[Foto da Riotclitshave]
Mi chiamo Maria Teresa e sono pensionata. Nella mia vita ho fatto tanta fatica, poi un concorso, un impiego pubblico senza importanza ma che mi ha garantito uno stipendio e una vita sacrificata ma dignitosa. Sono sposata e mio marito, con una pensione piccola come la mia, ha qualche problema di salute. Però siamo persone che non si arrendono e andiamo avanti.
Abbiamo due figli. Uno, il più piccolo, lavora e vive all’estero. L’altro, nonostante abbia superato i trent’anni, non ha ancora finito gli studi, non riesce a farsi durare un lavoro per più di tre mesi e vive ancora in casa con noi.
Non mi lamento, per carità, perché è mio figlio e di questi tempi la solidarietà è importante. Potremmo vivere bene tutti assieme se mio figlio fosse una persona adulta e responsabile. Invece è un adolescente che mi costa il triplo della fatica che devo fare per aiutare mio marito.
Ogni tanto lavora, i pochi soldi che guadagna se li spende in vizi e stravizi, tra scommesse, uscire e bere con gli amici. Per il resto siamo io e mio marito che dobbiamo aiutarlo ad andare avanti pagandogli le tasse universitarie, i libri, le spese che lui dice sono necessarie.
In realtà va a letto tardi, si sveglia tardi, sta tutto il giorno al computer e non ci rivolge neppure la parola se non per chiedere soldi e dire che quello che ho preparato per pranzo e cena non gli piace.
Ultimamente io e mio marito abbiamo deciso di tentare di fare qualcosa per farlo reagire. Siamo preoccupati perché quando noi non ci saremo più lui non avrà più nessuno a mantenerlo e se non si muove ora tra qualche anno non gli sarà neppure più semplice trovare lavoro senza una precisa qualifica.
Abbiamo sperato che lui davvero finisse gli studi ma dopo tanti anni all’università non è riuscito a darsi neppure la metà delle materie. E non ha nessuna scusa perché non gli facciamo pressione, lo agevoliamo più che possiamo, sono io a fargli da mangiare, il bucato, sistemargli la stanza, fare tutto quello che gli serve come se fossi la sua sguattera.
Gli abbiamo parlato per dirgli che se entro l’anno non da almeno un tot di materie il prossimo anno non gli paghiamo l’università. A quel punto è caduto in uno stato di prostrazione profonda, come se non avesse più scuse per rimandare la sua crescita. Gli stavamo togliendo l’unico alibi che aveva per dire che ancora non poteva varcare la soglia dell’età adulta.
Un bel giorno per reazione ci ha detto che se ne sarebbe andato e in effetti per qualche mese si è allontanato per stare con la sua fidanzata. Lei è una donna che lavora per vivere, paga l’affitto e si è già laureata. L’unico problema che ha è che è tanto insicura altrimenti non si spiega perché lasciarsi incastrare da un uomo tanto irrisolto come mio figlio.
E’ durata poco tempo ed egoisticamente devo dire che un po’ ce l’ho avuta con la mia ex nuora perché non mi ha liberato di un bambinone ultratrentenne che una volta tornato a casa ricadeva di nuovo sulle mie spalle.
Penso sinceramente che tante madri abbiano in antipatia le ex nuore per lo stesso identico motivo. Un po’ perché si aspettavano da loro che riuscissero nel difficile compito di fare crescere quegli uomini infantili meglio di quanto non hanno saputo fare da genitrici. Un po’ perché fare sentire in colpa le ex nuore è il modo più semplice per guadagnarsi forse un po’ più di gratitudine e rispetto da questi figli che mostreranno, almeno per un po’, riconoscenza verso le uniche donne che non sono in grado (o non possono) buttarli in mezzo alla strada.
Le ex nuore, d’altro canto, ce l’hanno con le ex suocere perché a loro addebitano la responsabilità di avere consegnato figli maschi senza una educazione al rispetto per gli altri e soprattutto per le altre. In generale poche sono le donne, tutte intelligenti, che rivolgono sentimenti di “colpevolizzazione” anche ai padri, essendo che i figli non sono asticelle usate per passaggi di testimone tra femmine.
