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Le donne sono solo dei palliativi sociali. L’urgenza di un nuovo manifesto femminista!

 

http://femminismo-a-sud.noblogs.org/gallery/77/148343-femminismo.jpg

—>>>QUI in lingua francese!

Pensate alla nostra società come un campo di concentramento. Era una organizzazione palese, priva di mondi virtuali a dissimularlo.

C’erano persone, pochissime, che si arricchivano su un sistema di produzione che si reggeva su quattro elementi.

– La sorveglianza, quindi il controllo, per gestire eventuali forme di ribellione sociale e di rivendicazione di libertà e lotta contro la schiavitù. Perciò soldati, militari, polizie.

– Gli operai, tutti schiavi ma separati tra loro da un sistema di premio/punizione/delazione che puntava sul mantenimento del “bisogno” e dell’emergenza. Se hai fame mangi quello che ti viene dato e non ti ribelli. Se fai il kapò, il supervisore, il dirigente, mangi un po’ di più e mangi fondamentalmente perché mantieni le condizioni affinchè continui ad esistere la schiavitù.

– Le donne, intese come palliativo, psicofarmaco sociale. Nei campi di concentramento le deportate venivano messe a disposizione come prostitute. Non solo per i tedeschi ma anche per i deportati. Perché da sempre la donna è l’elemento utile a “dare conforto” agli operai che sono quelli sui quali si punta per mandare avanti la produzione che arricchirà poche singole persone.

– La riproduzione. Quindi la totale appropriazione dei corpi di donne e uomini. Sovversivi sono dunque gay, lesbiche, trans o donne e uomini che rivendicano autodeterminazione e diritto a non procreare. La procreazione aiuta la continuità della produzione e diventa essa stessa “produzione”. Chi rallenta o ferma la produzione viene “licenziat@” dalla società esattamente come chi rallenta la produzione industriale viene licenziat@ dall’azienda.

In questo senso le lotte di tutte le persone, donne e uomini, che si sottraggono alla catena della produzione sono accomunate da un unico scopo: la libertà!

Non si tratta di un argomento banale. Vi dimostriamo in quanti modi si può lottare per tentare di ottenerla.

La lotta procede in più prospettive e da più angolazioni e per ciascuna di esse c’è un merito da parte delle persone che la compiono.

E’ fondamentale lottare contro sistemi sempre più invasivi di controllo che violano sistematicamente la nostra privacy e ci rendono sorvegliati/e speciali che non possono trasgredire alla volontà di chi monopolizza tutte le ricchezze e le risorse del mondo per lasciare alla fame tutti gli altri.

E’ fondamentale lottare contro la divisione gerarchica degli uomini. Contro chiunque ritenga di avere il potere di supervisionare, sorvegliare, costringere il destino di un altro.

E’ fondamentale per le donne e gli uomini rivendicare il diritto ad una sessualità libera e alla libera scelta genitoriale. E’ fondamentale lottare contro la “naturalizzazione” di costruzioni sociali inventate apposta per determinare forme di controllo e di schiavitù.

E’ fondamentale lottare affinchè le donne siano qualcosa di più che “palliativi” o “psicofarmaci” sociali.

Le donne non sono il prozac per gli uomini frustrati, spesso violenti. Esattamente come i bambini non solo il prozac per i pedofili.

Donne e bambini sono esseri umani che hanno diritto di scegliere, pensare, parlare, vivere, respirare ed elevarsi dalla bieca forma di schiavitù nella quale sono sempre state relegate e nella quale sono purtroppo relegate tutt’ora.


Pensateci bene:

Non è un caso che le donne siano usate per intrattenere chiunque, potenti che le ospitano in villa ma le concedono in tivù anche agli operai. Perché ogni monarca che si rispetti divide sempre il suo pasto con i più poveri.

Non è un caso se l’intrattenimento, nuovo oppio dei popoli come lo chiamava toqueville, sia pieno di culi e tette di donne o di figure di bambini e bambine erotizzati.

