Anche negli ultimi giorni, come troppo spesso accade, la cronaca riporta di vittime di violenza maschile.
Gli ultimi fatti in ordine di tempo riguardano una donna, Paola Carosio, ammazzata, secondo i quotidiani, dal compagno, un ingegnere italiano che pensava di di far passare uno strangolamento per un malore spontaneo.
Poi, a Firenze, ci sono madre e figlio ammazzati – pare – da un uomo.
I quotidiani, si sa, non si concentrano mai troppo a lungo su questi fatti perchè sono conniventi e giocano a spostare l’attenzione facendo dimenticare che troppe donne muoiono per mano di un uomo che hanno denunciato, che le aveva già perseguitate, ferite, mandate in ospedale, perchè a nessuno interessa dire che in realtà le donne sono condannate, da istituzioni, politici, società, cultura, media, a morire.
Non si parla mai a lungo del marito, compagno, convivente che ammazza la donna con cui vive o viveva perchè troppo spesso si descrivono le vittime come fossero carnefici consentendo agli assassini di poter agire impunemente protetti da una legittimazione dello sterminio di massa di tutto ciò che somiglia vagamente ad una donna.
Si parla di quello che assume la dimensione dell’eccezionalità per gettare ombra su contesti di un certo tipo, per allontanare l’idea che questi delitti possano avvenire in contesti “normali”, in famiglie “normali”, tra le mura di casa, per mano degli affetti, così come in realtà quasi sempre avviene.
Ecco perciò i media concentrati a cercare gli elementi di degrado, l’estraneo da criminalizzare, e nel momento in cui non gli riesce allora li vedi intenti a buttare fango sulle stesse vittime, sui familiari delle vittime.
Così era accaduto per il padre del piccolo Tommaso, accusato di mille cose, per poi scoprire che a compiere il delitto era stato un tale che, come spesso gli uomini violenti fanno, mentiva in televisione e che era stato accusato di stupro nel paese dal quale proveniva, motivo per cui si era rifugiato a commettere violenze altrove.
Così accade oggi per il padre di Yara, che paga la riservatezza, la sua dignitosa ricerca della figlia, senza vendere nulla alla stampa che in ogni caso è lì pronta a triturare tutto.
Dei delitti commessi di recente dunque era più che ovvio che quello appetibile fosse l’omicidio di madre e figlio, del quale immediatamente si è specificato l’orientamento sessuale.
Un uomo ammazzato che riceve un commento omofobo post mortem.
“Uccisi madre e figlio omosessuale“. Come dire “Ucciso boss mafioso”, “ucciso narcotrafficante”, “uccisa prostituta”. Non leggi mai “ucciso uomo etero”. Tuttalpiù leggi “uccisa donna incinta” ma si tratta di una rappresentazione biblica che è funzionale ai ragionamenti che la stampa vuole fare. Una specie di elemento che rafforza l’accusa e richiama l’indignazione in special modo se a commettere l’atto violento è stato il rumeno.
La parola “omosessuale”, quindi, in un modo o nell’altro, diventa già una rappresentazione negativa. Una sorta di spiegazione. Come quella che dal vaticano arriva quando si parla di aids.
C’è un richiamo esplicito al fatto che le parole “uomo omosessuale” si accompagnano alle parole “morto ammazzato” come la parola pane si accompagna alla parola formaggio.
Fingendo dunque che ci sia mai stato un interesse genuino per questa storia che escludesse la morbosa ricerca di elementi che mettessero in cattiva luce la scelta sessuale della vittima, si dice che la ricerca è finita, putacaso, in un filone di indagine che siamo sicure non era minimamente stato sfiorato dagli inquirenti. C’hanno sbattuto la faccia per caso, c’hanno sbattuto. Non fosse stato per il gossip su questo uomo che non solo era gay ma osava perfino dirlo, scatenando forse l’ira degli amanti che nicchiavano senza aver voglia di fare coming out.
Così il corriere si trova “costretto” a titolare che la ricerca si sposta in “ambienti omosessuali”. Come dire il mondo intero.
Avete mai letto di ricerche in relazione ad altri delitti che erano dirette in “ambienti etero”? Giusto il corriere che quando svastichella accoltellò un gay a roma non titolò mai neppure che si cercava in “ambienti nazifascisti”. Come altri quotidiani che spesso parlano di “ambienti rom”, “ambienti musulmani”, ma che non parlano mai di “ambienti italiani” o “ambienti cattolici”.
Abbiamo dunque saputo che gli omosessuali stanno tutti chiusi in particolari ambienti. Che certamente le menti morbose e prurigginose immaginano a luci rosse, con il virus dell’hiv che ti da la mano all’ingresso del privee e festini serali da fare invidia a quelli dei politici italiani.
Qualcuno sa cosa sono gli ambienti omosessuali? Si mangiano? Si cucinano? Ti fanno bau di prima mattina quando passi in particolari zone della città?
Come dire che per una determinata indagine si cerca nell’ambiente femminile o in quello maschile. Come se l’omosessualità fosse da considerarsi ancora in termini omofobici.
Perchè in fondo è così. Se muore una donna ammazzata da un uomo è chiaro che viene cercato fango nella vita della vittima e non in quella del carnefice. Come dire che se l’è voluta per il suo stile di vita, per le sue scelte sessuali, perchè la gestiva con chi voleva invece che venderla in esclusiva soltanto ad un marito violento.
Lo stesso si intravede in questa faccenda. Perchè in italia è chiaro che se un gay muore bisogna cercare il marcio nella sua vita. Sfruttare la faccenda per gettare ombre sui gay. Per minacciarli tutti, spaventarli, intimidirli e indurli al silenzio, a non raccontare nulla sulla propria vita privata per custodire le incoerenze dei maschi etero in pubblico e gay in privato. Per dire che sarebbero tanto più sicuri donne e uomini che vivono in quei pacifici contesti “familiari” etero dove vengono stuprate e sterminate donne e bambini da equilibratissimi uomini addestrati a tener “salda” (nel senso che la inchiodano, usano il saldatore, generalmente il coltello al posto dei chiodi) la famiglia. Omofobi due volte. Di più. E tutto ciò è di una tristezza infinita.
Ps: facendo tutti gli scongiuri possibili, si fa per parlare, immaginate però che se venisse ammazzata una “femminista” la ricerca sarebbe svolta in “ambienti femministi”. Potete giurarci.
Asurdo… Quoto Wiska, poi: ne discutevo l’altro giorno con mia sorella, e dicevo “Perché devono specificare la sua nazionalità?”
Ma la parola nazionalità possiamo facilmente sostituirla con “sessualità”, o con “ideologia politica”, è sempre la stessa storia alla fine!
(PS: Avrei degli screenshot di una mia discussione con un maschilista, vorrei condividerli con voi ma non sapendo come usare questo blog non so che fare, avete suggerimenti?)
non ci avevo mai fatto caso a dire la verità, è stato illuminante. grazie!
Per sfortuna è proprio così… i pregiudizi sono troppo forti e i media non fanno altro che alimentarli!
condivido la tua analisi che estenderei anche agli immigrati regolari e non.
Ancora oggi a commento dellla tragica scomparsa di Yara si legge :”parla il marocchino che era stato fermato…” mi chiedo se non fosse stato un immigrato, si sarebbe scritto. “parla l’italiano che…”?