A noi non piacciono i giri di parole. Non ci piacciono le metafore e gli eufemismi. Perciò non frequentiamo blog da salotti dell’intellighenzia sinistrorsa ma frequentiamo questo, che ti sputa la verità in faccia, che ti consegna pugni allo stomaco a domicilio, che non edulcora la realtà, non finge di parlare con questo e con quello per poi dire peste e corna di questo e quello.
In questo blog si fanno delle scelte. Pesanti, difficili, che paghiamo tutti i giorni. Ma è così nelle lotte, quelle vere, no? La militanza non è un atto di presenza e non è un pranzo di gala. Si tratta di una differenza fondamentale che intercorre tra una casta medio borghese di donne che immaginano di cambiare il mondo soffiando bollicine dal buco della serratura e chi invece spalanca la porta e consegna corpo e testa ad una causa.
Abbiamo appena usato una metafora, lo sappiamo. Spero ci perdonerete. Perchè non è che qui non le si sappia usare o non si sappia scrivere. Lo sappiamo fare. Sappiamo fare tante cose. Potremmo scrivere fiumi di romanzi di impegno civile in cui l’impegno civile c’entra il giusto, forse solo come pretesto per poter vendere qualche copia di un libro.
L’egemonia culturale e la supremazia della parola sulle cose di femmine è data spesso a donne di questo tipo, brave persone, sicuramente piene di buona volontà, con tanta voglia di arrivare ad un obiettivo, che spesso coincide con il proprio.
Ne abbiamo abbastanza piene le ovaie di vedere sprecato tanto inchiostro per ragionare dei massimi sistemi mentre le donne muoiono tutti i giorni. La diplomazia non è dovuta. Bisogna guadagnarsela. Anche la stima va guadagnata. Le parole buone bisogna guadagnarsele.
E invece pare che anche tra le donne le parole buone ma finte siano un accessorio fondamentale, ipocrita, del vivi e lascia vivere, senza prendere posizione mai, perchè la donna tal dei tali ti può sempre servire e perchè per mandare a fare in culo qualcuno c’è sempre femminismo a sud alla quale si può chiedere di scrivere un bel post contro quella o quell’altra corrente di pensiero alla sua maniera, quella urticante che ci piace tanto in privato e che disprezziamo in pubblico, quella che usiamo senza mai ringraziare e lasciando a Femminismo a Sud tutte le conseguenze del caso.
Femminismo a Sud si è abbastanza rotta di fare la cecchina su commissione delle donne che lanciano la pietra e poi ritirano il braccio. Specie se questo riguarda donne che non spendono mai una parola, che sono ben attente a mantenersi su un terreno neutrale, quando alcune pietre, pesantissime, impossibile non vederle, vengono scagliate su di noi. Al prossimo problema di impopolarità nella rete sbrogliatevela da sole e noi ci teniamo il nostro tono urticante per le nostre battaglie, per quelle delle sorelle con le quali lottiamo tutti i giorni, per le battaglie in cui crediamo. Perchè la sorellanza ha un limite e quel limite resta dove inizia la delega e comincia la deresponsabilizzazione.
Buona giornata a tutte.