L’Udi Napoli scrive ancora sulla vicenda di Torre del Greco. Ecco la lettera inviata al sindaco Ciro Borriello
di Torre del Greco.
Al Sindaco di Torre del Greco
Ciro
Borriello
E p. c. Ai capigruppo dei
partiti presenti
Nel
Consiglio
Comunale di
Torre del Greco
Oggetto: illegittimità
premio maritaggio
Lette le argomentazioni del Sindaco Borriello,
circa un
presunto obbligo, creato da un legato testamentario, della Giunta
Torrese a
perpetuare l’anacronistica usanza di attribuire “un premio maritaggio
per
fanciulle disagiate” , ce ne riteniamo
oltre che insoddisfatte, di più motivate a chiedere il ritiro della
delibera
per il suo palese conflitto coi principi
costituzionali
Tale conflitto non ammette alcun tipo di
giustificazione,
per cui la narrazione fatta dal Sindaco non pone sotto diversa luce la
vicenda
e la perpetuazione di una violazione, più grave perché istituzionale,
dei
diritti e della dignità femminile.
Riassumendo le argomentazioni di cui sopra si
apprende che l’ecclesiastico Sannino nel 1883, avrebbe,
per
legato testamentario, disposto che le autorità cittadine si
facessero garanti della distribuzione
benefica postuma dei proventi derivanti da uno stabile di sua proprietà.
Obbligatoriamente, sostiene il Sindaco, i proventi sono destinati in
parte alla
chiesa della Santa Croce, in parte all’ex ECA ed in parte al premio
maritaggio,
ed il comune sarebbe semplice esecutore di una volontà testamentaria.
Queste disposizioni al primo esame, a parte altre
perplessità di carattere logico-storico, nella loro mera esecuzione
pongono il
Comune in una posizione di sudditanza rispetto alle volontà di un
singolo
cittadino, il cui supposto intento, per
l’epoca, benefico attualmente confligge con la prima legge dello Stato.
La Costituzione infatti
rende illegittima ogni discriminazione per sesso, religione, condizione
economica.
Un bando pubblico non può quindi stabilire che le candidate debbano
comprovare
la loro buona condotta con un certificato del Parroco ( vedi
testualmente
delibera)
Il Sannino non può essere comunque chiamato in
correo, per
l’operato della Giunta Torrese, in quanto la destinazione testamentaria,
forse
legittima al tempo della stesura del documento, lo vedeva ignaro del
successivo
varo Costituzionale. Ci pare inoltre
azzardato pensare che legati così rigidi possano aver attraversato,
immutati, i
cambiamenti radicali avvenuti dopo il 1883 nel nostro Paese e nel mondo,
anche
nella condizione femminile.
Il Sannino inoltre, al suo tempo,
non poteva aver previsto l’istituzione dell’ECA (1937), eppure questo
ente fino
al suo scioglimento è stato erede beneficiario . Successivamente allo
scioglimento
dell’ ECA, sostiene il Sindaco, il lascito è impiegato per altre
finalità. Per
quanto riguarda poi la parte destinata alla Chiesa di Santa Croce pare
improbabile che la Curia
permetta un’ingerenza comunale sull’uso del lascito.
Insomma l’argomento della fedeltà
alle disposizioni postume viene invocata solo per la parte riferita alle
“donzelle”, come da presunto testamento, o fanciulle, come da delibera .
Concludendo se il Sannino non
poteva auspicare una differente condizione
da quella che vedeva imporre alle donne del suo tempo, anche per la sua
collocazione nelle gerarchie religiose, Il Sindaco e la Giunta Torresi
sono tenuti
istituzionalmente non solo ad auspicare una differente condizione
femminile da
quella che vedono, ma a favorirla.
Il “premio maritaggio” è
palesemente una deroga istituzionale al principio della dignità civile
delle
cittadine: la delibera che stabilisce i criteri di assegnazione, oltre a
quanto
sopra detto, valuta la condizione delle candidate in base a quella del
nucleo
familiare d’origine, stabilendo una sorta di svilente tutoraggio
familiare
esteso alla maggiore età (possono partecipare donne fino ai trent’anni).
In
sostanza, tra i requisiti, non fa testo la condizione soggettiva
dell’eventuale
beneficiaria, ma quella dei congiunti. Si assume, nel testo della
delibera, il
principio, come altri sconfitto dal
movimento delle donne, della subordinazione
femminile alle gerarchie familiari.
Ampiamente argomentata la
richiesta di ritiro della delibera, riservandoci altre azioni legali in
caso di
mancato buon fine della presente, intendiamo significare con forza
l’inconsistenza delle argomentazioni a sostegno della delibera in
oggetto e la
loro assoluta pretestuosità.
L’evidenza prorompente dietro lo
schermo delle scuse addotte, parla di
uno scambio di favori tra uomini delle Istituzioni Pubbliche e uomini
delle
gerarchie religiose, nel controllo, apparentemente, simbolico
dell’immagine e
delle libertà femminili. Diciamo apparentemente perché è certo che il
controllo
espresso sulle donne si esprime normalmente e non ufficialmente
attraverso le
violenze volutamente ignorate da chi ha l’obbligo di combatterle.
Tutto quanto pensiamo della natura
antidemocratica di premi, sorteggi ( istituiti, come ha fatto la giunta
Torrese, anche sui posti di lavoro) e
riffe apre un problema sulla conduzione maschile (solo una consigliera
eletta
nel comune) del potere, causa la legge elettorale che genera la
convinzione, in
chi è nominato nel potere, “di potersi
permettere tutto”.
Nel rinnovare l’invito a desistere
dal procedere al sorteggio per il “premio di maritaggio”, ci firmiamo.
Udi di Napoli,
Comitato
antiviolenza e salute donne
Napoli, 22/06/10
forse sarebbe piu’ proficuo scrivere direttamente agli organismi di parità, che al sindaco di torre del greco….lo potrebbero impugnare loro….(questo è un suggerimento che mi è stato dato e che giro).