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Voina: l’arte contemporanea e i linguaggi sovversivi!

Voina, che vuol dire guerra, è un gruppo artistico russo composto da almeno 200 persone. Così almeno dicono le fonti che abbiamo trovato online [1]. Il padre fondatore era un uomo che poteva raccontare di come negli anni ottanta in russia ti rinchiudevano in manicomio se ti beccavano a volantinare tue poesie in una piazza.

Attualmente a quanto pare in Russia, la Russia che è anche di quel Putin con cui va molto d’accordo berlusconi, non può annoverare alcuna parvenza di democrazia. Esattamente come dalle nostre parti la repressione è durissima e il governo non sta a sentire nessuna forma di opposizione. Così il gruppo decide di ripopolare tutte le zone urbane per esprimere l’arte nei luoghi del presente.

Supermercati, metropolitana, ponti, strade, musei, tribunali, scuole, e le loro azioni artistiche vengono sempre punite con uno o più arresti. Praticamente il governo non fa altro che trovare escamotage per arrestare persone che vengono accusate di “vandalismo motivato dall’odio o dall’ostilità nei confronti di un gruppo sociale”. Il reato, previsto dall’articolo 213, paragrafo 1, lettera “b” del codice penale russo, è in realtà un pretesto utilizzato dalle autorità per sbarazzarsi più o meno legalmente degli oppositori.

Ed eccole le loro performance artistiche: uno che entra vestito da prete e da poliziotto, fa la spesa ed esce senza che nessuno gli chieda niente, per dimostrare come preti e poliziotti possano agire nella più totale impunità. Alcuni tra loro che dopo aver imbastito un processo farsa contro tre lavoratori clandestini, un omosessuale e un attivista dei diritti lgbt emettono una sentenza di condanna all’impiccagione e prima della chiusura di un supermercato la mettono in scena. Un’orgia in un museo dal titolo “scopa per il successore, l’orsacchiotto”. Un fallo lungo un ponte levatoio che arrivava alla perfetta erezione quando il ponte era sollevato per intero. L’opera si chiamava “cazzo catturato dall’fsb” (l’equivalente attuale del kgb). Una veglia con tanto di cena dentro la metro. Una azione punk dentro un tribunale, nel bel mezzo di un processo attaccano alcuni strumenti e cominciano a cantare. Una azione “tenera” che coinvolgeva un bambino, per rimettere a posto la scala di valori e dire quel che conta davvero: il bambino gioca a palla, la lancia e quella finisce sotto una macchina della polizia [video]. Il papà tenta di riprenderla ma è impossibile arrivarci e allora arrivano tanti angeli della strada a ribaltare il mezzo per permettere al papà di restituire la palla al bambino. E, se non ho dimenticato nulla di ciò che ho letto, l’ultima performance in ordine di tempo è una gara di baci alle poliziotte. Una azione saffica, forse motivata dal fatto che chi tra loro era stato in galera fosse stato accusato da odio anche contro la polizia. E quale odio può esserci nella mente di alcune persone che progettano di dare baci alle donne in divisa?

Quello che fanno è pura sovversione dei meccanismi di potere e controllo. Le azioni sono tutte di tipo politico e scardinano, ridicolizzandoli, i meccanismi su cui si basa una intera logica del dominio e della repressione contro le persone, le loro idee, la loro sessualità, la loro etnia.

Non so ancora decidere se in quello che fanno ci sia una componente un po’ sessista. La venerazione del leader, la frequenza con qui si citano cazzi, la presenza, anch’essa concepita in modo sovversivo, di una madre che allatta al seno un bambino in un’aula di un tribunale, quasi che altrimenti non avesse ruolo in queste storie, la posa nell’orgia artistica in cui l’uomo dominante e la donna non attiva, in ginocchio come un animale da soma. Nel senso che la provocazione, a mio avviso dovrebbe fare attenzione a non riprodurre un immaginario già esistente.

