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Femminismo e Antispecismo

http://img684.imageshack.us/img684/5433/specism.jpgLa nostra mailing
list
è in fermento. Tra le tante cose che si stanno discutendo ce
n’è una che riguarda il connubio femminismo/antispecismo. La
discussione si è aperta (ma continua e dunque considerate questo post
solo un assaggio
) con la segnalazione di un incontro
internazionale che si terrà a Torino
a proposito della liberazione
animale. Mail dopo mail è venuto fuori questo spunto di ragionamento che
condividiamo con voi:

>>>^^^<<<

Il discorso è assai complesso e pretendere di
esaurirlo in poche righe sarebbe riduttivo: ciononostante reputo utile
introdurre la questione, perchè finalmente – ma come al solito con
estremo
ritardo – si comincia a parlare di questo anche in Italia.
Come prima cosa invito le femministe che non hanno problemi con
l’inglese
a leggere il testo di Carol J.Adams "The Sexual Politics of Meat": la
Adams
è una femminista americana che presta particolare attenzione al problema
della difesa degli animali, e anche se per alcune cose io non mi trovo
completamente d’accordo, è comunque un buon punto di partenza.

Vi
copincollo qui alcune sue utili suggestioni.

L’inclusione degli animali nell’etica femminile:

Carol Adams riscontra che, sebbene le donne costituiscano la gran parte
dei movimenti animalisti, il femminismo non si è mai interessato alla
causa
della liberazione animale con lo stesso fervore politico e filosofico
con
cui ha abbracciato altre istanze, come l’antirazzismo e la lotta di
classe.
Ciò è accaduto soprattutto perché, nel corso degli anni, molte
femministe
hanno recepito l’accostamento della liberazione delle donne alla
liberazione animale come un modo per disumanizzare le donne. Esse, al
contrario, fondavano la loro azione politica sulla rivendicazione
dell’appartenenza della donna alla specie umana, del suo essere
razionale
e
pensante al pari dell’uomo. Ma, d’altra parte, sintetizza Adams, le
filosofie femministe hanno sottolineato come l’assoggettamento delle
donne
nella cultura occidentale sia effetto dell’enfasi sulla razionalità e
del
conseguente disconoscimento del corpo. Poiché il corpo è stato
svalutato,
e
poiché donne, animali e persone di colore sono state eguagliate al
corpo,
esse sono sempre state considerate "meno di".

La questione è dunque: come
rovesciare questa struttura? Dicendo che la razionalità è importante e
che
noi donne siamo esseri razionali, rivendicando l’appartenenza al campo
da
cui siamo state escluse e disconoscendo anche noi il corpo? Oppure
rivalutando il corpo come fonte di conoscenza? In questo caso, secondo
Adams, potremmo continuare a dire che gli animali sono fatti solo di
corpo,
che non sono razionali, ma estendendo loro le intuizioni femministe
otterremmo la loro inclusione in una nuova sfera etica corporalizzata,
fondata sui legami interpersonali, sull’amore responsabile, sulla
trasmissione di conoscenza attraverso il corpo. Lo scopo di Adams non è
semplicemente mescolare i diritti animali e i diritti delle donne.

Adams
intende analizzare le strutture di oppressione, utilizzando gli
strumenti
concettuali del femminismo di seconda ondata, ed interpretare la
barriera
di specie come una di queste strutture. La barriera umano/animale, in
questa prospettiva, è una forma di assoggettamento patriarcale; per
abbatterla, è necessario in primo luogo riconoscere questo suo carattere
e,
successivamente, adoperarsi per il superamento della società
maschilista.

"Credo che il movimento femminista non abbia rivolto abbastanza
attenzione" – afferma Carol Adams – "al fatto che la presenza di animali
è
molto spesso un presupposto della nostra oppressione. Le donne che
subiscono violenza in casa vengono frequentemente terrorizzate,
traumatizzate e ricattate dai loro oppressori attraverso il
maltrattamento
dei loro animali e dei loro figli. I bambini che subiscono abusi
sessuali
vengono ricattati con minacce agli animali. Gli atti di violenza sugli
animali portano ad una conferma continua del potere maschile."