Insomma, la storia si è conclusa e mio figlio è tornato a casa, per fortuna non mi ha mollato anche un nipote, però è lo stesso punto e accapo, con una buona ragione per scaricare rabbia su qualcosa di diverso che non sia se stesso, i suoi fallimenti e con un moto di astio verso le donne in generale che non placava neppure in mia presenza.
Questo succede quando si usano le donne a barriera delle proprie insoddisfazioni e come rifugio, una specie di zona ricreativa, un palliativo per l’esistenza, una specie di droga sociale per attenuare il senso di inutilità e fallimento. Quando le donne capiscono di essere state scelte solo per “fare stare bene” questi uomini/bambini che le adoperano per “non pensare”, mentre a loro tocca pensare, lavorare, faticare, crescere, andare in marcia a passo diverso, allora rivendicano di essere considerate persone e di poter contare su altre persone che le sostengono nei loro momenti di fragilità.
Questo avviene già raramente in troppi i casi, figuriamoci quando un bambino cresciuto predisposto alla dipendenza ossessiva, non è proprio in grado di pensare neppure a se stesso.
Per vari mesi mio figlio ha cercato inutilmente la mia complicità per colpevolizzare quella povera ragazza che io immagino bene cosa deve aver passato. Conosco mio figlio e so come si comporta quando diventa nervoso. Porte e finestre e oggetti della mia casa riportano chiaramente i segni dei suoi momenti di facile irritabilità. E’ un tiranno vittimista che non smuovi dalla sua posizione neppure se ti fai venire un infarto davanti a lui. Non lo puoi rimproverare perché se lo rimproveri ti dice che è grande e se gli chiedi di fare il “grande” allora ti dice che non può. Non può o non vuole?
So che tante amiche, colleghe, donne che conosco hanno figli esattamente dello stesso genere. La situazione economica sicuramente non aiuta e questi maschi egoisti cresciuti talvolta senza molta attenzione al rispetto per gli altri diventano una specie di croce che noi genitori dobbiamo sorbirci nonostante gli anni, la stanchezza e il sacrosanto diritto ad un po’ di riposo..
Mio figlio ha molestato quella ragazza per un po’ di tempo, poi lei lo ha denunciato e lui si è rimesso a fare quello che faceva prima. Sera tardi, risveglio tardi, tutto il giorno al computer, con la differenza che usava il computer per insultare altre donne. Me lo riferiva una signora del quartiere che mi ha spiegato che mio figlio aveva insultato sua figlia non so dove.
Mio marito di recente si è aggravato e devo prendermi cura di lui e non fargli mancare niente. Ho chiesto a mio figlio di non urlare, non agitarsi, smettere di fare il tiranno e di cercare di capire la situazione e decidersi a crescere una buona volta. Per tutta risposta mi ha dato una spinta e mi ha fatto cadere.
Sono contenta che mio marito non abbia visto niente perché altrimenti si sarebbe sentito male per la tensione. Io però ho visto e so che una specie di muro è caduto. Quel muro che separa i comportamenti corretti da quelli violenti. Oramai mio figlio mi ha messo le mani addosso e io ho paura di lui. Questa è una situazione dalla quale non si torna indietro. E’ una frattura insanabile. E’ irreparabile.
So cosa dovrei fare in teoria. Chiedere aiuto, forse convincerlo a farsi aiutare, anche se c’ho provato senza alcun risultato, tagliargli i viveri, il che mi sembrerebbe una umiliazione che mi fa male il cuore infliggergli, chiamare l’altro mio figlio, se mi mette le mani addosso ancora forse denunciarlo.
Quanto conta l’affetto nel mantenimento dell’omertà? Mi sono detta che sono io l’unica che si fa problemi perché il mio modo di pensare a lui è con amore e preoccupazione, mi dispiace per quello che vive, spererei che stesse meglio, che si risolvesse la vita, sono sempre stata qui a offrirgli una mano. Ma lui si pone le stesse questioni? Sono io ad aver paura di ammettere che lui non è in grado di voler bene? Che lui è effettivamente egoista e tiranno? Quanto è grande il suo egoismo? Quanto è grande l’egoismo di questi uomini/bambini che ti puniscono con la violenza, psicologica o fisica, se non fai esattamente quello che vogliono? Quanto sono importante per lui? Quanto è importante suo padre per lui? Quanto è disposto a sacrificare per noi? Un po’ del suo egoismo? Della sua ostilità?
