[Foto da Riotclitshave]
Sono una insegnante, precaria, messa in mezzo alla strada da questo governo. Dato che da qualche mese non posso più contare sullo stipendio ho dovuto chiedere l’elemosina al mio ex marito che non mi ha mai dato nessun mantenimento per i bambini. Ne ho due, uno di 6 e l’altro di 9 anni, entrambi inconsapevoli di quello che sta succedendo.
Sono divorziata, anche se il mio ex marito non ha mai smesso di molestarmi. Aver chiesto, tramite il mio avvocato, che lui corrispondesse il mantenimento ai bambini, come deciso dalla sentenza, ha fatto scattare in lui la giustificazione per ricominciare ad avanzare delle pretese.
Mi ha telefonato un giorno, dicendomi che figuriamoci se non mi da i soldi, lui me li da e me li avrebbe anche dati se non avessi mezzo di mezzo avvocati e giudici, se avessimo fatto una cosetta tra noi. Mi avrebbe dato tutto e io a ripetere che non volevo niente, che i soldi servono ai bambini, che se vuole può acquistare lui stesso il necessario per loro e tenersi gli scontrini, purchè li aiuti, giusto ora che gli servono anche i nuovi libri e tutto l’occorrente per andare a scuola.
Ha continuato a dirmi che maledetta me che ho questa brutta abitudine di formalizzare tutto, di mettere le distanze e che tutto poteva appianarsi e dunque cosa meglio di una cena insieme tutta la famiglia?
Con la promessa di un assegno è arrivato alle 19 zero-zero, un’ora che non dimenticherò mai perché da quel momento è incominciato il mio inferno.
Si comportava come se fosse stato a casa sua, come se nulla fosse cambiato, come se fosse stato il padrone di tutto, me compresa. Si permetteva confidenze che non erano assolutamente adeguate alla relazione e alla situazione. Continuava a molestarmi e a fare intendere ai bambini che tra noi ci fosse un rapporto che non c’era più da molto tempo.
Quasi gli versavo la pasta addosso quando provò a darmi un bacio sulla guancia cingendomi la vita mentre faceva l’occhiolino al figlio maggiore.
Per lui quella cena era una specie di riconciliazione. Per me soltanto un appuntamento fissato per parlarci tra noi e arrivare ad un accordo per il mantenimento dei bambini.
Arrivò il momento in cui i piccoli dovevano andare a letto. ‘notte mamma e ‘notte papà. Noi rimanemmo da soli.
Lui mi venne vicino e quando tentai di riportarlo all’argomento della questione mi disse di non avere fretta e di aspettare. Il suo comportamento era quello di chi stava pagando una tariffa e voleva una prestazione. Io ero la sua puttana.
Tempo mezz’ora mi disse che ero proprio un’egoista a risvegliare in lui ricordi così familiari (la familiarità di avere una puttana a tutto servizio) per poi pretendere che lui si comportasse da estraneo. Gli ricordai che era stato lui a pretendere che lo invitassi e che fosse stato per me tutto si sarebbe svolto tramite l’avvocato. Gli dissi anche che l’unico motivo per cui lui non voleva che di mezzo ci fosse l’avvocato era perchè con quello presente non avrebbe potuto mettere in atto i suoi ricatti e le sue violenze.
Continuò ad imprecare e a dire che in fondo doveva pur esserci un’altra ragione. Non si fa mai niente senza un motivo, mi disse. Dunque si era convinto che il governo, la scuola e io avevamo complottato per il mio licenziamento e per arrivare al punto di costringermi a chiedergli quanto lui normalmente avrebbe dovuto dare ai bambini.
Mi lasciai sfuggire che era per quella ragione che non li avevo chiesti prima, perché ogni volta mi faceva sentire una puttana. Dunque mi disse che allora evidentemente ero tale e non meritavo nessuna gentilezza.
Mi accasciai sul divano, stanca, frustrata, amareggiata da tanti mesi di fatica alla ricerca di una soluzione contro tutto e tutti. Si adagiò vicino a me. Mise una mano tra i miei capelli. Mi illusi che si trattasse di un gesto di solidarietà e comprensione. Invece voleva solo soddisfare il suo egoismo.
“Ti avevo detto che senza di me non ce l’avresti fatta… dovevi pensarci prima… dovevi pensare ai tuoi figli…”
Quei figli erano “miei” quando doveva usarli per ferirmi e diventavano suoi quando doveva ricattarmi minacciandomi di togliermeli.
Approfittò di quel mio attimo di scoramento, io piangevo, me lo ritrovai addosso. Non volevo svegliare i bambini, non urlai, provai a divincolarmi, a liberarmi, cercai di afferrare qualcosa per allontanarlo, tramortirlo per un po’. Se ne accorse e mi incastrò le mani. Finì abbastanza presto, per fortuna. Mi lasciò l’assegno sul tavolo e se ne andò sbattendo la porta.
Sapete quanto c’era in quell’assegno? Cento miserabili euro. Una puttana di professione ne avrebbe guadagnati almeno il triplo.
Decisi così che non avrei mai più chiesto niente a quel maiale e che piuttosto mi sarei data alla professione.
Ora faccio la prostituta part time. Guadagno il necessario per me e i miei figli. Nel frattempo metto da parte qualche soldo per le emergenze. Non si sa mai.
Non spero in un futuro migliore perché di questi tempi… chi ce l’ha un futuro? A me basta avere la dignità di potermi guardare allo specchio ogni mattina e di poter meritare l’affetto dei miei figli.
E per questo non devo certo ringraziare questo governo, con i suoi proclami bugiardi in aiuto alle mamme.
Aiuto? Ma certo. Mi hanno aiutata a fare la puttana. Hanno chiarito qual è il mio ruolo nella società e mi hanno aiutata a stabilire il mio prezzo. Mio. Non quello che stabliscono gli altri per comprarmi.
Ora mi aiutassero a non sentirmi discriminata per questo.
Un bacio in fronte, ti accompagni nei momenti bui.
Tutta la mia stima per una donna di tale forza d’animo.