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Come su Il Giornale si costruisce cultura del Femminicidio

http://www.ilpredellino.it/online/images/foto/anno2009/092009/21/Veneziani_Marcello.jpgChe
si diceva?
Ah, si. E’ tutta colpa del caldo. Noi dicevamo che i media hanno
ampiamente sdoganato il femminicidio
e che la cultura catto-leghista ha
riproposto il machismo come chiave di risoluzione dei conflitti relazionali.

I
maschi?
Non sono mai cresciuti. Le donne si. Perciò sono impegnate in una Resistenza quotidiana. Ma troppi maschi, tardi di
comprendonio, sono oramai al revisionismo dei vecchi schemi maschilisti. Quello
che prima era il delitto d’onore oggi sarebbe “la rivolta degli schiavi”.

Lo
dice
marcello veneziani su Il Giornale, in un lungo articolo del quale
condividiamo soltanto un appunto fatto alla marzano che non riteniamo un nostro
ideale punto di riferimento
.

Per
il resto
la somma delle castronerie è tale da consumare tutte le equazioni
matematiche di cui siete a conoscenza. Siamo alla sperimentazione scientifica
azzardata, alla speculazione sulle proprietà dell’incognità X.

Se
sono morte
tante donne per mano di maschi di chi è la responsabilità? Questa è
la domanda. E se per noi la risposta è assolutamente ovvia per emilio fede
l’incognita X diventa il  caldo,
per alcuni maschilisti diventa “l’abbandono” e per veneziani diventa
addirittura “la rivolta degli schiavi”.

Da
questo punto
di vista potremmo dire che neanche a sillogismi aristotelici
stiamo messe bene. Se le donne muoiono per mano di uomini, se gli uomini
ammazzano tante donne, la terza affermazione quale può essere? Emilio fede e
veneziani troveranno certamente qualche felice conclusione metereologica o a
proposito di un sollevamento popolare maschile.

Ma
a questo proposito
occorre fare una analisi sull’abilità della comunicazione
dell’estrema destra. Ricordate che la lega per promuovere leggi razziste si
presenta con un manifesto in cui suggerisce agli italiani di identificarsi con
gli indiani d’america e con la frase “finiremo come loro” o qualcosa del
genere.

Inversione
semantica
, semiotica, revisionismo, distorsione, mistificazione. È la chiave
della loro comunicazione. Definire un pericolo ciò che un pericolo non è per
avere il diritto ad una sorta di legittima difesa. Per questo motivo l’articolo
di veneziani è al limite dell’apologia del femminicidio perché non solo
giustifica il femminicida ma addirittura si fa prestare gli argomenti dei padri
incarogniti per offrire a colui che compie un femminicidio una sorta di
riconoscimento morale.

Che
si tratti
di delitto d’onore o di qualunque altra tipologia di delitto
mascherata come “necessaria” dall’intellettuale di turno sempre di cultura
patriarcale e maschilista si tratta. Che, ha ragione veneziani, non è per nulla
in declino, anzi si esibisce in variazioni concettuali che sono arte pura.
L’arte della negazione della vittima, quella vera, la donna, le donne, le
vittime di violenza maschile che non hanno il diritto di scegliere della
propria vita perché un esercito di terroristi limitano la loro esistenza mentre
alcuni sedicenti intellettuali scrivono rivendicazioni per piegare la società
con arringhe da manuale dell’avvocato dello stupratore.

Intanto
non è assolutamente vero che il maschio italiano sia influenzato dalla violenza
degli uomini stranieri. Lo dimostrano le cifre dei delitti compiuti dagli
italiani
, semmai, se davvero si potesse parlare di pericolo di emulazione,
sarebbe il contrario.

La
storia
dell’emulazione è comoda per tutti ma è falsa perché omette  le responsabilità di chi
quotidianamente veicola una cultura che sdogana femminicidio, violenza contro
donne e bambini e promuove la figura del macho che resta macho avente diritto
all’obbedienza e alla sottomissione salvo quando è beccato ad ammazzare la
donna che gli ha disobbedito. In quel caso non è più il figlio della cultura
celodurista ma un povero e fragile omuncolo da compatire.

