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Serve una società a misura delle figlie

In questi giorni mi imbatto continuamente in donne che guardano la televisione con terrore per quello che potrebbe accadere alle loro figlie.

Quello che soprattutto temono è che arrivi l’uomo “nero”, nel senso pieno delle leggende popolari, prescindendo dall’etnia di provenienza del sequestratore, e le porti via per condurle verso un destino crudele.

Poche sono quelle che in percentuale hanno la consapevolezza che le violenze avvengono soprattutto in famiglia o coinvolgono comunque persone che hanno avuto accesso alla vita delle ragazze o bambine scomparse.

Da sempre le ragazze sono vittime di abusatori, stupratori, predatori di ogni tipo. Violenti sono spesso i padri, i fratelli, gli zii, i nonni, i parenti stretti, gli amici di famiglia, i vicini di casa, i conoscenti. Poi ci sono anche gli estranei, in un numero assai inferiore, che considerano le loro vittime vere e proprie prede sessuali.

Di sicuro la soluzione preventiva per mettere in condizione le ragazze di salvarsi la vita non è quella di rinchiuderle in casa né di rinchiuderle in ambienti escludendo etnie, ceti sociali e diverse soggettività attribuendo ad esse la categoria del male.

Gli uomini e i ragazzi violenti appartengono a tutte le categorie sociali e senza voler seminare fobie stanno veramente dappertutto.

La buona notizia è che ci sono alcuni strumenti preventivi che alle ragazze possono essere davvero utili.

1] i genitori devono passare le loro conoscenze al vaglio del filtro della figlia. Chiunque sia: un conoscente, un nuovo partner, un amico, un collega di lavoro, un nonno, un padre, uno zio, un fratello, deve essere valutato a partire da quello che può rappresentare per quella ragazza, dal livello di privacy che garantisce, dal rispetto per la sua vita, la sua crescita, la sua sessualità.

2] le figlie devono essere informate su cosa sia la sessualità, su come è più bello viverla. Devono essere consapevoli del fatto che la sessualità deve piacere a loro e non a chi le usa. Devono sapere che il loro corpo non è un oggetto e per spiegare ciò è necessario che i genitori siano più chiari possibile e che permettano a quelle figlie di distinguere tra relazioni e approcci sbagliati e rapporti rispettosi e corretti. La censura su questi temi non serve a niente perché l’alternativa è lasciare che le bambine apprendano informazioni sbagliate da estranei che sicuramente non hanno a cuore il loro benessere fisico e psicologico.

3] le figlie devono essere messe al corrente sui pericoli che corrono. Su quelli veri e non sui fantasmi che costruisce la televisione. Se dici a tua figlia che il nemico è l’africano o il rumeno lei si lascerà avvicinare da qualunque italiano molesto senza riuscire ad attivare l’istinto di sopravvivenza comunque presente in ciascun@ di noi. Se dici che il nemico è lo sconosciuto lei potrà essere abusata dal padre, il fratello, il nonno, lo zio, il vicino di casa, l’amico, il compagno di scuola, il professore, senza avere la capacità di distinguere cosa è amore e cosa non lo è.

4] una ragazza consapevole è una ragazza che sa cosa vuole. Perché la vita delle figlie non si salvaguarda con i divieti. Se tu dici a tua figlia, senza prima averle spiegato opportunamente, con chiarezza e sincerità, che non può più frequentare quel tale ragazzo, lei lo farà comunque per spirito di contraddizione. Se tu le spieghi tutto, le racconti le tue certezze, le tue sensazioni, se costruisci con quella figlia un rapporto di fiducia che la lasci con la certezza che non vuoi vietarle il piacere, la scoperta della sessualità ma soltanto il dolore, allora lei ti ascolterà.

Molta della responsabilità di quello che succede alle nostre figlie è di chi nel trasmettere insegnamenti fondamentali passa il tempo a censurarle, preservando la loro verginità prima che la loro integrità di persone.

E’ mia opinione che tanta responsabilità in quello che accade alle nostre figlie sia dovuto alla cultura arcaica influenzata dalla religione che ha il dovere di porsi il problema e di trovare un suo modo, non intimidatorio, censorio e terroristico, di fornire una educazione che tenga conto di queste semplici verità, dette senza pregiudizi nei confronti di nessuno, con l’unico interesse rivolto al benessere delle ragazze.

