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L’uomo brutto

C’era una volta un uomo, tanto ma tanto brutto. Quando dico brutto mi riferisco alla bruttezza che emanava. Era anche sovrappeso, con le chiazze di sudore alle magliette, ma questo non sarebbe stato importante in fin dei conti.

La bruttezza è una caratteristica complessiva e quest’uomo era proprio brutto. Io invece ero, non dico bella, ma carina, un bel tipo, un po’ complessata perché non ero la fotocopia spiccicata di una fotomodella ma me ne ero fatta una ragione già a suo tempo e andavo avanti con divertita strafottenza.

Quando lo incontrai mi fece tenerezza, era intelligente, almeno a prima vista, e poi era di quelli che tentano in tutti i modi di compensare la bruttezza con la profondità del pensiero metafisico della peppa. Sanno essere profondi e simpatici questi uomini brutti, tra una manciata di sudore e l’altro, ti dicono frasi che si sono sentiti in dovere di imparare per sembrare qualcosa in più di quelli che non hanno bisogno di parole per desiderare e farsi desiderare.

Non sapevo allora che dietro lo stereotipo dell’uomo brutto e apparentemente sensibile ci può comunque sempre essere un vero stronzo.

Mi presentai, Silvietta, e accettai un appuntamento al chiaro di luna. Gira che ti rigira facemmo l’alba. Lui parlava un sacco, ma quanto parlava. Poi gli dissi di riaccompagnarmi e conclusi la serata con il mio gatto e sul mio letto.

La sera dopo mi richiamò per dirmi che era stato tanto bene e che voleva ripetere l’esperienza. Gli dissi di no, perché avevo un altro impegno e ce l’avevo davvero, giuro, fissato almeno una decina di giorni prima.

Lui si sentì offeso e mi dichiarò guerra. Gli uomini brutti possono essere tanto aggressivi e guerrafondai, sappiatelo.

Non compresi subito il suo tono acido. Avrei dovuto capire già da allora. Invece, come una scema, uscii con lui il giorno dopo. Era riuscito a farmi sentire in colpa. Gli uomini brutti sanno farti sentire in colpa perché fanno spesso le vittime, sappiate anche questo.

La serata andò abbastanza di merda perché lui si rivelò ripetitivo. Il suo era un copione senza possibilità di replica. Risultava noioso già alla prima performance. Era un uomo finto. Di vero c’era solo la sua bruttezza, la sua rabbia nei confronti del genere umano, il suo acidume verso le donne in generale che secondo lui lo facevano sentire inadeguato.

Mi sarebbe bastato vedere chi fosse realmente invece di tutta quella montagna di menzogne che avevo dovuto sorbirmi per ore. Mi sarebbe bastato che mi avesse detto “sai, sono un uomo come gli altri, stronzo, superficiale, machista, però devo fare finta di essere tenero, intelligente, profondo e sensibile perché non posso dirti subito che ti voglio trombare”. Mi sarebbe bastato. Lo avrei apprezzato di più. Gli avrei comunque detto di no ma avrei conservato un po’ di stima nei suoi confronti.

Invece cominciò a esercitarsi su di me come si fa con un compagno di box. Mi riempì di insulti. Ma come ti vesti, ma come ti trucchi, ma che scarpe che hai messo, ma che trucco che hai, che profumo, che risata, che modo di parlare. Poco mancò per darmi della cretina perché il suo scopo a quel punto era solo quello di insultarmi.

Gli uomini brutti, dentro e fuori, se non possono averti ti insultano, sappiatelo.

Fu una serata assurda, di quelle che non puoi dimenticare facilmente perché resti lì a chiederti chi cazzo te l’ha fatto fare, che ci fai lì con uno stronzo, perché mai non scendi e non te ne vai.

Così feci. Aprii la portiera e mi piazzai per la strada ad aspettare un passaggio. Lui fece passare qualche minuto, poi si avvicinò per dirmi che mi avrebbe riaccompagnato, senza problemi.

Gli credetti. Feci quell’errore. L’alternativa sarebbe stata aspettare su una strada provinciale un altro estraneo e la mia amica in possesso di automobile non rispondeva al telefono.

Fece alcuni chilometri e poi si fermò. Di nuovo. Mi disse che io non ero stata gentile e che lo avevo offeso. Dunque si meritava almeno un pompino, uno di quelli da documentare per poter esigere un credito a futura memoria.

Lo guardai incredula: certi uomini brutti fanno le vittime per poter pretendere quello che altrimenti non sarebbero in grado di chiedere. Certi uomini brutti sanno ottenere una prestazione sessuale solo con il ricatto psicologico, la minaccia, lo stupro.

Conclusi il lavoro per pagarmi il passaggio verso casa. E poi dicono che sono le donne a voler fare le puttane.

Lo lasciai con una battuta amara. Un mio pompino valeva certamente di più di un suo passaggio. Mi lanciò dei soldi dal finestrino. Li lasciai per terra. Lo mandai a quel paese. Tornai a casa, dal mio gatto, a riflettere sulla sostanziale cattiveria di alcuni uomini brutti.

Il giorno dopo lo beccai su una chat pubblica. Stava dicendo che gli avevo fatto un lavoro di bocca.

Certi brutti usano il computer e lo usano male, sappiatelo.

Da quel momento non mi lasciai più impietosire. Nessuna commozione, nessuna tenerezza. Nessuna ingenuità e una grande avversione per gli stereotipi.