E’ mio figlio, gli voglio bene, non gli farei mai del male, ma mi chiedo e vi chiedo: cosa può fare una donna che si trova intrappolata in una situazione di questo genere?
Devo sperare in un rinsavimento di mio figlio? Devo subirlo? Dobbiamo subire le sue angherie?
Non posso e non possiamo obbligarlo nè a farsi aiutare nè a crescere. Dunque come si fa? Chi mai può aiutarci a risolvere una questione così complessa che certamente non si risolve né con una denuncia, un atteggiamento repressivo e punitivo, né con una eccessiva tolleranza di tante mancanze.
Come posso fare io, donna anziana e decisamente sola ad affrontare questo problema, a salvarmi da mio figlio senza perderlo? Come posso fare io a salvarmi da mio figlio senza arrivare al punto di sperare che qualcuno venga a portarselo via? Come posso fare io a salvarmi da mio figlio continuando a sperare che la sua vita si risolva e che lui sia felice?
PS. grande stima per tutto lo staff di femminismo a sud!!! continuate così!!! state diventando davvero un blog popolare ed importante!!! complimenti!!! 😀
Propongo di sbatterlo fuori di casa.
Purtroppo, qui in Italia, le madri hanno questa mentalità iperprotettiva nei confronti dei figli / delle figlie, non si rendono conto che è diseducativo! In altri paesi europei ed extraeuropei, invece, c’è l’abitudine di lasciare la casa dei genitori da molto giovani, anche se non si è fidanzati o se non si sta studiando!
Secondo me è così che si impara a diventare adulti: comportandosi da adulti.
Altrimenti, se una persona viene trattata a vita da adolescente, rimarrà con una mente da adolescente. (Perle di saggezza di mia mamma!)
Molti ragazzi passano dalla mamma alla moglie senza aver imparato nulla!
Degli eterni bambini! Non è UMILIANTE non essere capaci di fare la spesa, di cucinare, di mantenere una casa decentemente pulita, di comprarsi e lavarsi i vestiti da soli? Non è UMILIANTE dipendere da un’altra persona, come un neonato, un malato, un infermo, un vecchio, un handicappato, ecc (senza offesa) quando si hanno invece tutte le possibilità di fare ed imparare? Non è un INSULTO a chi invece è costretto a letto perché ha un problema VERO?
Ciao!
“Abbiamo sperato che lui davvero finisse gli studi ma dopo tanti anni all’università non è riuscito a darsi neppure la metà delle materie. E non ha nessuna scusa perché non gli facciamo pressione, lo agevoliamo più che possiamo, sono io a fargli da mangiare, il bucato, sistemargli la stanza, fare tutto quello che gli serve come se fossi la sua sguattera.”
E’ stato questo l’errore, il bucato bisogna iniziare a farselo da minorenni, così come sistemarsi la stanza, contribuire alla pulizia della casa (anche dei gabinetti), cucinare il pranzo, apparecchiare e sparecchiare la tavola.
“So cosa dovrei fare in teoria. Chiedere aiuto, forse convincerlo a farsi aiutare, anche se c’ho provato senza alcun risultato, tagliargli i viveri, il che mi sembrerebbe una umiliazione che mi fa male il cuore infliggergli, chiamare l’altro mio figlio, se mi mette le mani addosso ancora forse denunciarlo.”
Se ti mette le mani addosso un altra volta lo DENUNCI?! Dì un pò ma sei ceca!!! Questo ti ammazza!!! Su bollettino-di-guerra.noblogs.org puoi trovare casi di figli che uccidono le madri, puoi anche cercarli su google, qua c’è un esempio http://www.unionesarda.it/Articoli/Articolo/187892, DENUNCIALO ORA!!!
