La cronaca di questi giorni ci racconta con eccessiva prudenza di scheletri e resti di donne restituiti dai luoghi in cui sono state sepolte dagli uomini che le avevano uccise.
Ed è uno scenario che ci ricorda quanto il femminicidio delineato a Ciudad Juarez sia presente tra noi.
Tantissime sono le vittime della violenza maschile e tante sono le donne scomparse delle quali per tanto tempo non si sa più nulla, mentre un uomo bugiardo si presenta affranto al pubblico fingendo una ricerca della quale conosce già la conclusione, mentre uomini assassini hanno tutto il tempo per inventare versioni della storia che non potranno mai essere contraddette perché una donna morta, purtroppo, non ha più voce per parlare.
E’ fuor di dubbio che la negazione e la sottovalutazione del fenomeno in Italia stia causando un maggiore numero delle vittime.
E’ fuor di dubbio che questa strage di donne sia legittimata da soggetti che tutti i giorni costruiscono una cultura del femminicidio, realizzano un linguaggio dell’omertà, che giustifica gli assassini e criminalizza le vittime.
E’ fuor di dubbio che questo tempo è per noi quello della restaurazione di rigurgiti patriarcali che ambiscono al controllo del corpo delle donne con finalità d’uso ben descritte da chi le rende oggetti di intrattenimento, di cura, di riproduzione obbligatoria della specie.
Le donne muoiono in quanto donne perché c’è anche chi aizza le folle alla caccia alle “streghe”, istiga la persecuzione con forcone e cerino acceso, diffama violentemente tutti i giorni quelle che lottano contro la violenza sulle donne o per il diritto alla libertà di scelta.
Le donne muoiono anche per mano di fanatici armati da chi fa dell’istigazione alla violenza sulle donne un mestiere. Da chi istiga tutti i giorni alla violenza contro le femministe, alcune in particolare, con lo stesso piglio di violentissimi inquisitori che le descrivono come fossero il diavolo in persona.
E’ successo in Canada, qualche tempo fa, dove un antifemminista ammazzò 14 donne, ferendo altre svariate persone. E’ successo ieri negli Stati Uniti dove una deputata laica, che esprime posizioni a favore della libertà di scelta, è in fin di vita per mano di un uomo che per arrivare a lei ha ucciso sei persone, tra le quali una bambina.
In Italia noi sappiamo che c’è chi istiga aggressivamente alla violenza contro le femministe, donne che lottano per i propri diritti.
Noi abbiamo documentato in modo puntuale questa emergenza, preoccupate come siamo, non soltanto di poter essere oggetto di aggressioni da parte di squilibrati indotti dalle parole di chi fa l’istigatore alla violenza di professione, ma anche del fatto che questo è per noi indice di quanto sia assolutamente invisibile ogni traccia di confronto democratico in questo paese.
La presenza delle femministe è per una certa parte politica, di destra, reazionaria, misogina e sessista, imbarazzante perché il femminismo lotta per i diritti individuali, collettivi, sociali, economici, civili di tutt* senza essere in nessun modo imputabili di alcunché a parte le classiche accuse tratte direttamente dal Malleus Maleficarum (il martello delle streghe).
Le femministe sono una parentesi scomoda perché lottano contro la strage continua di donne che in questo paese viene compiuta. Lottano contro l’abuso dei bambini, di tutte le parti sociali indifese e deboli.
Sono quelle che meno di qualunque altra forma di opposizione politica possono essere archiviate con accuse strumentali o con speculazioni utili ai fini repressivi. Esattamente come avviene per gli antifascisti.
L’istigazione alla violenza contro le femministe è l’alternativa squadrista all’arresto indiscriminato di gruppi di resistenza, donne e uomini che lottano in piazza per i propri diritti. Sono le voci che nessuno può mettere a tacere e che dunque diventano oggetto di fanatismi e integralismi già presenti all’interno di questa società.
La coltellata all’antifascista, l’aggressione omofobica al gay, le sprangate all’immigrato, l’istigazione alla violenza contro la femminista, fanno parte dello stesso pacchetto di dimostrazioni di intolleranza e autoritarismo di chi non accetta la diversità delle opinioni, di chi crede soltanto nel pensiero unico, di chi impone una modalità di vita con la forza e per farlo continua a utilizzare argomenti ridicoli per fomentare delitti che sono già stati compiuti o che presto o tardi si compiranno.
L’Italia dei fanatici antiabortisti, di quelli che non lasciano a nessun* di noi la decisione sacrosanta di farci staccare la spina quando lo riteniamo opportuno, di quelli che vedono nella lotta contro la violenza maschile sulle donne la sfida all’autoritarismo maschile che mai e poi mai per certe categorie di pensiero può essere messo in discussione.
L’istigazione alla violenza sulle donne e sulle femministe è una emergenza sociale. Lo è adesso e non quando una femminista sarà ammazzata da un antifemminista pieno d’odio verso le donne.
Lo è in questo preciso momento perché c’è chi sta costruendo giorno dopo giorno la legittimazione che armerà la mano di qualcuno.
Perciò a proposito della deputata in fin di vita negli stati uniti la domanda non è “chi le ha sparato” ma “chi ha messo quell’arma nelle mani di quell’uomo?”.
E nel caso dell’Italia bisogna che ci si chieda, prima che sia troppo tardi, chi è che sta collezionando armi da mettere in mano ad altri uomini che compiranno altrettanti delitti?
Chi è che non riesce a convivere con l’idea che le donne e le femministe abbiano spazio di parola al punto di istigarne la morte?
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Certo che dichiararsi PRO-LIFE e uccidere delle vite dev’essere proprio un bel paradosso..mA x questi maschilisti le donne vangono meno di un feto!