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Mio marito mi tiene prigioniera: orsù signora, vada a fare volontariato!

Ci scrive Julie, che ringraziamo, salutiamo e abbracciamo (il tuo italiano è ottimo!):

Care sorelle di Femminismo al sud,

Prima di tutto mi scuso in anticipo per gli errori che posso commettere scrivendo perché non sono italiana, sono francese.

Ho letto una lettera nella rubrica consigli per la famiglia della rivista Dipiù, dove una signora parla dei maltrattamenti subiti da anni da parte del marito (non vi dettaglio tutto, vi mando una copia via questa e-mail).

I consigli dati dal Dottore Crepet mi hanno (non trovo ne anche la parola giusta) fatto arrabbiare, mi hanno costernato, mi hanno fatto sentire una merd* in quanto donna ecc… Vi lascio il “piacere” di leggere i suoi buoni consigli per una donna disperata e in cerca d’aiuto.

Io non ce la faccio a scrivere a quest’uomo perché le parole mi mancano per descrivere quello che penso. Forse qualcuna di voi ci penserà ?

Continuate cosi, io vi leggo tutti giorni e la penso come voi.

Un grande saluto.

Julie


In effetti la terza lettera dell’immagine (cliccate per ingrandirla) racconta una vicenda terribile. C’è una donna di 47 anni che dice di essere stata costretta 18 anni prima a sposarsi contro la sua volontà. Non può avere figli e soffre di diabete. Dice che il marito è un uomo spregevole che le ha fatto passare tutti quegli anni a piangere per i maltrattamenti, gli insulti, le minacce. Descrive la sua vita come un inferno dicendo che lui vorrebbe ottenere il potere assoluto su di lei. Lei vorrebbe reagire, uscire dalla casa/prigione ma è sola, non ha amici e parenti e nessuno la aiuta. Non può neanche trovare lavoro perchè il marito glielo impedisce anche in modo violento. Nel suo sos lanciato ad un perfetto sconosciuto che tiene una rubrica su una rivista qualunque lei dice di conoscere il funzionamento di un computer ma di non poterlo usare. Non sa come andare avanti e chiede consiglio su cosa fare.

Il dottore che tiene la rubrica non chiama il 112 o il 113. Non chiama il telefono rosa, il 1522. Non avvisa nessuno. Invece scrive di non scoraggiarsi e di reagire (???). Di ritrovare la dignità (come?). Di non perdersi d’animo per non dare soddisfazione al marito. Le consiglia di trovare un modo di uscire di casa (ma se ti ha detto che è sotto sequestro come fa?) e di trovarsi un lavoretto, anche part time, così può distrarsi e non passare tutta la sua giornata a “odiare quell’uomo” (contro la violenza maschile sulle donne dunque valgono degli hobby? un tressette, scopa, briscola, un cruciverba, anche il sudoku può andar bene?). Poi le dice di usare la “creatività” per pensare ad altre possibilità, come ad esempio fare volontariato (c’è sempre l’inghippo che non lui non la fa uscire di casa…). Infine si raccomanda, però, di ribellarsi al despota. Sicuramente grazie a questi ottimi consigli lei ora può!

Circa la creatività da usare per uscire dalla situazione ci sorprende non aver letto qualche scheda adeguata redatta da un illusionista circense. Possiamo però provvedere noi che di scelte creative nel tempo ne abbiamo ascoltate tante.

Si può scavare un buco nel muro con le nude mani o con un cucchiaio rubato nelle ore dei pasti. Si può tentare di fabbricare una zattera con le noci cocco o un deltaplano con le lenzuola ancorate ad un’asta. Se l’ha fatto Papillon lo può fare certamente anche la signora.

Si può mettere assieme un lenzuolo dopo l’altro per calarsi dalla finestra, facendo attenzione al calo di zuccheri dovuto alla fatica che non è possibile compensare dato il diabete incombente.

Si possono fare un sacco di cose e volendo potremmo chiedere consiglio a qualche istruttore di autodifesa. Si può tramortire il marito per qualche ora così lei può uscire a fare volontariato. Poi torna, lui si sveglia, resta tranquillissimo e lei sopravvive almeno fino al giorno successivo.

Noi non sappiamo se evitare di dare ad una donna in queste difficoltà informazioni concrete sia o meno da considerarsi una specie di morale omissione di soccorso. Sappiamo però che qualunque settimanale che si arroga il diritto di dire che fornisce un servizio alla “famiglia” (a quale parte della stessa?) dovrebbe custodire e utilizzare all’occorrenza le informazioni su tutti i servizi territoriali che le stesse istituzioni offrono. Non si parla di rivoluzioni sovversive ma di tenere presente che quanto la signora ha denunciato costituisce reato e che dunque andava informata circa la opportunità di chiamare il 1522, il centro antiviolenza più vicino, qualcuno che la rassicurasse circa il fatto che dopo aver firmato una denuncia non sarebbe stata lasciata sola.

Perchè il rischio peggiore, in questi casi, è proprio questo: donne sole prima, durante e dopo. Nel frattempo rifocillano le riviste sciocche che evidentemente considerano le donne esclusivamente delle acquirenti. Per riconoscerle in quanto esseri umani c’è tempo…

Posted in Corpi, Fem/Activism, Omicidi sociali, Pensatoio, R-esistenze, Satira.


4 Responses

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  1. Arguzia says

    A questo punto chiedo: il rubricologo può dirsi complice morale di un uomo che devasta la moglie?

  2. Effe says

    Scusate, ma avete letto anche l’ultima lettera e la geniale risposta di Crepet? “Lei ha sbagliato i tempi, le consiglio di definire con maggior chiarezza possibile il rapporto con suo (ex*) marito”: ah, non è il (ex*) marito ad essere uno stronzo che non si fa i cazzi suoi, ma è lei, la puttanona, che ha allargato le gambe davanti al primo che passava, ad aver fatto il danno! Signora mia, cosa vuole? Non ha neanche lasciato trascorrere i canonici 10 anni di lutto per riprendersi dal divorzio, e fa già sbattipanza con un’altro! Come può pretendere che suo (ex*) marito accetti serenamente questa situazione?

    Ma cosa aspettano quelli dell’ordine degli psicologi a sbatterlo fuori dall’albo??

    * Suppongo che il sior Crepet abbia omesso la parola “ex” per un lapsus freudiano. Evidentemente nel suo intimo, non comprende che quando una donna divorzia è capace di rifarsi una vita e di vivere anche senza il (ex) marito.

  3. paola says

    grazie dell’opinione competente, in passato, quando mi capitava di intecetterlo su un schermo televisivo cambiavo canale sistematicamente, e ciò dal momento in cui lo avevo sentito dichiarare che, pur essendo stato un grande appassionato di conquiste femminili, ormai trovava l’attività troppo stressante e preferiva occuparsi di rinnovare l’arredamento della casa. Delirio di onnipotenza di basso profilo? Dispiace che tali personaggi vengano proposti come “psicologi” e “psicoterapeuti” ma, si sa, era, ed è, la televisione italiana. Dispiace ancora di più che un’intera redazione giornalistica non si renda conto della gravità di ciò che gli passa sotto il naso.

  4. Silent says

    Da psicologa, ho sempre considerato Crepet un idiota.