“Quanto conta l’affetto nel mantenimento dell’omertà? Mi sono detta che sono io l’unica che si fa problemi perché il mio modo di pensare a lui è con amore e preoccupazione, mi dispiace per quello che vive, spererei che stesse meglio, che si risolvesse la vita, sono sempre stata qui a offrirgli una mano. Ma lui si pone le stesse questioni? Sono io ad aver paura di ammettere che lui non è in grado di voler bene? Che lui è effettivamente egoista e tiranno? Quanto è grande il suo egoismo? Quanto è grande l’egoismo di questi uomini/bambini che ti puniscono con la violenza, psicologica o fisica, se non fai esattamente quello che vogliono? Quanto sono importante per lui? Quanto è importante suo padre per lui? Quanto è disposto a sacrificare per noi? Un po’ del suo egoismo? Della sua ostilità?”
Tuo figlio non ti ama, non gli devi nulla. L’AMORE non è qualcosa che dipende dai legami di sangue, se credi questo sei una sciocca che vive di illusioni e rischia la vita. Puoi essere anziana quanto ti pare ma sappi che la vita è una crescita continua e spesso anche ragazzi ventenni come me possono dare consigli ad anziani, quindi accetta il consiglio.
“Come posso fare io, donna anziana e decisamente sola ad affrontare questo problema, a salvarmi da mio figlio senza perderlo? Come posso fare io a salvarmi da mio figlio senza arrivare al punto di sperare che qualcuno venga a portarselo via? Come posso fare io a salvarmi da mio figlio continuando a sperare che la sua vita si risolva e che lui sia felice?”
Come ho già detto sopra tuo figlio non ti ama, ergo lo hai già perso. Sai cosa è l’amore? L’amore è uno scambio, io do a te tu dai a me, se tu dai senza ricevere è SOTTOMISSIONE, vivi in un mondo talmente egoista ed ipocrita che nel 99% dei casi la parola amore viene scambiata per egoismo.
Spero che aprirai gli occhi prima che sia troppo tardi, intanto ti invio un abbraccio virtuale 😀
Maria Teresa, o comunque tu ti possa chiamare, mi trovo in una situazione molto simile alla tua, ma, e spero che mi perdonerai, due frasi mi hanno fatto scattare un moto di rabbia: “siamo io e mio marito che dobbiamo aiutarlo” e “quando non ci saremo più non ci sarà nessuno a mantenerlo”.
Ma dove sta scritto, Maria Teresa? Dove sta scritto che un figlio, in questo modo, e in altri, deve essere aiutato e mantenuto, per poter continuare a fare i suoi comodi e a vampirizzarvi quella vita che avreste pieno diritto di vivere serenamente?
Non fa nulla o quasi e si trova servito e riverito col piatto pronto e le camicie stirate, e finora le tasse pagate?
E tutto questo in nome di che cosa, dell’affetto dei genitori? L’affetto penso che sia anche un bel BASTA quando ci vuole. Temi di perderlo? Perchè, in questo modo che, o chi, hai di fianco? Un figlio, un uomo degno di tal nome o un pupazzo incapace di crescere che ti devasterà ogni giorno dell’esistenza, tua e di tuo marito? Credi che te ne sarà grato? Certo, fin che fai la serva, la cuoca e la cassa che sgancia al bisogno.
Ho detto che mi trovo in una situazione molto simile: sì, ed in più con due anziane conviventi che convinte di aiutare mio figlio quasi 24enne e nullafacente (io la vedo molto diversamente) pensano e fanno come te. E mi rendo conto benissimo che in questo modo NON lo aiutano affatto, così come non è un aiuto quello che credi di dare tu. E’ una servitù, tua di cui lui abusa. Non ne ha alcun diritto, credimi.
Nè tu alcun dovere di compierla: non è un bimbo, è almeno in grado di far funzionare una lavatrice, un ferro da stiro, una lavastoviglie, di leggere qualche libro di cucina o i milioni di ricette reperibili in rete e seguirle, e di apprendere i principi di base di una civile convivenza. Se non è così, e so che mi odierai, liberati il più presto possibile di un siffatto fardello molesto e pericoloso, come puoi, l’affetto comincia dal pretendere il rispetto per se stessi ed applicarlo verso se stessi.
Coraggio.