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La donna senza qualità

Mi piace dirvi una cosa sperando la consideriate una confidenza. Una specie di segreto tra me e il mondo per rafforzare quella linea di condivisione tra i miei sentimenti e i vostri.

Conosco bene la sensazione che si prova quando si è impegnati in una causa che riteniamo fondamentale. So che quella causa è tanto più utile a ciascuno di voi quanto più vi allontana dalla routine della vostra vita.

Perché è difficile guardarsi dentro e soprattutto convivere con le giornate che spesso vi rimandano indietro quella idea di impotenza rispetto ai fatti tragici che vi toccano più o meno da vicino.

Siete persone come tante, avete paura della vostra mediocrità, di non lasciare un segno nel mondo, anonimi tra gli anonimi. E in questo periodo di successi illusori che consegnano patenti di immortalità fasulle si immagina che l’anonimato sia qualcosa da sfuggire.

Guardate quello che avete attorno. Spegnete tutto ciò che vi distrae e concentratevi sulla vostra piccola, umile, insignificante vita.

State studiando, se avete fortuna state lavorando, avete una famiglia, un ragazzo, una ragazza, siete soli, sole, le vostre giornate trascorrono banalmente tra un bus e l’altro, un’ora di lezione o un appuntamento di lavoro. In casa parlate poco o forse litigate tanto. Vivete conflitti, con gli altri, con voi stessi. Forse attorno avete soltanto il silenzio. Forse tutto quello che pensate di voi è una illusione. Forse avete paura di vedere quello che siete senza luci, orpelli, ricamature. Forse avete speranze, coltivate di giorno in giorno o avete progetti che non realizzerete mai e che per vostra serenità dichiarate soltanto rinviati. Fin quando dovrete prendere atto del fatto che nulla di nuovo accadrà. Proprio nulla di nuovo.

Si immagina che l’eccezionalità stia nello sfavillio, nelle luci della ribalta, nella gloria di un momento, nel dispetto che avete fatto a qualcuno, nelle decisioni assunte sulla base di biechi istinti di prevaricazione.

Si fugge dalle proprie vite in modi diversi ed è così difficile incontrarsi per davvero e parlarsi senza avere l’assillo di distinguersi per qualità talvolta insensate, che esistono solo perché qualcuno ha deciso che devono essere considerate tali.

Tanti premi, cavalierati, commendatorati, baronati, che consistono della defraudazione della meraviglia della vita di uomini e donne senza “qualità”. Tanti riti autoreferenziali e autocelebrativi che dispongono incoronazioni dei fasulli ceti dell’illusione e sottomettono la società reale al nulla vestito con abiti di lusso.

Siamo quasi niente e quello che facciamo è uno sforzo continuo per dichiarare controllo dove controllo non c’è, per desiderare cambiamenti dove i cambiamenti sono quasi impossibili.

Siamo tante anime in fuga e non saremo mai forti abbastanza fintanto che avremo paura di guardare la nostra vita senza particolari qualità.

Pensate a quanto sarebbe tanto più semplice se le persone si incontrassero per dirsi quanto sono imperfette invece che pubblicizzare quella perfezione che nessuno in fondo possiede, perpetuando un modello di umanità che si allontana sempre di più dalla sostanza delle cose di valore.

Pensate quanto sarebbe più vero se ciascuno guardasse l’altro senza nascondergli i propri fallimenti.

Viviamo davvero di piccole cose e non abbiamo bisogno di illuderci che il nostro presente o il nostro futuro siano differenti.

Siamo persone comuni. Con una vita che possiamo determinare ma che resta pur sempre racchiusa in una dimensione “finita”. Non siamo eterni. Non abbiamo la fortuna e la qualità per poter cambiare il mondo. Non siamo nelle condizioni di poter fare grandi cose. Non faremo la storia di chi scrive i libri di storia perché di solito chi li scrive è un servo di corte che cita solo le gesta di chi ha potere e denaro.

Siamo persone che tentano di sopravvivere tra mille precarietà e mille bisogni non soddisfatti. Tentiamo di essere coerenti. Qualche volta evitiamo di rimuovere le contraddizioni. Proviamo a spegnere le immagini del mondo dell’illusione per tornare alla nostra vita quotidiana. Più scura, lugubre, ma per questo più vera.

