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Dio Dudumma, gli Udumaieda e le femministe

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Il cacciatore di femministe voleva che avessero il carcere duro. Voleva metterle in manicomio, in un lager. Voleva rinchiuderle da qualche parte. Le voleva bruciate, sterminate perché secondo la sua opinione, così come gli aveva detto il dio Dudumma in sogno, erano una costante minaccia alla vita dell’uomo bianco.

Ciccio Furetto, della tribù degli Udumaieda, aveva parlato con i suoi uomini e sperava di stanare almeno cinque delle femministe più temute da lui e dalla sua squadra.

Baciarono come di consueto il crocifisso, indossarono la tonaca – per lui una taglia molto capiente per via di quella gobba che gli era venuta per un errore di postura acquisita sul lavoro – indossarono il cappuccio e si posero intorno al parallelepipedo obeso a 8 punte per evocare il dio Dudumma.

Il dio Dudumma parlava meridionale, per l’esattezza parlava pugliese e spesso veniva frainteso perché scambiava la “a” per la “e” lasciando gli affiliati della tribù abbastanza perplessi.

In quei casi interveniva Gerlando Gioviale, dottore in pugliesologia e specialista della sindrome dei trulli malevoli, a spiegare per filo e per segno le vere intenzioni del dio.

Fu così che un giorno il dio Dudumma disse la parola “femministe” e subito dopo la parola “bere”. In realtà aveva sete e sottintendeva di proporre alle femministe di andare a bere qualcosa ma il dottore e la tribù decisero si trattasse della sua volontà di procurare delle bare alle femministe.

Cercarono tra loro dei volontari: Giuditta, Vecchio, Carius, Cistifellea e Spinterogeno.

Partirono alla ricerca di bare che fossero adatte per le femministe. Durante il viaggio però sorse un dubbio: quanto erano alte le femministe?

Uno disse che sicuramente erano basse e brutte, l’altro disse che erano giganti come i watussi, un altro disse che erano invisibili e sfuggenti e servivano bare per le streghe invisibili, l’altro disse che erano lunghe e sottili come i serpenti e l’ultimo appoggiò questa versione. Così invece che delle bare si procurarono dei barattoli, facili da trasportare e difficili da utilizzare.

La segretaria di Ciccio Furetto telefonò ad una delle femministe per sapere dove abitava. Presa lei avrebbero certamente saputo dove abitavano le altre. Quella ovviamente non lo disse ma Furetto fu più bravo e le fece trovare una scatola davanti alla porta di casa immaginando che lei dovesse ficcarcisi da sola comprendendo la sua vera natura.

La femminista chiamò le altre femministe ed essendo totalmente in buona fede non capirono bene quale fosse il significato di quella scatola. Ne parlarono a lungo e allora decisero dovesse essere una specie di dono.

Cucinarono dei deliziosi biscotti e li misero dentro la scatola. Poi la riposero di nuovo davanti alla porta in attesa che venissero a riprenderla.

In effetti arrivò un altro della tribù e non resistette alla curiosità  per l’ottimo odorino emanato dalla scatola. Così aprì il coperchio e assaggiò un biscotto. Poi un altro e un altro ancora. Si fermò solo dopo aver quasi svuotato la scatola.

Ciccio Furetto ebbe la scatola tra le mani e ne considerò il peso, il contenuto, la forma del contenuto. Disse che le femministe erano più furbe di quanto si volesse credere e che ciascuno di quei biscotti era in realtà una strega. Chi ne avesse ingoiato uno sarebbe stato posseduto da una femminista.

Il mangiatore di biscotti confessò e fu sacrificato sull’altare del dio Dudumma e tutti gli altri sigillarono la scatola e la riposero tra i cimeli delle grandi battaglie dedicando il dono al loro dio.

Dudumma aprì la scatola e mangiò tutti i biscotti, quei pochi che erano rimasti. Poi di nuovo disse la parola “bere” perché i biscotti alla fine vanno accompagnati da un po’ d’acqua.

Quello fu per la tribù un momento di grande sconforto perché non avevano altre bare da consegnargli e per placare l’ira del dio sacrificarono altri uomini della tribù degli Udumaieda.

“Voglio BEREEEEEE” urlava il dio. E la tribù sacrificava altri volontari. Quell’ira non si placava.

Infine Ciccio Furetto dovette arrendersi perché erano rimasti soltanto lui e il dottor Gioviale, intercambiabili, quasi la stessa cosa, così chiesero aiuto alle femministe e ne arrivò una, una soltanto a parlare con il dio Dudumma.