Secondo
Adams, l’identità maschile si è progressivamente costruita, nella nostra
cultura, anche attraverso l’alimentazione carnea e il controllo su altri
corpi, che si trattasse di donne o di animali. "Uomo", che generalmente
nella cultura occidentale si traduce con "uomo bianco", si costituisce
come
concetto e come identità sessuale solo attraverso la negazione. "Non
donna", "non animale", "non di colore". cioè, "non altro". Inoltre, la
biologia maschilista ha spesso difeso la supremazia maschile facendo
appello alle leggi di natura: il maschio domina la sua femmina perché è
ciò
che la natura impone (salvo poi infastidirsi quando lo si classifica
come
animale).

"Essere uomo" è legato ad una identità, definita da cosa i "veri
uomini" possono e non possono fare. I "veri uomini" non si vestono di
rosa,
i "veri uomini" vanno a caccia. È interessante notare quanti insulti
omofobici vengono lanciati dai cacciatori agli attivisti anti-caccia di
sesso maschile. Il patriarcato è un sistema di genere che è implicito
nella relazione
umani/non umani: l’analisi delle sue strutture getta gran luce sul modo
in
cui vediamo gli animali.

Rifiuto dell’antiabortismo:

Adams ritiene che la
difesa degli animali abbia molto in comune con il
movimento per il diritto all’aborto e per la libertà sessuale.

"Penso che sostenere la difesa degli animali ed essere a favore
dell’aborto siano due forme di opposizione alla maternità forzata. Sono
contro la maternità forzata delle donne, delle mucche, dei conigli, dei
maiali etc. Ho esaminato attentamente il linguaggio che viene usato per
giustificare sia l’alimentazione carnea che l’antiabortismo e una delle
cose che ho notato è entrambi argomentano a partire dalla "non vita":
non
è
meglio per la mucca essere uccisa in modo "umanitario" piuttosto che non
vivere affatto? Molte persone dicono la stessa cosa riguardo all’aborto:
e
se non mi avessero fatto nascere? Ma il fatto è che se non ti avessero
fatto nascere non saresti qui a domandarti "e se.?"

Le femministe devono
riconoscere che ciò che facciamo agli animali in termini di oppressione è
nefando, moralmente e politicamente. È profondamente antropocentrico,
proprio come il movimento antiabortista, che in realtà è a favore della
vita fetale solo per la specie umana."

I diritti degli animali non sono antiumani:

L’accusa fatta ai sostenitori
dei diritti animali di essere antiumani
rispecchia quella fatta alle femministe di essere contro gli uomini.
Carol
Adams afferma che di fatto, è lo sfruttamento degli animali che è
antiumano.

"Se il modello di umanità fosse femminile e vegetariano
piuttosto che maschile e carnivoro, allora la nostra idea di natura
umana
sarebbe profondamente rimessa in causa. Gli animali sarebbero
considerati
parenti e non prede, o modelli sperimentali, o macchine animate: noi
stessi
ci vedremmo come radicalmente legati a questi parenti e non come dei
predatori, o sperimentatori, o padroni. LA RICOSTRUZIONE FEMMINISTA
DELLA
NATURA UMANA INCLUDE L’ESAME DEL MODO IN CUI, IN QUANTO UMANI,
INTERAGIAMO
CON IL MONDO NON UMANO. I DIRITTI DEGLI ANIMALI NON SONO ANTIUMANI: ESSI
SONO ANTIPATRIARCALI."

Questo è un brevissimo e incompleto sunto delle teorie della Adams, con
la
quale io però non sono d’accordo su alcuni punti ancora più importanti,
infatti lei ad esempio non crede sia lecito parlare di diritti animali,
mentre io si: mi sento molto vicina a loro da tutta la vita, li conosco
e
li rispetto, e quello che posso dire è che gli animali NON SONO SOLO
CORPO,
come prima afferma la Adams. Gli animali sono intelligenti, estremamente
empatici e
sensibili all’ambiente che li circonda, comunicativi. Non scordiamoci
delle cose che condividiamo con loro per guardare le molto meno numerose
differenze. Gli animali amano e soffrono, dimostrano la loro gioia, e
sono
capaci di compassione.

E’ la
nostra limitatezza in quanto umani, e il fatto di erigere barriere
sempre
più alte e spesse contro di loro che ce li fa sentire come "altro", e
questa è una strategia patriarcale estremamente efficiente, come, per
fare
un esempio che tutt* qui sicuramente comprendono, la
situazione dei migranti ci dimostra: se sei "altro", sei privo dei miei
stessi diritti e in effetti sono io che decido di te e della tua vita.