Abbiamo piccoli sogni. Qualcuno osa immaginare grandi cose. Vorremmo fare mille viaggi e poi restiamo confinati nei nostri piccoli mondi perché non abbiamo voglia, soldi, coraggio.

Vorremmo essere accettati per quello che siamo. Poi costruiamo di noi una immagine che molte volte neppure ci somiglia.

Non c’è nulla di più rivoluzionario che partire da se’ per trovare il proprio modo di stare al mondo. Incontrarsi è la cosa più memorabile che esista.

Tante donne lo sanno, perché fanno politica proprio a partire da se’. Le opinioni che manifestano sono vere. Quello che dicono è tutto vero. I loro occhi, li vedi sorridenti, vissuti, rassegnati, umili, comunque splendidi di quella luce immensa che trovano nella loro dimensione quotidiana.

Le cose che scrivono arrivano dritte al cuore perché sanno quello che dicono e quando parlano non negano mai a se stesse di emergere.

Non si vergognano di essere quello che sono. Convivono con la propria banale prospettiva e costruiscono giorno dopo giorno il cambiamento più difficile e più grande. Quello del necessario riconoscimento della propria identità. Quello sulla propria esistenza.

Hanno l’equilibrio che deriva dalle certezze reali. La consapevolezza di se’. Il sogno di una meta fantastica. La perfetta comprensione di ogni cosa che le riguarda.

Non sono invidiose, insoddisfatte. Non vivono stati superflui di agitazione interiori e quando scendono in piazza non lo fanno per sfuggire alla propria banale mediocrità. Lo fanno per se stesse. Per combattere contro chi di mestiere fa il ladro di consapevolezze.

Perché chi vuole avere controllo innanzi tutto tenta di tenervi lontano da voi stessi. Di distrarvi. Di farvi vivere in una menzogna. Perché l’immagine della vostra vera vita vi darebbe l’esatta percezione delle ingiustizie che subite.

Stare a contatto con voi stesse significa anche avere il diritto di esprimere scelte, complicate, difficili. E nessuno può impedirvi di farlo o può appropriarsi del vostro diritto di scelta perché ha paura di compierne una propria.

Nessuno ha il diritto di prevaricare la perfetta unione tra mente, cuore e corpo esercitata da qualcuno ché ha paura di incontrare se stesso.

Non ha questo diritto chi vive compiutamente e consapevolmente la propria vita ritenendo in modo errato che le soluzioni adottate per se stessi possano essere utili anche per altri e non ce l’ha a maggior ragione chi continua a sfuggirsi e si affida ad una ideologia integralista per dare senso alla propria mediocre esistenza.

In definitiva io penso che la signora Roccella abbia questo particolare problema. Ce l’hanno tutte quelle che come lei ritengono di poter censurare le scelte altrui in nome di una propria convinzione personale che mi permetto di ritenere priva di ogni fondamento.

La Signora Roccella è una delle tante che sfuggono la propria vita “senza qualità”. Perché chi ha affrontato se stessa conosce bene il valore di una scelta e riconosce per altre la libertà di poterla compiere.

La Signora Roccella, invece, evidentemente, quella particolare scelta non l’ha mai compiuta ed è mio diritto dare un giudizio più privato su di lei perché giusto lei si arroga il diritto di mortificare le altrui scelte private e perché una volta tanto voglio guardarla come donna e non come serva di un dogma prepotente ed arrogante.

Se lei avesse incontrato se stessa e avesse avuto il coraggio di compiere scelte liberatorie non avrebbe mai avuto il pessimo gusto di fissare all’anniversario della morte di Eluana Englaro la vendetta dell’ideologia integralista sulla libertà di scelta.

Perciò le voglio dire, sapendo che non avrà considerazione delle mie banali e inutili parole, che conosco bene la ragione della violenza che gli esseri umani esercitano sugli altri esseri umani.

Io l’ho capita profondamente e perciò posso dire, senza alcun dubbio, che lei, questa donna senza qualità immersa in mille deliri di onnipotenza, mi suscita una profonda pena.

Le auguro di stare meglio in futuro. Perché, per fortuna, arriva per tutte il giorno in cui non si può fare a meno di guardarsi allo specchio e vedersi per quello che realmente si è.

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