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Le madri in “vacanza”

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[Donne in spiaggia è un’opera di Vincenzo Guerrazzi]

Oggi finalmente ho trovato il tempo per leggere questo post, il titolo mi aveva incuriosito e sapevo che avrebbe descritto qualcosa che conosco bene. Ora che l’ho letto posso dire di aver avuto ragione. La donna-madre che viene descritta è la copia di mia madre e delle sue sorelle, delle sue amiche e cognate…conosco un’infinità di donne che si comportano così. Per questo ho deciso di parlarvene, anche e soprattutto per chiedervi consiglio.

Nel raccontarvi come siano le donne della mia famiglia in vacanza, parto da mia madre. Appartengo ad una famiglia non ricca, ne benestante, quindi le nostre vacanze non sono proprio ciò che si intende con questo nome. Quando ero bambina non potendoci permettere una casa, appartamento o quello che volete, mio padre per una settimana ci svegliava presto la mattina, ci portava in una località di mare vicina dove restavamo fino al pomeriggio, dopodiché ci riportava a casa.

Durante queste trasferte mia madre doveva preoccuparsi del cibo, delle bibite, della crema protettiva, degli asciugamani, dei cambi ecc… Mia madre non sa nuotare perché mio nonno non ha ritenuto importante insegnarglielo, anzi per giustificare questa sua mancanza le ha inculcato un sacco di strane paure sul mare. Mio padre invece è un ex-sub, quindi spendeva il suo tempo ad insegnarci a nuotare, anche se i suoi metodi erano dittatoriali e per questo poco amati. Noi giocavamo in acqua e poi con la sabbia a riva, mio padre ci aiutava a fare i castelli di sabbia o i fossi profondi, mentre mia madre era sempre sotto l’ombrellone a preparare panini, spalmare creme, mettere a posto questa o quella cosa… non l’ho mai vista stare spaparanzata al sole a godersi cinque minuti di sano relax.

Lei è così anche a casa, fa mille cose, sempre a pulire, stirare, lavare, e se le dici che dovrebbe starsene a riposo ti dice che sì, ne avrebbe bisogno, ma poi riattacca a lavorare. Quando era piccola credevo che in fondo a mia madre piacesse fare tutte quelle cose, anche se io le trovavo noiose e stupide. Per questo amavo più mio padre che giocava con noi e si divertiva. Non avevo ancora capito un tubo di mia madre, delle donne, dei ruoli di genere. Quando sono cresciuta le cose si sono palesate e quando per una volta siamo andati in vacanza, ho visto mia madre vulnerabile e completamente persa.

Ci trovavamo a mare, mia madre aveva il suo lettino e noi ci eravamo messe un po’ più lontane perché volevamo fare le grandi, prenderci la libertà di stare sole e dare l’impressione di essere lì senza genitori. Lo so è una cretinata, però lo abbiamo fatto. Vi dicevo, mia madre era lì sola perché mio padre andava a pescare, e anche se è una donna simpatica che in cinque minuti fa amicizia con l’intero lido, io mentre la osservavo, notavo che era inquieta. Ci cercava, ci chiamava, ci controllava per vedere se stavamo bene, se ci serviva qualcosa, se ci eravamo messe la crema ed ecc… non capivo perché mia madre anche se con delle amiche non riuscisse a stare tranquilla, a godersi un po’ di riposo.

Poi, guardandola anche a casa, ho capito che lei, o meglio altri per lei, le hanno fatto credere che se non avesse adempiuto a tutte quelle pretese, non sarebbe stata una buona madre e quindi non sarebbe stata utile a nessuno. L’ho capito quando ho iniziato ad insistere per aiutarla nei servizi di casa. Credevo che mi avrebbe accolto a braccia aperte ed invece ho visto mia madre indispettita e arrabbiata. Lei mi guardava come se le avessi tolto qualcosa di sacro, come se volessi mettermi in competizione con lei.

Anche quando cucino, dato che amo farlo, lei è lì e ha gli occhi fissi su di me, pronta a dirmi che sto sbagliando. Non lo fa apposta, è che si sente minacciata e a me dispiace perché io cucino perché amo farlo (e perché lo trovo erotico =D) ma non ho alcuna intenzione di mettermi in competizione con lei. Presa coscienza di ciò ho provato a parlarle, a farle capire che lei sarebbe una madre meravigliosa anche se non facesse tutte quelle cose, perché non è obbligata a farle. Ho passato mesi a dirglielo ma anche se inizialmente mi dava ragione, cinque minuti dopo la nostra chiacchierata la ritrovavo a sgobbare, manco fosse una macchina.

Come devo fare? Che devo dirle? Mia madre a differenza delle altre donne di famiglia è la più combattiva, perché anche se accetta questi ruoli a volte succede che si prenda delle “libertà” (per esempio esce a farsi una pizza con delle amiche) e noi siamo felici, mentre mio padre la guarda con disprezzo e glielo rinfaccia per almeno una settimana. Noi la difendiamo ma anche se lei dice che non conta, il giudizio di mio padre, in quanto uomo di famiglia, marito e patriarca, è il più importante. Quindi il nostro sostegno viene annullato dal disappunto di mio padre, e mia madre ritorna nel suo ruolo.