Quello che ci scandalizza come femministe e antirazziste è lo stesso
modello inflitto da sempre, in numeri abnormi, agli animali….quello
che
rifiuto nella mia vita e contro cui combatto è l’applicazione, sotto
altre
forme, della stesse legge dell’oppressione che è il prodotto più
violento della cultura patriarcale, e di applicarla su dei soggetti
senzienti quali sono gli animali. Nel mondo costruito
dagli uomini, la gerarchia è predominante: chi è al vertice sovrasta e
controlla chi sta sotto e con il proprio peso – accumulato sullo
sforzo,
la sofferenza e l’oppressione del più debole – domina e sostiene la
propria posizione di privilegio e il proprio benessere.

L’errore di fondo
che io ahimè ravvedo anche in tanta militanza è proprio quello di voler
cambiare lo stato di fatto delle
cose senza voler davvero, pienamente e consapevolmente, scardinare il
concetto, il "sistema" violento e collaudatissimo che sta alla base di
tutte le ingiustizie, che è proprio questa
sorta di "piramide della dominanza" che ordina i vari soggetti secondo
una
divisione gerarchica e di importanza, e in tal modo limita alla maggior
parte di essi l’accesso ai diritti fondamentali.

Il sistema dominante classifica e in sostanza divide gli uni dagli altri
gli abitanti di questo mondo – e addirittura, gli abitanti stessi DAL
mondo, come
se gli uni potessero esistere senza l’altro – e dopo aver diviso ordina
secondo una scala di valori: io credo che mettersi in discussione
davvero
non possa passare attraverso la parzialità dello sguardo: finché non ci
sarà consapevolezza da parte di chi dice di voler resistere a questo
sistema (e parlo dei/delle militanti, perchè li considero a me più
affini,
su di un percorso importante e già avviato) che la soluzione più
efficace e
probabilmente l’unica possibile passa NON attraverso la rinuncia a
qualche
privilegio ma invece ATTRAVERSO una nuova prospettiva, uno sguardo
diverso
sul mondo che non è mai ancora esistito, NULLA di ciò che abbiamo
ottenuto
finora è una vera vittoria e, soprattutto, nulla può dirsi OTTENUTO una
volta per tutte.

Quando qualcuno di noi pensa “questa lotta non è
importante” o “di questa lotta sarà qualcun altro ad occuparsi”, solo
questo fatto dovrebbe fargli drizzare le antenne, sul fatto che sta
utilizzando un vecchio schema… quello gerarchico, quello
discriminante,
quello fatto di soggetti più importanti e soggetti accessori, relativi,
provvisori rispetto al guardare ai soggetti TUTTI in un modo diverso, un
modo
capace di ELIMINARE, anziché solo restringere, il campo
dell’oppressione.
Perché
un oppressione relativa e limitata non cambia la sostanza dei fatti e
resta
sempre un’entità distruttiva e capace per di più di ridefinire i propri
confini e, come si è ridimensionata, può allo stesso modo espandersi
nuovamente a fronte di piccoli cambiamenti.

Decidere le proprie lotte in
base a delle priorità significa semplicemente adattare il sistema contro
il
quale crediamo di combattere alla propria sensibilità, perciò allargare o
restringere il campo delle lotte ritenute “meritevoli” e gli insiemi di
oppressi “degni” di entrare a far parte dei privilegiati, senza recidere
alla base la causa prima e unica dell’oppressione.

Noi abbiamo privato gli animali della propria soggettività, del proprio
diritto alla vita – IMMAGINI UN’OPPRESSIONE PIù GRANDE DI QUESTA? – del
proprio diritto ad una vita felice e rispondente alle proprie necessità.
Li
facciamo nascere perchè devono morire per noi, per un nostro capriccio
del
gusto – perchè non abbiamo bisogno di carne per sopravvivere, altrimenti
io
e altri milioni di persone saremmo morti da tempo – per giocare ai
piccoli
Mengele coi loro corpi, per sfruttare le loro gravidanze bevendo il loro
latte e mangiando i loro piccoli (ci pensiamo mai, come femministe, che
rubiamo il LATTE MATERNO ad altre creature, privandole dei loro piccoli
che
poi MANGIAMO? Avete mai sentito i muggiti disperati delle MADRI quando
portano loro via i VITELLI? Come DONNE, come FEMMINE, come MADRI,
DAVVERO
QUESTO CI E’ INDIFFERENTE?)

