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Pedagogia mediatica fascista: descrivere le donne come inaffidabili!

Non è il primo e non è neanche l’ultimo. Il solito video messo in rete a dimostrare la crudeltà delle insegnanti, naturalmente donne, così come altri che parlavano di badanti, ricordate?

Le insegnanti di pistoia hanno ricevuto una molotov. La questione non suscitò grandi problemi perchè la tendenza in italia è di una demonizzazione mediaticamente istigata che impedisce alle donne, in quanto donne, il diritto ad una difesa, alla privacy, al segreto istruttorio.

Sarebbe meno ipocrita gettarle in mano alla folla, per un linciaggio con rogo finale, perchè il clima è da caccia alle streghe.

Succede di nuovo, con un video in cui si vede ben poco in verità, a torino. E le maestre sono state ancora minacciate di morte, perchè l’istigazione all’odio legittima chiunque a sfogare la propria misoginia sulla prima donna utile.

Lo stesso trattamento non è riservato ai pedofili, beccati a scuola a fare cose atroci sui bambini e poi perfino condannati. E sono gli stessi che possibilmente alimentano misoginia perchè per i falsabusisti l’unica verità che deve passare è che le donne sono cattive invece gli uomini denunciati per violenze, maltrattamenti, abusi sui minori sono tutti dei santi.

Chi non capisce quello che sta succedendo è davvero miope. Non serve un genio per capire che sulla televisione ogni giorno viene violato qualunque principio etico e morale in rapporto ad uno Stato civile.

Le donne sono pubblicamente linciate, lapidate, vilipese, insultate. Non vedrete mai chilometri e chilometri di puntate su quello che compiono quotidianamente gli uomini. Sull’enorme numero di donne e bambini abusati, uccisi, violentati, maltrattati, perseguitati, per mano di un uomo.

Il principio che deve passare, grazia ad una oculata e costante mistificazione mediatica è che tutte le donne sono cattive. In particolare, ovviamente, lo sono tutte quelle che compiono ruoli di cura.

Come dire: “vi affidiamo i nostri figli e i nostri vecchi ma restate pur sempre delle nostre schiave”. E giù scudisciate, sorveglianza, il vicino di casa annoiato che fa il video alla finestra di fronte.

Quanto c’è di etico nell’istigare la violenza contro donne sotto processo? Quanto c’è di etico e di moralmente accettabile nel fatto che in tutte le vicende che riguardano donne i media arrivino ad una conclusione prima ancora del processo?

Eppure lo abbiamo visto con altri casi. E ne cito uno in cui quella che è stata riconosciuta colpevole era una donna. Il caso Franzoni. Anni di spettacolarizzazione, grandi avvocati e consulenti che hanno fatto soldi in mille comparsate tivù sostenendo la sua innocenza e che si sono dileguati alla condanna in primo grado.

La differenza tra la Franzoni e le altre? Lei aveva dietro un clan familiare. La sua famiglia è benestante. Le altre invece sono donne qualunque. Non possono permettersi un avvocato Taormina. Non possono permettersi la criminologa di grido. Perciò la Franzoni, per il modo in cui è stato trattato dai media il suo caso, è più simile ad un qualunque imputato di sesso maschile.

Chi paga consulenti e avvocati impegnati a seguire il flusso dei media e in base ad essi a costruire strategie processuali? Perchè le prove finiscono in mano ai media prima che in tribunale? Quanto guadagnano questi nuovi seguaci della guerra del sesso maschile contro quello femminile, donne incluse, tutte impegnate a scrivere libretti e librettini, a partecipare a conferenze e programmi tivù con un solo lascia passare: basta dire che le donne sono cattive.

Quanto conviene questo affare? Quanto serve a fare carriera? Chi sono queste persone, donne e uomini, che lucrano sulla morale e sull’etica e legittimano il linciaggio contro le donne immaginando di aver trovato una gallina delle uova d’oro? Quanto è potente la lobby “culturale” che orienta il dibattito pubblico e che ti offre una fetta di protagonismo se dici che le donne sono cattive?

E non è questione di giustificare le donne che compiono crimini perchè a nessuna offriamo alibi e a nessuna viene offerta una giustificazione. Ciascuna risponde di quello che fa.

Ci sorprende tuttavia come anche persone che dovrebbero avere una chiara definizione del quadro sociale del tempo attuale non osservino questi fenomeni con la necessaria distanza.

Perchè l’obbligo ad essere madre e moglie, badante e babysitter, è una cosa che si costruisce anche così. Creando un credito invece che un debito storico. Come se le donne dovessero ringraziare – socialmente ed economicamente – gli uomini per la gentile concessione al cambio pannolini di bimbi e vecchi invece che esigere un riconoscimento – sociale ed economico – che chiarisca quello che l’Istat qualche giorno fa ha detto in modo chiarissimo: sono le donne l’unico ammortizzatore sociale italiano.

Non è forse pedagogico il modo in cui si suscitano sulle donne pressioni morali e sensi di colpa nell’adempimento di ruoli che non vengono ripartiti in maniera equilibrata tra i sessi? Non è forse un modo per terrorizzare i genitori e per costruire paure e dunque conflitti nelle famiglie dove i mariti chiederanno alle mogli di restare a casa per badare ai figli, perchè delle maestre non ci si può fidare?

Tutto ciò non è funzionale ad un preciso assetto sociale?

Quello a cui state assistendo è una campagna di demonizzazione che si conclude dicendo che gli uomini, solo gli uomini, sarebbero gli unici a detenere il ruolo di tutori morali delle famiglie.

Nessuna fiducia alle donne. Fuori e dentro casa. Diventano solo una appendice maschile nel ruolo di sostegno e cura ai vecchi genitori o ai figli.

La società patriarcale misura queste regole su tutte le donne. Gli uomini sarebbero equilibrati e le donne invece capaci di grandi crudeltà.

Di cifre di delitti compiuti dagli uomini non si parla. Anzi. Quando accade che un qualunque uomo viene processato per un delitto contro la donna è sempre la donna ad essere descritta come colpevole.

Anche su internet abbiamo visto, e sicuramente comprendiamo anche il perchè, dato che è difficile subire pressioni quotidiane da maschilisti e misogini agguerriti che ti massacrano senza lasciarti mai un attimo in pace, che alcune seguono la pericolosa china tipica della parlamentare radicale in cerca di voti e comparsate in tivù.

Ma essere donne e rivendicare uno spazio nel mondo, web incluso, a partire da una fessura aperta e chiusa dal maschilista che veicola l’unico tuo pensiero che gli è funzionale, è un po’ come restare schiave di un punto di vista che non ci somiglia.

Il nostro pensiero è gratis e perciò non è in vendita. Il nostro pensiero non si serve di vie “concesse” e non viene elargito a strumentalizzazioni di comodo. Il nostro pensiero non compie omissioni perchè non ci piace stare nascoste dietro la siepe con il rischio di trovarci Massimo Fini. Perciò è un pensiero che disturba. E il giorno in cui non potremo più esercitare il diritto di pensare liberamente sicuramente non ci piegheremo al “come tu mi vuoi” per sopravvivere.

Pensateci!

Posted in Anti-Fem/Machism, Misoginie, Omicidi sociali, Pensatoio.