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Donne usa e getta e squallidi sfruttatori “perbene”

Sono una ex prostituta. Mi sono sposata dopo quindici anni di onorata carriera. Ho un figlio, di una mia precedente relazione.

Normalmente si pensa che una prostituta non aspetti altro che di essere tirata fuori dalla strada, per essere riscattata agli occhi della società. Io non avevo nessun bisogno di un marito. Mi sono sposata perché lo amavo e pensavo di essere ricambiata.

Nei quindici anni di lavoro neanche i miei vicini hanno avuto qualcosa da ridire. Sono riuscita nei primi anni a comprare un appartamento che ho diviso in due parti. In una vivevo con mio figlio e nell’altra lavoravo. Mio figlio quando era piccolo sapeva che facevo massaggi, poi gliel’ho detto e non ha mai avuto problemi ad accettare la fonte del denaro che gli serviva per vivere, mangiare, avere un tetto, studiare e crearsi un futuro.

Le persone che vivevano nel condominio sono sempre state tranquille anzi mi avvisavano se vedevano qualcuno che poteva mettermi nei guai. Io ho sempre aiutato tutti, perfino la tizia del piano di sopra che faceva finta di non sapere che nel periodo della sua malattia sono stata io a pagarle la badante.

Sono tutti bravi a fare la morale alle donne che fanno quel mestiere. In privato però non si fanno problemi ad accettare regali e soldi guadagnati con la prostituzione. Per consolarsi della loro ipocrisia dicevano che io ero una prostituta diversa, una puttana di necessità che però voleva bene al prossimo. Come se loro avessero mai avuto intenzione di approfondire quanto e come fossero solidali e amorevoli le altre puttane.

Avevo messo da parte un po’ di soldi, abbastanza per smettere e nello stesso periodo incontrai un uomo che si mostrò tanto comprensivo. Non gli interessava del mestiere che avevo fatto purchè fossi disposta a smettere. Non gli interessava del mio mestiere ma non aveva nessuno scrupolo nell’investire i miei soldi o nell’apprezzare le comodità della mia casa.

Era un uomo semplice, una brava persona, non un pappa qualsiasi. Aveva in mente di essere a posto con la sua coscienza e con il mondo intero. Le prime crisi con lui vennero dopo, quando cominciò a rinfacciarmi quello che avevo fatto e a disprezzarmi per la mia autonomia.

Io non avevo bisogno del suo stipendio e dei suoi soldi. Lui viveva in casa mia, usava la mia macchina, viveva grazie ai miei soldi. Però c’è sempre quella mentalità che dice che l’uomo che sposa una puttana è una specie di santo e che la puttana in questione deve mostrare gratitudine eterna per essere stata benedetta dal seme di un maschio unto dal signore. Lui toccava tutte quelle molle retoriche, usava i ricatti e i sensi di colpa a suo vantaggio e sapeva come molestarmi per ottenere tutto ciò che voleva.

Con i soldi che avevo messo da parte avevo intenzione di aprire un negozio. Lui mi convinse invece ad investirli in un affare che voleva portare avanti lui. Firmammo dei documenti affinchè io fossi socia del suo progetto e firmai una gran quantità di assegni per una iniziativa che fallì dopo appena un anno.

Scoprii allora che lui aveva già dei debiti e che passava di donna in donna per ricominciare a farne lasciando nella merda di volta in volta quella che aveva prestato firme e soldi.

Ho ricominciato a lavorare dopo un mese dalla separazione. Lui mi ha lasciata senza un soldo e, quel che è peggio, ha lasciato mio figlio senza futuro.

Sono meno giovane e naturalmente guadagno molto meno, il necessario per tirare avanti e per pagare l’università di mio figlio. Frequenta giurisprudenza e mi ha detto che potrei fare causa al mio ex per chiedergli di essere risarcita delle somme dimostrabili grazie alle emissioni degli assegni. Però il mio ex non ha un soldo, è sempre pieno di debiti ed è già tanto che non devo passargli io il mantenimento dato che sulla carta sono disoccupata.

