A commento del comunicato del Collettivo Lesbico Goditive Generose, a proposito della sentenza della corte costituzionale che decide che stupri contro donne e bambini siano reati "minori" alla mafia, Milena scrive:
"la rilevanza collettiva c’è eccome e c’è pure il pericolo permanente. ma
dove vivono questi della corte costituzionale? non lo sanno che lo
stupro è un’arma di guerra, che serve a intimidire e minacciare migliaia
di donne e che per ognuna che è stata stuprata cento altre vengono
educate alla sottomissione sessuale?"
Questo apre una lunga riflessione che sta coinvolgendo tante donne, anche nella nostra mailing list, tutte combattute, tutte in qualche modo coinvolte da questa sentenza. Perchè tra tutti i concetti descritti nelle motivazioni della sentenza quella che riduce lo stupro ad un fatto giuridicamente "personale", ovvero una cosa che riguarda solo me e me soltanto e perciò un po’ meno della mafia, un po’ meno di altri episodi di criminalità, ha lasciato tutte abbastanza basite.
Dice il collettivo lesbico che si tratta di violenza di genere, non riguarda soltanto una donna, la vittima di quel momento, ma riguarda tutte. E’ una guerra contro un intero genere e l’obiettivo è la sottomissione, la schiavitù, l’intimidazione, il ricatto, l’annientamento di un genere per assoggettarlo ad un altro, quello etero e maschile. D’altronde la violenza contro le donne in quanto donne si chiama femminicidio ed è una violenza sistematica che relega le donne all’ultimo gradino sociale per sfruttarle e piegarle al volere di chi domina e prevarica.
Ma lo stesso si può dire della pedofilia. Non lo sapevamo. Ora che abbiamo letto un po’ di più sulla questione invece lo sappiamo. I pedofili sono un clan, ragionano da clan, si comportano da clan e dovrebbero essere trattati da clan. Ci sono i pedofili, i fiancheggiatori, gli associati, i disorientatori, ed è una rete perversa fatta di nomi e indirizzi che si scambiano materiale fotografico, video, bambini, fanno passaparola, si proteggono tra loro, distruggono la reputazione di quel tal magistrato che li persegue o di quella tal persona che non si rassegna a vederli fare lo schifo che fanno, producono false informazioni, attivano mezzi di comunicazione e teorici e intellettuali per convincere le folle che la pedofilia non sia un male così brutto e poi combattono contro le donne che sono quelle che proteggono i loro figli da padri abusanti o sono quelle che proteggono i loro figli se un insegnante gli mette le mani addosso. Sono coperti da complici, da una rete di omertà e la loro associazione è tesa a commettere un crimine che costituisce un pericolo permanente per la nostra società.
Lo stupro, il femminicidio, la violenza sulle donne è fatta degli stessi elementi. Gli uomini violenti sono associati in clan, si proteggono tra loro, istigano all’odio contro le donne, diffamano le loro vittime, distruggono la reputazione dei magistrati che li perseguono e delle donne che li denunciano, sono protetti da complici, da una rete di omertà, da una mentalità assai simile a quella mafiosa per i metodi e il fine che si propone. La violenza diventa vendetta, ricatto, intimidazione, persecuzione, minaccia costante per tutte le donne. Colpirne una per educarne cento. Ammazzarne una per terrorizzare tutte le altre. Stuprarne una per sottomettere la sessualità delle altre, per insegnare loro come devono comportarsi, a chi devono dire di si, quando, come, perchè, come devono vestirsi, come devono truccarsi, che tipo di convenzioni sociali devono seguire, in quanti modi devono soddisfare gli uomini. Ci sono uomini boss apologeti della violenza di genere, ne fanno un punto d’orgoglio, lo scrivono perfino perchè c’è chi gli permette di farlo, di scrivere che le donne sono una "razza nemica" (grazie al misogino il fatto quotidiano che di tutto scrive meno che di violenza maschile contro le donne) e ci sono gli associati a delinquere di stampo maschilista che producono una mole sconcertante di documentazione che istiga quotidianamente alla violenza sulle donne.
Per entrambi i fronti ci sono i negazionisti, quelli che negano la violenza di genere, che negano i dati e i terribili numeri della violenza maschile sulle donne, che si producono in equilibrismi patetici per trovare una linea efficace a garantire impunità ai prossimi "eroi" della loro guerra contro le donne.
Chi supporta la mafia dice che la mafia non esiste. Chi supporta pedofilia, stupro e violenza contro le donne dice che questi fenomeni devastanti non esistono.
Perciò si, ha ragione Milena. C’è la rilevanza collettiva e c’è il pericolo permanente ma non c’è la giusta mentalità per affrontare queste cose perchè ancora siamo fermi al "tra moglie e marito non mettere il dito" o "i panni sporchi non si lavano in pubblico" o "lo stupro è un fatto personale".
Ricordiamo con grande soddisfazione il momento in cui lo stupro fu ritenuto reato contro la persona invece che danno contro la morale. Ora sarebbe il caso forse di cominciare culturalmente (e per chi ne ha voglia forse giuridicamente) a pensare allo stupro come un reato contro la persona e contro un intero genere.
L’uomo è una brutta bestia.
Ci ha sempre umiliato e sbeffeggiato.
Ha sempre usato la forza fisica contro di noi perchè ha solo quella di forza.
Ha sempre usato la forza fisica contro di noi per tenerci a bada e non farsi surclassare.