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L’urgenza di allearsi con bambini e donne maltrattate!

[immagine da Riotclitshave]

Lui è un uomo violento. Mi ha fatto del male e ha continuato a farmene anche dopo la separazione. Mi ha molestato e perseguitato in tutti i modi, perciò l’ho denunciato.

Sono una donna che si informa, che legge e che è difficile prendere in giro. Lui questo lo sa. Eppure continua a distorcere ogni parola che dico e si inventa menzogne per farmi del male.

Quando stavo con lui diceva di pensarla quasi come me su tante cose. E dire che lo avevo conosciuto in un centro sociale. Ora è diventato di colpo un reazionario, un fascista. Per continuare nella sua persecuzione ha chiesto ovviamente l’affido di mia figlia. Non se la filava prima e non se la filerà dopo. L’unica cosa che gli interessa è farci del male.

Il processo è per lui una opportunità per continuare a sputare infamie su di me. Si chiama stalking giudiziario, quando lui ti tartassa di processi e denunce per trattenerti e massacrarti sul piano processuale. Un modo come un altro per molestarti e non lasciarti mai libera di respirare. 

Ad aiutarlo ci sono due avvocati che te li raccomando. Tronfi maschilisti che sputano sessismo ogni volta che respirano. Ed è chiaro che durante il procedimento giudiziario sono io ad essere sotto processo e non lui sul quale pende una grossa denuncia per maltrattamenti e stalking. 

Sono sotto processo i miei interessi, le mie abitudini, le mie passioni, perfino i libri che leggo. Per questi due, diciamo, avvocati, avere in libreria simone de beauvoir è roba sovversiva. Neanche avessi il manuale della giovane terrorista. Parlare di libertà di scelta equivale ad essere una assassina e giù con l’accusa che una come me se non ci fosse stato quel violento del mio ex la figlia l’avrebbe sicuramente ammazzata. Poi c’è la storia che sono atea. E qui la discriminazione diventa gravissima perchè sapevo che la libertà di opinione e di religione è costituzionalmente sancita. Una madre atea in cosa può fare più schifo di una velata santa madre cattolica? E poi c’è il fatto che mia figlia l’ho portata alle manifestazioni. Per la pace, per il lavoro, contro la violenza sulle donne, per il rispetto delle altre culture e degli stranieri. Faccio perfino la volontaria per dare lezioni della mia madre lingua agli stranieri. Ma tutto ciò per gli avvocati si traduce nella parola "inaffidabile" che suona un po’ come "delinquente".

E dire che pensavo fosse un valore insegnare ad una figlia la pace, la solidarietà, il rispetto di se e del proprio corpo, la forza e la sicurezza di poter decidere del proprio destino. Pensavo che insegnare a mia figlia a non soccombere mai, a tenere la testa alta, a difendersi da un uomo violento fosse una cosa da premiare e non da punire.

Invece per il mio ex e per i suoi avvocati la storia è completamente diversa. Io sono una quasi terrorista che espone la bambina a situazioni a rischio, alla frequentazione con gente di altre culture, accetto perfino che mia figlia giochi con la figlia musulmana della mia vicina di casa, guarda un po’ che crimine.

E siccome il giudice sembra avere più cervello di quei tre corvi del male allora se ne sono inventata un’altra. Hanno chiesto l’ammissibilità della Pas nel procedimento e hanno cominciato a dire che io sarei malata, mia figlia dovrebbe essere deprogrammata (?), che se non faccio la brava donna e non accetto di fare entrare il mio ex nuovamente nella nostra vita prendono mia figlia e la sbattono in un istituto fino a quando non accetto.

La cosa tragica è che sono proprio le donne ai servizi sociali le più affascinate da questo acronimo che rappresenta una vera e propria discriminazione di genere. Se però chiedi che cosa sia, loro non ti sanno dire niente e quando sono stata io a spiegare di che si trattava mi hanno guardata come se fossi una aliena e ripetevano a memoria le stesse frasi, gli stessi slogan contro le donne che ho letto in decine di siti dello stesso tipo.

Tutto il castello di bugie si regge sul fatto che io avrei mentito sulle violenze (e menomale che ho una serie di testimoni che possono confermare quello che ho subito, altrimenti chissà) e che avrei ordito questo diabolico piano per ottenere l’affido esclusivo della figlia. 

Qualcuno mi dovrà spiegare perchè del padre non si parla mai come di una figura vendicativa, che usa i figli per vendicarsi sulla madre, che ne condiziona la crescita, che innanzitutto insegna loro a rimuovere le violenze subite o quelle delle quali sono stati testimoni e che sono state subite dalla madre. Qualcuno mi dovrà spiegare dove sta scritto che i padri siano questi mostri di obiettività e di meravigliosa imparzialità.

Non sanno dirmelo e il punto cruciale della faccenda sta nel fatto che, io che sono una donna che subisce violenza e che vuole difendere la figlia tenendola lontana da un uomo che se non si fa aiutare distruggerà la sua vita e quella di mia figlia, devo sottostare alla "terapia della minaccia" fatta per proteggere uomini violenti e per condannare le donne e i bambini a subire situazioni di violenza.

Pensavo fosse una follia invece è vero. Oltretutto ho scoperto che questa cosiddetta sindrome è falsa, non è contenuta nell’albo delle malattie riconosciute e perciò non si capisce in nome di cosa se ne richiede l’ammissibilità nei procedimenti di affido.

Io lotterò con tutte le mie forze e lotterò per fare sapere alle altre il rischio che tutte le donne e tutti i bambini stanno correndo. Le donne e i bambini non devono soccombere sotto la scure di questi anni di follia. Le donne e i bambini non devono essere le vittime di questo recupero violento del dominio degli padri padroni su tutti noi. 

Firmata

—>>>E’ una lettera che ci hanno girato, l’abbiamo tradotta e riadattata alla situazione italiana e parla di una vicenda – per fortuna, finita bene – che è avvenuta in un’altra nazione. Ogni riferimento a cose, fatti e persone è ovviamente casuale. Riteniamo comunque questa una lucida descrizione di quello che può accadere anche dentro i nostri tribunali per l’applicazione dell’affido condiviso e per l’insistenza dell’uso della Pas. Parafrasando alice miller nel suo libro "la persecuzione del bambino: le radici della violenza": noi ci alleiamo con il bambino maltrattato. Noi ci alleiamo con la donna maltrattata. Nessuna alleanza con gli uomini violenti. 

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Posted in Fem/Activism, Misoginie, Omicidi sociali, Storie violente.