Racconto questa storia perché mi sembra dimostri che il valore massimo che la donna ha nella società è la dipendenza economica dall’uomo. Se sei povera in canna, dal principio e non perché hai fallito i piani dopo aver fatto la prostituta, e sei ancora vendibile per mille funzioni al prezzo di niente allora sei una specie di santa. Se sei una donna che ha gestito la vendita del proprio corpo e attraverso questo ha acquisito autonomia allora puoi solo essere oggetto di sfruttamento. Come se tutti ti chiedessero di pagare la tangente per farti respirare.

Ti chiedono il pizzo perché ti fanno perennemente sentire in colpa, ti obbligano in qualche modo ad espiare e ti riducono ad essere nuovamente dipendente se non sul piano economico comunque sul piano sociale ed affettivo.

Mio figlio è una persona intelligente e non si è mai vergognato di me. I suoi amici e colleghi, quelli che lui frequenta e porta a casa a studiare, sanno di me e sono ben felici di condividere con me riflessioni sull’ipocrisia sociale.

Tutt’attorno però è un mondo che ti fa pagare una scelta che peraltro ti inducono a fare sotto mille forme. Di fatto non è neppure una scelta. In ogni caso sei obbligata a venderti e se lo fai al maggior prezzo di mercato tentando di non rimetterci in salute allora meriti tutto il disprezzo possibile.

Quello che io penso è che in una società che tollera, anzi promuove corrotti, mafiosi, delinquenti di ogni tipo non si capisce poi perché devo essere io, persona assolutamente onesta, a pagare.

In realtà mi sono stufata anche di apparire una santa per fare piacere a quelli che pretendono di misurare al millimetro tutta la mia esistenza.

Una prostituta è una persona come tutte le altre, non deve espiare alcuna colpa e dunque è imperfetta come tutti. E’ semplicemente un essere umano e può dare abbracci, amore, solidarietà, comprensione ma può anche dire tanti vaffanculo.

Perciò, scusate, ma lo dico per la prima volta attraverso un mezzo pubblico: il mio ex marito si merita mille vaffanculo perché tra me e lui la squallida puttana è lui.

Poi non dite di non capire il perchè le prostitute hanno mille motivi per disprezzare gli esseri cosiddetti “umani”.

—>>>Immagine da Humanity is trash

Posted in Narrazioni: Assaggi, Omicidi sociali, Pensatoio, Precarietà, Storie violente.


3 Responses

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  1. Anais says

    credo sia un momento importante questo per far capire alla maggior parte delle persone chiuse e bigotte che il mestiere della prostituta non è da denigrare ma da riportare all’interno della società come qualsiasi altro lavoro, forse più importante, più onesto, più sociale di molti altri lavori
    molte voci si stanno alzando, molte voci come la tua stanche di dovere pagare un prezzo per cosa?????? sentirsi in colpa per cosa?????
    abbiamo filmato donne forti e illuminate , ex prostitute ora attiviste che lottano per un mondo migliore , un mondo con diritti civili per tutti
    lo abbiamo messo in rete per far si che raggiunga più persone possibili, come se fosse uno strumento che tutti possono usare e divulgare,uno strumento per capire meglio la prostituzione
    nei link sotto trovi le testimonianze e le parole di queste donne che riescono a dare una visione completamente diversa del “problema” prostituzione e come dice una di loro, Catherine Healy (NZPC) della Nuova Zelanda dove la prostituzione è stata DECRIMINALIZZATA, il vero “problema” è considerare la prostituzione un problema!
    un abbraccio
    Anais
    http://www.micropunta.it/powertothesisters/
    Power to the Sisters.
    Power Tool

    http://www.rapportoconfidenziale.org/?p=8884

  2. Aleris says

    Sante? Non bisogna essere sante, non ci si guadagna niente, si perde solo la propria dignità come persone, il mondo è ipocrita e corrotto e bisogna essere delle diavole:), un abbraccio.

  3. wildsidez says

    Bellissimo racconto, duro da digerire ma vero per tutte le donne che hanno avuto a che fare con uomini (a prescindere dal numero di partner).
    Per chi ancora non ci si riconoscesse, suggerisco due letture chiave: “Firdaus” di Nawal el Saadawi, e “La grande beffa” di Paola Tabet. La mia consapevolezza della realtà delle cose si è molto delineata dopo averli letti, specie il secondo.