Non tutto può restare sotto il nostro controllo. Ogni cosa può certamente avvenire ma le cose avvengono anche perché un insieme di fattori realizza delle contingenze che sono funzionali alle violenze.

Ovvio che nessuno dovrà mai usare questi argomenti scivolosi per dire che quello che succede alle ragazzine è responsabilità dei genitori e di quelle ragazze. La responsabilità è di chi compie le violenze e se da un lato è necessario mettere le ragazzine in condizioni di difendersi è soprattutto necessario ripensare una educazione nei confronti di ragazzi e uomini che continuano a considerare le bambine e le ragazze come semplici oggetti sessuali.

Va costruita una cultura del rispetto e della consensualità a sostituzione della cultura sessista che istiga perennemente allo stupro dalla quale siamo circondati.

Basta con l’erotizzazione pubblicitaria e televisiva delle bambine. Basta con lo sfruttamento di corpi per vendere qualunque cosa. Basta con le campagne di criminalizzazione delle ragazze, della loro sessualità, della loro crescita non conforme, delle loro scelte. Basta con le giustificazioni palesi, esplicite rese nei confronti di pedofili e stupratori. Basta con lo stalking alle ragazzine che denunciano lo stupro, le minacce, le intimidazioni, la solidarietà dei paesani agli stupratori, la solidarietà maschile nei confronti degli accusati di stupro. Basta con l’uso delle donne violate per criminalizzare stranieri e oppositori politici, per militarizzare le strade, per imporre uno stato di terrore che mira al controllo della sessualità e dei corpi invece che alla loro libertà.

I ragazzi devono essere educati al rispetto dell’altro sesso. Padri, nonni, zii, fratelli, vicini di casa, amici, parenti, colleghi, professori, compagni di scuola, devono essere denunciati e allontanati a difesa della incolumità delle bambine.

I maschietti devono imparare a vivere la sessualità come fatto reciproco. Devono smetterla di spadroneggiare sul sesso femminile per usarlo per il proprio esclusivo egoistico piacere. Devono smetterla di vivere le relazioni da dominatori esclusi i quali dal dominio e dal potere sulle donne si vendicano in ogni modo possibile con la complicità omertosa, spesso, di istituzioni e molti altri mondi.

Non è necessario andare tanto lontano per raccontare ai propri figli e alle proprie figlie cosa può essere giusto e cosa no.

Le madri raccontino quello che hanno vissuto, cosa può essere stato per loro piacevole e cosa no. Sinceramente, senza nessuna remora, perché il racconto di sé è quello che i figli ascoltano non ritenendolo una imposizione.

I padri smettano di sfidare i figli ad essere più virili, a fare collezione di ragazze, a essere machisti. Smettano di perseguitarli se sono gay, se studiano, se piangono, se sono fragili, se sono tante belle cose tranne che violenti.

I genitori smettano di educare i figli maschi come se dovessero trovarsi fuori dalla caverna a cacciare selvaggina con la clava.

Gli insegnanti smettano di pensare una educazione separata secondo i generi. Il mondo della cultura e della politica impari a progettare il mondo di domani avendo piena coscienza del fatto che loro contribuiscono a formare carnefici per creare un esercito di vittime alle quali nessuno presta attenzione.

Ci vuole poco a costruire nelle bambine la sicurezza di se’ che può aiutarle ad essere più forti. Ci vuole poco a costruire nei bambini il rispetto dell’altra che può aiutarli ad essere migliori.

Perché i percorsi che ragazzi e ragazze compiono in questa società terribile sono evidenti a tutti. Le ragazze devono fare una fatica incredibile per affermare se stesse, le proprie esigenze, per recuperare sicurezza e spesso arrivano a compiere un percorso di assunzione di consapevolezza soltanto a quaranta anni, decidendo di separarsi da un uomo violento che a quel punto le ucciderà.

I ragazzi devono fare una incredibile fatica, sfidando omofobi, machisti, maschilisti, per affermare se stessi, manifestare la propria umanità, percorrere sentieri non segnati, reinventare una mascolinità che non somiglia a quella dei padri, dei machisti e dei maschilisti, contrassegnata innanzitutto dal rispetto per se stessi e per l’altr@.

