Al mio paese a san giuseppe si fanno le luminarie. I falò per strada, mentre per tutta la notte la gente va in giro a vedere il prezioso cibo che i fedeli hanno approntato su enormi composizioni simili a presepi.
Il falò è un momento di socialità, si faceva più agevolmente quando non c’erano i fili elettrici che attraversavano la strada. Mi ricordo quando ero piccola che le fiamme arrivavano alte e che tutti quanti, grandi e piccini, amavamo aggiungere un pezzo, una sedia vecchia, legna da ardere, una bambola rotta, affinchè le fiamme toccassero il cielo.
Ad ogni angolo di strada vedevi tutto colorato di rosso e la gente intorno, incantata, a guardare dentro il fuoco, a vedere cosa gli avrebbe riservato l’inferno.
Il fuoco ha un fascino meraviglioso, non so cosa sia in grado di eguagliarlo. La profondità del mare, i colori del cielo, lo scintillio del sole.
Quando le fiamme erano basse tutto il vicinato si radunava attorno alla brace per cucinare carciofi, cipolle, salsiccia, peperoni, e altre carni e verdure che sprigionavano un profumo che si sentiva a chilometri di distanza dal paese. Poi ci si sedeva, si mangiava e si raccontava. C’era il più anziano che radunava i bambini e raccontava "u cuntu" e noi eravamo lì rimbecilliti ad ascoltare parole antiche, con i capelli pieni di cenere e le narici piene di profumi.
Era una festa che potevi vivere in quel modo a prescindere dall’origine della tradizione e dalla tua personale distanza con tutti i santi del mondo solo perchè quel fuoco era vita, calore, socialità, festa, risate, gioco.
E’ nella cultura dei siciliani esorcizzare pericoli e trasformare pratiche di morte in pratiche di vita. Come la festa dei morti che per gli stati uniti è paura e terrore dei morti che tornano per le strade e per i siciliani è la gioia di vedere tornare i morti che portano i giocattoli ai bambini. I morti erano il nostro babbo natale e la nostra epifania. Come a carnevale, il giorno in cui si bruciava il pupazzo, lo spaventapasseri, l’orrore, la brutalità, la paura.
Riti che rappresentano tradizioni di anticorpi contro pregiudizi e capovolgimento delle violenze che i siciliani hanno subito.
In quel falò di san giuseppe una volta c’erano le persone, perchè la sicilia era colonizzata dagli spagnoli ai tempi dell’inquisizione, con espropri, tratta degli schiavi, conversioni coatte dall’ebraismo o dalla religione musulmana alla religione cattolica, con persecuzione agli eretici e con donne bruciate solo perchè vestivano abiti da uomo per andare a lavorare la terra.
La festa dei morti era il terrore tetro che una religione punitiva come quella cattolica portava a intimidire quel popolo prima abituato agli dei pagani greci e poi alla solarità degli arabi.
Nei feudi al posto dello spaventapasseri c’era il guardiano, il feudatario, che massacrava i lavoratori e che stuprava mogli e figlie dei suoi schiavi.
I siciliani sono un popolo che rinasce, esorcizza, ironizza, vive e infine, ahimè, si lascia massacrare dalla sub-cultura americana o dall’ondata fascista, maschilista e misogina che viene dal settentrione.
Sarà per questo che oggi un tale ha di nuovo trasformato le fiamme in strumento di morte e ha dato fuoco alla ex moglie a Catania, come ieri aveva fatto un altro tizio nei pressi di Roma. Si chiama inquisizione a domicilio e c’è chi soffia su quelle fiamme per alimentarle e farle crescere.
Non è l’unico modo in cui certi uomini tentano di fare del male alle loro conviventi o ex mogli. Non è l’unico modo in cui mettono a rischio la vita dei loro stessi figli giacchè quando hanno voglia di ammazzare una donna non guardano in faccia nessuno, non gliene frega un tubo dei bambini che poi, piagnucolando, dicono di amare alla follia.
Leggetevi le cronache quotidiane raccolte nel Bollettino delle violenze maschili contro le donne e i bambini e poi diteci: è per questa ragione che fu scoperto il fuoco?
grazie carla, 🙂
non abbiamo letto il vostro comunicato altrimenti lo avremmo segnalato.
provo a rintracciarlo in rete per leggerlo.
un abbraccio
Ho segnalato questo scritto all’indirizzario di UDI Monteverde perché mi è piaciuto molto lo stile. Anche noi abbiamo fatto un comunicato su questi due episodi così ravvicinati e con questa matrice comune tremenda, questo non esclude che mi senta, personalmente, di sottoscrivere il vostro.
D’ora in avanti vi seguirò più attentamente.
grazie walai 🙂
un abbraccio
http://roma.repubblica.it/…to/calippo-5816507/3/
E cosi che ci vogliono, con la scusa del successo,
calippo e minorenni dato che hanno 15 anni non lo dice nessuno e poi vedete nella foto il tipo che si tocca l uccellino.
:-)))
L’ho stampato..è meraviglioso questo articolo, pura letteratura, complimenti