al pubblico è responsabile di ciò che fa.
Per questo credo che un cartello di avviso, a tutela di sensibilità diverse sia doveroso (censurare la mostra assolutamente no).
Credo anche che assimilare questo discorso a quello delle pubblicità sessiste sia fuorviante. L’immagine di Courbet turba, stimola ma di certo non offende. Invece le pubblicità sessiste vanno rimosse e sanzionate perché offendono.
E nessuno ha il diritto di offendere deliberatamente qualcun’altro solo per fare soldi.
forse hai frainteso, senzasperanza: è la tua riflessione che trovo ridicola, non quella dell’autrice di questo articolo, o quelle degli altri commentatori.
ps. @ Natla: il fatto che, 150 anni dopo la sua creazione, quest’opera possa ancora turbare è dimostrazione del genio di Courbet. Se ti fa venire in mente TInto Brass, probabilmente è a causa del tuo background culturale, non del realismo di Courbet. Per quanto riguarda il David, invece, dovresti ricordare che un’opera d’arte non è un album fotografico, non ha carattere puramente illustrativo (non ne ha per nulla se parliamo di arte contemporanea), quindi non credo che abbia senso sostenere l’inutilità di mostrare i genitali, in quanto è probabile che, secondo il mito, David abbia lottato contro Golia vestito e non nudo (mi sembra surreale anche solo controbattere a un’affermazione simile). Infine, già il fatto che ti ponga il dubbio sulla necessità o meno di mostrare i genitali, e non di mostrare o meno qualsiasi altra parte del corpo del David è indice di una prospettiva viziata all’origine.
Giovanni T., scrivere “trovo ridicola la tua riflessione” mi sembra fuori luogo. Io, per fortuna, non trovo ridicola nessuna interpretazione, semmai non sono d’accordo. Non ho parlato di una funzione etica, ma della mia interpretazione e di quello che altre persone possono percepire. Cercare di imporre l’idea che è solo una bella rappresentazione della sessualità femminile, o dire semplicemente che il titolo è romantico, o farne addirittura un simbolo di liberazione della donna, forse basta ad altri, a me no! Tutte le opinioni meritano rispetto, si tratta di una questione di libertà. E se non fosse chiaro, quello che mi auguro è che ai bambini sia dato più spazio e tempo per osservare, pensare e confrontare oltre che vedere. Altrimenti vale il ragionamento che basta guardare il sesso di mamma o di zia o una foto qualsiasi, a che serve andare in galleria? Non si tratta di una questione di censura o di vigilanza, ma di lungimiranza.E per favore, non citatemi il David quando l’arte è piena di nudi femminili, il David non è solo un pene.
Bha… “che non sia meramente in funzione di uno sguardo voyeuristico” ne dubito.
A me quel quadro da fastidio. Il titolo mi da fastidio due volte.
Non mi fa pensare alla Natura e alla Vita. Mi fa pensare a tinto brass.
Anche l’esigenza di mostrare i genitali del David non la vedo, giacché dubito abbia affrontato Golia con tutto l’ambaradan al vento 🙂 ma almeno è solo una parte del corpo. Tanto che neppure mi ricordavo che fosse nudo lì, di quella statua ho sempre in mente l’avambraccio piegato, i tendini sulle mani e i riccioli.
Sono pienamente d’accordo con te, Giovanni T. Quando leggo articoli di questo tenore e commenti come quelli che leggiamo, mi chiedo dove sia finito lo spirito critico che questo sito vuole promuovere. Se anche qui tutto viene semplificato, se si vuole imporre una interpretazione – qui e in altri blog – non nutro più speranze, il movimento è finito. E aggiungo, ai bambini bisogna dare strumenti critici per poter comprendere l’arte e perché sviluppino il loro punto di vista, bisogna dare educazione, spazio e tempo per riflettere. Ma gradualmente, ci vuole pazienza, fatica. Puntiamo su questo, non sul giudizio affrettato che colpisce l’insegnante in lotta contro gli specchietti per le allodole. Possiamo sperare ancora? Non lo credo più.
senzasperanza, l’arte non ha una funzione etica. Trovo ridicola la tua riflessione, oltre che priva di prospettiva storica.