Entrambi sono destinati a diventare disertori, del fronte delle casalinghe disperate o di quella dei mariti dominatori e sessisti.

Donne e uomini che hanno già compiuto questo percorso e sono sopravvissuti possono con orgoglio mettere a disposizione dei loro figli e delle loro figlie questo patrimonio incredibile di esperienza e forza, per consentire loro di partire da un vantaggio che li porterà assai più lontano e li renderà molto più felici.

Sono una donna e parlo da donna, sperando che un uomo parli da uomo per spiegare le cose ai figli e alle figlie.

So per certo che da ragazzina sfidare la cotta con il coetaneo che vive con te le prime volte, la sperimentazione, l’inesperienza, è un fatto piacevole.

So invece che se la ragazzina incontra il maschio più adulto che quando la porta a fare un giro in macchina prende la sua candida manina e la mette sulla patta dei pantaloni, può risultare spoetizzante e squallido.

So che se un ragazzo ti chiede cosa ti piace significa che è attento ai tuoi bisogni. Se invece ti usa come foro d’attracco per il suo piacere non gliene frega niente di te.

Come questo di esempi da fare ce ne sono tanti. Raccontatevi ai vostri figli, con sincerità. Permettete loro di vedervi come punto di riferimento e se voi racconterete le vostre fragilità e incertezze sulla sessualità che avete vissuto a loro sarà più semplice raccontarvi le loro, percepire i disagi come tali e perfino raccontarvi di potenziali abusi quando ancora non sono accaduti.

Ai figli e alle figlie bisogna parlare. I figli e le figlie bisogna ascoltarli. Anche quando tutto questo fa male. E questa è la mia opinione in proposito che può essere arricchita e contraddetta dalle madri e i padri che leggono e che possono contribuire a creare un vademecum collettivo che sia utile a tutti.

Perché il web, a differenza del monopolio di sentimenti e dello sfruttamento di casi umani per l’audience che fanno altri media, è un canale di condivisione di esperienze. Tutte alla pari. Usiamolo per parlare e parlarci di cosa possiamo e dobbiamo fare. Evitiamo invece di scimmiottare la tivù riducendo l’enorme possibilità che abbiamo sul web allo sfogo su facebook o all’istigazione al linciaggio su altri forum.

Occupiamoci dei nostri figli e delle nostre figlie. Occupiamoci di noi.

Le ragazze e i ragazzi possono contribuire, per esempio, chiedendo cosa vorrebbero sapere. Sappiamo che dai tredici anni in su siete sul web e speriamo vorrete dirci la vostra opinione, se ne avete voglia.

La discussione è aperta.

Posted in Corpi, Omicidi sociali, Pensatoio, R-esistenze.


4 Responses

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  1. Rachel says

    cioè nel senso che se volessi una vostra risposta non saprei come fare e dove trovarla all’interno del sito

  2. Rachel says

    mi piacerebbe condividere la mia opinione con voi ma voi però non potete rispondere!

  3. vivian says

    ho 2 figli maschi,gemelli, sono piccoli ma già sento forte la responsabilità di crescerli secondo principi di parità e di rispetto. senza troppi sforzi, ma trasmettendo la cosa come ‘naturale’.
    il mio compagno ha una figlia adolescente, lui a volte mi chiede consigli, strumenti per affrontare certi argomenti, perché vuole capire e starle vicino. è vero non è facile, né da una parte né dall’altra. grazie.un post utile che mette insieme tutte le cose dette e fatte in tanto tempo.

  4. mary says

    veramente un bellissimo post!
    Vorrei tanto che post del genere vengano divulgati il più possibile sopratutto a gente che purtroppo è condizionata da stereotipi.
    Conosco purtroppo gente che dopo aver sentito i fatti di Yara controllano le figlie in modo ossessivo vietandole anche di uscire di casa.
    Ci sono figlie segregate in casa da genitori che pensano di proteggerle e che poi si ritrovano vittime di abusi sessuali in famiglia.Anche queste sono cose che ho sentito.
    Bisogna insegnare alla gente che se una ragazzina subisce violenze non è colpa sua. Bisogna smettere di pensare che le donne sono un oggetto di tentazione da coprire per non tentare o scoprire per fare soldi.
    Bisogna smettere di pensare che le donne e le ragazze o le bambine siano proprietà di qualcuno.
    un abbraccio!