Riceviamo e volentieri condividiamo, da Monica Perugini:
Il vice sindaco leghista di Rodigo (MN) sbriga la questione del nido, delle rette alte, del costo dei servizi (ex) pubblici (quì con gestione privata con comodato d’uso ventennale ad una cooperativa di muratori ravennati): la madri stiano a casa a tenere i figli e non vadano a lavorare….
Tranquillo il vice sindaco di Rodigo: l’ odierna pubblicazione dei dati sulla disoccupazione hanno già risolto il suo problema. Una donna occupata su due, ha perso il lavoro e data la condizione di demoralizzazione denunciata, molte di queste nemmeno lo cercano più, il posto di lavoro.
La demagogia quindi è decisamente fuori luogo, visto che la (inesistente) politica economica del governo delle destre sta portando il paese, o meglio le sue classi popolari e lavoratrici, alla disfatta.
Imporre di fatto alle donne di restare casa e non portare i bambini all’asilo, sopprimere servizi per i quali la Lombardia (con Mantova in testa) era punta d’eccellenza fino a pochi anni fa, ovvero prima che la deregolamentazone sperimentata proprio dallal presidente Formigoni e fatta propria da altre regioni, a partire da Emilia e Toscana, aprisse la giungla della privatizzazione anche nel settore educativo e scolastico, aumentare le tariffe in modo da rendere inaccessibili gli stessi servizi pubblici (scuola, trasporti, sanità, servizi alla persona e ambientali), è politica distintiva avviata da tempo dai governi nazionali e locali delle destre, purtroppo condivisa trasversamente da Pd e centro sinistra, con la scusa che … non si poteva fare altrimenti.
Poco conta che anche le donne della Lega rimarchino il primato dei servizi e il diritto al lavoro: è la politica del loro partito e del loro padrone ad aver abbattuto entrambi.
Il movimento delle lavoratrici presente ovunque nel paese, iniziato dall’esperienza delle donne dell’Omsa di Faenza, attivo in Lombardia nelle lotte delle donne delle cooperativa che sfruttano donne immigrate e sottopagate nei servizi di pulizia da Malpensa e gli enti pubblici, fino ai recenti scioperi delle operaie dell’ emiliana Perla, tuttavia, stanno a dimostrare che è ripresa una lotta politica dagli obiettivi chiari, non più disposta a farsi strumentalizzare: quella delle donne che lavorano, che hanno conquistato negli anni diritti e servizi per tutti, arricchimendo una civiltà intera e che non hanno nessuna intenzione di condividere il massacro nei lori confronti, scatenato dal padronato con la compiacenza dei propri rappresentanti politici trasversali.
Monica Perugini
proletaria – comunicazione militante
Tanto succede già.
Con i lavori del menga che le agenzie per il lavoro e altri loschi figuri ci offrono, un mucchio di donne sono tornate a casa, soprattutto le etero sposate con figli.
Quanto detto di persona dal vicesindaco di Rodigo, è ben diverso da quanto è stato veicolato sulla stampa faziosi della provincia di Mantova.
Come al solito alcuni giornalisti per vendere di più sono bel felici riportare in modo volutamente impreciso solo quello che più gli torna utile.
All’interno di un discorso ben più articolato, riguardante la modifica delle tariffe per il servizio di asilo nido, con cui l’amministrazione intendeva motivare la scelta dell’applicazioni delle fasce ISEE, cerando di sgravare le famiglie meno abbienti, il vicesindaco ha solo esposto il suo sogno di poter aiutare in futuro anche tutte quelle mamme che avessero voluto seguire i figli direttamente. Si è parlato di scelte, non di obblighi, quindi nulla di maschilista, anzi un segno di libertà.
P.S. Il partito padrone e il padrone sono solo nei sogni masochisti di un altro tipo di persone non sicuramente negli elettori della Lega!
Nessuno può essere padrone di nessuno!!! AUGH
Il primo cittadino risolve brillantemente la grande piaga della disoccupazione femminile: piccola donna a casa a far la calza e curar marmocchi, Grande Maschio bianco fuori a procacciare il cibo con il sudore. AUGH