Oggi è l’8 marzo e so perché manifesto.
Ieri sera con delle amiche abbiamo cacciato uno dei tanti stronzi che in mezzo alla strada stava picchiando una donna. Discutevano animatamente poi lui l’ha presa e l’ha lanciata contro un portone, schiaffeggiandola; a noi che gli gridavamo la merda che era, avvicinandoci, ha risposto con insulti ma si è allontanato prima che lo raggiungessimo. La ragazza ringraziandoci ci ha raccontato il motivo dell’aggressione: un banalissimo NO ad una richiesta di soldi. Tutte le volte che mi succedono episodi del genere, e purtroppo questo non è il solo a cui ho assistito, (anzi) mi viene la tachicardia, il cuore mi pompa a mille il sangue in circolo, mi formicolano le mani e dal petto mi esplode un urlo. Ormai vado in automatico. Io te lo urlo in faccia che fai schifo.
Non mi guardo intorno aspettando di capire se è il caso di fare qualcosa, cercando complicità con altre persone che come me sono li per caso. So già che la maggior parte farà finta di nulla, mangerà il suo gelato o berrà la sua birra come se le grida e i rumori fossero quelli del traffico. Ovviamente lui era un maltrattante, di quelli che prima si sporcano i vestiti del tuo sangue e poi ti portano al pronto soccorso per controllare che tu non li denunci. Poverini, che premurosi, d’altronde sei stata te ad obbligarli a farti questo…. Col cazzo!
Non c’è ragione per questo massacro: per le grida, le spinte, gli sputi, le botte, i capelli strappati, le sigarette spente sulla pelle nuda, i tagli, le cinghiate, gli stupri, per essere spogliate a forza e rinchiuse di notte al freddo sul terrazzo, per essere picchiata e poi pisciata addosso, per farti dare della puttana, dell’egoista, dell’approfittatrice, per essere riempita di psicofarmaci perché soffri, ma la pazza sei te.
Sorelle siamo tante ad aver vissuto questo, a viverlo ancora, ad averlo visto sulla pelle delle nostre madri, delle nostre amiche, delle nostre compagne. E quotidianamente vediamo gli sforzi di questa società assassina e misogina per nascondere e mistificare la realtà. Lo sappiamo che il raptus è una immane cazzata. Che non esiste ragione o valida motivazione per vivere queste violenze e umiliazioni. Che chi non crede alle nostre parole lo fa per interesse o per paura di vedere la realtà per quello che è!
Parliamone sempre, gridiamo quando serve, manifestiamo e lottiamo tutti i giorni. La rabbia, il malessere, lo schifo che proviamo è la conferma che quello che viviamo o abbiamo non ci basta. Non rassegnamoci, non accontentiamoci, non assecondiamo chi ci vuole vittime rassegnate in attesa del salvatore. Spalle dritte, sguardo fiero e grido pronto ad esplodere.
Andiamo avanti!
Grazie alle compagne di Bollettino di guerra per esserci sempre e non abbassare mai l’attenzione.
Buon 8 marzo di lotta a tutt* (di testa e di pancia)!