Non è un caso se la vendita di un prodotto sia sempre accompagnata da una pubblicità in cui assieme al prodotto si offre il corpo di una bella donna.

Il corpo delle donne, come giustamente hanno intuito altre e come cerchiamo da tanto di contestualizzare noi, è funzionale alla “fallocrazia e corpi di servizio”.

Lottare per sottrarlo alle funzioni alle quali gli uomini vogliono destinarlo è una lotta sacrosanta che merita tanta attenzione e tanto rispetto.

Lottare perché le donne possano lavorare senza essere considerate utili accessori decorativi anche sul posto di lavoro è una lotta sacrosanta.

Lottare perché le donne possano non essere usate per creare grazie all’uso del loro corpo il mito della femmina che assolve alle precise funzioni che il sistema di “fallocrazia” le impone, è una lotta sacrosanta.

Ma cosa succede alle donne che si ribellano a questo sistema di cose? Le reazioni le vediamo dentro le “famiglie”, per le strade, ovunque.

Se educhi gli uomini a ritenere le donne niente di più che un palliativo/psicofarmaco sociale alla fine quegli uomini si sentiranno perfino preclusa la possibilità di godere di un “diritto” se una donna si rifiuta di adempiere al ruolo di “intrattenitrice”.

In questo quadro d’insieme che cos’è dunque la violenza contro le donne?

Altro non è che un sistema di controllo che agisce a più livelli e che opprime le donne costringendole al ruolo ad esse imposto.

Avevano forse pietà delle deportate quegli uomini, anch’essi deportati, che le stupravano nei campi di concentramento?

Avevano
pietà gli schiavi neri dell’alabama quando stupravano le schiave nere che lì erano state deportate?

Le donne da sempre hanno subito un doppio sistema di oppressione. Sono considerate il sollazzo per i potenti e poi la merce di scarto per gli operai e gli altri schiavi della produzione.

Un sistema economico così combinato non può mai decidere un welfare rispettoso dei diritti delle donne semplicemente perché chi ha il monopolio delle risorse e delle ricchezze del mondo non vuole che le donne siano libere.

Gli uomini senza donne ad “intrattenerli” forse non andrebbero in guerra, forse non lavorerebbero con altrettanta energia e per una paga misera, così come spesso lavorano perché vengono spinti dalla morale della “famiglia” per la quale tutto si fa. Gli uomini senza donne ad intrattenerli ci addebitano le loro “depressioni” e quelle “depressioni” diventano attenuanti nel caso in cui decidono di ammazzare le ex mogli o diventano perfino motivo di rivendicazioni (voglio la pillola!!! voglio la mia donna/psicofarmaco!!!) per obbligare cambiamenti legislativi.

Gli uomini che non possono godere più della presenza delle donne ad “intrattenerli” e “consolarli” infatti le puniscono. Le uccidono, le perseguitano, le violentano, le massacrano, le ripudiano e in ultimo le lasciano senza un soldo, neppure una buonuscita per gli anni di intrattenimento svolto “gratis”, e le tolgono anche i figli.

Perché togliere i figli ad una donna che si è separata? Perché una donna separata si è ribellata al ruolo che le era stato imposto e dunque viene punita e perchè i figli cresciuti in un clima di autonomia, dove c’è una donna che si è liberata, almeno in parte, dal sistema di oppressione che la affliggeva, sono figli che considerano se stessi quasi “persone”, educati a sentirsi “esseri umani”, quali aventi diritti. Potenzialmente nemici della produzione.

Ogni governo autoritario che poggia su meccanismi di monopolio delle ricchezze, di iniquità nella redistribuzione delle risorse, tenta sempre di arginare il “pericolo”, la tremenda portata “sovversiva” di persone che non si piegano alla volontà della “fallocrazia” e dei suoi piccoli e grandi kapò.

Ecco perché le donne diventano nemiche per eccellenza degli autoritarismi a qualunque livello e in maniera assolutamente trasversale.