Una delle sorelle di mia madre invece è una persona riservata, non fa amicizia facilmente e non è molto simpatica. Anche lei come mia madre durante le vacanze è dedita a tutte quelle preoccupazioni che in realtà potrebbe evitarsi, basterebbe dividere i compiti. Lei ha ricevuto un’istruzione maggiore rispetto a mia madre, perché delle sorelle è l’unica che ha un diploma (sempre perché per mio nonno era inutile anche mandarle a scuola). Da lei quindi mi sarei aspettata una resistenza maggiore. Invece lei obbedisce ancor più di mia madre. Non ha momenti di rivendicazione di libertà, neanche uno, accetta di non uscire se non per andare a mare o a messa.

E già, per una donna a cui è stata negata una vita sociale, la chiesa può servire da svago. Lo dico perché sono sicura che se le si offrisse una possibilità non starebbe tutte quelle ore in chiesa a ripetere rosari infiniti. Ci andrebbe di domenica e quando è importante, ma non sempre. Questo mi ha sempre fatto credere che fosse una via di fuga dall’asfissiamento. Perché oltre al marito e ai figli, mia zia fa da balia ad un’altra donna, sua sorella, che ha un problema ad una gamba che si porta fin da piccola.

Quest’altra mia zia è stata privata della sua vita, perché ha vissuto tutti i suoi anni rinchiusa in casa. Usciva solo per essere scarrozzata a Natale, Pasqua e varie feste da una casa ad un’altra. Lei non ha che questa sorella che si è ritrovata a starle accanto tutto questo tempo, e quindi le sta sempre attorno. Queste donne, come mia madre, subiscono passivamente il destino che altri hanno deciso per loro. Non si ribellano, non combattono per cambiare, non accennano a mandarli ‘affanculo.

Io aspetto la loro insurrezione ma non avviene. Se con mia madre cerco di parlarci con loro mi risulta difficile perché essendo agnostica mi vedono come il demone, la pecora nera, quella che è lì e le dice che potrebbero alzare la testa solo per portarle alla perdizione. Sembra ridicolo, a volte mi fa ridere, ma è l’amara verità. Le mie parole per loro non hanno alcun significato, per quanto giuste siano, perché alla fine si arriva sempre alla fatidica frase “essere madre significa questo, se non si fanno dei sacrifici che razza di madre si è?”.

Loro hanno una sola idea di madre, quella completamente alienata nella famiglia, nei servizi e nel marito. Non hanno idea di cosa significhi essere donna, solo ed esclusivamente donna. Perché noi siamo prima di ogni altra etichetta, delle donne e mai e poi mai dovremmo dimenticarcelo.

Leggendo quanto vi ho raccontato potreste arrivare a pensare che tutto è determinato dagli anni in cui sono vissute le donne della mia famiglia (anni 40/50). Ma allora perché ritrovo gli stessi, medesimi, se non così estremi, atteggiamenti in donne che oggi hanno 30/40 anni?

Ne ho viste alcune giorni fa, mentre stavo a prendere il sole. C’era una famiglia numerosissima, e mentre il padre se ne stava beato a non fare un cavolo, la moglie giovanissima non faceva che entrare e uscire dalla cabina per prendere le cose più svariate o riporle, a correre appresso ai figli che si azzuffavano, a preparare i panini chiedendo a ciascuno cosa desiderasse (manco fosse una cameriera). L’ho vista sdraiarsi sul lettino per soli cinque minuti (e non sto esagerando). Poi si è rialzata e a continuato la sua maratona.

Quella donna mi ha fatto pensare che niente è cambiato, che le madri non hanno vacanze, non hanno un momento per loro, non sono percepite come individui e per questo devono solo fare ciò che gli altri si aspettano. E’ questo il concetto che esce fuori dalle donne che conosco. Se provi a parlarci alla fine sembra che tu voglia mettere zizzania tra lei e suo marito, nella sua vita “perfetta” ma non è così. Le cose non sono stabilite e nessuna di noi deve seguire un destino. Il destino ce lo creiamo.

So che è difficile, che le donne come mia madre, mia zia o le madri delle mie amiche credono che quello sia l’unico modo per essere riconosciute come brave madri, quindi donne utili. Ma non è vero. Questo riconoscimento è una cretinata, è la carota che si dà all’asino dopo averlo fatto sgobbare tutto il santo giorno. E’ un trucco, una beffa. Ma come si può farglielo capire? Come si fa a far capire che si può essere ottime madri anche se ci si concede tempo per essere donne?

Posted in Fem/Activism, Omicidi sociali, Pensatoio, Personale/Politico.


2 Responses

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  1. claudia says

    perche’ le donne facciano cosi’ non lo capisco,anche con me han provato ad educarmi cosi’ ma io mi son ribellata fin dai 5 anni,e neanche mi va di essere madre.non so perche’ le altre fan cosi’ ,ho provato a chiederglielo dicono che lo fanno per amore e che siam noi a non essere femminili,delle donne cosi’ sinceramente non le ammiro,per colpa loro tra l’altro ci rimettiamo tutte.per amore,una si deve ammazzare di lavoro per amore …ma va la’…cmq per esperienza personale so che questo maschilismo e’ trasmesso di ramo femminile.

  2. Phoenix says

    Ottime madri? Non si vive per gli altri, si vive per se stessi, una madre che vive per i figli li deresponsabilizza, quanti sono gli uomini che a 18 anni continuano a farsi lavare i vestiti dalle madri o a farsi cucinare il pranzo/cena?

    I figli vanno responsabilizzati, una vera madre è una vera donna che non vive per il marito/figli ma per se stessa.