Gheddafi, come avevamo già scritto qui, non se ne vuole andare. Nel primo discorso disse che avrebbe combattutto fino alla morte, e aveva chiamato gli insorti “ratti”, “drogati”, aveva detto che erano dei ragazzini che giocavano con le armi.
Ancora oggi, nel suo ultimo discorso, il cui sunto potete trovare qui su twitter tradotto da un@ di noi, il dittatore libico ha continuato nella sua opera di demonizzazione dell’immagine dell’insort*, sempre giocando sul fatto che queste persone non sanno quello che fanno perché drogate.
E’ impossibile non trovare un’analogia, seppur in diversa misura, con ciò che il governo italiano, insieme col parlamento e il senato, fece il 14 dicembre. Fecero passare la rabbia di chi stava sfiduciando il governo nelle piazze, come rabbia di pochi violenti e facinorosi. Dissero di tenere i propri figli in casa, di non farli scendere in piazza, esattamente come pochi minuti fa ha detto Gheddafi quando, rivolgendosi ai genitori, ha detto di non far uscire i propri figli in strada, e di tenere le armi lontane dai ragazzini. Perché per loro noi questo siamo: ragazzini.
Non basta aver trovato 1500 persone praticamente sepolte vive perché dissidenti del regime libico, ancora fortunatamente in vita, non basta combattere, scendere in piazza, fare cortei, manifestazioni, farsi caricare, prendere le botte: la nuova tattica di banalizzazione di una lotta è questa, far credere che si tratta di ragazzin* arrabbiat*, insoddisfatt*, che c’hanno le cose loro, insomma.
Continuare a non prendere sul serio un malessere generazionale è la nuova tattica per restare al potere. Perché dialogo significa mettersi in discussione, e questi signori del potere non sono interessati a capire, né tantomeno a mettere in discussione le loro leggi e leggine.
L’atteggiamento di Gheddafi non è quello di un pazzo o di un folle, è il comportamento di un leader _occidentale_ messo alle strette dal proprio popolo che chiede libertà. Il suo modo di fare è quello di chi non ha mai ascoltato le richieste delle persone che ha governato come un despota, e ora le calunnie, perché è solo quello lo strumento che ha, quello della diffamazione, quello di appellarsi alla ragione, all’essere più ragionevoli, proprio come fa capire in quest’ultimo sproloquio quando dice che prima dell’inizio della rivolta il loro stile di vita era addirittura invidiato, e che è ora di tornare alla normalità.
Questo ritorno alla normalità, questo “okay, avete fatto casino, mo’ basta però”, è un atteggiamento in comune con l’Italia, con i partiti italiani che in quel lontano 14 dicembre, mentre votavano o meno la fiducia ad un governo che non aveva più la maggioranza, espressero la loro solidarietà alla polizia, ma non ad una generazione che avrebbe pagato tutto non in un giorno, ma in una vita intera.
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