Sono convinto che l’insistita attribuzione di un valore etico alla lingua come a un’opera d’arte sia il vero problema del vostro sito: così si scade nello stesso moralismo di quei genitori, solo che questo è di segno opposto.
p.s. non mi riferisco a questo articolo, ovviamente.
Se l’arte dovesse mai avere uno scopo, questo dovrebbe essere proprio quello di smuovere qualcosa nel fruitore.
Dovrebbero mettere un cartello del genere sotto ogni opera esposta in quel museo, anzi, dovrebbero augurare allo spettatore di essere “urtato” dall’opera.
Perché criticate quei genitori e quell’insegnante? Vi ritenete più intelligenti o migliori di loro? Perché non cercate di comprendere invece che giudicare? Detto questo, quello che vedo nel quadro di Courbet è un corpo di donna senza testa né braccia, a gambe aperte, ma senza piedi. È la solita prospettiva maschile: la femmina nuda, distesa, disponibile, ferma e senza identità. Il titolo parla di origine, ma non vedo un grumo di sangue. L’origine del mondo passa per vulva e vagina, ma sia ben chiaro, dipingiamola giovane, fresca e succosa per il buon committente. Il resto del corpo non conta. Non ditemi di prenderlo come un simbolo di liberazione, per cortesia. Quel quadro non mi imbarazza, mi ferisce.
se mio figlio avesse avuto fra le mani quella brochure, gli avrei spiegato il significato del quadro, che non ha niente di ‘pornografico’ ma piuttosto, lo dice il titolo stesso, vuole mostrare il sesso femminile come origine della vita. io non ci vedo nulla di male sul fatto che un bambino, anche piccolo, veda come è fatto e capisca che i bambini vengano fuori da lì. ma in un paese in cui anche i corsi di educazione sessuale fanno scandalo, in cui la scienza è continuamente ostacolata e temuta, certo non posso che aspettarmi che ai bambini si racconti ancora la storia della cicogna! mi scandalizzo invece di tutti quei manifesti pubblicitari che si vedono nelle nostre città, compreso quello del sexy shop che mostrava un culo in primo piano con un perizoma che si apriva con una lampo come a dire ‘mettimelo qua’. oppure pubblicità in televisione con continue allusioni sessuali. ecco, un paese in cui non si distingue fra arte e messaggi artistici rivoluzionari (ma rivoluzionari 150 anni fa, oggi quel quadro non dovrebbe più scandalizzare!) e pseudopornografia a scopo di marketing… è un paese davvero arretrato!
La cosa scandalosa sono alcuni testi delle elementari dove c’è lo stereotipo della bambina che punta solo sull’aspetto e dei bambini che hanno vari gusti come letture e viaggi, per non dire delle mamme che fanno torte e papa’ in ufficio(leggendo il libro di mio figlio di 4 elementare).
State facendo molto, continuate così, in questo posto di merda dove l’educazione non paga più, bisogna davvero incazzarsi per smuovere le coscienze addormentate in un letto di conservatorismo culturale. Non basta cancellare la RAM a certa gente bisognerebbe prenderla a secchiate d’acqua ghiacciata in faccia tutte le mattine.
Sono contenta che anche voi avete parlato di questo episodio.
Vedo allora che sta girando nella rete (la stampa ne ha parlato poco). Comunque sia è vergognosa la censura che sta attorno alla sessualità femminile.
Quanto è vero…
io mi chiedo come mai quando qualcuno di noi sostiene che questo è un paese misogino, sessuofobico, puritano e bacchettone ci sono intere schiere di gente “sinistra” che ti fa notare, anche con severità, che non è vero perché, appunto, la tv e i giornali sono pieni di gnocca. Allora il punto è che dobbiamo essere sinceri fino in fondo. Vogliamo un paese dove il rispetto per il corpo femminile e per la sessualità in genere passi attraverso una supervisione castrante di stampo cattolico-reazionario, oppure vogliamo un paese libero dove ognuno di noi, assumendosi le proprie responsabilità, mostri quel che vuole mostrare?
L’ignoranza di un’ambiente culturale lo si vede anche da questo. La stupidità di tutti i protagonisti di questa vicenda – bambini esclusi, ovviamente – è l’ennesimo cartello che ci ricorda quanta strada ancora c’è da fare, in Italia, anche solo per arrivare a un dignitoso livello di civiltà.
Pòro Courbet. Non se lo meritava.