Questa
descrizione
romantica della figura del femminicida (quante parole sprecate per
un assassino e quante rarissime parole per le donne ammazzate), definito
disperato, terrorizzato dalla solitudine, abbandonato, bambino perduto che si
vendica della sua nutrice (???), 
trascura un dettaglio fondamentale: è una grandissima stronzata dire che
quaranta anni fa questo non accadeva. Accadeva ugualmente ma i motivi di
legittimazione sociale erano diversi. Oggi, anche grazie a persone come
veneziani, gli assassini godono di diversi moventi e diverse attenuanti perché
c’è chi si affatica a trovare nuove forme di legittimazione sociale. Quella
preferita è ovviamente frutto della mente malata del femminicida: la uccido
perché lei è così cattiva da privarmi della sua compagnia. Si chiama possesso,
si chiamava possesso, si chiamerà possesso. Qualcuno scriva a veneziani e gli
dica di cercare questa parola nel suo dizionario maschilista.

Il
fatto che veneziani
addebiti al femminismo la nascita di omosessualità e
transessualità è degno della misoginia e dell’omofobia della peggior specie. I
maschi non diventano omosessuali o transessuali perché hanno paura delle donne.
I maschi scelgono di essere ciò che vogliono, allo stesso modo le donne, perché
la vita è bella perché è varia. La sessualità idem.

Addebitare
alle donne l’infantilismo degli uomini è una bestemmia. Da decenni siamo lì a
chiedere che gli uomini si assumano maggiori responsabilità, che smettano di
opprimere le donne assegnando lavori di cura, che smettano di organizzare il
welfare basandosi esclusivamente sulla schiavitù delle donne. La donna non è
per nulla accresciuta. L’italia è al 72° posto per gender gap nel lavoro e
nella società ed è il primo paese europeo per violenze domestiche e per
violenze sulle donne.

La
dipendenza
degli uomini dalle relazioni si chiama presunzione del diritto di
proprietà su altre persone, su altri esseri umani. In generale si chiama
presunzione del diritto ad avere al proprio servizio degli schiavi. Insistiamo:
descrivere i maschi come tossici delle relazioni è una fantasiosa ricostruzione
di quanto sta accadendo nel presente. In più, se si volesse indurre un vago senso di colpa alle donne vittime di violenze, si sta chiedendo, come risoluzione sociale, che le donne accettino di essere psicofarmaci per placare gli istinti dello stalker/femminicida. In nessun paese civile può essere fatta una allusione del genere. In nessun paese civile si può spacciare l’idea che le donne, persone, esseri umani, debbano essere curative, terapeutiche per maschi assassini. In poche parole: se la rivendicazione maschilista è "restate con gli uomini per tenerli buoni" la risposta è "andate ‘affanculo".

Finchè
ci sarà
qualcuno che fornirà agli uomini argomenti di questo genere
continueranno a morire delle donne. Per cui possiamo cominciare a dare un nome
e un cognome a tutti coloro che costruiscono cultura del femminicidio: marcello
veneziani, per esempio, (al pari di Massimo Fini) sembra essere uno di questi.

E poi magari, un giorno, forse, ci spiegherà perchè gli uomini ammazzano e le donne no…

—>>>Arguzia ci segnala: L’uomo uccide, è tutta colpa TUA!

Leggi anche:

Resistenza: le donne sono partigiane tutti i giorni!

I media sono responsabili di aver sdoganato la cultura del femminicidio

Femminicidio: è terrorismo contro le donne!

Femminicidio: lo sport nazionale italiano è quello di
ammazzare le donne!


Violenza domestica: parlando di prevenzione!

Ragazzina, non hai scampo. O forse si!

Femminicidio: tutta colpa del caldo!

Smettete di chiamarlo delitto "passionale"!

—>>>Segui il Bollettino
di
Guerra

Posted in Anti-Fem/Machism, Fem/Activism, Misoginie, Omicidi sociali, Pensatoio.


3 Responses

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  1. Chiara says

    In nessun paese civile permetterebbero di scrivere tante castronerie in un solo articolo…e poi vogliamo esportare la civiltà!Quasi quasi stavamo meglio nel medioevo!
    Chiara

  2. Arguzia says

    Ottimo, anche peggio di Massimo Fini…
    Se vi va, ne ho scritto anche io:

    http://ritentasaraipiufortunato.splinder.com/…ua

  3. skybia says

    volevo segnalarvi questo post su questo blog
    http://questouomono.tumblr.com/post/801630275