Io affermo, nella più estrema convinzione, che mangiare carne è
fascista…ora tiratemi le pietre 🙂
Lo dico perchè chi mangia carne, nei fatti, foraggia quei campi di
concentramento superefficienti che sono gli allevamenti. Perchè chi
mangia
carne, approfitta del privilegio di vivere nella parte ricca del mondo,
dove ci si può permettere di ignorare che la conversione del grano in
muscolo animale è una conversione energivora che ha effetti devastanti
sull’ambiente, sulle popolazioni povere – che mediamente non possono
mangiarla e non possono nemmeno mangiare le tonnellate di grano prodotte
per alimentare gli animali, – e sui loro territori, che spesso gli
vengono
rubati per far posto ai pascoli degli animali da carne.

I fascisti facevano lo stesso: anche se molti di loro non hanno mai
visto
nemmeno alla lontana un campo di concentramento, nei fatti gli andava
bene
che ciò accadesse, perchè così potevano far parte di un’elite e vivere
meglio degli altri. E’ lo stesso per la carne che è nel tuo piatto:
quella
carne non è caduta da un pero, quella carne era un essere vivente… che
è
stato fatto nascere per morire giovanissimo, la cui madre è stata
artificialmente inseminata (leggi STUPRATA) per farlo nascere, e che si è
vista sequestrare il proprio piccolo dopo poco tempo per non perdere
neanche una goccia del latte che era A LUI DESTINATO e che hai nel tuo
frigorifero.

Le tengono attaccate alle mammelle delle macchine che causano
dolorosissime mastiti, e vivono schiacciate l’una contro l’altra come
macchine da produzione la loro breve vita, senza alcun tipo di piacere.
Quando esauriscono la loro produzione sono portate con metodi disumani
ai
macelli, dove spesso subiscono la macellazione coscienti – quando non
subiscono da parte degli operatori degli stessi, ormai alienati dalla
violenza quotidiana, i più terribili atti sadici (ad esempio tagliare le
zampe o scuoiare senza stordimento). Inoltre la loro esistenza
significa, dal momento che una mucca mangia molti più cereali di un
essere umano,
meno terra per sfamare le persone, e come ho citato prima
disboscamento,
inquinamento delle falde da deiezioni, vere e proprie mafie (i baroni
delle
bistecche in Brasile, ne sapete qualcosa?)

Beh, mi fermo qui… ognuno nella sua vita è padrone di se stesso, e io
sono assolutamente disposta e disponibile al dialogo con chi ne fosse
interessat*. Posso fornire sterminate biografie in merito e non mi
stancherò mai di ragionare con le altre persone…alla fine è l’unica
cosa
che mi interessa, nonostante lo schifo che vedo intorno credo tantissimo
nel potenziale umano. Chi volesse approfondire con letture o altro me lo
faccia sapere, sarò felice di aiutare.
Vi invito se ne avete voglia a visitare questo sito:
www.nutritionecology.org/it/

Il Neic è un comitato scientifico interdisciplinare preposto allo studio
degli impatti delle scelte alimentari lungo tutta la catena di
produzione e
consumo del cibo, relativamente alla salute, all’ambiente, alla società e
all’economia.
Perchè per me, ognuno è libero di agire come meglio crede, ma
CONSAPEVOLMENTE.
E’ questo che più di tutto ci rende umani.

Posted in Ecofemminismo, Omicidi sociali, Pensatoio.


6 Responses

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  1. luana says

    Questo argomento interessa molto anche a me.Provo spesso a far capire a chi mi sta vicino e si occupa di temi sociali che non esistono “liberazioni” separate,che non ha senso cercare di cambiare o lottare contro una parte del sistema.Perchè,se lotta deve essere(sociale,culturale tct etc) e se cambiamento deve avvenire deve avvenire per tutti.Donne,uomini e animali.Perchè è lo stesso sistema,come è stato già detto,che ingabbia tutti.
    Lo stesso sistema per il quale la vita di una donna,quella di un bambino,quella di un pollo o di un immigrato hanno un prezzo che,come sappiamo,è davvero molto basso.
    Volevo solo dirvi come ho interpretato io la parte più “scomoda” dell’articolo.Quella in cui la Adams parla di animali come “corpo”(in realtà,nel testo in inglese pare usi la parola “meat”).
    Forse ho interpretato male,ma fondamentalmente sono d’accordo con lei.
    Lo sono nella misura in cui credo che di “corpo o carne” siamo formati tutti.
    Credo che,voler vedere in questo un “insulto”,presupponga l’esistenza di altro(come ad esempio l’anima).
    Sono molto più terrena nelle mie convinzioni e forse per questo sono d’accordo con lei.
    Credo che sia il corpo che veicoli le nostre emozioni e sensazioni.
    Attraverso il corpo e mediati dalla cultura(non quella dominante:fascista,sessista,razzista,specista)noi creiamo gruppi e riusciamo a comunicare gli uni con gli altri.Questo credo sia valido per noi umani come per gli animali.Anche loro hanno una sorta di cultura.
    Credo si possa parlare di corpo nella misura in cui,in ognuno di noi,esiste una sorta di istinto alla sopravvivenza o sesto senso,una sorta di guida.Ci credo in questo,nonostante-in noi umani soprattutto,questi istinti siano stati messi a tacere da una cultura becera e millenaria che ci ha fatto credere(e questo discorso credo sia valido soprattutto per le donne,le più vessate)che il corpo sia qualcosa di impuro,di sporco.
    Spero di essermi spiegata bene.
    Luana

