Skip to content


Il corteggiamento insistente e non corrisposto è stalking

Mi chiamo Surya, ho 32 anni e vivo in Italia da quando ero piccola, ovvero quando mia madre si trasferì dagli Stati Uniti per sposare uomo che purtroppo è stato stroncato da un infarto pochi anni dopo.

Lei ha deciso comunque di restare in questa nazione anche se mi ha permesso di viaggiare, frequentare i miei parenti e frequentare corsi di studio in america che potessero permettermi di scegliere e di avere una alternativa nel caso in cui volessi lavorare in un’altra nazione.

Non ho mai avuto alcun vincolo con questa terra e non la sento mia tanto più che tempo fa mi fu offerta una bella possibilità di lavoro molto lontano da qui.

Il motivo per cui non mi sono mossa è mia madre. Dopo molti anni dalla morte del mio patrigno si è innamorata di un signore di mezza età che a me non è mai piaciuto.

Dicevo a me stessa che era una buona cosa che lei si rifacesse una vita e che questo mi avrebbe reso più facile la scelta di andarmene quando avrei preferito farlo. Però giorno dopo giorno le cose andavano sempre peggio e mia madre non riusciva a prendere una decisione che fosse giusta per lei.

Lo lasciò dopo l’ennesimo ricovero in ospedale. Naso rotto e clavicola spezzata, senza contare tutti i lividi che la rendevano irriconoscibile.

Fu l’ospedale a chiamare la polizia, io testimoniai sulle scene che avevo visto con i miei occhi, mia madre firmò una denuncia, lui fu ammonito e rimase a piede libero.

Dopo appena un mese, quando mia madre stava guarendo dalle ferite del corpo, lui si ripresentò per scusarsi e per ottenere udienza presso mia madre.

Lei non volle vederlo, io lo cacciai via dicendogli che se fosse tornato avrei chiamato ancora la polizia. Il giorno dopo trovai il parabrezza della macchina pieno di fiori.

A molti potrebbe sembrare un gesto romantico, così come viene descritto da una cultura schizofrenica che ti insegna ad essere vittima di stupri e “corteggiamenti” molesti e poi ti dice di fare denunce per stalking.

A me sembrò una cosa macabra, di quelle che non puoi imputarle come cattiveria, che lasciano l’impronta di una presenza che non puoi allontanare in malo modo perché altrimenti direbbero di te che hai trattato male un pover’uomo che voleva solo lasciarti dei fiori.

Si ripresentò esattamente dopo una settimana, questa volta parlò con mia madre. Lei gli disse di andare via e lui continuava a piagnucolare al citofono dicendo che voleva che glielo dicesse in faccia, che glielo spiegasse, che gli spiegasse il perché.

Secondo voi era necessario spiegargli il perché?

Il giorno dopo trovammo ancora tanti fiori sulla macchina. Erano disposti come a copertura di una bara, come un presagio di morte, come se quella macchina dovesse diventare un luogo di sepoltura.

Andai dalla polizia a chiedere se la denuncia stava andando avanti, cosa stavano facendo, e se era possibile subire quello che stavamo subendo. Lo ammonirono ancora e fu avviato un procedimento per farlo stare lontano da casa nostra.

Certi uomini immaginano che il divieto a molestare una donna non possa essergli imposto. Lo vivono come una ingiustizia perché loro ritengono di poter accedere a qualunque pezzo della tua vita. Non sanno cosa voglia dire “consensualità”. Non accettano un rifiuto. Non hanno minimamente rispetto delle esigenze e dei desideri della donna.

Perciò lui tornò a cercare mia madre e ancora una volta fu cacciato via. Stavolta ci fece trovare davanti alla porta di casa un mucchietto di cenere ottenuto da fiori bruciati. Durante la notte aveva fatto un bel falò che, come avrebbe spiegato poi, voleva significare l’ardere dei sentimenti che gli “covavano” in petto.

Quell’ardore avrebbe potuto espandersi e incendiare porta e macchina. Fortuna che un ragazzo senegalese che abita al pian terreno ha visto le fiamme e le ha spente.

Il ragazzo non potè denunciare l’accaduto perché rischiava di essere rimpatriato. Io e mia madre invece presentammo una nuova denuncia contro “ignoti” dando precisa indicazione di chi potesse essere l’ignoto piromane.

Dovete sapere che una delle caratteristiche di alcuni stalkers è proprio quella di compiere gesti anonimamente. Così se li denunciate dicono di voi che siete paranoiche e matte. Quando fate una denuncia per qualunque azione che viene compiuta contro di voi, a prescindere dalla conoscenza che voi avete dell’autore degli atti molesti, dovrete fare una denuncia contro ignoti poiché dovrebbe essere la polizia a scoprire l’autore di quegli atti. In quel caso, ovvero quando lo avrà scoperto,  si formalizza la denuncia con nome e cognome dell’accusato e voi potrete dire di avere ragione.