Non posso dare un giudizio perchè quello che leggo è parziale e non conosco il russo nè conosco bene la situazione russa. So però che la cosa mi incuriosisce molto perchè in Italia, per quel che ne so, un gruppo così manca e perchè ancora qui siamo fermi all’assalto alla zona rossa che per quanto possa apparire necessario non produce comunque alcun ribaltamento, nessuna decostruzione, nessuna rivoluzione di tipo semantico. Mi sembrerebbe già più rivoluzionario se il limite di quella zona fosse usato come orinatoio collettivo.

Per esempio esiste un certo pudore anche tra femministe, per cui se dici che sarebbe necessario operare una rottura, servirsi del proprio corpo per fare emergere delle contraddizioni, magari tirando fuori una tetta, in tante, all’unisono, durante una conferenza di quelle in cui anche le donne in cattedra stanno tutte abbottonate, incluso quelle che parlano in luoghi femministi doc, ti guardano come se avessi appena rotto un antico vaso cinese.

In tutte le chiese non si può esporre nulla di noi, bisogna mostrare il rispetto per la sacralità e inginocchiarsi metaforicamente e se nell’inginocchiarsi ti sfugge una tetta piuttosto bisogna che te la tagli di netto pur di non produrre uno shock alle presenti. Perchè i dogmi sono dogmi e non puoi infrangerli neppure per dire che in fondo, a parte tutto, tu esisti e non sei allineata, ne dogmatica, ne disposta a pronunciare le parole come fossero quelle dell’ave maria. Come dire: a parlare di una pipì trasgressiva in una chiesa sono in tant* ma alla fine sono tutt* lì a dirti che non puoi farla fuori dal vaso, figuriamoci in un luogo di “culto”.

E in generale trovo talvolta che ci sia più timidezza, pudore e ricerca del “decoro” in zone che fingono di essere trasgressive e indecorose che in altre forse più libere da mille clichè.

Non so. E’ una riflessione ad alta voce. Prendetela per quello che è. Voina anche per voi.

Ps: ovviamente su youtube il video dei baci lesbici alle poliziotte è stato censurato grazie alle segnalazioni dei soliti maschilisti lesbofobi che fanno squadrismo per impedire che sia visibile qualunque segno di libera espressione. Potete comunque vederlo se dichiarate di avere più di 18 anni.

Posted in Anti-Fem/Machism, Corpi, R-esistenze, Vedere.


2 Responses

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  1. Persona says

    Spesso ci si arrovella su concetti che a mio avviso sono più artistici, dadaisti o non so com’altro definirli che politici. Complimenti per il blog che è uno dei migliori nodi d’informazione/analisi di movimento.

  2. arte says

    anche io da qualche mese sto seguendo le gesta di questo nuovo gruppo. devo anche dire che il concerto punk al tribunale è una delle azioni migliori che ho visto, però anche a me ha dato fastidio l’uso dei bambini, già solo il fatto che una del collettivo si porta il figlioletto a far casino in tribunale dove, come minimo, ti danno uno spintone.
    anche io non voglio però giudicare, perché l’attivista è libera di fare anche questo, magari lei è convinta che parte della forza del collettivo sia dovuta all’uso, a volte strumentale, dei bambini.
    per l’orgia al museo penso invece che sia stata solo provocazione rappresentare la donna come sottomessa.

    in italia? secondo me in italia negli ultimi anni i movimenti artistici si stanno sempre più chiudendo a se stessi, se la cantano e e se la suonano tra di loro…mi spiego…se fino a qualche anno fa, quelli che ci occupavamo di politica, definivamo amichevolmente e provocatoriamente “freakkettoni” alcuni amici con cui collaboravamo magari nel settore musicale, teatrale, video, etc. oggi ne siamo stati risucchiati.
    le loro paure hanno vinto ed ecco che l’espressione ne risente e produce veramente poco ma molto poco