Ci sono uomini che brillano solo di luce riflessa. Ti appaiono gentili fintanto che tu li fai sentire apprezzati. Quando tornano alla loro indole, quella che non si ama e non si apprezza però hanno bisogno di disprezzare te perché odiano profondamente se stessi.

Ci sono uomini che brillano di luce propria e non c’entra l’aspetto fisico. C’entra il fatto che non hanno bisogno di essere compiaciuti, di avere accanto donne sottomesse, che li facciano stare “meglio”, perché le donne non sono una droga e se qualcuno le considera tali è anche ovvio il fatto che passato l’effetto la bruttezza ritorna e assieme a quella anche la violenza contro le donne.

Ci sono uomini…

Posted in Narrazioni: Assaggi, Omicidi sociali, Storie violente.


8 Responses

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  1. Saamaya says

    “Certi brutti usano il computer e lo usano male, sappiatelo. “
    sacrosanta verità!

  2. Silvia says

    Questa storia è orribile. Spero vivamente che non sia vera.

    Non sono d’accordo su questo: “Il fatto è che si deve dir di si anche ai bruttoni, pena l’essere tacciate di superficialità o crudeltà.” in un commento.

    Qualsiasi no di una donna agli occhi maschili fa di lei una stronza (o qualsiasi ulteriore insulto – si scelga a piacere) e il fatto che l’uomo di turno sia bello o brutto (esternamente o internamente) non fa gran che la differenza. Il fatto di essere superficiale poi è l’ultimo dei miei problemi.

    Se posso dirlo, la protagonista di questa storia è stata un po’ avventata. Per precauzione mi guarderei dagli incontri serali con una persona che conosco appena, fermo restando che tutte queste cautele, se ci fosse un rispetto di un certo tipo nei riguardi del mondo femminile, non servirebbero neppure (queste “cautele” poi sono sostanzialmente una mancata libertà)

  3. Martina says

    Il fatto è che si deve dir di si anche ai bruttoni, pena l’essere tacciate di superficialità o crudeltà.
    Da lì il ricatto: se non ci stai perché sono brutto sei una stronza. Te la tiri.
    Ma le donne brutte si comportano allo stesso modo?
    Eppure ricevono molta meno pietà: cessi, cozze, ciccione, racchie. Sono fin da piccole il bersaglio preferito di tutti.

    PS
    La bruttezza/bellezza per me non sono mai connotati solamente fisici, il brutto che hai dentro si riflette inevitabilmente fuori… per il resto vale il vecchio detto: non è bello ciò che è bello, ma ciò che piace.
    Un uomo oggettivamente brutto può piacere, una donna ha molte meno chances, cosa ne pensate?

  4. silvana says

    Io ne ho conosciuti molti. Uno si è comportato proprio così ma quando mi chiese il secondo appuntamento, rifiutai con gentilezza e fermezza e lui mi scaricò addosso l’impossibile (non lo avrei toccato neppure con la scopa). Siccome era stata mia zia a presentarmelo, ovviamente misi al corrente dei suoi simpatici sms l’intera famiglia.
    Non solo era brutto ma stupido e meschino.
    Purtroppo, alcuni brutti vivono di livore per il loro passato e non vedono l’ora di scaricarlo sulla prima che passi che possa diventare la loro rivalsa sociale o la loro valvola di sfogo.

  5. mara says

    gli uomini così sono degli egocentrici maniaco-ossessivi. pensano che nella vita delle persone non debba esistere altro a parte loro. sono stalker per definizione. non ti lascerà mai in pace. rivolgiti ad un avvocato. scrivici per dirci qual è la tua città e ti diciamo dove sta il centro antiviolenza più vicino che può darti consulenza. in ogni caso denuncialo.
    un abbraccio

  6. Alessandra says

    Questa storia mi ha davvero disgustata. Però devo dire una cosa. Mi spiace per lei (e spero sia una storia inventata e non reale), ma è stata anche un po’ ingenua.
    Purtroppo occorre guardare le cose per come sono e non per come dovrebbero. Senza arrendersi, però almeno nella vita di tutti i giorni adattandosi. Se si è in una serata come questa, io eviterei poi anche di accettare un passaggio da una persona del genere. Ma anche senza pensare a finali di serata inquietanti, anche solo per il fastidio in sè di stare altro tempo con lui.

    Chiamare un amico/genitore/parente per farsi venire a prendere? Prendere un taxi? Mi rendo conto che costi, però diamine…

    Purtroppo è un mondo in cui bisogna essere furbi e pensare anche al peggio.
    Ci sono tante battaglie che meritano il rischio, ma questa proprio no. Mi dispiace per lei, sul serio, ma è stata parecchio ingenua.

    PS: tutta la questione sul “brutto” ammetto che non mi è piaciuta ^^;; Immagino e spero che fosse solo una metafora. Tanti stronzi, anche peggio di questo, sono bellissimi….

  7. France says

    ho conosciuto proprio un uomo così. ma non di persona. ha tentato di abbordarmi su internet. siccome non l’ho considerato è diventato uno stalker. ora qualunque cosa faccio, qualsiasi cosa scrivo lui pensa sia riferita a lui. non mi lascia in pace. mi diffama ovunque. cosa devo fare?

  8. Sabry says

    mamma mia che storia 🙁