Ecco perché oggi si torna a parlare di maschio “autoritario”, di padre padrone, pater familias, di disciplina, lavoro flessibile, contratti soggettivi, fine del diritto di sciopero, banalizzazione delle rivendicazioni di lavoratori e lavoratrici, licenziamento delle donne. Ma anche di stranieri che lavorano nelle fabbriche senza lamentarsi e badanti che assolvono ai lavori di cura per colmare il vuoto lasciato dalle donne che si sono sottratte a quei ruoli.

Ecco perché si torna a parlare di maestro unico, scuola controllata, testi ministeriali controllati, programmi scolastici separati per genere, moralizzazione dei costumi delle ragazzine. E poi: di revisione delle legge 180, di tso e elettroshock per le donne, di recupero del mito del maschio forte. Autoritario, credibile e forte. Che non è il dittatorello transitorio di cui tutti più o meno si occupano, ma è quello che gli succederà dopo.

Le lotte delle donne si inseriscono in questi contesti. Non sono fatte a caso. Noi non agiamo contro un singolo nemico. Le donne lottano contro il sistema di potere più grande del mondo. Contro il sistema di oppressione che usa ogni mezzo per sconfiggerci e massacrarci. Non ultimo quello di separarci e disperderci.

Perciò pensiamo sia utile parlare di un nuovo manifesto femminista che è una bozza di un ragionamento in costruzione da allargare a tutte affinchè la nostra lotta sia ragionata e sia indirizzata verso obiettivi difficilissimi dei quali però bisogna essere consapevoli.

Perciò è importantissimo l’apporto di ciascuna di noi, di ciascuno di voi, donna, uomo, gay, trans, lesbica, straniera e straniero, che lotta ugualmente per ottenere pari opportunità e libertà da un regime di oppressione che non ci lascia respiro.

Vi riproponiamo dunque alcuni punti che a noi sembrano urgenti e che vi invitiamo a condividere, fare circolare affinchè insieme si possano trovare degli argomenti sui quali tutte noi ci impegneremo a lottare.

Da qui, la prima bozza, con le prime proposte di integrazione e le prime sottoscrizioni. Metteremo assieme gli interventi per costruire una versione 2.0 che ci riguardi tutte.

Nuovo manifesto femminista (1.0)

In Italia la situazione per le donne peggiora ogni giorno di più. Le donne pagano duramente e più di tutti la crisi economica, vengono trattate da psicofarmaci sociali di “operai” produttivi e utili all’arricchimento di pochi, subiscono una campagna mediatica misogina e sessista che ne criminalizza le aspirazioni e le rivendicazioni. I corpi delle donne vengono usati per intrattenere il pubblico maschile e/o per soddisfare le richieste di continuità della specie. Non c’è scelta.

Le donne italiane non hanno diritto ad una libera sessualità. Trovano ancora forte opposizione alla contraccezione, ad una educazione di genere e ad una educazione sessuale che formino le giovani generazioni. Trovano ostruzionismi e obiezione alla contraccezione d’emergenza, all’interruzione di gravidanza e alla ru486. Le donne italiane subiscono la legge sulla procreazione medicalmente assistita più arretrata d’europa.

La violenza sulle donne sta raggiungendo numeri impossibili da ignorare. Centinaia di donne morte ogni anno per mano di mariti, fidanzati, conviventi, padri, familiari, conoscenti, ex. Centinaia di donne violentate, molestate, perseguitate, sottoposte ad ogni genere di violenza fisica e/o psicologica.

Le donne che diventano madri vengono oppresse con la prospettiva di leggi che ne mutileranno per sempre l’esistenza. Si parla di Tso (trattamento sanitario obbligatorio) post-parto, addirittura qualcuno auspica l’elettroshock. Le madri sono poverissime, non hanno risorse, sempre più restano dipendenti da mariti e familiari.

In caso di separazioni vengono oppresse da leggi che stanno riformulando il diritto di famiglia consegnando di fatto agli ex mariti le chiavi della loro vita. Nei procedimenti di affido è oramai sempre più frequente il riferimento alla Pas, una malattia “inventata” (come affermano tanti psichiatri in molti stati europei e americani) per discriminare le donne.