Dopo la prima chiacchierata gli portò subito da bere e confortò Furetto e Gioviale del fatto che non avessero bisogno di sacrificare più nessuno.

Furetto e Gioviale immaginarono si trattasse di una stregoneria e arrestarono la femminista. Furetto aveva sempre sognato di farlo e aveva da tempo pronunciato una serie di discorsi da farle ascoltare per indurla in redenzione, convertirla al Dudummanesimo, finanche con la tortura, altrimenti al rogo.

Già al secondo giorno di noiosa esercitazione oratoria del Furetto la femminista sbadigliava senza sosta. Gioviale disse si trattava della sindrome dell’alienazione Dudummale. Chi non riconosce Dudumma non può vivere tra gli umani. Per lei ci voleva ben altro che la tortura.

Fu così che la posero sotto l’altare dedicato a Dudumma e la lasciarono lì due notti e tre giorni allo scopo di farla mangiare dal dio in persona. Al loro ritorno non trovarono più la femminista ma ciò che fu ancora più strano è che non trovarono più neppure il dio Dudumma.

Quel dio si era confidato e aveva raccontato alla femminista di essere prigioniero della tribù degli Udumaieda da un sacco di tempo e di sognare l’aria, il sole, la vita lontano dalle stanze buie, fatte di bit e cavi elettronici. Non ne poteva proprio più. Lui voleva dialogare, confrontarsi, socializzare e sognava l’amore con un altro Dudummo perchè quello che non era mai riuscito a dire a quei fanatici era che gli piacevano i Dudummi come lui.

Quando la femminista gli chiese di andare via con lei lui fu ben felice di seguirla.

Dicono che ancora oggi Furetto e Gioviale siano lì a cercare il dio Dudumma e che per farlo tornare abbiano perfino imparato un po’ il pugliese e inventato la sindrome fenomenologica trullologica della divinità assetata.

Dudumma invece si gode i biscotti e le riunioni delle femministe. L’ultima volta che l’hanno visto stava ad una marcia, un pride per i diritti dei Dudummi omosessuali, dietro lo striscione contro la violenza sulle donne e gridava “il corpo è mio e lo gestisco io”. Perché anche un dio Dudumma ha voglia di autodeterminare il proprio destino.

Perciò tutte noi siamo per l’autodeterminazione degli dei Dudumma, fratelli e figli, con l’aiuto di Pollon e di tutte le sue amichette.

In nome dei biscotti, dell’acqua, della cioccolata fondente e del nocino fatto bene. Amen.

—>>>E’ un racconto di pura invenzione. Ogni riferimento a fatti, cose e persone è puramente casuale.

Posted in Narrazioni: Assaggi, Pensatoio, Satira.


6 Responses

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  1. Martina says

    Fantastico, sembra scritto da Stefano Benni!

  2. Silvana says

    Ci ho pianto dalle risate. Comunque la morale, quindi, è che non sempre è sbagliato dare da mangiare agli strani esserini del bosco. A volte può portare a positive conseguenze…
    Anche a me è venuta voglia di biscotti!

  3. lafra says

    Meraviglioso!!! bisognerebbe farci un pezzo teatrale!
    ma la ricetta dei biscotti si può avere? lol
    🙂

  4. verk says

    semplicemente fantastico :°D

  5. Camilla says

    Come diciamo noi giovani nativi di Internet, “this is an epic lol!”, tradotto “è un lol epico!”
    Comunque è un racconto metaforico davvero divertente, faccio le mie lodi alla ragazza che l’ha scritto!
    E quoto Viviana… Vado pure io a cercare dei biscotti! XD

  6. Viviana says

    con tutte le storie che scrivete si potrebbe fare un libro di favole per adulti… io lo comprerei XD
    Comunque la storia è divertente, soprattutto il finale… povero Furetto è rimasto con un pugno di mosche in mano ahahaha XD Adesso però ho voglia di biscotti e di conoscere un dio Dudumma che dice “il corpo è mio e me lo gestisco io”… è troppo bello, lo sto immaginando XD e chissà perchè me lo immagino grassoccio, con la facciotta rotonda e pelata, che si dimena a un metro da terra (perchè lui sa volare) sbandierando uno striscione viola… dato che lo immagino di spalle o di fianco non riesco a vedere la scritta sullo striscione XDD Ok, vabbè la smetto e vado a cercarmi qualche biscottino… complimenti ancora per il post. Baci