    ps.non credo possa interessarvi,non l’ho detto prima,perchè non volevo che sembrasse una specie di paracolpi,ma sono vegana da un bel po’ e anifascista,antisessista,antirazzista e antispecista da un bel po’!
    Un saluto!

  2. meli says

    Bellissimo articolo! Complimenti 😉
    Trovo che ci sia molta vicinanza tra l’antisessismo/femminismo e l’antispecismo/animalismo…. e quindi il modo in cui veniamo trattate noi Donne e in cui vengono trattati gli Anima-Lì… come se fossimo dei corpi usa-e-getta che non meritano rispetto…

    :O anche io sono vegetariana… mi sto stupendo di quante persone veg ci sono in giro!!!

  3. Natla says

    Tento spesso di far rilevare il parallelo che esiste tra liberazione animale e femminile, e in generale di tutti i spraffatti, ma anche i più agguerriti si perdono… non capiscono come mai prima parlavi di donne e un attimo dopo parli di mucche.
    E’ un balsamo leggere iniziative del genere. Spero di riuscire ad essere a Venaus sabato.
    Consigliatissima la lettura di “Un’eterna Treblinka” Dopo averlo letto il mondo cambia per sempre.

    Cito da qui http://www.oltrelaspecie.org/eterna_treblinka.htm

    Tramite un paragone serrato e documentatissimo tra l’odierno trattamento degli animali e la tragedia dell’Olocausto, al termine della lettura di questo libro non solo si constata amaramente che la presunta linea divisoria tra «noi» e «loro» è altrettanto labile e ignobile delle decine di linee divisorie che sono state erette dalla nostra specie nel corso della sua storia (uomo/donna, bianchi/neri, liberi/schiavi, greci/barbari, cristiani-islamici-ebrei/pagani, europei-nordamericani/migranti, ecc.), ma anche che la divisione uomo/animali è indispensabile al mantenimento dell’attuale ordine imposto dal dominio assoluto della ragione strumentale, che divide l’esistente in merce (tutto l’esistente, compresi gli animali e la gran parte dell’umanità) e consumatori (gli individui umani che provvisoriamente sono titolari di un potere economico). “

  4. ladyt says

    Articolo molto interessante! Io sono femminista e quasi antispescista (sono vegetariana ma non del tutto vegan).

    Consiglio la lettura di “Gabbie Vuote” (di Tom Regan) e “Liberazione Animale” (di Peter Singer).

    Consiglio anche la visione dei siti:
    http://www.donneanimali.org/it.html
    http://www.tradizioniviolente.org/
    http://www.zona-franca.it/
    http://www.link-italia.net/
    Ed inoltre:
    http://www.agireora.org/info/siti.html

    Complimenti per il gende coraggio che avete avuto ad affrontare questo argomento “tabù”! Ciao

  5. Mag says

    Questo articolo è davvero ottimo, mi ha chiarito molto le idee come vegetariana, femminista, anti-razzista, quale sono.

    Se qualcuno ha voglia, legga questo articolo su come il vegetarismo viene capito male a volte. http://informarexresistere.blogspot.com/…ne.html

  6. maura says

    Hai mai letto “La vita degli animali” di Coetzee?
    “Siamo circondati da un’impresa di degradazione, crudeltà e sterminio che può rivaleggiare con ciò di cui è stato capace il Terzo Reich, anzi, può farlo apparire poca cosa al confronto, poichè la nostra è un’impresa senza fine…”
    Questo è quello che dice la protagonista del racconto di Coetzee, Elizabeth Costello, a proposito di allevamenti, macelli e industria della carne.