Con un pò di ritardo pubblichiamo tradotto il comunicato stampa di “X:talk” sulle politiche anti-tratta in Uk. X:Talk è un progetto che individua nella conoscenza delle lingue uno strumento politicamente e socialmente carico di potere, pertanto organizzano corsi di inglese pensati per creare uno spazio dove il lavoro sessuale può essere apertamente nominato e non deve essere nascosto o occultato. Attraverso la fornitura di un spazio si propongono di sfidare lo stigma e l’isolamento asseganti alle lavoratrici e lavoratori del sesso ed al tempo stesso garantendo riservatezza e rispetto per le persone coinvolte.
Comunicato Stampa: le politiche anti-tratta non funzionano
Tutto il rapporto/report in pdf qui:
Le politiche UK contro la tratta falliscono riguardo ai bisogni delle persone vittime di tratta e impediscono ai/lle sex-workers di affermare i propri diritti fondamentali . Le politiche anti-trafficking del Regno Unito stanno minando i diritti di lavoratori/trici del sesso, lasciandole/i esposte/i ad arresti e condanne o, nel caso di lavoratori/trici migranti, arresto e deportazione. Il Regno Unito sta mancando i propri impegni sui diritti umani delle persone trafficate, particolarmente gli uomini, persone transgender e persone trafficate in lavori non-sessuali, denuncia un rapporto delle rete per i diritti delle/i sex-worker “x:talk”.
Il rapporto «Diritti umani, Sex Work e Sfida alla Tratta» è stato pubblicato il 17 novembre. Descrive come le politiche anti-tratta del Regno unito stanno creando nuovi crimini intorno alla vendita consensuale di prestazioni sessuali tra adulti e come la realizzazione dei “provvedimenti” anti-tratta ha dato luogo ad un aumento di arresti e condanne per sexworkers ed altri/e nell’industria di sesso. La combinazione di “raid anti-tratta”, chiusura dei “bordelli” (ndr: in UK i bordelli non sono l’esatto corrispondente dei bordelli italiani prima della legge Merlin, quindi “brothel” andrebbe tradotto diversamente ma nn ho tempo di cercare termine adeguato) e l’aumento della sorveglianza all’interno dell’industria del sesso ha provocato una seria disgregazione dell’ambiente di lavoro delle/i sex workers ed ha reso il lavoro meno sicuro specialmente per le/i sex workers migranti.
Il rapporto descrive come le misure anti-trafficking del Regno Unito stanno provocando “un’incursione senza precedenti nelle vite e lavoro delle persone che lavorano all’interno dell’industria del sesso. Rileva che i/le migranti senza documenti sono impossibilitate/i o impauriti nell’ affermare i propri diritti in quanto sex worker o nell’avere accesso a servizi di base come quelli sanitari.
Le disposizioni nel “Policing and Crime Act 2009” hanno dato luogo ad una situazione in cui i/le sex worker migranti non cercano compensazione quando subiscono offese o abusi e risultano più vulnerabili a sfruttamento ed abusi dei diritti umani . Parlando per “x:talk” Ava Caradonna, sex worker, dice: “Abbiamo sempre sospettato che il discorso sulla tratta di esseri umani è stato cooptato da persone con un’ altra agenda: eliminare l’industria di sesso.
Quello che il rapporto di “x:talk” sottilinea che, invece di assistere e sostenere le persone trafficate, le politiche anti-trafficking sono state più efficaci nel mettere a rischio la sicurezza, la salute ed anche le vite delle/i sex workers. Sono state anche utili nel fare delle/i sex worker un bersaglio facile per la “Border Agency” (organizzazione addetta al “controllo dei confini”).
Thierry Schaffausser, presidente del ramo dei/lle sex workers del GMB (http://en.wikipedia.org/wiki/GMB_(trade_union)), ha dichiarato “Il GMB ha adottato un’ istanza per sostenere diritti sul lavoro per le/i sex workers come il metodo migliore di combattere il traffico di esseri umani e lo sfruttamento di lavoratori/ci emigranti. La proibizione davvero peggiora lo sfruttamento di lavoratori/trici e crea il tipo di condizioni che generano il traffico di esseri umani. Il luglio scorso, anche la Conferenza LGBT TUC ha votato una mozione basata sui diritti delle/i lavoratrici/tori per lottare contro il trafficking nell’industria del sesso allo stesso modo in cui facciamo per tutte le industrie.”
“x:talk” ha depositato una richiesta “FOI” di dettagli riguardo il Poppy Project [1], in coincidenza con la pubblicazione del rapporto. La richiesta punta a scoprire come il Poppy Project ha speso più di £9m accordati dal governo e che tipo di supporto è stato previsto per le donne trafficate -informazione che attualmente non è pubblicamente disponibile.
Media Contacts: Ava Caradonna 07914 703 372
Notes:
[1] Il Poppy Project è l’unico servizio dedicato alle donne vittime di tratta allo sfruttamento sessuale finanziato dal governo, ha ricevuto 5,8 milioni di sterline dal Ministero degli Interni tra aprile 2006 e febbraio 2009, con un contributo ulteriore di 3,7 milioni di sterline per tre anni a partire da marzo 2009. Il Progetto Poppy lavora con un’impostazione dichiaratamente abolizionista. Il sostegno alle donne attraverso il progetto è dipendente all’ abbandono del lavoro sessuale e il suo programma è diretto alla “riabilitazione”delle donne fuori del settore. Il progetto è stato criticato pubblicamente per confluire il numero di persone vittime della tratta nel mondo del lavoro sessuale nel Regno Unito.
vorrei ringraziare questo blog che ospita voci diverse. spero che anche grazie al vostro contributo possa partire una nuova visione che argini il pericoloso delirio in corso. allego due contributi inerenti al post.
qui Nicky Adams di ECP – English Collective of Prostitutes a proposito della tratta demolisce la versione governativa in diretta alla BBC. Ecco cosa succede quando si da voce a chi conosce la prostituzione dall’ interno. (in inglese)
http://www.youtube.com/watch?v=PtaEdI3aiwg
una sintesi del discorso di Ncky Adams sulla tratta”viene riassunto in ECP1 nel nostro TOOL (clicca su Anais – sottotitoli in italiano)