Update: dobbiamo purtroppo comunicare che oggi c’è stata una diciassettesima e una diciottesima vittima. Madre e figlio uccise dall’ex marito, già arrestato per stalking. In basso il post su una donna che è sopravvissuta solo facendo finta di essere morta.
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Oggi avremmo potuto leggere della diciassettesima vittima di femminicidio per il 2011. Lui ha tentato di ucciderla. Le ha messo le mani attorno al collo. L’ha strangolata. Lei per qualche minuto ha smesso di respirare. E’ diventata invisibile, come un animale braccato da un violento cacciatore. Ha fatto finta di essere morta. Lui ha creduto di aver terminato il suo compito e ha continuato nel suo delirio suicidandosi.
Quante sono le donne che fanno finta di essere morte per salvarsi la vita? Quante sono le donne che smettono di respirare, che camuffano la propria identità, che si mimetizzano con i contesti in cui vivono, per sopravvivere? Quante sono le donne che all’interno delle relazioni fingono felicità, orgasmi, gioie che non provano? Barricate dietro famiglie apparentemente rispettabili, matrimoni “normali”, relazioni “normali”, con l’ossigeno preso a gocce, per non consumarlo troppo in fretta.
Mai un lamento, mai una ribellione, mai niente, per sopravvivere. Mentre quelle che non ce la fanno più muoiono come mosche. Vengono uccise una ad una. Perchè hanno detto di no. Perchè hanno detto quello che pensano. Perchè hanno smesso di fingere.
Perchè la finzione è l’unica cosa richiesta alle donne. Belle e zitte. Desiderabili e accomodanti. “Femminili” e senza alcuna ambizione di mettere in discussione il potere degli uomini.
Come per le donne che subiscono uno stupro, quelle alle quali poi i tribunali rimproverano di non aver reagito abbastanza, al punto che gli avvocati degli stupratori interpretano i silenzi come “consensualità” mentre la morte ti attraversa dentro e tu fingi di non esserci più perchè il primo istinto per ciascun@ è quello di sopravvivere. Perchè quando qualcuno infierisce su di te e tu non puoi difenderti pensi che prima o poi finirà, che devi resistere. Che se fingi di essere morta non ti finiranno.
A questo le donne sono ridotte per poter raccontare il giorno dopo quello che hanno subito. Questo è lo stato di terrore a cui le donne sono sottoposte in assenza di una opposizione culturale, reale, politica alla violenza contro le donne.
Gli assassini restano legittimati a uccidere le donne e quelle stesse donne smettono di respirare per non essere uccise.
E per tante donne il limbo della non-vita, in attesa di un tempo migliore in cui poter respirare a pieni polmoni, diventa la condanna che le accompagnerà fino alla morte.
Smettere di respirare non è una soluzione. Lo sappiamo per esperienza. Bisogna urlare e combattere. Bisogna vivere per restare vive.
Bisogna smetterla di restare rannicchiate in un angolo, senza forza, senza coraggio, senza prendere posizione, senza esprimere una idea, senza dire quello che pensiamo, perchè fare finta di essere morte non è vita. Perchè fare finta di essere morte equivale ad essere morte per davvero.
Questo prescinde dalla soluzione difensiva che ciascuna riesce a trovare per non farsi ammazzare.
Tutte insieme, donne e uomini che vivono direttamente o indirettamente la violenza maschile.
Bisogna vivere per esistere. Bisogna resistere per vivere!
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