Ovvio che fino a quando il vostro stalker, a prescindere dal fatto che voi lo conoscete benissimo, si nasconde dietro atti vigliacchi e anonimi la polizia non può fare quasi nulla.

Dovranno fare delle indagini, accertare l’identità dello stalker, arrivare ad un volto. Cosa assai più semplice quando si tratta di stalkers online la cui fonte di messaggi e atti persecutori è stata tracciata in ogni modo possibile.

Una sera lo stalker che stava rovinando la vita di mia madre fu beccato da una pattuglia mentre stava per dare fuoco ai fiori che stavolta erano stati posizionati sulla macchina. Fu arrestato. Fece due mesi di prigione perché c’era la precedente denuncia per maltrattamenti.

Quando uscì tornò ancora a chiedere perché mai NOI gli stavamo rovinando la vita (A LUI). Voleva sentirsi dire il PERCHE’, continuava ad urlare. E dal tono della sua voce e dalle cose terribili che ci disse capivamo che il carcere non gli aveva fatto cambiare idea, anzi lo aveva sollecitato a sentirsi dalla parte del giusto, vittima di una ingiustizia, perché lui, in fondo, “non stava facendo nulla di male”.

Mia madre è alla fine di una carriera di lavoro e non vuole lasciare l’italia ma io devo dire che a quel punto ho veramente insistito per dirle che sarebbe stato davvero necessario per il bene di tutte e due vendere tutto e andare via.

Lo so che non si fa così e che le donne devono essere coraggiose e resistere a tutto questo ma chi parla di coraggio e resistenza poi ha una vaga idea di cosa devono subire le donne tutti i santi giorni?

La nostra, tutto sommato, non è neppure la peggiore delle esperienze possibili perché sappiamo di donne che vengono picchiate, investite, stuprate, uccise. Noi siamo ancora vive. Ma per quanto ancora? Perché siamo costrette a sopportare la presenza di un uomo del quale non vogliamo sentire parlare? Perché un uomo si arroga il diritto ad intrufolarsi nelle nostre vite togliendoci aria, forza e serenità? Perché un uomo non capisce che quando una donna dice No è No?

Quante sono le donne che attualmente stanno in trincea a tentare di difendersi dagli assalti quotidiani di uomini violenti?

Quali sono le armi di cui disponiamo per difenderci e prenderci il diritto di vivere senza essere continuamente perseguitate?

Perché le donne devono stare tappate in casa, con la paura di uscire e incontrare uomini molesti, mentre questi uomini possono tranquillamente andare in giro per le città?

Dov’è la sicurezza che ci era stata promessa?

Tutti i santi giorni io accompagno mia madre al lavoro e vado a riprenderla. Ho trovato un lavoro part time che mi consente di conciliare con i suoi ritmi di vita. Non voglio lasciarla sola e la sto aiutando a resistere, perché il primo aiuto che dobbiamo dare quando si parla di donne che sono vittime di violenza maschile è a quelle che ci sono vicine. Altrimenti sono solo parole. Altrimenti il nostro egoismo è pari a quello di tanti altri.

Però ditemi se è giusto che anche in questo caso lo stato, il vostro stato, giacchè questa nazione non la sento mia, deleghi alle donne anche il compito di difendere altre donne, come se già non fosse delegato a noi abbastanza.

Ci siamo convinte, alla lunga, che siamo sole, che quelle persone che ci aiutano lo fanno al di là delle funzioni e fuori dagli orari di lavoro, come quel militare che passa ogni tanto da casa nostra a prendere un thè e sapere se va tutto bene.

Mia madre dice che lo fa per incontrare me e io spero davvero che non sia così perché se così fosse allora sarebbe davvero grave. Vorrebbe dire che il prezzo per ottenere garanzia di diritti in questo paese passa sempre e soltanto da azioni che vengono realizzate sulla spinta del desiderio che gli uomini nutrono verso alcune donne. Come dire che se io fossi brutta, anziana, non gradita da questo signore allora non avrei diritto ad un servizio per il quale mia madre contribuisce pagando le tasse?

Scrivo tutto questo con rabbia, perché la violenza contro le donne coinvolge tutte le persone che stanno attorno alle vittime di violenza, perché implica spese (soldi per le spese legali), sacrifici, rinunce, cambiamenti di abitudini, perdita di opportunità di lavoro, stress psicologico, conseguenze fisiche.

La violenza maschile contro le donne non è uno scherzo e a me sembra, invece, che in italia stiano tutti un po’ scherzando.

—>>>Bollettino di Guerra

Posted in Narrazioni: Assaggi, Omicidi sociali, R-esistenze, Storie violente.


One Response

Stay in touch with the conversation, subscribe to the RSS feed for comments on this post.

  1. selendis says

    Perchè noi italiani/e usiamo il termine stalking e non persecuzione? Usare il termine stalking in una nazione dove la lingua principale è l’italiano non contribuisce a fare chiarezza su cosa sia in realtà lo stalking, iniziamo a parlare di PERSECUZIONE.