Report sul corteo di Torino. NB: Eravamo, tutto considerato (giorno infrasettimanale, orario, condizioni meterologiche), poch*, ma assai buon*.
Avevano annunciato un 8 marzo di lotta e così è stato. A Torino le donne sono scese in piazza per rivendicare il loro diritto ad autodeterminarsi e per urlare la loro rabbia contro lo stupro avvenuto qualche giorno fa in una caserma di Roma, dove una donna in stato di arresto è stata violentata da tre carabinieri ed un vigile urbano. “Meglio insicure che violentate” e “Le donne sanno scegliere da sole” erano gli striscioni che aprivano il corteo.
Un corteo che ha avuto come punto di concentramento la centralissima Piazza Castello, dove si trova anche la sede del Palazzo della Regione, simbolo di un attacco frontale sferrato all’autodeterminazione delle donne da parte del Governatore Cota e della sua giunta, che pochi mesi dopo il suo insediamento non hanno trovato di meglio da fare che dare il via alla Delibera Ferrero, che di fatto permetterebbe al movimento per la vita di entrare nei consultori…
Oggi, come da diversi mesi a questa parte, le donne hanno gridato forte e chiaro la loro contrarietà a questa delibera. Una delibera che di fatto va a minare l’autodeterminazione delle donne, mettendo in discussione la loro libertà, capacità e legittimità di scegliere in piena serenità e consapevolmente se e quando diventare madri, puntando alla criminalizzazione e a suscitare un senso di colpa.
Ma sono stati anche molti altri i contenuti che oggi le donne torinesi hanno portato in piazza. A metà percorso il corteo ha deciso di fare un cambio di percorso per poter passare davanti alla caserma di piazza Carlina, per denunciare il grave episodio di Roma. Qui ad aspettarle c’erano poliziotti in tenuta antisommossa e camionette schierati a “proteggere” l’edificio e ben intenzionati a bloccare il proseguimento del corteo. Dopo aver messo lo striscione sul monumento centrale della piazza, il corteo ha finalmente ottenuto di poter proseguire, al grido di “Meglio insicure che violentate”, verso Piazza Vittorio, punto di arrivo previsto.
In una giornata come questa non potevano di certo mancare interventi che andassero a trattare anche i temi della crisi, della precarietà, delle lotte in Medioriente, senza dimenticare i Cie, il dirimente problema della violenza di genere, il diritto alla difesa del territorio, ad un libero accesso all’istruzione pubblica, ecc. Temi che in questi anni e soprattutto negli ultimi mesi hanno portato migliaia di donne e uomini a scendere in piazza quasi quotidianamente, per riaffermare i propri diritti e per rispedire al mittente tutte le politiche messe in atto dal potere che vanno verso un tentativo di disciplinamento dei corpi e dei modelli di vita, che pretendono di far pagare l’attuale crisi alle fasce più deboli, e che giorno per giorno espropriano i soggetti della loro dignità, libertà di scelta, autonomia e indipendenza.
Oggi, come ieri, come domani, è un giorno di lotta.