In uno dei miei giri sono capitata a Firenze, in via fiesolana 2/b, a poche centinaia di metri dal duomo.
In quel posto c’è la libreria delle donne ed è un posto nel quale entri, saluti, e ti viene da subito di dare del tu alla persona che ti trovi davanti.
Un luogo familiare, dove le donne hanno spazio, eccome se ne hanno. Dove le parole delle donne stanno dappertutto e quindi ti viene voglia di dirne di parole e di chiederne.
C’ero già stata, certo, e avevo anche amato qualcuno dei libri trovati, di quelli che a volte non sono più neanche in stampa.
Ma voglio parlarvene meglio perché è così raro trovare un posto così che merita un post pieno d’affetto.
Solitamente entro in libreria con le idee chiare. Ho letto una recensione e chiedo quello che voglio. In questa ultima particolare occasione di chiaro avevo soltanto che dovevo stare in convalescenza per qualche giorno. Volevo qualcosa da leggere, ma qualcosa che mi interessasse davvero, e non sapevo cosa.
Non so dirvi quanti libri ho letto in vita mia. Veramente tanti, se pensate che ho cominciato che ero davvero una bambina piccola piccola. In casa mia i libri erano come il cibo. Non sono mai mancati. E ho fatto presto a trovare il filone che mi interessava o i filoni che mi interessavano.
Leggo tante cose e spesso leggo parole di donne. Ho letto i classici e potrei dirvi una lista infinita di titoli e un migliaio di citazioni per volta se non fosse che odio le citazioni e che i libri li uso, li disintegro, li faccio miei per trarne giovamento, energia, intelligenza che poi mi aiuta a esprimere altre parole di donne. Quelle che parlano di me. Quelle che parlano di tante che non hanno sufficienti parole per esprimere quello che vogliono dire.
Quello che mi piace leggere, adesso, è fatto di linguaggi che hanno ritmi e toni di un certo tipo. Che contengono poesia o che rivelino segreti in una atmosfera anche scomposta, senza pudore. Di quei linguaggi che non si nascondono dietro eufemismi per non rivelare la crudezza delle pulsioni, i sentimenti, le emozioni. Quelle cose tanto umane che ci rendono diverse l’una dall’altra.
Arrivare in libreria con un tot di esigenze è una cosa oramai quasi proibita. Soprattutto se le librerie sono botteghe e non quei luoghi di cultura in cui chi ti accoglie almeno una buona parte dei libri che ti propone li ha letti.
Alla libreria delle donne di Firenze sono passata che era mattina, dopo aver subito un intervento in day hospital. C’era una donna minuta, serena, di una gentilezza vera. Una sorella, complice, che ascolta e si emoziona quando ti racconta i libri.
Le ho chiesto qualcosa a partire dal linguaggio. Lei ha capito. Volevo leggere di una donna che racconta e che comunica leggerezza e ironia anche quando ti dice cose tragiche. Pagine piene di humor, ritmi veloci, sguardo disincantato, capacità di analizzare il mondo tutto attorno con poesia e intelligenza. Parole ricche di significato, una dietro l’altra, senza sprechi di punteggiatura. Dialoghi misurati che raccontano di identità intimamente libere, ricche, meravigliosamente autentiche.
Mi ha proposto qualche titolo. Tutti azzeccati. Ho preso un libro di Fariba Vafi. Ho finito di leggerlo quasi subito. Sono tornata a prendere altro cibo per la mente, ringraziando mille volte per quell’attenzione, davvero impossibile da trovare altrove. Mi sono portata via la Etxebarrìa.
Volevo raccontarvelo perché una cosa così ti migliora la giornata. Perché in quell’angolo di mondo ho ricavato uno dei miei pezzetti di paradiso librario. Perchè in quel paradiso c’è una attenzione per il mio sentire. E dunque…
Chissà che non ci sia un pezzo di paradiso anche per voi!
Grazie! Il mio morosetto è fiorentino: ora che so che esiste una liberia delle donne anche a Firenze ci andrò di sicuro!
Grazie per questo frammento di serenità, a termine di una giornata di speranze affievolite.
Grazie per questo blog io conosco la libreria delle donne di Milano adesso aggiungo quella di Firenze, io leggo per conoscere,studiare e per salvarmi la vita.