In italia le donne non sono libere di scegliere altra via se non la famiglia, intesa in senso etero e con funzione riproduttiva.

La lesbofobia, accanto alla omofobia e alla transfobia, diventa sempre più visibile e si manifesta in modo sempre più violento.

Le donne straniere che vivono in italia sono l’unico mezzo che le donne benestanti italiane usano per sollevarsi dagli obblighi di cura. Quando le straniere non adempiono a questo dovere vengono rinchiuse nei Cie e rimpatriate.

Noi vogliamo, rivendichiamo:

Pari opportunità nel lavoro, nello studio. Accesso al reddito minimo garantito. Pensioni reali. No precarietà. No disoccupazione. Asili nido. Diritto alla casa.

Libera sessualità. Come la vogliamo, con chi vogliamo, consensualmente. Corsi di educazione di genere e di educazione sessuale nelle scuole. Contraccezione sempre disponibile. Aborto libero e gratuito. PMA adeguata alle normative europee più progredite e rispettose della salute delle donne. Sanità laica.

Leggi a tutela delle vittime di violenza maschile (donne e bambini). Nessuna attenuante. Campagna culturale che educhi ad una comunicazione non sessista, non discriminatoria e non offensiva nei confronti delle donne. Campagna culturale che educhi alla non violenza contro le donne. Totale assistenza alle donne vittime di violenza. Accesso a reddito, lavoro, casa, per favorire l’allontanamento delle donne sottoposte a violenza domestica dal luogo in cui vive il loro carnefice. Risarcimento per le vittime di violenza. Assistenza legale gratuita.

Mai affido dei figli a uomini che hanno commesso atti violenti contro donne e bambini. Nessuna psichiatrizzazione delle madri, delle donne e dei bambini. Totale adesione alle ragioni delle vittime (donne e bambini) e non a quelle dei loro carnefici (mariti violenti e pedofili).

Leggi contro l’omofobia e la transfobia. No alla criminalizzazione e alla patologizzazione delle scelte che riguardano il proprio corpo, la propria sessualità e il proprio genere. A tutela delle unioni di fatto. Campagna culturale contro ogni tipo di discriminazione omofobica e transfobica.

No Cie. Le donne straniere vittime della tratta devono contare sull’asilo politico. Abolizione dei provvedimenti che sanzionano la prostituzione di strada. Le donne straniere vittime di violenza maschile devono essere assistite e aiutate esattamente come le italiane. Nessuna colonizzazione culturale alla vita delle donne straniere.

—>>>Integrate, emendate, proponete modifiche, fate girare, aderite, sottoscrivete.

Posted in Fem/Activism, Iniziative, Omicidi sociali, Scritti critici.


One Response

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  1. Meera says

    Bellissimo blog, bellissimo post, bellissime idee che condivido totalmente!
    “I corpi delle donne vengono usati per intrattenere il pubblico maschile e/o per soddisfare le richieste di continuità della specie. Non c’è scelta.”
    Questo pezzo mi ha fatto pensare molto! ribelliamoci contro certi programmi televisivi improntati sul modello americano di tette e culi all’aria per compiacere l’italiano medio che arriva a casa alla sera dal lavoro , trova tutto pronto, e invece di rivolgersi alla sua donna, si fa fantasticherie su qualche ragazzetta abbindolata che vede sculettare in tv !
    Basta! scendiamo in piazza , facciamo chiudere questi programmi, dobbiamo prenderci la nostra dignità, non dobbiamo farci rappresentare da qualche oca che ama starsene impalata in mutande e reggiseno davanti a una telecamera! noi non siamo questo, la nostra è energia creatrice. Dobbiamo creare, scombussolare, fa parte del karma della donna GENERARE!
    Da venerdì a bologna inizia un festival di qualche giorno che si chiama ” madeinwoman” leggete che bello lo slogan:

    “Stimolatrici di talenti femminili, scombussolatrici di carne umana, esibizioniste di arti e musica, rovesciatrici di immaginari troppo dritti. We are Made in Woman!”

    Lo trovo splendido, buona giornata
    Meera